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mercoledì 15 marzo 2017

Viene giù Grillo, rivolta senza precedenti Il leader 5 stelle bastonato in casa sua

Beppe Grillo, beffa totale: perde in casa, figuraccia a Genova



Alle votazioni online per decidere chi sarà candidato sindaco grillino a Genova, a sorpresa non vince il "preferito" di Beppe Grillo. La base sconfessa i vertici dei Cinque Stelle, dunque, proprio nella città del comico ligure. Come riporta La Repubblica, ha vinto l'insegnante Marika Casimattis - ambientalista della vecchia guardia - contro Luca Pirondini, dato per favorito e spinto dalla fedelissima di Grillo, la consigliera regionale Alice Salvatore. Hanno votato 700 persone, tra i due uno scarto di soli 24 voti.

Casimattis è un'esponente del M5S delle origini. Pirondini l'aveva accusata di affinità con i transfughi del movimento capitanati da Paolo Putti, una diaspora di quattro consiglieri comunali e uno regionale contro la "svolta verticistica" imposta da Grillo. Che incassa, dunque, una doppia beffa. 

Sondaggio: è sparito il partito Pd, mai visti numeri così / Cifre

Il sondaggio: Pd in caduta libera, è al 23%


di Brunella Bolloli



Pd in caduta libera, lo dicono i sondaggi. Quelli riservatissimi, che girano ai piani alti del Nazareno, raccontano di una situazione disastrosa, che non va oltre il 22%: altro che primo partito, i bei tempi del 40% alle Europee del 2014 sono un lontano ricordo. Ma anche le rilevazioni appena diffuse in tv a Porta a Porta mostrano una situazione desolante per Matteo Renzi e la sua truppa.

Secondo Euromedia Research, istituto di Alessandra Ghisleri, i democratici hanno perso in un mese il 3,1% e sono scesi al 25,5. Mentre per Michela Morizzo di Tecné i punti lasciati per strada sono addirittura 6, per cui oggi, Lingotto o no, il Pd non va oltre il 23%. Anzi, per essere precisi, il Pd prima della scissione era al 28,7% mentre ora, senza la minoranza dem, è crollato al 22,8 per cento dei consensi.

In entrambi i casi il dato per i governativi è allarmante perché significa che il Movimento Cinquestelle balza in testa e, se si andasse a votare adesso, a Palazzo Chigi ci finirebbe, con molta probabilità, Luigino Di Maio o qualcuno dei suoi colleghi. La creatura di Grillo, nonostante i tanti errori a livello locale, resta in vetta ma con quotazioni differenti: 26,4% per Euromedia (mezzo punto in meno rispetto al mese scorso) e 29% per Tecné (un punto in meno).

In particolare, quest'ultimo istituto distingue tra M5S prima della scissione (30,3%) e M5S dopo (27,6), segno che la formazione del nuovo soggetto rosso di Bersani e transfughi dem (dato da Euromedia al 3% mentre da Tecné a più del doppio, 6,5%) rosicchia qualcosa anche ai grillini, senza calcolare l' altra new entry a sinistra di Pisapia e compagni che otterrebbe tra il 2,3 (Ghisleri) e il 4 per cento (Morizzo).

Unico sondaggista che dà un po' di ottimismo ai renziani è Nicola Piepoli, secondo il quale i pentastellati sono ancora sotto al Pd, seppure di un punto soltanto (29 a 28) e, insomma, la scissione ha pesato indubbiamente, ma ormai la crisi è archiviata e al Lingotto si è visto un gruppo molto compatto. Ma la convention torinese fortemente voluta da Renzi ha rialzato il gradimento piddino oppure no? Risposta di Piepoli: «Non l'ha spostato di un millimetro. Le nostre rilevazioni danno il Pd al 29 sia prima che dopo il Lingotto. La merce non è cambiata».

Forza Italia cresce arrivando al 14% secondo la Ghisleri, mentre per Tecné si assesta al 13,5% e per Piepoli all' 11. Quanto alla Lega, per vari sondaggisti è stabile al 13% e i Fratelli d' Italia di Giorgia Meloni sono accreditati tra il 4,5 e il 4,9. Il Nuovo Centrodestra (che sta essere sciolto per volere dello stesso Angelino Alfano) si ferma tra 1,5 e 2%.

