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venerdì 22 maggio 2015

In Rai il clamoroso ritorno di Marrazzo: ecco dove lo vedrete. E tremano 3 donne

Piero Marrazzo prossimo corrispondente Rai da Gerusalemme





Di riforma dei telegiornali Rai si parla da prima che Matteo Renzi mettesse piede a Palazzo Chigi. Il premier l'ha fatta propria anche se per ora, preso da altre beghe, l'ha lasciata sullo sfondo. Secondo quanto riporta lanotiziagiornale.it, alla proposta delle due "newsroom" che razionalizzerebbero l'informazione della tv di Stato, Renzi ne preferirebbe addirittura una sola (che sarebbe evidentemente più facile controllare).

E sul tavolo, scrive sempre il sito ripreso da Dagospia, c'è anche il valzer dei corrispondenti esteri, che potrebbe far tornare protagonista un ex volto della Rai e della politica poi travolto dallo scandalo droga-trans: Piero Marrazzo. Il quale dopo aver lasciato la poltrona di governatore del Lazio ed aver scontato un periodo di purgatorio, era tornato sugli schermi lo scorso anno con "Razza umana", programma che si era rivelato un mezzo flop, passato lo scalpore per il ritorno in tv dello stesso Marrazzo. Ora, secondo lanotiziagiornale.it, potrebbe prendere il posto di Stefano Spoto (quasi in età pensionabile) come corrispondente da Gerusalemme. In ballo anche la poltrona di New York, la più ambita, verso la quale sarebbe in partenza Oliviero Bergamini del Tg1. Chi tra Tiziana Ferrario e Giovanna Botteri gli lascerà il posto?

Diceva "assassini" ai pm di Mani pulite: Sgarbi massacrato, deve pagare (tanto)

Vittorio Sgarbi condannato a pagare 60 mila euro ai pm del pool di Mani Pulite





Dopo vent'anni di processi attraverso tutti i gradi di giudizio, la Cassazione ha condannato Vittorio Sgarbi a pagare un risarcimento di 60 mila euro a tre ex pubblici ministero del pool di Mani pulite Piercamillo Davigo, Gherardo Colombo e Francesco Greco. La vicenda è nata nel 1994, quando Sgarbi era fresco deputato di Forza Italia e conduttore in tv di Sgarbi quotidiani. In quel periodo il critico d'arte aveva definito dalle pagine de Il Giornale e Avvenire "assassini" i magistrati, dopo i suicidi di Raul Gardini e Gabriele Cagliari. Sgarbi aveva aggiunto che i tre pm: "avevano fatto morire delle persone" e aveva definito il pool: "Associazione a delinquere con libertà di uccidere".

La sentenza - Sgarbi era stato già condannato in appello nel 2011. Nella sentenza i giudici avevano scritto che: "neanche la più benevola concezione del limite della continenza verbale potrebbe mai giungere ad ammettere che tali espressioni non violino quel limite". La sfuriata ventannale di Sgarbi gli costerà 60 mila euro, cifra contestata dall'ex parlamentare, ma secondo i giudici non è un cifra "esorbitante" considerando "il lavoro svolto" dai tre magistrati offesi, "la gravità degli addebiti loro mossi e l'impatto sociale di affermazioni così drastiche".

La responsabilità - Inascoltate anche le proteste di Sgarbi che non aveva accettato di essere condannato in solido da solo, senza il coinvolgimento degli editori che avevano pubblicato le sue parole. Secondo il critico, dovevano essere i giornalisti a "verificare la violazione del limite di continenza verbale". Ma la sua richiesta è arrivata solo nove anni dopo l'inizio del procedimento giudiziario.

giovedì 21 maggio 2015

Bibbie, spillette di partito, bandiere... Quegli strani divieti per entrare a Expo

