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domenica 4 dicembre 2016

"Schiavo della coca. Una volta con la polizia...". Clamorosa confessione della super-star della musica italiana / Guarda

J-Ax: "Ero schiavo della cocaina. Quella volta in cui mi fermò la polizia e cantai per tutta la stradale"



"Avevo avuto un successo incredibile", premette il rapper J-Ax in un'intervista al Corriere della Sera in cui parla del suo passato, dei suoi demoni e di droga. Ma poi, "quando è iniziata la discesa, mi sono ritratto nell'alcol e nella cocaina. Sono diventato un drogato. E drogarsi è come chiedere un po' di pace alla morte". Al secolo Alessandro Aleotti, milanese classe 1972 ed ex leader degli Articolo 31, ad Aldo Cazzullo spiega che "a 29 anni mi sentivo vecchio. E mi devastavo. Un cocktail, una botta. Facevo cose folli".

E una di queste follie la racconta: "Stavo con un' ex Miss Italia. La accompagno a Salsomaggiore, dove lei è in giuria per eleggere la nuova Miss. Ma resto senza bamba. Così parto per Milano, guidando come un matto, con l' idea di fare scorta e rientrare subito, ma in autostrada trovo una macchina che mi rallenta. Faccio i fari, suono il clacson; niente. Erano poliziotti". In quel caso J-Ax se la cavò in un modo particolare: "Mi hanno fatto cantare nella loro radio un pezzo rap, per tutta la stradale; e mi hanno lasciato andare. Ho capito che sui poliziotti aveva ragione Pasolini. Odiarli tutti è da fascisti".

Quando gli viene chiesto come è uscito dal tunnel della droga racconta: "Grazie all'incontro con la donna che ora è mia moglie. Lei è americana ma ci siamo conosciuti a Milano, a una cena. Ho cominciato a uscire solo per vederla. Abbiamo cercato emozioni lontano dalla droga". Dunque ammette che oggi "fumo un po' d'erba ogni tanto". Sempre droga è, gli si fa notare. E lui: "Ma no. Non è vero che si passa dalle canne agli stupefacenti. Alla cocaina e all' eroina si arriva attraverso l'alcol. Infatti non bevo più".

Referendum, bomba a urne aperte Il sondaggista: "Chi vince" / Guarda

Il sondaggista Roberto Weber di Ixé: "Scommetterei sulla vittoria del Sì"



Nel giorno del referendum, tra gli osservati speciali ci sono i sondaggisti. Già, perché la categoria è reduce da parecchi flop, soprattutto a livello internazionale: si pensi alla Brexit nel Regno Unito o alla vittoria di Donald Trump negli Usa. E anche in Italia, il ricordo delle previsioni steccate alle politiche del 2013 è ancora limpido. E così La Stampa si è presa la briga di interpellarli, i nostri sondaggisti, proprio nel giorno del voto. Il primo a parlare è Antonio Noto, direttore di Ipr Marketing: "Se abbiamo paura? È come chiedere a un chirurgo se ha paura di entrare in sala operatoria. Per favore, non aumentiamo la sfiga. L'unico dato certo - chiosa - è che tutti ci tifano contro". Dunque, sugli indecisi - fattore chiave per l'esito del referendum - sottolinea che "un 4 percento forma il suo giudizio a ridosso dall'apertura dei seggi".

Poi le parole di Roberto Weber, presidente dell'Istituto Ixè, che si sbilancia in modo piuttosto clamoroso: "Gli errori sono una componente del nostro mestiere che ho sempre temuto - premette -. (...) Comunque se dovessi scommettere dei soldi li punterei sul Sì". Il che è come una mezza ammissione: stando alle sue ultime rivelazioni, non divulgabili, è lecito ipotizzare che il Sì avrebbe più chance. Alessandra Ghisleri di Euromedia Research si mostra garibaldina: "Paura di cosa? Faccio un lavoro normale, non ho la palla di cristallo, deve semplicemente raccontare come stanno evolvendo le cose". Più netto e fiducioso Maurizio Pessato di Swg: "Certo, quello che diciamo non è il giudizio di Dio, ma allo stesso tempo penso che non sbaglieremo. Abbiamo registrato una certa distribuzione. C'è solo una possibilità su cinque che possa andare in maniera diversa da come diciamo". Tra poche ore, dunque, la soluzione del giallo. Una soluzione che come fa notare sempre Weber sarà scritta anche dall'affluenza: "Ci possono essere delle sorprese, provenienti soprattutto dal sud, dove questa volta si potrebbe registrare un'affluenza mai vista".

