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martedì 11 novembre 2014

Bastonati dalle tasse retroattive Quanto ci hanno sfilato in tre anni

Conto da 10 miliardi di euro per le tasse retroattive




Tasse retroattive e maxi-acconti, per circa dieci miliardi di euro di imposte chiesti agli italiani solo negli ultimi tre anni, dal 2011 al 2014. Cioè dal decreto salva-Italia di Monti alla legge di stabilità per l'anno prossimo. E' quanto hanno chiesto i governi agli italiani, soggetti privati e imprese. Il conto lo fa Il Sole 24 Ore. Tasse decise oggi, ma pagate "da ieri". Lo Statuto del contribuente vieta esplicitamente (o meglio vieterebbe) l'introduzione di imposte con effetto retroattivo. Ma, essendo una legge ordinaria, lo statuto può essere superato senza conseguenze da altre leggi o decreti. Cosa che negli ultimi 14 anni è successa la bellezza di 86 volte.  solo contando le deroghe esplicite, ovvero quelle che mettono nero su bianco l'eccezione.

Ad esempio, nel Ddl di stabilità che il Parlamento dovrà approvare entro fine anno, c'è l'aumento dall'11,5 al 20% della tassazione sui rendimenti dei fondi pensione, con effetti fiscali già dal 1 gennaio 2014 e incassi per l'erario di circa 450 milioni di euro.

Una tendenza, quella delle imposte retroattive, che come scrive Il Sole si è intensificata per l'esigenza di far quadrare i conti pubblici. Il record, in questo senso, spetta al decreto "Salva Italia" del premier Mario Monti che nel 2012 prevedeva tra l'altro 2,2 miliardi in più di addizionale regionale Irpef per l'anno d'imposta 2011.

Un altro trend è quello degli acconti chiesti a titolo di "anticipo", cioè per imposte che sarebbero dovute sì, ma in futuro. Nel 2013, ad esempio, lo Stato ha incassato quasi 3,7 miliardi di competenza degli anni d'imposta successivi.  Maggiori incassi che, guarda caso, si avvicinano ai 4 miliardi m,ancanti per l'abolizione dell'Imu sull'abitazione principale. Quest'anno, scrive sempre il quotidiano di Confindustria, la tendenza si è attenuata ma non è sparita, come dimostra la decisione di riscuotere nel 2014 tutti i 600 milioni di euro dell'imposta sostitutiva sulla rivalutazione dei beni d'impresa, che dovrebbero invece essere spalmati su tre esercizi.

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