Expo, vietato entrare con una bibbia o una spilla di partito





Volete visitare Expo sventolando unaa bandiera dell'Isis? Lasciate ogni speranza voi che entrate. Non passerete i tornelli. Il regolamento di Expo, come si legge in una nota diramata dall'Ufficio scolastico del ministro dell'Istruzione, proibisce infatti l'accesso all'area espositiva con "qualsiasi tipo di materiale scritto o stampato contenente propaganda a dottrine politiche, ideologiche o religiose, asserzioni o concetti diversi da quelli esplicitamente autorizzati dalle autorità di pubblica sicurezza". E se appare ovvio che una bandiera dell'Isis non sia la benvenuta, la disposizione vieta anche materiale assai meno estremo, come una spilletta o la bandiera di un partito o ancora una bibbia, in quanto materiale religiosamente esplicito. D'altra parte, in un luogo in cui arriva gente da tutto il mondo ma non c'è un luogo in cui pregare secondo il credo delle tante religioni, non poteva essere diversamente. I divieti rivolti alle scuole, e quindi anche agli altri visitatori, comprendono bevande in vetro o lattina, qualsiasi tipo di animale ad eccezione dei cani guida per ipovedenti, qualsiasi oggetto che Expo possa ritenere pericoloso o dannoso, come piccoli coltelli o taglierini. Insomma, se vi volete portare dei panini, fateli a casa...

In pensione solo dopo 70 anni: per chi sarà la mazzata I calcoli

Pensioni, i calcoli della Ragioneria di Stato sui giovani lavoratori: andranno in pensione a 70 anni





I nati dalla fine degli anni '70 fino ai primi anni '90 ormai ne sono più che consapevoli: se andranno in pensione alla fine della propria carriera lavorativa - sempre che questa sia cominciata - guadagneranno meno della già misera pensione dei propri genitori. Chi ha cominciato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995 ha iniziato a matutare una pensione costruita con il sistema contributivo, non più con quello retributivo, grazie al quale gli attuali padri e nonni hanno potuto versare meno di quanto hanno poi intascato da pensionati. E la riforma Fornero sembra aiutare solo in apparenza i giovani lavoratori, almeno nel raggiungimento in tempi ragionevoli della soglia minima per andare in pensione.

Le prospettive nere - Tanto banale quanto inesorabile, la regola per avere una buona pensione è solo quella di avere uno o più buoni lavori con stipendi alti. Con la Fornero, rispetto alle vecchie generazioni, le nuove non potranno più godere della pensione minima garantita dallo Stato di 500 euro. Oggi ne usufruiscono 3,5 milioni dipensionati su 16,4. Secondo i calcoli della Ragioneria di Stato, un lavoratore dipendente che spera di andare in pensione nel 2050, dovrà aver lavorato per 40 anni e non avere meno di 70 anni, soglia che oggi si attesta a 66,3 anni. A quel punto potrà smettere di lavorare e incassare ogni mese una pensione netta di 83,1% rispetto all'ultima retribuzione netta.

La fregatura - La riforma Fornero permette di andare in pensione con tre anni di anticipo, ma per farlo sarà necessario aver maturato almeno 2,8 volte l'assegno sociale di 1.256 euro lordi. Senza questo requisito i 70 anni rimangono l'obiettivo naturale. I calcoli della Ragioneria, ripresi dal Corriere della sera, non lasciano scampo: per andare in pensione a 65 anni nel 2050, il lavoratore deve aver cominciato a 19 anni e potrà prendere una pensione dell'82% rispetto all'ultima retribuzione netta.