Morale: se il centrodestra si unisce supera il 28 per cento, arriva al 30 e vince. Se va in ordine sparso consegna la vittoria nelle mani dei Cinquestelle o, comunque, ad un testa a testa all'ultimo voto tra M5S e Partito democratico.

Anche a vedere le percentuali che ogni lunedì Emg illustra nel Tg di Enrico Mentana, i grillini sono saldamente in testa, sfiorando il 30%, a danno soprattutto degli avversari democratici che, in una settimana, sono scesi al 27,1. Leggerissima flessione per la Lega che passa al 12,8 regalando circa mezzo punto a Forza Italia, mentre salgono dello 0,2 gli scissionisti che arrivano a quota 4,2.

In realtà, oltre alle percentuali di voto, nei sondaggi politici di La7 sono stati mostrati i seggi che ogni partito otterrebbe con il nuovo sistema elettorale. Il M5S avrebbe 201 seggi, il Pd 188, la Lega 85, Forza Italia 83, seguita da Fdi con 32 e da Mdp con 28.

Cosa vuol dire questo? Che con queste aggiudicazioni di seggi avere una maggioranza è, ancora una volta, impossibile. I 316 seggi necessari per ottenere la maggioranza sono un' utopia. Partito democratico insieme a Sinistre e Autonomie arriverebbe solo a 223, mentre PD+Fi+Ncd+ Autonomie salirebbe a 277.

L'unica coalizione possibile per avere la maggioranza sarebbe quella che si ottiene dalla strana alleanza tra Lega, Fratelli d'Italia e grillini, che insieme raggiungono 318 seggi, superando la maggioranza di 2 seggi. Un asse smentito a più riprese dagli esponenti dei tre soggetti politici, che, a parte temi comuni in materia di Europa, lotta agli sprechi e immigrazione, restano molto distanti, infatti hanno già ribadito di non avere alcuna intenzione di allearsi tra loro e quindi la situazione resta di ingovernabilità.

Renzi sconta la divisione con la minoranza dem, l' inchiesta Consip, le politiche sull'immigrazione e sul lavoro. Ma almeno si può consolare con le analisi che lo danno in netto vantaggio nella corsa alla segreteria rispetto ai suoi sfidanti interni, Andrea Orlando e Michele Emiliano. Secondo alcuni poll dei giorni scorsi, alle primarie del 30 aprile l'ex premier raccoglierebbe tra il 53% (Ipsos) e addirittura il 64% (WinPoll), con gli avversari nettamente distanziati, segno che è ancora forte nel partito, molto meno fuori.

Terremoto al Sole 24 ore: via Napoletano, l'incubo rottura per Confindustria

Terremoto al Sole 24 ore, via Napoletano: cosa rischia Confindustria


di Nino Sunseri



Tra Confindustria e il Sole 24 Ore tira aria di divorzio. O almeno sembra questa l'opinione della Borsa che ha fatto crescere il titolo del 12% in una delle giornate più confuse della storia del gruppo editoriale. Un "boom" inatteso in una giornata in cui il consiglio d' amministrazione per sanare una spaccatura violenta trova una soluzione pilatesca: l'attuale direttore Roberto Napoletano va in aspettativa senza stipendio per sei mesi. Viene richiamato dalla «riserva» un professionista che conosce bene la macchina come Guido Gentili. Gli verrà affidato l'interim di una direzione che aveva già esercitato dal 2001 al 2004 prima di entrare nel recinto dei collaboratori. Con la pensione aveva affiancato la firma sul Sole a quella in altre testate. Il comitato di redazione (il sindacato interno) esce dall' incontro con l'amministratore delegato Franco Moscetti dicendo che la gestione straordinaria durerà sei mesi. Immediata la smentita. Una conferma che i rapporti dentro il giornale sono difficili come mai.

