Visualizzazioni totali

martedì 14 marzo 2017

La profezia del banchiere sull'euro: condanna a morte per la Germania

Mervyn King sul futuro dell'eurozona: "Senza unione fiscale, finisce l'euro"



Mervyn King, dal 2003 al 2013 governatore della Bank of England, non ha dubbi su che cosa ne sarà dell'economia britannica dopo la Brexit e l'addio al mercato unico europeo: la Grand Bretagna se la caverà. Chi dovrà davvero preoccuparsi sono i Paesi rimasti nell'Unione europea, in particolare nell'Eurozona.

Una volta che la Gran Bretagna avrà chiarito la regole per tutti quei cittadini europei già sull'isola prima del referendum, il governo non dovrà far altro che "disctere un trattato di libero scambio. E scommetto - ha detto King - che la maggior parte dei Paesi Ue sarà contenta di farlo visto il nostro grande deficit commerciale".

Quel che invece deve far temere il peggio sono le tensioni interne all'Eurozona. Secondo King, la posizione di Mario Draghi "impossibile" dimostra quanto sia vicino il punto di rottura, senza una riforma strutturale radicale dell'Ue. Da un lato c'è la Germania che vuole tassi di interesse e un cambio euro/dollaro più alti, dall'altro ci sono Francia e Italia che chiedono l'esatto opposto. Questi attriti possono portare l'Eurozona in una nuova e pericolosa crisi: "senza un dibattito genuino e un reale cambiamento. Qualcuno - dice King - deve convincere la Germania che non ci sono alternativa per salvare l'euro".

Il peccato originale che porta con sé la nascita dell'euro è averlo fatto senza una vera "unione fiscale, un terribile errore". I veri problemi che stanno colpendo l'Ue, a comunciare dalla disoccupazione giovanile, stanno portando all'ascesa "di nuovi partiti politici che incolpano l'unione monetaria. Vengono liquidati come populisti, ma le loro critiche sono basate su fatti economici, che le élite non capiscono".

Il futuro dell'economia europea dipende ancora una volta dalla volontà della Germania che dovrà accettare un'unione fiscale oltre che monetaria. Un passo indietro per Berlino che potrebbe rimetterci almeno: "il 5% del Pil indefinitivamente. Il conto sarà molto alto, ma necessario per permettere ai Paesi del Sud di conservare la piena occupazione. Tra questi - ha chiarito King - metto anche Francia e Italia oltre a Spagna, Portogallo, Grecia e Cipro". In Germania però nessun politico ha la minima intenzione di annunciare ai propri elettori cattive notizie: "Stiamo andando verso il disastro".

La data del voto? Gira una voce... Oltre ogni vergogna: cosa faranno

La data del voto, l'ipotesi sconcertante. Gira una voce: "Il 24 maggio 2018"



Voto a giugno? Sì, ma nel 2018. Tre mesi dopo la scadenza naturale di questa legislatura. È l'ultima tentazione del Parlamento italiano. Secondo la Stampa sono in tanti, e trasversali, ad allungare il più possibile la vita delle Camere, sfruttando ogni piega del regolamento fino a tirare per la giacchetta la Costituzione.

Messe in soffitta le velleità di voto anticipato, tutto sembra favorire la sopravvivenza del debolissimo governo Gentiloni ben oltre la soglia minima di fine settembre, quella che garantirebbe la maturazione del vitalizio ai "peones", gli onorevoli di prima nomina. A Montecitorio, sussurra la Stampa, gira già una data: il 24 maggio 2018. Calendario alla mano, una scelta estrema perché i 5 anni di vita della legislatura si calcolano dalla prima riunione (il 15 marzo 2013). Aritmetica vorrebbe che la scadenza fosse il 15 marzo 2018. Ma l'articolo 61 della Costituzione indica in 70 giorni il limite in cui si devono fissare nuove elezioni. Lo scioglimento delle Camere come noto è prerogativa del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ma servirà la controfirma del governo e anche qui chi vuole guadagnare tempo (e nell'esecutivo ce ne sono tanti) potrebbe adoperarsi per far slittare di qualche giorno il via libera definitivo. In genere la data del voto si decide per evitare ingorghi istituzionali ma il prossimo anno sarà Forza Italia ad avere un "ingorgo" di altro tipo.

