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mercoledì 22 marzo 2017

Le file, le code e i malori: l'ultimo trucco del "mostro" Equitalia

Equitalia, l'ultima truffa: sta chiudendo ma continua a stangarci


di Giuliano Zulin



Le notizie che escono da Equitalia sono incredibili: circa mezzo milione di contribuenti ha fatto domanda per rottamare le cartelle esattoriali. Uno degli ultimi atti del governo Renzi fu infatti il condono sugli atti spediti dall’ente riscossore delle tasse: la sanatoria prevede che si possa pagare a rate (massimo cinque) la somma dovuta e finora non versata senza sanzioni e interessi. Uno sconto invitante che ha spinto appunto una marea di gente, con tanto di code notturne, davanti agli uffici Equitalia.

Il governo gode perché più italiani vogliono saldare i conti col fisco, più soldi insperati entreranno nelle casse pubbliche. Si potrebbe arrivare a un gettito di 5 miliardi in due anni. Una manna in vista delle richieste europee sull’aggiustamento dei conti pubblici. C’è pero qualcosa che non torna: si dà infatti il caso che proprio in queste ultime settimane stiano arrivando a casa di parecchi contribuenti delle cartelle pazze. Ma che forse pazze non sono. Perché?

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Alcune associazioni di consumatori sostengono che molti di questi atti non sarebbero regolari. Succede in Veneto, Lombardia, Lazio, Campania. Fatto sta che, corretti o no, il contribuente è obbligato a presentarsi agli sportelli Equitalia che, però, stanno chiudendo. Generando così code e confusione. Già perché il governo ha deciso che dal primo luglio la società di riscossione, partecipata al 51% dall’Agenzia delle Entrate e al 49% dall’Inps, cessi di esistere. Così c’è chi sospetta che la stessa Equitalia stia aprendo tutti gli armadi e, come fosse una liquidazione totale di un negozio di abbigliamento, stia inviando tutte le cartelle che può prima di chiudere bottega.

Ma quando ti arriva una cartella che ritieni ingiusta cosa fai? Chiami subito il commercialista o vai direttamente allo sportello per chiedere chiarimenti. Come fa a dare chiarimenti Equitalia che sta chiudendo? Semmai, gentilmente, ti propone di far domanda per rottamare l’atto giudiziario in questione. Il povero contribuente in pratica ha un’unica strada da seguire: mettersi in coda e sperare che la sua domanda venga accolta. Bisogna infatti precisare che non tutte le richieste di condono saranno accettate da Equitalia, che avrà tempo fino al 31 maggio per emettere il verdetto. Intanto il fisco ormai sarà entrato in casa tua.

L’esecutivo ora è pronto a varare una sanatoria anche sulle liti fiscali pendenti. La proposta sarebbe: paghi il 50% della somma contestata e non se ne parla più. Tanto in oltre la metà dei contenziosi tributari l’Agenzia delle Entrate perde.

Insomma, se l’erario ti fa lo sconto non è per bontà. Ma per disperazione. I mancati incassi fiscali ammontano a oltre 500 miliardi. Mandano però cartelle a raffica a chi, alla fine, cederà all’Equitalia di turno. Per portare a casa briciole.

Clamorosa coltellata al Cav: addio?  Dove se ne va Daniela Santanchè

Santanchè, Dimitri deposita il marchio "Prima gli italiani": lascia?



"Prima gli italiani". Questo il marchio depositato all'Ufficio italiano brevetti e marchi da Dimitri Kunz d'Asburgo Lorena, il fidanzato di Daniela Santanchè. Insomma, impossibile non vederci dietro lo "zampino" della pasionaria di Forza Italia. Una mossa che ha sorpreso Matteo Salvini, il segretario della Lega Nord che del "prima gli italiani" ha fatto uno dei suoi slogan. Salvini non lo sapeva neppure quando, domenica, ha lanciato la proposta di una federazione di centrodestra che avesse uno slogan che richiamasse quello scelto da Donald Trump per la sua campagna, "America first", prima l'America.

Perché, dunque, la Santanché ha fatto una simile operazione? Di certo non si tratta di una mossa anti-Salvini, poiché come sottolinea Affaritaliani.it la pitonessa caldeggia il riavvicinamento tra Carroccio e Forza Italia. Semmai, la Santanchè, se la legge elettorale venisse modificata introducendo la possibilità di formare delle coalizione, starebbe prendendo in considerazione di presentarsi autonomamente alle prossime elezioni politiche, non più in Forza Italia ma con il simbolo "Prima gli italiani" e un partito che si vada ad aggiungere al gruppo del centrodestra.

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La Santanchè, nel caso, vorrebbe riunire tutti i "trumpisti d'Italia", e l'associazione "Noi-Repubblicani Popolo sovrano", lanciata da lei solo qualche mese fa, farebbe parte del partito. E ancora, insieme a lei ci sarebbero anche i deputati lombardi Giuseppe Romele e Luca Squeri, il senatore Sante Zuffada e diversi sindaci, assessori e consiglieri comunali soprattutto lombardi.