Gentili (che in passato aveva diretto anche il settimanale il Mondo) torna sulla plancia di comando mentre vanno avanti le indagini che hanno portato all'iscrizione nel registro degli indagati di Napoletano e dei precedenti vertici fra cui l'ex presidente Benito Benedini e l'ex amministratore delegato Donatella Treu. Dalle nuove indagini vengono fuori dimensioni sempre più ampie dello scandalo delle copie false. Non solo quelle digitali ordinate alla società inglese Di Source ma anche quelle di carta che finivano direttamente al macero. A commissionarle era il canale Eurofreepress con complicità interne al giornale. Forniture cartacee mai sfogliate, e digitali mai aperte.

Nonostante queste criticità il titolo è cresciuto in misura vistosa. Per un verso certamente si tratta di ricoperture. Ma gioca il sentimento del mercato che , scommette sul divorzio fra Confindustria e il gruppo editoriale. La perdita di credibilità della dirigenza e della stessa proprietà è verticale. A rendere più difficile il futuro c'è lo sciopero dei giornalisti che da cinque giorni impedisce le pubblicazioni.

Il presidente Fossa si era dichiarato fiducioso sul ritorno in edicola per domani. Sarà comunque una presenza fugace visto che immediatamente incroceranno le braccia i poligrafici. Giovedì il giornale rischia di non essere presente.Ancora veleni.

Servono 100 milioni. Non sarà semplice per il presidente Vincenzo Boccia convincere il direttivo di Confindustria a sborsarli. Nei forzieri dell' Associazione ci sono 50 milioni. Per tenere la quota del 67% certamente non basteranno. Ma soprattutto sono pochi in chiave politica: che senso ha bruciare risorse nel falò della carta stampata? Per andare avanti bisognerà dimezzare l'occupazione: seicento su 1.200 dipendenti.

Chi si carica questo compito? Le banche però premono. Così sulla crisi del Sole si riflettono tutte le contraddizioni di Confindustria. Una difficoltà testimoniata dalla durezza degli ultimi rinnovi (Bombassei contro Squinzi prima e Vacchi verso Boccia adesso). Scontri camuffati da vivacità democratica. Nella realtà duelli di potere. L'aveva capito Sergio Marchionne indifferente alle pratiche consociative. Sapeva che Confindustria e Cgil sono speculari: l'una giustifica l'altra. Il contratto nazionale come rituale celebrativo. Finito il cerimoniale il Sole si è eclissato. Difficile che le scelte di ieri possano riaccenderlo.

Maratona di New York "Diadora Bright Run" c'è anche l'Atleta Giovanna Raucci

Maratona di New York "Diadora Bright Run" c'è anche l'Atleta Giovanna Raucci 



di Gaetano Daniele



l'Atleta Giovanna Raucci 


New York vale il viaggio. Sempre. Soprattutto se il fine ultimo è la Maratona di New York. Infatti è l'unica che può cambiarti la vita. Se vinci da qualche parte del mondo diventi un atleta di primo piano ma se vinci a New York diventi famoso. 

"Diadora Bright Run", così Diadora denomina il Concorso che porta 20 nuove atlete alla Maratona di New York. Una delle Maratone più lunghe con i suoi 42 chilometri. Tra le vincitrici del Concorso, Giovanna Raucci, di Caivano, ultimo paese a nord di Napoli, che si è classificata 12esima, grazie anche Valsport di Giugliano di Pasquale Parisi, Luigi Parisi e Antonio Zarrillo, che hanno creduto in Giovanna Raucci e in questo nuovo progetto atletico. 

Insomma, tutto pronto. Si parte. E ai nostri microfoni l'emozione di Giovanna Raucci si fa sentire: "Sono contentissima di questa nuova esperienza. Il progetto comprende 3 incontri con il Campione Olimpico di Maratona a Seul, Gelindo Bordin. Il primo a Treviso il 24-25 Marzo per un programma di allenamento e conoscere le altre atlete. Il secondo, una settimana a fine agosto a Sestriere in altura presso il Villaggio Olimpico. E il terzo incontro in fase di rifinitura alla mezza Maratona di Treviso ad Ottobre. La cosa che mi rende responsabile e nello stesso tempo mi coinvolge di emozione - conclude ai nostri microfoni Giovanna Raucci - e che non partecipo come una semplice atleta, ma parteciperò per una grande azienda, un grande marchio dello Sport, "DIADORA". Ringrazio tutti gli amici e parenti che mi hanno votato, Valsport di Giugliano nella persona di Antonio Parisi, Luigi Parisi e Antonio Zarrillo che hanno creduto in me. Per adesso posso solo dire "GRAZIE" a tutti, vi porterò per tutti i 42 chilometri nei miei pensieri". 

