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giovedì 1 giugno 2017

SPACCIATO, O QUASI Antonino, il senatore dà il colpo di grazia a Fini "Cosa mi disse, cosa sapeva". Verso le manette?

Caruso: "Gianfranco Fini sapeva che la casa di Montecarlo valeva il triplo"



Gianfranco Fini lo sapeva pure nel 1999 che la casa di Montecarlo della contessa Colleoni donata ad An valeva quasi il triplo della cifra per la quale l'ha rivenduta 9 anni dopo alle società del cognato Giancarlo e della compagna Elisabetta Tulliani. Lo dice a chiare lettere Antonino Caruso, avvocato ed ex senatore di An che allora venne incaricato dal tesoriere del partito, Francesco Pontone, di assisterlo nelle pratiche di accettazione dell'eredità. In una intervista al Tempo Caruso racconta che il 16 settembre 2010 fu sentito nell'ambito del precedente procedimento penale della Procura di Roma (poi archiviato), che vedeva indagati Fini e Pontone per truffa, in relazione al prezzo di vendita dall'appartamento. Ora Fini, nella nuova inchiesta, rischia fino a 12 anni di galera.

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Vendita - Allora raccontò ai magistrati che aveva ricevuto un'offerta di acquisto per oltre 800mila euro. Invece Fini l'ha venduta per 300mila euro senza che nessuno nel partito si opponesse alla sua decisione: "Io riferii a Pontone e Pontone mi disse che non c'era nessuna intenzione di vendere né quella casa, né altro. Il resto fu un fulmine a ciel sereno: della vendita lo sapevano solo Fini e Pontone, e Pontone tra l'altro faceva solo quello che Fini gli diceva di fare".

Tutto torna - Non sa nulla invece Caruso dei 2,4 milioni di euro bonificati sul conto del suocero di Fini con la causale "liquidazione decreto legge 79/2009", decreto che poi favorì il business di Corallo, sapeva solo che era "interessato della questione delle slot machine" ma "che poi il suocero abbia ricevuto delle dazioni questo non lo so". Certo, "che Alleanza nazionale venda un appartamento a un prezzo vile a una società offshore e che questa società venga costituita ad hoc dai due amministratori del casinò caraibico di Corallo - conclude Caruso - mi sembra una coincidenza difficile da giustificare come tale. Poi guarda caso quella società rivendette subito dopo la casa a un'altra società, sempre riconducibile a Corallo (e ai Tulliani, ndr)...".

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