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giovedì 4 maggio 2017

Sei a un passo dalla pensione? Massacrato Scatta la trappola: ecco di quanto slitta

Pensioni, nel 2018 i requisiti slittano di quattro mesi: cresce l'aspettativa di vita



I lavoratori italiani farebbero bene a piazzare un bel cartello sulle proprie scrivanie: "Fine lavoro mai". La condanna è nata nel 2010 e consolidata con la riforma Fornero, quando cioè la data della pensione dei lavoratori dipendenti è stata legata alla speranza di vita a 65 anni stabilita dall'Istat. È come uno di quegli incubi in cui si cerca di raggiungere la fine di un tunnel che però non finisce mai: la data sull'aspettativa di vita è un indicatore demografico in continua crescita sin dal 2011, con eccezione del 2015. In quel solo caso le previsioni erano state al ribasso, complice un numero anomalo di decessi, spingendo la Ragioneria dello Stato a immaginare l'adeguamento delle pensioni nel 2019 senza rinvii rispetto agli anni di contributi previsti. Un caso isolato e rapidamente archiviato, visto che nel 2016 l'aspettativa di vita è tornato a crescere.

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Capire quando si andrà in pensione è diventato un esercizio complesso e spesso sconfortante per aziende e lavoratori. L'ultimo dato diffuso dall'Istat relativo al 2019, lo slittamento comporterà almeno quattro mesi in più di lavoro. Gli uomini dipendenti del pubblico impiego, riporta il Messaggero, potranno lasciare il lavoro solo se hanno compiuto 67 anni tondi. Per le donne nel settore pubblico il prossimo anno è previsto lo sconto di un anno, ma per loro così come per i colleghi uomini il traguardo della pensione potrà essere raggiunto solo al raggiungimento di 43 anni e 2-3 mesi di contributi.

Il futuro non promette niente di buono e saperlo per tempo sarà impossibile, perché la certezza della data per la pensione arriva solo un anno prima. Il problema si riflette immediatamente in forma pratica per tutte quelle aziende che provano a pianificare le uscite anticipate su requisiti teorici, come abbiamo visto destinati a cambiare prima della scadenza. Così può bastare la differenza di un solo mese tra il piano aziendale e la decisione dello Stato perché il lavoratore si veda negare l'uscita dal lavoro, rinviando la festa con i nipotini all'anno successivo.

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