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mercoledì 14 settembre 2016

SIMIT "In Italia nessun pericolo imminente di febbre emorragica”

"In Italia nessun pericolo imminente di febbre emorragica”


di Eugenia Sermonti



Dopo l’allarme destato dalla segnalazione di due casi di febbre emorragica di Crimea Congo verificatisi in Spagna, il primo in un uomo di 62 anni, poi deceduto, che sarebbe stato punto da una zecca nei dintorni di Avila e il secondo in un’infermiera che gli aveva prestato assistenza, il vicepresidente della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit) professor Massimo Galli sottolinea come la febbre emorragica di Crimea e Congo sia una malattia  causata da un virus (CCHFV, genere Nairovirus, famiglia Bunyaviridae) trasmesso da zecche, o in seguito a contatto con sangue e secreti di animali o persone infette. "Anche se i casi in Spagna possono rappresentare un segnale da non trascurare e anche il Sud della Francia sembra poter essere a rischio, non sussistono dunque elementi per prospettare un pericolo imminente per l’Italia - puntualizza Galli - L’esistenza in Italia di una rete di specialisti infettivologi in grado di riconoscere eventuali casi sospetti ricopre comunque un ruolo importante per la sorveglianza delle infezioni emergenti e l’individuazione precoce di infezioni di nuova introduzione". 

Il fatto che nelle aree in cui la malattia è stata osservata si siano trovati anticorpi specifici anche in persone sane suggerisce che la maggioranza delle infezioni siano asintomatiche e non comportino conseguenze. "Nei casi sintomatici il tasso di letalità è però attorno al 5 %, con picchi oltre il 40% in piccole casistiche. Non esiste al momento un vaccino disponibile nè per le persone nè per gli animali - prosegue il professor Galli, ordinario di Malattie Infettive Università di Milano AO-Polo Universitario Luigi Sacco' - La ribavirina è stata usata per trattare l'infezione con apparente beneficio". I principali vettori sono le zecche del genere Hyalomma, in particolare H. marginatum. Le zecche infette possono essere trasportate da uccelli migratori, quali ad esempio l’averla capirossa (Lanius senator). Vari mammiferi domestici e selvatici possono essere parassitati e infettati da questo tipo di zecche, in genere sviluppando solo infezioni asintomatiche. Il virus è stato ad esempio isolato nel 2010 in Spagna in esemplari adulti di Hyalomma lusitanicum provenienti da un cervo. Il fatto che in Spagna si siano verificate infezioni nell’uomo non è quindi del tutto inatteso.

CCHFV è attualmente endemico in 18 paesi africani, 11 paesi del Sudest asiatico e in 8 paesi dell’Europa dell’Est ed è in ulteriore espansione. Dal 2001, oltre 40 casi sono di CCHF stati segnalati in Albania. Nelle aree endemiche del Kosovo la prevalenza degli anticorpi anti-CCHFV nella popolazione generale ha raggiunto il 24% . Un primo caso di febbre emorragica  umana è stato segnalato nel 2008 in Grecia, ove un’indagine sierologica attuata nelle regioni nordorientali (ai confini con Bulgaria e Turchia) suggerisce un incremento della prevalenza e un ampliamento dell’area di diffusione del virus negli ultimi 20 anni. La Turchia ha riportato un crescente numero di casi sintomatici a partire dal 2002, con circa 1000 casi all’anno. Al presente le zecche del genere Hyalomma della penisola balcanica e dell’Europa orientale sarebbero separate da quelle di Italia, Spagna e Nord Africa. In Italia centrale un’indagine su un piccolo campione di uccelli migratori a corto e lungo raggio non ha rilevato la presenza del virus, nonostante sia stato rilevato un elevato tasso di infestazione da Hyalomma spp

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