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martedì 20 dicembre 2016

Stasi libero? La verità del genetista: "Che cosa c'era sul corpo di Chiara"

Stasi libero? La verità del genetista: "Che cosa c'era sul corpo di Chiara"



Il genetista Francesco De Stefano lo aveva già detto al processo d'appello bis sul delitto di Garlasco: "Non si può escludere che il Dna sotto le unghie di Chiara Poggi non sia di Alberto Stasi". Non è stata una vera e propria novità quella riportata dal Corriere della sera sulla base dell'analisi fatta dagli investigatori privati della famiglia Stasi. A far calare l'entusiasmo della difesa di Stasi su una possibile revisione del processo, con relativa condanna a 16 anni di carcere, è arrivata la dichiarazione fatta a radio Capital del professore genetista, già incaricato dal giudice di eseguire la perizia sul corpo della ragazza uccisa a Garlasco nove anni fa.

Secondo De Stefano, non ci sono possibilità che quelle analisi di parte possano essere considerate valide: "C'è del Dna di un altro essere umano - ha confermato - ma che ci sia un Dna identificabile è fuori da ogni ipotesi". Quel che manca per avere una risposta certa è: "quei risultati non sono ripetibili e quindi non possono essere confermati. C'è pochissimo Dna, talmente basso da non riuscire a metterlo in evidenza con gli esami normali. Per vedere se c'era Dna maschile, siamo andati a cercarlo apposta con dei test che escludessero ogni possibilità di rilevare il Dna della vittima. Questa cosa ci ha permesso di capire che c'era del Dna maschile, ma come ce l'ha chiunque".

I risultati dell'indagine fatta per la famiglia Stasi avrebbe permesso di associare il profilo del Dna analizzato a quello di una persona di sesso maschile, appartenente a una famiglia di Garlasco. Potrebbe essere stato uno degli amici di Chiara, uno dei ragazzi già interrogato durante le indagini. Se i sospetti dovessero concentrarsi su un'altra persona che non sia Stasi, non potrà essere di certo individuato con l'analisi del Dna di quel che è rimasto sul corpo della Poggi. Secondo De Stefano, dopo la perizia fatta durante il processo, non è più possibile ripetere l'operazione: "Ci ho tenuto a dirlo agli avvocati e ai giudici: 'guardate che ce n'è talmente poco, che saremo costretti a usarlo tutto'". E ormai quelle prove sono scomparse.

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