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martedì 13 giugno 2017

AZIONI CONCRETE Lui? Un pluriomicida romeno La Lega lo caccia dall'Italia: un gesto senza precedenti

AZIONI CONCRETE Florea Durac, il pluriomicida romeno cacciato dall'Italia a spese della Lega Nord: la tassa per liberarsi dai criminali


di Alessandro Gonzato



Ci voleva Naomo per espellere dall'Italia un omicida pluripregiudicato romeno? Naomo, a dispetto del nome, non è un capo indiano. Il suo vero nome è Nicola Lodi, ha 42 anni e a Ferrara è il responsabile sicurezza della Lega. Deve il soprannome a una vecchia parodia in cui Panariello imitava Briatore. Su Facebook Naomo, omone grande e grosso, posa con un altro leghista di stazza, Roberto "Pitbull" Marcato, volto noto dei salotti televisivi da battaglia.

Proprio Naomo, assieme ad altri esponenti locali del Carroccio, si è autotassato e ha raccolto 115 euro per pagare le spese di rimpatrio di Florea Durac, 54 anni, detto Dudù, nonostante il suo curriculum criminale faccia pensare a tutto tranne che al docile barboncino di Berlusconi. Durac, lunga barba e baffi bianchi, in Romania ha passato più di vent' anni in prigione, di cui otto per omicidio: "Ho ammazzato una persona con una bottigliata in testa" racconta lui stesso senza giri di parole. "Poi ho compiuto una serie di rapine". Uscito di galera, ha iniziato a vagabondare per l' Europa.

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Germania, Francia, Svizzera, Spagna. Per vivere ha continuato a delinquere. È finito in carcere un po' ovunque, tranne che in Italia, se non per qualche giorno. Per un anno e due mesi Dudù è stato il terrore degli abitanti del quartiere Gad di Ferrara: ha collezionato denunce per possesso d'armi, oltraggio, danneggiamento, reati contro il patrimonio. Ha urinato e defecato davanti a supermercati e negozi.

Lo scorso 31 maggio, all'ennesima segnalazione, gli era stato consegnato il foglio d'espulsione: per abbandonare l'Italia aveva un mese di tempo. Lo stesso Dudù voleva andarsene già da un po', ma non aveva più i documenti né i soldi per rifarli: glieli avevano rubati una notte mentre dormiva in strada. "Per potersene andare, oltre a un centinaio di euro, gli mancava la carta d' identità" dice Lodi-Naomo a Libero. "La questura ci ha negato il documento e così abbiamo deciso di accompagnare Durac al consolato romeno di Bologna, dove in 24 ore siamo riusciti a sbloccare la situazione e a ottenere il nulla osta per il suo ritorno in patria".

"Ma come si fa a espellere una persona e poi rendere impossibile il suo allontanamento per questioni burocratiche? Con la nostra azione - continua Lodi - abbiamo dimostrato alle istituzioni che il modo per fare le cose c' è, basta volerlo". E dunque, mentre scriviamo, Dudù sta raggiungendo a bordo di un pullman Craiova, nel sud-ovest della Romania. Lì vivono alcuni suoi parenti. Il gruppo leghista di Ferrara è in costante contatto con l'autista. "Una volta arrivato - aveva detto sabato Durac prima della partenza dall'Emilia - lavorerò la terra coi cavalli». Prima di salire in autobus, ricorda Naomo, si era anche scolato due bottiglie di vino rosso. "In Italia non ci torno più, lo prometto" aveva ripetuto. Dudù in Italia ha sei figli. Bivaccano tra le stazioni di Bologna, Rimini e Mestre, nel Veneziano. "A Bologna - prosegue Lodi - quando lo abbiamo accompagnato in stazione per fargli le fototessere per i documenti, una delle figlie ci ha avvicinati e ci ha detto che non vedeva il padre da vent'anni".

Naomo, assieme ai leghisti di Ferrara, festeggia per il risultato raggiunto, ma si sta già preparando alla prossima battaglia. "Cercheremo di far allontanare dall' Italia Tatiana, una rom pluripregiudicata che bivacca nel Ferrarese e che si è macchiata anche di violenza sessuale nei confronti di un minore". Pure in questo caso il rimpatrio è bloccato da questioni burocratiche. Ora però che ha capito come fare, Naomo non lo ferma più nessuno: basta una colletta di pochi euro a testa, una visita al consolato di turno, e via, il rimpatrio da impossibile diventa possibile. Certo, perché tutte le persone espulse lascino effettivamente l'Italia servirebbe un Naomo in ogni città.

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