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domenica 22 marzo 2015

La tua casa in cambio di un vitalizio: così il mattone diventa un bancomat

Finanziamenti, via libera al prestito vitalizio: la casa diventa un Bancomat

di Francesco De Dominicis 



Gli ultrasessantenti da ieri hanno un’opportunità in più per mettersi in tasca un po’ di quattrini (ma non a costo zero). Soldi da spendere, in modo da affrontare con maggiore serenità economica la vecchiaia. Una sorta di pensione integrativa che potrà essere ottenuta ipotecando una fetta della casa di proprietà. Attenzione: non si tratta di un regalo. Si chiama prestito ipotecario vitalizio ed è uno strumento introdotto con una norma approvata definitivamente ieri dal Senato che consente, in buona sostanza, di convertire parte del valore di un immobile in liquidità per far fronte a esigenze di consumo.

Il meccanismo lo ha illustrato Mauro Maria Marino, presidente della commissione Finanze del Senato. Viene di fatto trasformato «il prestito vitalizio ipotecario in una forma di finanziamento alternativa, a cui possono accedere tutti i cittadini di età superiore ai 60 anni e in possesso di un immobile». Questo credito speciale verrà erogato dalle banche come percentuale del valore dell’immobile ipotecato. L’ipoteca è una garanzia che non cancella il diritto di proprietà.

Il sistema è piuttosto semplice. Tuttavia bisogna valutare a fondo tutte le implicazioni e i rischi. La nuova legge consente alle parti (banca e cliente) di concordare le modalità di rimborso graduale di interessi e spese, senza che sia applicata la capitalizzazione annuale degli interessi. In questo caso, il soggetto finanziatore può invocare come causa di risoluzione del contratto il ritardato pagamento - cioè quello avvenuto tra il 30 e il 180 giorno dalla scadenza della rata - se verificatosi almeno sette volte, anche non consecutivamente. Qualora il soggetto non concordi le modalità di rimborso graduale, la legge prevede tre casi per il rimborso integrale, cioè in un’unica soluzione: in caso di decesso del cittadino che ha ricevuto il finanziamento; se la proprietà o altri diritti reali o di godimento sull’immobile vengono trasferiti anche solamente in parte; se si compiono atti tali da ridurre significativamente il valore dell’immobile, inclusa la costituzione di diritti reali di garanzia in favore di terzi capaci di gravare sullo stesso. Qualora, a distanza di 12 mesi dal verificarsi di una di queste condizioni, il finanziamento non venisse rimborsato, il finanziatore vende l’immobile al valore di mercato, valore che si decurta del 15% per ogni dodici mesi, sino al momento della vendita.

Le nuove regole sono state accolte positivamente dall’industria bancaria del Paese. L’Abi valuta «molta positivamente» l’ok di palazzo Madama e ha fatto sapere che il testo è, di fatto, il frutto di un’intesa con una decina di associazioni di consumatori. Secondo la Confindustria del credito il pacchetto «rappresenta un giusto equilibrio tra le esigenze di trasparenza, consapevolezza e di tutela dei consumatori e la necessità di creare un prodotto che sia economicamente e finanziariamente sostenibile dal mondo bancario».

Non c’è dubbio che il prestito con casa ipotecata sia una nuova opportunità. Resta qualche dubbio. A cominciare dagli effetti prodotti sul mercato immobiliare dove, gioco forza, confluirà una quota più o meno rilevante delle case date in garanzia. Aumenterà l’offerta di mattone in un periodo non particolarmente favorevole e qualche ripercussione negativa potrebbe esserci pure per le nuove costruzioni.

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