Come ha umiliato i poliziotti feriti: vergogna-De Magistris, altro sfregio 

Napoli, Luigi De Magistris nega la solidarietà ai poliziotti feriti: l'ultimo sfregio



Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris non smette mai di stupire. Sempre negativamente, per altro. L'ultima dell'ex magistrato: negare la solidarietà agli agenti feriti durante gli scontri dell' 11 marzo. Lunedì 20 marzo il Consiglio comunale di Napoli - si legge su Il Tempo - ha approvato con 27 voti favorevoli (e quattro astenuti) la modifica al regolamento statutario che fa del capoluogo partenopeo una "città di pace". Bene, peccato che nella stessa aula e nel corso della stessa seduta il Consiglio ha votato (maggioranza e Movimento 5 stelle) contro gli ordini del giorno per impegnavano la giunta a formulare la solidarietà agli agenti feriti negli scontri nati come contestazione alla presenza di Matteo Salvini a Napoli.

De Magistris si è detto dispiaciuto e ha giustificato il voto di spiegando che era stato associato in modo strumentale alla delibera. "Alcuni consiglieri hanno provato a strumentalizzare la delibera cercando di legarla alla manifestazione contro Salvini e alle violenze successive", ha detto. Immediate le reazioni (furiose) dell'opposizione. Come quella di Mara Carfagna (responsabile di Forza Italia in Campania) che ha definito De Magistris "un uomo di parte, non di pace".

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martedì 21 marzo 2017

POLITICA LOCALE, GAETANO PONTICELLI F.I: "Diavolo e acqua santa? Meglio "RE" all'inferno o servo in paradiso"?

Il Capogruppo di Forza Italia Gaetano Ponticelli ai nostri microfoni: "Meglio "RE" all'inferno o servo in paradiso"?



di Angela Bechis


Gaetano Ponticelli
Capogruppo  Forza Italia

Il potere logora chi non ce l'ha. Sull'intelligenza di questa frase attribuita ad Andreotti non avevamo dubbi, sulla sua veridicità sì. Così il Capogruppo di Forza Italia, Gaetano Ponticelli, ai nostri microfoni de il Notiziario sul web. E sull'attuale situazione politica locale, nota: "Con l'arrivo dell'estate le accozzaglie o le impepate di cozze vanno di moda, resto fermo sulle mie posizioni, offrendo il mio pieno appoggio al Sindaco Simone Monopoli, nonostante abbia dato spazio a pseudo alleanze che non solo non portano da nessuna parte, ma addirittura controproducenti per il Paese. Evidentemente - continua Ponticelli - qualcuno, pur di restare aggrappato a qualcosa, si è addirittura inventato di far salire sul carro del vincitore il nulla. Che ben venga anche il nulla l'importante andare avanti come nulla fosse. Ho le spalle larghe e non mi lascio assolutamente intimorire da quisquilie create ad hoc da chi grazie alla politica è riuscito ad ottenere anche tornaconti personali poi finiti male. Carnevale è passato, si pensi a Pasqua. Il mio invito al Sindaco è di pensare al Paese come bene stiamo facendo fino ad oggi".

Insomma, Ponticelli non le manda di certo a dire, ma soprattutto non cade alle ridicole e trapassate frecciatine che vengono dal "nulla"!.


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Politica e malaffare PARTITO NELLA BUFERA Soldi, tessere, ordini dall'alto La tegola pazzesca su Renzi

Salvatore Buzzi: "Su ordine del Pd comprai 220 tessere del partito"



Era la penultima giornata di deposizione al processo nell'aula bunker del carcere di Rebibbia. Salvatore Buzzi, accusato insieme ad altri 36 imputati di aver costituito un'associazione mafiosa a Roma con lo scopo di gestire appalti e affari in combutta con gli ambienti politici della Capitale (l'inchiesta vede anche altri 100 indagati, tra i quali molti politici). Il colpo di scena è arrivato quando l'avvocato di parte civile del Pd ha chiesto a Buzzi di spiegare perchè in interrogatori precedenti avesse riferito di "soldi in nero per le primarie" del Pd. Buzzi, infatti, ha risposto che "ce lo chiese il Pd, noi demmo 140 voti a Giuntella, che era sostenuto da Umberto Marroni e Micaela Campana, e 80 a Lionello Mancini, dell'area di Goffredo Bettini". Buzzi ha spiegato che i dipendenti della sua cooperativa "29 giugno" furono invitati a iscriversi in tutte le sedi, al costo di 20 euro a tessera pagati direttamente da Buzzi. "A me l'hanno chiesto direttamente Campana e Marroni, mentre Bettini l'aveva chiesto a Guarany, che era il mio vice, quindi non c'era grande differenza". In tutto fanno 220 tessere del Pd comprate da Buzzi su ordine dei compagni capitolini.