La data cruciale è l'8 marzo, quando Silvio Berlusconi potrà presentare domanda di riabilitazione al Tribunale di sorveglianza. Se verrà accolta l'istanza, dopo qualche settimana, il Cavaliere non avrà bisogno di attendere la ormai mitologica sentenza della Corte europea di Strasburgo sulla sua decadenza da senatore e tornerà libero di ricandidarsi e perfino ridiventare premier. Insieme agli azzurri, a molte decine di onorevoli farebbe comodo guadagnare un paio di mensilità da parlamentari in più. Anche a costo di prendere in ostaggio la legge elettorale.

Massacrato a calci dagli immigrati Tragedia a "Striscia la Notizia" Altro che auto in doppia fila

L'inviato Abete aggredito e preso a calci da un gruppo di immigrati: ricoverato


Caserta, Luca Abete
picchiato a Piazza Pitesti: finisce all'ospedale

Luca Abete, inviato di Striscia la Notizia, è stato aggredito da un gruppo di ambulanti abusivi mentre si trovava in Piazza Pitesti a Caserta con i suoi operatori. Nella notte tra domenica e lunedì, si è presentato all’interno del mercato casertano per porre alcune domande ai venditori ambulanti che circondavano la piazza. Purtroppo, gli ambulanti non hanno apprezzato e sono piuttosto rimasti infastiditi dalla presenza delle telecamere di Striscia: si sono avvicinati con aria minacciosa alla troupe distruggendo a bastonate la telecamera e intimando allo stesso Luca Abete di allontanarsi dalla zona.

L’inviato, grazie ad alcuni presenti, è riuscito a rifugiarsi in un bar, ma non è bastato perché gli ambulanti l’hanno raggiunto e l’hanno preso a calci, facendolo cadere per terra. Gli aggressori sono scappati solo grazie all’intervento delle forze dell’ordine che, dopo aver fatto alcuni controlli, hanno scortato l’ambulanza al pronto soccorso più vicino, dove sono stati eseguiti i vari accertamenti per verificare eventuali lesioni: dalle prime analisi, Abete ha riportato varie contusioni a causa delle percosse subite, ma nessuna frattura.

A comunicare quanto è successo, è stato lo stesso inviato di Striscia che, dopo essere stato dimesso, ha postato un messaggio sul suo profilo Facebook, ringraziando le persone che sono intervenute salvando la vita ai lui e ai suoi operatori. Le riprese erano collegate a un servizio precedente, andato in onda lo scorso dicembre, che mostrava la piazza di Caserta totalmente invasa dai migranti abusivi intenti a vendere merce contraffatta.

Insomma, Caserta presenta parecchi problemi, altro che populismo e auto in doppia fila. 

Passano tutta la vita dentro la loro stanza Il dramma segreto dei ragazzini geni

Hikikomori, chi sono e cosa fanno i giovani geni chiusi in casa


di Alvise Losi



Non c'è una parola italiana per dirlo. E per spiegarlo servirebbe una frase intera: persona, spesso giovane, che decide di autoescludersi dalla società per vivere reclusa nella propria stanza per mesi, anni o anche tutta la vita. Un po' lungo. Per questo ci si riferisce a questi adolescenti come hikikomori, che in giapponese significa appunto «isolarsi». In Giappone gli hikikomori sono almeno mezzo milione e i primi casi sono noti dagli anni Ottanta e si parla già di seconda generazione, perché la prima è composta da adulti ormai di 40 o 50 anni.

In Italia invece è un fenomeno relativamente recente e, soprattutto, ben poco conosciuto persino dagli psicologi e dagli addetti ai lavori. Anche se in base alle stime degli addetti ai lavori i casi potrebbero essere tra i 30mila e i 50mila. Spesso gli hikikomori passano molto tempo online sul computer e per questo la loro patologia può essere scambiata come una dipendenza, da Internet nel caso specifico. O ancora l' idea di reclusione può essere associata a una forma di depressione. Ma non sono né depressi né dipendenti, perché togliendo loro Internet o il computer hanno una reazione negativa ma poi iniziano a fare altro. Sempre nella loro stanza.

