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mercoledì 31 agosto 2016

AMATRICE PIANGE Lo schiaffo del vescovo, il dolore della gente

I funerali delle vittime: lacrime e dolore sotto la pioggia




Funerali di Stato ad Amatrice per le vittime laziali del terremoto. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è giunto poco prima delle 18. Prima di lui sono arrivati anche il premier Matteo Renzi e il presidente del Senato Pietro Grasso. 

Il dolore condiviso - È piena di gente la tensostruttura allestita nel cortile del complesso don Minozzi. Ci sono centinaia di persone a rendere l’ultimo saluto alle 28 bare. Tra queste due più piccole, di bambini. Tutte disposte di fronte a un altare montato proprio in fondo sotto un grande crocifisso e la statua della Madonna della Neve. Ci sono anche tanti palloncini bianchi che la protezione civile ha voluto donare ai bambini. La pioggia è diminuita ma continua fin dalle prime ore del pomeriggio. Ci sono parenti, amici, corone di fiori, gonfaloni. Tra i primi politici ad arrivare il governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti, i vicepresidenti della Camera Simone Baldelli, Roberto Giachetti e Marina Sereni. C'è pure Arturo Scotto, capogruppo di Sinistra italiana a Montecitorio. Ma ci sono soprattutto loro chi piange i propri cari, stretti nel loro dolore. Qualcuno è seduto accanto alle bare, altri si abbracciano, cercano conforto.

Renzi: "Non vi abbandoneremo" - "Non vi lasceremo soli. È un impegno", ha commentato Renzi dopo aver stretto le mani ai rappresentanti dell'esercito, delle forze dell'ordine e ai volontari. Ad una rappresentante delle unità cinofile di Civitavecchia che ha sottolineato le difficoltà in cui lavorano, anche con lei il premier Renzi si è impegnato per aiutarli: "Ci proviamo", ha detto e poi ha aggiunto "che cosa meravigliosa hanno fatto i cani". 

Il vescovo: "Uccide l'uomo" - "Non sono i terremoti ad uccidere ma l'opera dell'uomo", è il passaggio più duro dell'omelia del vescovo di Rieti, Domenico Pompili. "I terremoti esistono da quando esiste la terra e l'uomo non era neppure un agglomerato di cellule, senza i terremoti - sono parole del vescovo - non esisterebbero le montagne, forse neppure l'uomo, il terremoto non uccide. Uccidono le opere dell'uomo". Monsignor Pompili ha poi invitato tutti a non trasformare la ricostruzione in "sciacallaggio e querelle politica".

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