5 anni per sconfiggere il virus “Nuove strategie contro l’Aids”
di Matilde Scuderi
Ogni anno in Italia circa 3.000/4.000 persone vengono colpite dal virus dell’Hiv, dato che purtroppo non accenna a diminuire sin dal 2010. In questi anni si sono tuttavia delineate nuove prospettive per i pazienti grazie al nuovo modello di gestione della cura, discusso durante il convegno ‘Le nuove sfide nelle malattie infettive, dalla cronicizzazione dell’Hiv alle antibiotico-resistenze: istituzioni, clinici e associazioni a confronto’, realizzato grazie al contributo incondizionato di Gilead e Angelini e che ha visto riuniti i massimi esperti di Hiv, associazioni di pazienti e istituzioni. Grazie alle nuove strategie illustrate durante l’incontro - che prendono spunto anche dalla gestione delle comorbilità associate all’invecchiamento della popolazione - si potrebbero consentire al paziente con Hiv un’aspettativa e una qualità di vita sovrapponibile a quella di una persona affetta da qualsiasi altra patologia cronica. Tutto questo a patto che venga sconfitta la sotto-diagnosi - si stima infatti che in Italia vivano attualmente circa tra le 12.000 e le 18.000 persone affette dal virus senza saperlo - e che vengano introdotte misure di comunicazione efficaci per favorire la prevenzione.
"Per merito della terapia - ha spiegato il professor Massimo Galli, vice presidente della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit) - la mortalità per Hiv è crollata. Contestualmente, l’aspettativa di vita si è avvicinata a quella delle persone non colpite dall’infezione e la possibilità di disporre di farmaci sempre meno tossici e di più semplice assunzione ha molto migliorato la qualità di vita. Tuttavia la malattia è lontana dall’essere sconfitta e non solo perché alla sospensione della terapia il virus riprende a replicare e ricomincia la progressione verso l’Aids. La prospettiva di arrivare ad un vaccino è ancora remota e anche in Italia le nuove infezioni sono ancora numerose e si stima non accennino a diminuire da vari anni a questa parte”, conclude il professor Galli.
La giornata è stata anche l’occasione per presentare il Manifesto ‘Il target 90-90-90-90 in Hiv’, che stabilisce la linea d’azione dei prossimi 5 anni per quanto riguarda la prevenzione, la diagnosi, i trattamenti, la riduzione della mortalità, la riduzione delle discriminazione, la sostenibilità finanziaria e il sostegno all’innovazione. Sviluppato da un gruppo di lavoro ad hoc composto da stakeholder, policy maker e clinici, che resterà comunque aperto per consultazione per un mese. “In accordo con gli intenti espressi dal ministero della Salute nella relazione al parlamento, al fine di perseguire quanto indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), di aumentare la sensibilizzazione sul problema e il focus dell’opinione pubblica, abbiamo costituito un gruppo di lavoro per creare un manifesto, che esprima sia lo stato dell’arte che i punti su cui è necessario continuare a lavorare all’interno del Servizio Sanitario Nazionale italiano”, ha commentato il professor Massimo Andreoni, Direttore U.O.C. Malattie Infettive Policlinico Tor Vergata, Roma.
L’infettivologia vede poi una seconda sfida legata alle antibiotico-resistenze e alle infezioni ospedaliere: in Europa, oltre 4 milioni di persone vengono colpite da infezioni batteriche ospedaliere, con 25 mila morti stimate per infezioni provenienti da germi resistenti. “In Italia, in media il 5-8% dei pazienti ricoverati contrae un’infezione collegata all’assistenza, il che significa che su 450 mila/700 mila casi di infezioni l’anno, dai 4.500 ai 7.500 sono decessi correlati - dati European Center for Disease Prevention and Control (Ecdc)”, ha detto il professor Pierluigi Viale, direttore del reparto Malattie Infettive, Ospedale Policlinico S. Orsola-Malpighi, Bologna.

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