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lunedì 9 giugno 2014

Aiuto, la borghesia è sparita (e così c'è meno democrazia)

Aiuto, la borghesia è sparita (e così c'è meno democrazia)


di Giampaolo Rossi 



Globalizzazione e crisi economica stanno spazzando via il ceto sociale che è stato l'ossatura dell'Occidente. Risultato? Trionfano instabilità e disuguaglianze sociali


Per i marxisti era il nemico di classe, l'obiettivo da distruggere per realizzare la società comunista, egualitaria, senza più ingiustizie e scaldata dal «Sol dell'Avvenire». Per l'aristocrazia fu un prodotto di disordine sociale, un elemento di disturbo e di complessità nel lineare kosmos che le consentiva di mantenere i privilegi. Eppure è stato lui a creare la società moderna fondata sull'economia di mercato, sullo Stato nazionale e sulla libertà dell'individuo e, soprattutto, a inventare la democrazia. Stiamo parlando del «borghese», figura archetipica di un mondo che la globalizzazione sta spazzando via. La sua estinzione rischia di generare un vero cataclisma sociale e politico; dagli Stati Uniti all'Europa, economisti, sociologi e intellettuali non possono fare altro che registrare un fenomeno che sembra irreversibile: la classe media sta scomparendo e il borghese, simbolo di questa classe, è più o meno come un panda. Il mondo si sta riducendo a un sistema duale: da una parte un'élite sempre più ricca e dall'altra una massa sempre più povera. In mezzo, più nulla. Assistiamo impotenti alla fine di quella classe media borghese che ha rappresentato la misura della crescita economica, della trasformazione sociale e delle grandi conquiste civili. I segnali sono tanti. Negli Stati Uniti, il 38% dei consumi interni sono ormai generati dal 5% dei cittadini appartenenti alla fascia di reddito top; nel 1960 questa fascia copriva solo il 20% dell'intero consumo. Non solo, ma il 90% dell'aumento del consumo americano registrato tra il 2009 ed il 2012 è stato generato dal 20% delle famiglie americane appartenenti alle fasce di reddito altissime. La classe media non consuma perché sta diventando sempre più povera; ma un mercato dipendente da un numero ristretto di facoltosi è un mercato più volatile e instabile; e soprattutto non garantisce quella scommessa sul futuro che è alla base di ogni ciclo espansivo dell'economia. Per quasi il 25% dei cittadini Usa, il sogno americano è diventato: «Non essere indebitati». L'aspirazione massima non è vincere ma pareggiare.

In Gran Bretagna il reddito medio scende, mentre la parte alta della scala sociale si restringe e cresce economicamente; molti più poveri e pochi molto più ricchi. Suzanne Moore su The Guardian ha scritto: «Chi è nato dopo il 1985 non avrà accesso a quegli strumenti di mobilità sociale che avevano i suoi genitori: istruzione, proprietà immobiliare, reddito costante». È lontana l'Inghilterra degli anni '90, che raccoglieva i frutti della rivoluzione liberale della Thatcher e permetteva a John Prescott, potente ministro del governo Blair, di annunciare trionfante: «Ora siamo tutti classe media». Il segno di un declino è dato anche dalla perdita di consapevolezza di sé: in Italia, un'indagine Demos ha rivelato che le figure professionali che un tempo si consideravano classe media (lavoratori autonomi, liberi professionisti, dirigenti, funzionari, piccoli imprenditori) oggi si definiscono classe sociale bassa. Se la classe operaia è andata in Paradiso, quella borghese è stata spedita all'inferno. Il problema è anche politico: lo aveva capito già Aristotele quando affermava che le città con le migliori costituzioni «sono quelle in cui la classe media è più numerosa e potente». Con la fine della borghesia finisce la democrazia che la borghesia ha creato. La rivoluzione americana, che diede forma e sostanza al moderno Parlamento, fu una rivoluzione borghese; furono commercianti, proprietari terrieri, artigiani, intellettuali illuminati a imbracciare le armi e farsi popolo, come è scritto nel preambolo di quella Costituzione: «We the people». Fu la borghesia a ribellarsi alla tirannia statale e a imporre il principio della rappresentatività racchiuso nel «No tax without representation». Non è un caso che al declino della classe media corrisponda meno democrazia e uno Stato sempre più assoluto e invadente che trasforma le tasse in oppressione fiscale, la legge in burocrazia, la sicurezza in sistema di controllo e il cittadino in suddito.

Con la fine della borghesia aggredita dalla crisi, dall'esclusione dal mercato del lavoro e da una pressione fiscale insostenibile che colpisce volutamente proprio i settori produttivi dell'economia reale, trionfa una diversa disuguaglianza sociale. Stiamo tornando a un nuovo feudalesimo in cui alla vecchia aristocrazia della terra e dell'onore si sostituisce una nuova aristocrazia del denaro e dell'usura; al feudatario si sostituisce il tecnocrate. Il legame di fedeltà al signore, che fondava la lealtà sociale, diventa oggi il legame di dipendenza dal debito indotto da una moneta creata dal nulla. Victor Hugo definiva il borghese «l'uomo seduto»; eppure è stato quest'uomo seduto a costruire la moderna democrazia che ora gli stanno portando via. È tempo che si rialzi.

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