Caivano (Na): Sirico mortificato per gli atteggiamenti dell'opposizione a guida Monopoli

Caivano (Na): Sirico mortificato per gli atteggiamenti dell'opposizione a guida Monopoli 




Luigi Sirico
Candidato Sindaco (Centro Sinistra) 


Egregio dott. Monopoli, egregi candidati 

Avete imbrattato Caivano con migliaia di manifesti, al punto, che colpiti da un raptus compulsivo di azzeccamiento, dopo averli attaccati, non contenti, li ricoprite voi stessi con altri ancora. Avete utilizzato impropriamente un marchio di una multinazionale e il nome di un Monsignore. Avete tirato in ballo persone che neppure sono candidati, con foto e fotomontaggi, quasi a mostra di un vostro capolavoro. Avete utilizzato tutte le armi delle offese personali,  le più basse, oltre ogni limite del buon senso e della decenza. E MO? 

Io di tutto questo mi scuso, mi scuso con S.E. Vescovo di Aversa, Angelo Spinillo. Mi scuso con la nota Multinazionale. Mi scuso con tutti i parroci del Paese. Mi scuso con tutte le persone tirate in ballo, solo perché miei conoscenti, miei amici e sostenitori.

Si, avete capito bene. Sono io a scusarmi al posto vostro, perchè non voglio  che si pensi  che Caivano sia questo. Caivano è altro. La stragrande maggioranza dei caivanesi, che mi sento di rappresentare, non alza la voce, non offende gratuitamente sentendosi arrivato, e, nonostante l'inutile rumore che producete, continua a credere che una campagna elettorale non sia una "guerra" ma un momento di confronto democratico su temi seri e concreti a cui continuate a sfuggire appellandovi appunto a mille scuse. 
Cordialmente
Luigi Sirico 

Caivano (Na): Il candidato della Lista "Noi Insieme con Monopoli" chiede scusa al Mons. Vescovo Angelo Spinillo

Caivano (Na): Il candidato della Lista "Noi Insieme con Monopoli" Lorenzo Maggio, chiede scusa al Mons. Vescovo Angelo Spinillo per il gesto "ingenuo" avuto, nel pubblicare una foto di gruppo che lo ritraeva insieme al Vescovo di Aversa, in uno spot elettorale


a cura di Gaetano Daniele 


Nella foto al centro
con lo slogan "Caivano non deve morire"
Lorenzo Maggio 

Il candidato della Lista "Noi insieme con Monopoli", Lorenzo Maggio, in data 20 maggio 2015, pubblicava una sua foto di gruppo che lo ritraeva insieme al Vescovo di Aversa Mons. Angelo Spinillo e, distrattamente e, ingenuamente, non accorgendosi che sullo sfondo della foto di gruppo vi era uno spot elettorale, di cui lo stesso Maggio è candidato, creava indirettamente e inconsapevolmente un disagio allo stesso Mons. Vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, che subito ha smentito.

Il candidato Lorenzo Maggio, impegnato costantemente nel sociale e, partecipando anche attivamente a quelle che sono le attività pastorali, prendendo visione dell'ingenuità commessa, subito correva ai ripari, eliminando in toto la foto pubblicata. Quindi, Lorenzo Maggio, chiede scusa al Vescovo Angelo Spnillo, per l'ingenuità commessa ma, appunto, il messaggio che voleva lanciare lo stesso Maggio, era inteso come un appello alle forze sane del territorio affinchè traghettare quelli che sono i reali problemi del Paese, il più lontano possibile, facendolo al fianco di persone di culto e intelligenza come lo è il Mons. Vescovo Angelo Spinillo. 