Di Maio, Di Battista, Fico e gli altri Il trucchetto per tenersi la poltrona

Il M5S stelle e il doppio mandato: probabile abolizione per incarichi governativi



Il Movimento 5 stelle e le sue regole, una delle più importanti quella sul doppio mandato, secondo la quale sarebbe impossibile per i candidati pentastellati restare in carica per più di due mandati. Come riferisce Il Corriere della Sera dovrebbe essere prevista un'eccezione per i ruoli governativi, perché "si tratta di incarichi come quelli ministeriali che avvengono su nomina, non per elezione diretta". In questa maniera si preserverebbe l'attuale popolarità del Movimento e la figura di volti noti come Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e Alberto Fico. L'obiettivo è quello di non disperdere i voti e i consensi accumulati in questi anni, conservando le figure che hanno contribuito attivamente alla grande rimonta politica dei 5 stelle.

Viene meno quindi un principio fondamentale del Movimento che, dopo essersi presentato al popolo come rivoluzionario e finalmente risolutivo per i problemi del Paese, si mostra comunque legato a pregressi meccanismi politici che loro stessi inizialmente rinnegavano. In ogni caso la decisione non è ancora definitiva e sarà certificata da una votazione sul blog che probabilmente avverrà tra alcuni mesi.

Gentiloni ha deciso, si vota il 28 maggio Occhio al governo, ecco i due referendum

Referendum, il Consiglio dei ministri su voucher e appalti: si farà il 28 maggio



I referendum su voucher e appalti promossi dalla Cgil ha una data: 28 maggio 2017. Il Consiglio del ministri ha fissato la prossima data utile per  l'abrogazione "di disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti" e per l' "abrogazione di disposizioni sul lavoro accessorio (voucher)".

Questo sarà il 73esimo referendum nella storia della Repubblica, il 68esimo abrogativo. Si accende però il dibattito sulla possibilità di far coincidere la data del referendum con quella delle elezioni Amministrative (da programmare tra il 15 aprile e il 15 giugno), che riguarderanno più di mille comuni. Il motivo principale di questa scelta potrebbe risiedere nel fatto che i referendum abrogativi richiedano un quorum di partecipazione del 50% che è stato difficilmente raggiunto nelle precedenti occasioni.

"Io quell'italiano lì non lo voglio" Furia Trump: disastro diplomatico

"Io quello non lo voglio", la furia di Trump contro l'italiano: con chi ce l'ha



Si sta consumando una faida sotterranea alla Farnesina. Al centro della lotta di potere il ruolo di ambasciatore italiano a Washington, mica bruscolini. Da un anno la carica è ricoperta dal veneziano Armando Varricchio,  55 anni, ex consigliere diplomatico di Matteo Renzi a Palazzo Chigi.

Il suo mandato nel ruolo di ambasciatore italiano negli Stati Uniti dovrebbe essere ancora lungo, ma pare che il suo posto sia a rischio. Ci sarebbe già il nome di colui che potrebbe fargli le scarpe, l'attuale ambasciatore a Londra Pasquale Terracciano. Il motivo dell'insicurezza di Verricchio si chiama Donald Trump. Il suo entourage considera infatti Verricchio troppo vicino ai democratici, "con la candidata sconfitta Hillary Clinton che, vicina di casa dell'ambasciata, è stata spesso avvistata tra le quattro mura della rappresentanza", si legge sulla Stampa.

Il fatto che Matteo Renzi si fosse augurato la vittoria della Clinton non gioca a favore di Verricchio: "È ovvio per me e per tanti di noi preferire Hillary Clinton come "commander in chief"". Un'affinità con gli avversari che non dev'essere sfuggita all'entourage di Trump. Ecco perché c'è chi sostiene che l'ambasciatore scelto da Renzi, e protagonista di una fase in cui il nostro governo si è apertamente schierato a favore dei democratici, non sia più la figura giusta per costruire un rapporto con Trump e la sua squadra.