"La seconda casa a Montecarlo" Fini e la Tulliani, la frase pazzesca

"Vogliamo una casa a Montecarlo, ce la compri?". Fini, le carte che lo inguaiano




Una seconda casa a Montecarlo per Gianfranco Fini. Nelle carte dei pm che indagano su suo cognato Giancarlo Tulliani, per cui hanno richiesto l'arresto, un passaggio poco chiaro nella testimonianza dell'ex deputato Pdl Amedeo Laboccetta, grande accusatore di Fini, fa nascere un dubbio: l'ex leader di Fli e la sua compagna Elisabetta Tulliani avrebbero chiesto tramite Tulliani al "re delle slot" Francesco Corallo di acquistare e "regalare" alla famiglia una casa nel Principato. È quella stessa lasciata in eredità ad Alleanza nazionale dalla contessa Colleoni? O Laboccetta si riferisce a un altro immobile?


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Laboccetta nel suo racconto è assai dettagliato. La casa, del valore di 8 milioni di euro, Corallo l'avrebbe dovuta scegliere tramite un'agenzia immobiliare di fiducia del Consolato italiano a Monaco. L'ex deputato, arrestato a dicembre per associazione a delinquere finalizzata al peculato e alla sottrazione fraudolenta del pagamento delle imposte, insieme allo stesso Corallo, ha spiegato ai pm: "Siamo nel 2008 ed ero già deputato, nel corso di un pranzo da Fortunato al Pantheon. Giancarlo Tulliani, anche a nome di sua sorella Elisabetta e di Gianfranco Fini, informò Corallo e me che doveva aiutarli a comprare una casa a Montecarlo. Dopo un attimo di stupore, Corallo gli disse che una cosa del genere gliela dovevano chiedere direttamente gli interessati. Poco dopo andammo negli appartamenti della Camera: eravamo Giancarlo Tulliani, Elisabetta, Fini, Corallo e io. Fini disse che lui ed Elisabetta desideravano una casa proprio a Montecarlo e aggiunse testualmente: Siamo certi che vorrai aiutarci a esaudire questo nostro desiderio". "Fini - sottolinea Laboccetta - chiese a Corallo di accompagnare il cognato. Fu chiaro che volevano che a pagare fosse Corallo".

Segue viaggio ("pagato da Corallo") a Montecarlo, dove per tre giorni Laboccetta e Tulliani cercano la casa: "Tulliani mi fece vedere una serie di appartamenti molto belli, con vista mare, e molto costosi (per un valore di svariati milioni di euro). Corallo prese tempo, non volendo deludere le aspettative di Fini e a me disse che il prezzo era troppo elevato. Accompagnai Tulliani al nostro Consolato italiano a Montecarlo e lo presentai al console come cognato del presidente della Camera. Abbiamo chiesto se potessero darci riferimenti di una immobiliare di fiducia e ci venne dato un bigliettino con indirizzo. Lo prese Tulliani, ma non so se poi ha avuto contatti con l'agenzia o abbia comprato qualche casa. Della casa di Montecarlo della contessa Colleoni non sapevo nulla".

Il dubbio, dunque resta. Come restano i dubbi dei pm sull'attendibilità di Laboccetta, che potrebbe essere mosso da risentimento personale nei confronti di Fini (che intanto ha deciso di querelarlo). Di sicuro, però, gli inquirenti sono certi dell'attività criminale del cognato dell'ex presidente della Camera.

Tulliani disperato, la telefonata a papà "Ho paura, se torno...": la dura verità

Giancarlo Tulliani a telefono: "Se vengo in Italia, non posso tornare a Dubai"



Giancarlo Tulliani è irreperibile e ufficialmente latitante. Il cognato di Gianfranco Fini, indagato anche lui nella stessa inchiesta insieme alla moglie Elisabetta e al suocero Sergio, è infatti a Dubai e ha così evitato l'arresto come ordinato dal gip Simonetta D'Alessandro per il reato di riciclaggio a causa dei rapporti illeciti con il "re delle slot" Francesco Corallo, in carcere da dicembre per una evasione fiscale da centinaia di milioni euro.

Giancarlo Tulliani, dopo essere stato indagato, ha venduto il famoso appartamento di Montecarlo e si è trasferito a Dubai. Nell'ordinanza cautelare, riporta La Stampa, si dà poi conto di diverse conversazioni telefoniche tra i Tulliani da cui emerge la volontà di Giancarlo di allontanarsi dall'Italia per evitare guai. Il 6 gennaio 2017, infatti, Giancarlo chiama suo padre Sergio e parlando dei soldi bloccati spiega che "non vuole tornare in Italia perché ha paura di non poter più ritornare a Dubai", e spiega al padre che "l'avvocato gli ha detto di tornare in Italia, ma lui non vuole assolutamente". E tutti temendo di essere intercettanti stanno molto attenti quando parlano al telefono.