Il caos dopo il referendum: il "No" di Mattarella, le ipotesi in campo
"Questa maggioranza non c’è più. Il governo di larghe intese ha finito il suo compito. Non c'è la possibilità che possa andare avanti. Adesso serve una nuova fase, in cui starà al Presidente della Repubblica cercare una nuova maggioranza". Le parole di Maurizio Lupi, certificano la crisi parlamentare innescata dal trionfo del No al referendum ( Si 40.8% No 59.2% con un affluenza del 65.6% ) e dalle conseguenti dimissioni del premier Matteo Renzi. Ora la palla passa a Sergio Mattarella, che oggi pomeriggio incontrerà Renzi incassando le sue dimissioni, poi inizierà il valzer delle consultazioni.
La legge elettorale - La situazione è difficile, drammatica considerando i nodi che il prossimo governo e la prossima maggioranza dovranno sciogliere, a cominciare dal via definitivo della legge di stabilità su cui Renzi però ha assicurato l'impegno finale. Il primo dubbio è: quanto deve restare in carica il prossimo governo? Domanda da cui dipendono tutti gli incastri tra Camera e Senato. M5S e Grillo hanno chiesto di andare a votare subito, con Italicum alla Camera e Consutellum al Senato. Anche Lega Nord e Fratelli d'Italia sono per le urne immediate, senza "inciuci parlamentari". Forza Italia, invece, si dice favorevole per bocca di Renato Brunetta alla revisione dell'Italicum per estenderlo al Senato, ma solo con un governo "senza Renzi". Renzi, dal canto suo, ha detto che ora "l'onore e l'onere" di avanzare proposte sulla legge elettorale spetta al fronte del No, che è un simpatico modo per complicare il gioco visto che il Pd resta, a meno di una sua disintegrazione parlamentare, la forza fondamentale per ogni riforma. Una forza però pesantemente frastagliata.
Il NO di Mattarella - Il punto, rivelano fonti quirinalizie, è che Mattarella tutto vuole tranne che andare a votare con una legge elettorale diversa per ogni ramo del Parlamento. Si fa largo dunque l'ipotesi di un governo di scopo che tiri avanti fino a primavera, per consentire la messa a punto rapida della legge elettorale e affrontare alcuni dossier aperti, dalla riforma delle banche popolari a quella del tgo (entrambe bocciate dai giudici), raccogliendo poi le modifiche all'Italicum della Corte costituzionale, attese per inizio 2017. E occhio ai riflessi della Commissione Ue sulla manovra...
Il governo di scopo - Bene, ma quale maggioranza si accollerebbe queste responsabilità, in un clima da campagna elettorale già avviata? Come notava Marcello Sorgi ospite di Mentana su La7, si profila uno slittamento a destra di parte degli alfaniani e dei verdiniani. Berlusconi, poi, ha tutto l'interesse di restare alla finestra, anche per non compromettere definitivamente il rapporto con Salvini, ma preme per l'adozione del proporzionale. Renzi, se resterà segretario del Pd, non potrà esimersi dal cercare un punto d'incontro, magari caldeggiando un nome per Palazzo Chigi, scegliendolo tra un tecnico, un esponente del No all'interno del Pd o un mediatore.
Il colpaccio 2018 - Quest'ultimo potrebbe essere Pietro Grasso, presidente del Senato, con l'implicita promessa di far arrivare alla fine della legislatura i senatori, che nel giro di poche ore passerebbero da "defunti" a "risorti" (tradotto: incasserebbero un lauto stipendio mensile fino al 2018, alla faccia di Sì e No).
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