LE CAUSE
Non esiste un identikit dell' hikikomori. Ogni persona ha la sua storia ed essendo un fenomeno che dipende molto dalla cultura del proprio Paese, i casi possono essere diversi. Anche se alcuni punti in comune ci sono: oltre all' isolamento, spesso uno dei primi sintomi sono le assenze da scuola. Non di nascosto e all'insaputa dai genitori, ma per un rifiuto dichiarato. In Giappone, dove è stato effettuato un censimento e il fenomeno è studiato da anni, i dati parlano di una prevalenza nei maschi rispetto alle donne, con un rapporto di nove a uno. Inoltre nella maggior parte dei casi si tratta di figli unici o primogeniti investiti di grandi responsabilità e aspettative da parte della famiglia, che spesso è di un livello sociale alto. Ma è anche vero che la società giapponese è molto meno individualista di quella occidentale e lì il peso di dover avere un determinato ruolo nella collettività può essere più difficile da sostenere», spiega Marco Crepaldi, psicologo sociale che ha studiato il fenomeno e ha fondato il blog Hikikomori Italia (www.hikikomoriitalia.it) per supportare i ragazzi e le loro famiglie. «In Italia molte storie sono accomunate da episodi di bullismo, che probabilmente da noi è una delle cause principali di questo fenomeno. I ragazzi non riescono ad affrontare il peso della scuola e magari la portano a termine con grandi fatiche e quando arriva il momento di inserirsi con atteggiamento proattivo nella società si spengono e non riescono più a fare nulla».

L' ESCLUSIONE
Uno dei problemi principali è la scarsa conoscenza che si ha del fenomeno in Italia, persino tra gli addetti ai lavori. «Molto spesso quando si va a parlare nelle scuole si scopre che ci sono degli hikikomori che non sapevano nemmeno di esserlo e magari semplicemente pensavano si trattasse di qualcosa che avevano solo loro», continua Crepaldi. «Ci sono tante sfumature di hikikomori, non si tratta di una patologia e non è possibile etichettarlo.

È una tendenza, più o meno marcata, all'isolamento. Un impulso a non voler far parte della società. E può essere in fase avanzata o iniziale, ma non va considerata una categoria chiusa solo per chi ha un problema molto grave. Anzi, prima viene capita più è possibile agire. Ho creato una chat a partire dal mio blog (www.hikikomoriitalia.it) dove i ragazzi parlano tra di loro e si sentono inclusi. Ci sono anche alcuni che mi hanno contattato e raccontato la loro storia e ne sono usciti e vogliono aiutare gli altri. Per i ragazzi è più importante trovare il modo di sentirsi meno soli, mentre i genitori hanno l'esigenza di trovare una soluzione».

COME INTERVENIRE
Non esistono percorsi certi e sicuramente efficaci per fare in modo che un hikikomori esca dal suo isolamento: ognuno fa storia a sé. Ma in Giappone hanno capito che è più efficace un' azione territoriale di sensibilizzazione su ragazzi, famiglie e comunità che interventi sui giovani che si isolano. «Non esiste una bacchetta magica», conferma Crepaldi. «Non basta una seduta psicologica a settimana o spostarsi dove ci sono enti che si occupano del fenomeno, come a Milano o a Roma, con costi economici e sociali molto alti e spesso anche inutili. L'obiettivo dovrebbe essere fornire interventi in ogni territorio, come a Cuneo dove è stato attivato un programma a livello comunale. Anche perché, nonostante manchino dati precisi, la diffusione è nazionale e non riguarda solo le grandi città dove magari può essere più difficile integrarsi nei meccanismi di una società sempre più competitiva.

Gli americani sapevano già tutto Renzi, ora spunta il dossier segreto

Gli americani sapevano già tutto. Renzi, ora spunta il dossier segreto



"Molti osservatori nel Nord suggeriscono che una delle più grandi sfide per Renzi saranno le divisioni all'interno del suo stesso partito politico". E' il giudizio premonitore che il consolato di Milano degli Stati Uniti invia al Dipartimento di Stato esattamente tre anni fa: il 20 febbraio 2014, alla vigilia dell'insediamento del nuovo esecutivo guidato dall'ex sindaco di Firenze. 

Il dossier - In quella fase i diplomatici americani stanno cercando di capire cosa sta accadendo in Italia - siamo alla fine del governo Letta - e cosa potrà succedere. Il consolato di Milano spiega quindi a Washington la situazione. Ecco il rapporto, svelato dalla Stampa, che si intitola Matteo Renzi's Ascent: Views from Northern Italy: "Con Matteo Renzi che si prepara ad annunciare a breve il suo gabinetto - si legge nel sommario - i nostri contatti nell'Italia settentrionale restano generalmente disposti a sostenerlo. Tuttavia ammettono l'esistenza di incertezze riguardo il suo programma, e l'ambiziosa agenda di riforme che ha annunciato. Molti osservatori nel nord suggeriscono che una delle più grandi sfide per Renzi saranno le divisioni all'interno del suo stesso partito politico".