Cosa succede senza Inps: perché ci conviene abolirlo

Inps e pensioni, i calcoli di Perna su Libero: perché ci conviene abolirla


di Giancarlo Perna 



Tu pensi quando vai in pensione che ora godrai il frutto dei tuoi risparmi e che nessuno ci metterà becco perché quella è roba tua. Neanche per sogno. Diventi invece una specie di punching ball in cui tutti fanno a gara per dirti che stai mangiando a ufo, godi di un ignobile privilegio, togli il futuro ai figli. Poi passano alle vie di fatto. Così, quattro anni or sono, ti hanno sospeso l’adeguamento al costo della vita che da decenni era considerato segno di civiltà, tanto più che da pensionato non hai altra difesa contro l’erosione. Per un po’ sei stato zitto, poi uno di noi ha fatto ricorso e la Consulta gli ha dato ragione: il blocco è incostituzionale perché colpisce solo i pensionati e non tutti i percettori di redditi. Ergo: la scala mobile va ripristinata e il maltolto restituito. A quel punto, siccome hanno deciso che quell’assegno mensile che tu credevi fosse roba tua è invece carne di porco, hanno cominciato a sminuzzare la sentenza che ti dava ragione per ricacciarti dalla parte del torto. Così daranno un bonus una tantum a quelli di noi la cui pensione è sotto ai tremila lordi. Un bonus, cioè una regalia, pensa tu! Un obbligo giuridico trasformato in obolo elargito per bontà. Ovviamente, di valore minimo rispetto al sottratto che la Consulta ingiungeva di restituire. 

E quelli sopra i tremila lordi? Ciccia. A loro niente, neanche le scuse. Anzi, è saltato su un tale, Enrico Zanetti, di mestiere sottosegretario, che facendo l’indignato ha detto che estendere a loro il bonus sarebbe «immorale». Ma come, la Corte costituzionale ha appena detto che è illegittimo togliergli la scala mobile e tu Zanetti, all’opposto, berci che è immorale ridargliela? Ma dove li trovano questi? Risposta: dallo stesso calderone da cui fu tratta Elsa Fornero, essendo anche lo Zanetti un montiano di Scelta civica. Poi è venuto Libero con la sua dura inchiesta sui vitalizi dei politici. Adottando un criterio - il confronto tra ciò che si è versato e quanto viene percepito - che è micidiale. Ma sacrosanto. Con questo sistema però non si salva nessuno. Non i politici e neanche i comuni cittadini. Tutto dipende da quanto dura la vita. Se è lunga, tutti finiremo a scrocco della collettività. Questo vale certo per i pensionati col sistema retributivo, ma varrà pure per i longevi della generazione contributiva. 

Io non so attraverso quali calcoli attuariali, la previdenza abbia fissato i contributi che ho dovuto versare e l’ammontare della pensione che ne derivava. Ma tanto mi fu detto e tanto ho fatto. Ora, non vorrei sentirmi in colpa perché campo oltre la tabella statistica. So però che, se accadrà, arriverò anch’io alla fatidica soglia stabilita da Franco Bechis in cui miei contributi saranno insufficienti a mantenermi. Ci arriverà anche Giampaolo Pansa che ci ha raccontato vividamente i suoi cinquanta e passa anni di lavoro dipendente. Poiché se vive a lungo, come tutti gli auguriamo se non altro per assaporarne gli articoli, finirà come me a ricasco di Pantalone. Forse meno dei politici che, più spudorati, scuciono gratis l’80 per cento della loro previdenza all’Inps. Ma anche noi, in piccolo, faremo la nostra parte. Ho dunque perso del tutto l’illusione che la mia pensione sia cosa mia. La crisi e i sospetti di questi anni mi dicono che la quiescenza come diritto è finita. Per me è tardi e parlo per domani.

Aboliamo l’Inps, così avremo una greppia politica in meno. Altrettanto facciamo con gli enti analoghi. Poi ci lascino tutto nello stipendio, senza prelevare la quota previdenziale. Con il mensile un bel po’ più gonfio, ciascuno provvederà al proprio futuro. Chi avrà sale in zucca si troverà da vecchio una cosa veramente sua. Né le Fornero né i Zanetti potranno frugarci dentro. Chi non saprà farlo, dovrà rimproverare solo se stesso. Ai poveri assoluti penserà lo Stato col Fisco.  Faremo finalmente quello che ci hanno sempre impedito, dicendosi più bravi di noi. Ma era solo per decidere le nostre vite fino alla morte. Questa sarebbe una bella battaglia liberale all’americana, nella decrepita Europa.