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giovedì 10 settembre 2015

Sì" all'arresto del senatore di Ncd Dal Pd un "messaggio" ad Alfano

Sì" all'arresto del senatore di Ncd Dal Pd un "messaggio" ad Alfano




Dalla Giunta per le immunità di Palazzo Madama arriva il "sì" agli arresti domiciliari per Giovanni Bilardi, senatore di Ncd coinvolto nell'inchiesta sulle "spese pazze" in Regione Calabria. A favore dell'arresto si sono espressi il Pd e il M5s. Contrario, invece, il centrodestra, al quale si è aggiunto Enrico Buemi (Psi eletto con il Pd). Si è rivelato determinante il voto della grillina Serenella Fucksia, che secondo quanto affermato dai senatori di Ncd e Forza Italia, "sarebbe stata coartata e intimidita" dagli altri componenti del gruppo. La richiesta dell'applicazione della misura cautelare era stata avanzata dal gip di Reggio Calabria nell'ambito di un'inchiesta sui fondi ai partiti in Regione.

"Quelle strane frasi" - Un primo commento alla vicenda è arrivato proprio da Buemi, che all'agenzia Adnkronos ha dichiarato: "Nel M5s c'è stato un atteggiamento intimidatorio del senatore Giarrusso nei confronti della senatrice Serenella Fucksia, che evidentemente non era convinta della linea del gruppo. Ho sentito distintamente delle frasi, e porrò domani in aula la questione al presidente del Senato, Pietro Grasso".

Implicazioni politiche - Ma il sì all'arresto - come detto, arrivato anche da parte dei membri Pd della Giunta - ha anche altre (chiare) implicazioni politiche. Il voto è arrivato a poche, pochissime ore, dal ritorno in Senato del travagliato e contestato ddl Boschi, la riforma costituzionale che, tra le altre, riguarda Palazzo Madama. È cosa nota, il governo ha una maggioranza risicatissima, secondo alcune ricostruzioni di stampa addirittura inesistente. Inoltre, nelle ultimissime ore si sono rincorse le voci relative a un gruppo di dissidenti Ncd, pronti a non sostenere il testo, condannando dunque il governo ad andare sotto e, con discreta approssimazione, Renzi ad andare a casa.

Lo scambio? - Il "sì" del Pd agli arresti domiciliari di Bilardi, dunque, arriva in un momento politico tesissimo, decisivo. Un "sì" che assume, indirettamente, anche la connotazione di un messaggio, rivolto dai vertici del Nazareno agli alfaniani: sul Senato non si può scherzare. Al contrario, in caso di rotture in grado di spedire a casa l'esecutivo, nel momento del decisivo voto in aula su Bilardi il Pd potrebbe confermare il parere della Giunta (in una sorta di riedizione del celeberrimo caso-Azzollini che, però, arriverebbe a un finale ben differente).

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