Scarse possibilità - Un altro capitolo comincia con un interrogativo, Does He Have What It Takes?. Ovvero: ha le qualità necessarie a farcela? La risposta è incoraggiante solo in parte: "I contatti del Consolato ci hanno detto che sperano nel successo di Matteo Renzi, con la sua agenda per riformare l'Italia come nuovo primo ministro", "allo stesso tempo, molti credono che la maggioranza risicata di cui gode Renzi, gli interessi politici ed economici italiani profondamente trincerati, e la stessa inesperienza del capo del governo a livello nazionale, rendono scarse le sue possibilità di successo".

Interessi americani - Gli americani sono interessati a Renzi nella misura in cui toccano i loro interessi. Si legge in un successivo rapporto mandato dall'ambasciata al segretario di Stato Kerry: "Dopo otto trimestri consecutivi di declino - la più lunga recessione dalla Seconda Guerra Mondiale - la crescita economica italiana si è appiattita alla fine del 2013. La risalita dagli otto punti di percentuale persi durante quei due anni sarà lenta. Il settore delle esportazioni relativamente in salute potrebbe favorire un po' di ripresa, ma quest' anno non ci si aspetta più di una espansione dello 0,7%. Il tasso di disoccupazione ufficiale del 12,6% continuerà probabilmente a crescere nel 2015, e potrebbe non tornare ai livelli pre crisi per almeno un decennio".

LA VENDETTA ISLAMICA Chi è l'uomo che vuole morti i poliziotti-eroi di Sesto / Foto

Vendetta islamica: il tunisino sulle tracce dei due poliziotti eroi di Sesto



Un tunisino amico del terrorista di Berlino Anis Amri era sulle tracce di Luca Scatà e Cristian Movio, i due poliziotti che prima di Natale hanno prima fermato e poi ucciso in uno scontro a fuoco il jihadista a Sesto San Giovanni. Secondo quanto riporta il Messaggero Hisham Alhaabi, 37 anni, residente in Italia dal 2011 con regolare permesso di soggiorno, è stato espulso proprio per il sospetto che potesse vendicarsi dei due poliziotti-eroi. La sua era una vera e propria ossessione. Cercava notizie sui due agenti su Internet, con la concreta ipotesi di minacce o peggio. Alhaabi viene descritto dagli inquirenti come un "personaggio solitario", bracciante in un'azienda agricola di Borgo Podgora per 5mila euro l'anno. È legato ad Amri in quanto risiede in un casale di proprietà delle due sorelle di Campoverde una delle quali è compagna di Yacoubi Montasar, che a sua volta ha ospitato il terrorista tra 2015 e 2016. Non è un caso che il numero di Amri nel cellulare di Alhaabi sia quello più contattato. Islamico radicale, si era contrapposto ad Arafa Rekhia Nesserlbaz, imam moderato di Latina. ed è considerato l'elemento centrale della "cellula jihadista" che gravitava tra Roma e Latina, con cui Amri era in contatto.

Il ristoratore di Lodi ora è nei guai: perché il vicino di casa lo ha tradito

Sparatoria di Lodi, un testimone confessa: "Ho sentito due colpi". E il fratello della vittima perdona Cattaneo



Si complica la posizione di Mario Cattaneo, il ristoratore di Lodi accusato di omicidio volontario per aver sparato a un ladro che si era introdotto insieme a dei complici nel suo locale. Il procuratore capo di Lodi, Domenico Chiaro, ha rivelato l'esistenza di un altro testimone, vicino di Cattaneo, che ha dichiarato di aver sentito due colpi di fucile. Un colpo d'arma da fuoco in più rispetto alla versione del ristoratore, che ha affermato di essersi difeso dal romeno che lo ha aggredito. A questo dubbio si somma, come rivelato dal Corriere, il fatto che sia stato impossibile verificare al momento se la doppietta avesse sparato una o più volte, dal momento che l'arma è stata consegnata ai carabinieri molte ore dopo la sparatoria.

Nel frattempo - ai microfoni della Rai - il fratello del romeno ucciso, Nicolae Victor si è espresso sulla vicenda: "Io e la mia famiglia perdoniamo Mario Cattaneo davanti a Dio: non vogliamo vendetta ma solo giustizia". L'incontro è avvenuto fuori dall'istituto di medicina legale di Pavia, dove Nicolae si è recato per assistere all'autopsia del fratello. Stando a quanto rivelato, avrebbe ricevuto una telefonata il mattino seguente all'omicidio del fratello, in cui uno dei complici lo avrebbe avvisato sull'accaduto.


TRASFORMA LA VASCA NELLA TUA DOCCIA IDEALE


Ottimizza gli spazi del tuo bagno e ricava un angolo lavanderia ben organizzato.