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venerdì 13 febbraio 2015

Dopo Falciani, la nuova lista di evasori: tra i furbetti italiani spunta un altro Pd

La Procura di Milano indaga per una maxi-evasione da otto miliardi di euro in Svizzera, sospettato anche il Pd Francantonio Genovese





Ci sono altri 351 nomi di italiani correntisti in Svizzera, oltre ai 7mila della lista Falciani pubblicati nell'inchiesta de L'Espresso, compreso un nome noto fino a poco fa parlamentare del Pd di Matteo Renzi. Sono clienti della Credit Suisse, intestatari sulla carta di polizze assicurative sulle quali ha messo gli occhi la Procura di Milano in un'indagine su possibili frodi fiscali per "svariate centinaia di milioni di euro". Solo loro avrebbero portato in Svizzera somme per un miliardo di euro, stando ai dati delle Fiamme gialle riportati dal Corriere della sera. E il numero di questi "assicurati" potrebbe salire a mille con un potenziale evaso di otto miliardi di euro. Ad alzare il coperchio è stato il direttore centrale dell'Agenzia delle entrate, Aldo Politco, che in una comunicazione del 12 dicembre 2014 ai responsabili delle direzioni regionali ha scritto di: "Una situazione particolarmente grave" che "denota, da parte di clienti italiani titolari delle disponibilità estere, la marcata intenzione di occultrare al Fisco italiano la loro reale situazione patrimoniale ed economica".

Messina-Zurigo - Nel gruppo dei 351 che avrebbero nascosto le proprie ricchezze oltre frontiera, c'è l'onorevole Pd Francantonio Genovese, già noto alle cronache giudiziarie e prossimo a comparire davanti al Tribunale di Messina per rispondere, con oltre venti imputati, di associazione per deliquere finalizzata al peculato, truffa, falso in bilancio e altri reati. L'ex Pd, Margherita, Ppi, Udr, Cdu e Dc era stato arrestato a maggio 2014 dopo l'autorizzazione concessa dalla Camera. A Messina hanno ricevuto da Milano gli atti sulla sospetta maxi-evasione svizzera. Solo nella segnalazione del Fisco del 2005, risultava che Genovese avesse portato al di là delle Alpi 16 milioni di euro, una cifra ritenuta spopositata rispetto al reddito dichiarato. Su di lui ora pende anche l'ipotesi di riciclaggio.

Il triangolo - Le polizze veniva vendute su due canali: direttamente dalla casa madre Credit Suisse Life & Pension Aktiengesellschaff (Clsp) con sede in Liechtenstein; e poi c'era la vendita da parte di Credit Suisse Life, che ha sede nelle isole Bermuda. Proprio questo secondo canale, secondo il Fisco italiano, serviva per: "Sfuggire anche alla tassazione sugli interessi maturati sui depositi capitali detenuti in Svizzera, la cosiddetta 'euroritenuta'", così il denaro era nascosto ai controlli italiani. Formalmente le polizze erano incentivate con un "premio" che Credit Suisse garantiva ai correntisti che le sottoscrivevano. Di fatto quelle assicurazioni erano scatole nelle quali nascondere i soldi lontano dai controlli italiani, attraverso il canale bermudese per finire in Svizzera.

Scudo beffardo - A permettere alla Finanza di scoprire la triangolazione finta assicurativa Italia-Bermuda-Svizzera sono stati alcuni "assicurati" che hanno usufruito dello "scudo fiscale". Questi avevano aderito al programma di voluntary disclouse, che permette di far rientrare i capitali investiti all'estero pagando una multa ridotta. Da lì è partita un'indagine per frode fiscale, ostacolo all'attività di vigilanza, riciclaggio e abusivismo finanziario. Gli inquirenti vogliono verificare anche le responsabilità diretta della banca svizzera e dei funzionari che hanno promosso le polizze ai facoltosi clienti italiani. Alle mille assicurazioni sotto la lente del Fiamme gialle se ne potrebbero aggiungere presto altre.

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