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martedì 24 gennaio 2017

La vergogna: terremotati e umiliati Lo Stato non paga gli hotel. E ora...

Lo Stato non paga l'hotel ai terremotati, si teme il peggio


di Claudia Osmetti



La notizia arriva dalla pagina Facebook di Matteo Salvini. Reduce da una visita nelle zone terremotate nei giorni scorsi, il leader della Lega è stato investito dalla preocupazione e dall’ansia degli sfollati, che temono di essere sfollati dagli alberghi che li ospitano: le strutture, infatti, non ricevono da tre mesi i rimborsi dalle Regione Marche.

Libero ha verificato la notizia. Alcuni gestori attendono da tre mesi, altri quasi da quattro. Ci hanno provato in tutti i modi, sono mesi che scartabellano documenti e fogli bollati, ma tra loro e quei finanziamenti ci si è messa di mezzo la burocrazia. E apriti cielo: di accedere agli accrediti non c’è verso. Alcuni hanno vissuto una vera e propria odissea solo per avere i codici meccanografici necessari per presentare regolare fattura alle casse della Regione Marche, con la conseguenza - più che ovvia di fronte al muro della burocrazia - che il sistema di compenso si è bello che bloccato. Tradotto (semmai ce ne fosse bisogno): significa che l’assistenza degli sfollati è ancora tutta sulle spalle di chi li ospita. Anzi, sulle loro tasche.

E sarà un errore informatico, saranno i computer che non funzionano a dovere, saranno pure passaggi amministrativi complessi, ma i diretti interessati non l’hanno presa bene. Da entrambe le parti, ovviamente: i proprietari degli hotel disponibili a ospitare gli sfollati chiedono quanto spetta loro, i terremotati domandano spiegazioni. Già, perché al momento (e con l’emergenza neve in atto) tocca stringere i denti; ma tra un paio di mesi, quando cioè inizierà la bella stagione, bisognerà anche far quadrare i conti. E gli sfollati, visto che i gestori non possono aspettare all’inifinito, temono prima o poi di essere allontanati da quelle strutture. Intendiamoci: la solidarietà degli albergatori marchigiani è fuori discussione. Hanno dimostrato, e stanno dimostrando, un senso civico che riempie d’orgoglio mezzo Paese. Sono le istituzioni che, al solito, zoppicano.

CAVILLI E CODICI
La questione, tra l’altro, non è scoppiata nelle ultime ore. Nossignori: si trascina da mesi, da quando il sisma di agosto ha messo a ferro e fuoco il Centro Italia. La prima ad aver sollevato il polverone sui rimborsi è Marzia Malaigia, vice presidente del Consiglio regionale marchigiano ed esponente della Lega Nord: a dicembre dello scorso anno è stata lei ad aver acceso i riflettori sulla vicenda, denunciando che una novantina di strutture (già allora) non erano in grado di accedere a quei finanziamenti regionali. Mancavano i codici, si è detto, disguidi burocratici.

«Il giorno dopo, guarda caso, per loro si è aperto uno spiraglio», sbotta Malaigia, «ma ci sono ancora un centinaio di albergatori che non hanno visto un centesimo, senza contare i Bed and Breakfast e le strutture più piccole». Come il camping «Quattro Stagioni» di Sarnano (in provincia di Macerata): lì, nei villini in muratura e nei bungalow convenzionati, è attualmente ospitata una trentina di persone disperate che a causa del terremoto ha perso la casa.

IL CAMPING
«Non ci è ancora arrivato un centesimo», ribadisce il proprietario, «abbiamo fatto tutto quello che ci hanno chiesto, presentato una marea di fogli e documenti: da mesi la situazione è rimasta tale e quale, non si è mossa di una virgola». Parole a cui fanno eco quelle del collega dell’albergo Bianchi di Porto Recanati (sempre in provincia di Macerata): «È una vergogna: la Regione ci sta tirando il collo e addossa a noi i costi di questa tragedia». In quell’hotel, che dà proprio sulla costa Adriatica, al momento vivono venticinque terremotati: «Erano quarantadue quando abbiamo aperto le porte», continua la direzione, «non ne abbiamo accolti altri, non li abbiamo rimpiazzati perchè proprio non possiamo e in futuro ci guarderemo bene dal dare la nostra disponibilità. Le lungaggini burocratiche ci stanno distruggendo». Tanto per capirci: all’albergo Bianchi hanno aderito al progetto di accoglienza dal primo novembre, l’ultima comunicazione che hanno ricevuto (una manciata di settimane fa) faceva slittare l’inizio delle erogazioni a febbraio.

IN GINOCCHIO
«Siamo riusciti a inviare la prima fattura solo a fine dicembre», fanno sapere, «abbiamo dovuto aspettare l’accettazione da parte della Regione il 14 gennaio, un passaggio amministrativo inutile, e il pagamento avverrà a 60 giorni». Nel frattempo? Bisogna avere pazienza. «In quattro mesi è stato tutto a carico nostro, e noi siamo pure tra quelli fortunati: ci sono strutture che non sanno più come pagare il personale e coprire le spese di gestione. Così non si può continuare», chiosano. «Non può funzionare in questo modo, non è possibile che in questo Paese le cose si risolvano sempre e solo dopo innumerevoli sollecitazioni o perchè qualcuno grida più forte degli altri», racconta Malaigia. La sua è la voce strozzata di chi da giorni non si dà pace, corre da una parte all’altra e aiuta dove può. Una battuta con i Vigili del fuoco impegnati nei soccorsi, una mano tesa ai tanti allevatori che sono in ginocchio da mesi a causa del terremotro, la solidarietà (ma quella vera) per chi in queste ore è letteralmente allo stremo. «Ho parlato con gente che mi diceva avrebbe preferito morire sotto le macerie. Un signore, ieri, mi ha addirittura confessato di far finta di sorridere per rassicurare la moglie, ma che in realtà dentro si sente svuotato: verso queste persone non possiamo restare indifferenti». E nemmeno ripararci, ancora una volta, dietro la scusa di qualche disservizio burocratico.

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