TEMPI CUPI Lapo tenuto sotto chiave e punito: famiglia Agnelli, il rimedio drastico

Lapo Elkann, pugno di ferro della famiglia: "Tenuto sotto chiave, feste vietate. È stato scaricato"



La proverbiale ultima goccia ha fatto traboccare il vaso: la famiglia, con il rampollo Lapo Elkann, ora userà il pugno di ferro. Esasperata dalle sue continue sregolatezze e dai problemi con la cocaina, la famiglia ha deciso di punire il rampollo vizioso (il cui processo a New York per il finto rapimento si aprirà il prossimo 25 gennaio). E del pugno di ferro ne dà conto un amico degli Elkann, citato da Il Giorno, il quale spiega: "Dopo fatti del genere, la famiglia lo mette sempre sotto chiave". Anche quando si sarà sgonfiata la vicenda, dunque, Lapo sarà tenuto sotto strettissimo controllo.

Ovviamente, dopo lo scandalo della scorsa settimana, Lapo non ha preso parte a un party glamour a Miami, dove la sua Italia Indipendent ha promosso l'ultima linea di occhiali da sole. Scelta sua, ma scelta anche del suo entourage e della famiglia, che vuole mettere Lapo "sotto chiave", vietandogli party e vita mondana. Esasperata dall'atteggiamento di Lapo, la famiglia inoltre avrebbe dato incarico agli avvocati newyorkesi del gruppo FCA di occuparsi della vicenda e di collaborare con la polizia. Insomma, gli Agnelli non sono più disponibili a coprire Lapo, anzi. Stando a una fonte della polizia della Grande Mela citata dal New York Post, "Lapo non è più sostenuto dalla famiglia per il suo stile di vita, le droghe, le prostitute e tutto il resto"

"Asino. Ti faccio arrestare mamma. E..." La maestra umilia il bimbo handicappato

Cesenatico, maestra denunciata: umiliava il bambino handicappato



In una scuola elementare di Cesenatico, una maestra 44enne, è stata denunciata dai carabinieri per abuso di mezzi di correzione o disciplina. Secondo le indagini condotte dalle forze dell'ordine, la maestra si sarebbe permessa più volte, durante l'anno scolastico 2014-2015, di umiliare un bambino portatore di un handicap mentale. Gli avrebbe detto "sei un'asino" e lo avrebbe minacciato ripetutamente dicendogli che non avrebbe goduto di favoritismi e che non poteva comportarsi come voleva.

L'insegnante in un'occasione avrebbe detto al bimbo che se non si fosse presentato alle lezioni avrebbe fatto intervenire i Carabinieri i quali avrebbero poi arrestato i suoi genitori. Una volta, non contenta del suo comportamento, lo ha allontanato dalla lezione, lasciandolo completamente solo in palestra per almeno un'ora. La salute del bambino, affetto già da una patologia e da disturbi dell'apprendimento, è peggiorata, dati i trattamenti subiti dalla maestra. Ora il piccolo accusa "un perdurante turbamento emotivo, acuito dalle proprie condizioni psico-fisiche, e un pericolo per il suo equilibrio psichico".

Una clamorosa rivoluzione in tv: su che canali vedrai la Champions

Champions League, la Rai a caccia dei diritti per il 2018



Rivoluzione in televisione. Si parla dei diritti della nuova Champions League, quella che si giocherà dal 2018. In prima linea per accaparrarsi la possibilità di trasmettere la competizione è la Rai, che molla Formula 1 e Coppa Italia e punta tutto sulla coppa dalle grandi orecchie. Il punto è che la Champions, nel 2018, vedrà per regolamento quattro italiane sicuramente al via: l'interesse è massimo poiché il ritorno, si ipotizza, sarebbe altissimo. Ad oggi i diritti per trasmettere la competizione sono di Mediaset: li paga 220 milioni all'anno, una cifra che stando agli esperti non può essere ripetuta (la Champions, ora, vale circa 100 milioni l'anno).

Ed è in questo contesto, dunque, che secondo Repubblica si starebbe muovendo Viale Mazzini, pronta ad offrire 40 milioni per la possibilità di trasmettere una partita in chiaro (gli altri 60 li metterebbe Sky per offrire, in pay, tutte le altre partite). Ad ora, Mediaset starebbe fuori dai giochi: l'investimento per avere l'esclusiva dei diritti, infatti, non ha dato i risultati sperati. Il Biscione, dunque, cercherà di salvare Premium puntando sulla Serie A.

Mps, l'ago della bilancia di fine anno Perché dipende tutto dalla banca

Mps, l'ago della bilancia di fine anno: perché dipende tutto dalla banca


di Buddy Fox



Nuvole nere sopra Roma, cielo di piombo sopra Piazza Affari, nel nostro paese il tema del referendum è diventato ossessivo, fintanto noioso. Una cacofonia di opinioni che sembrano avere come unico fine, quello di confondere e distrarre dal vero problema del nostro paese: le banche, sempre loro.

-99% per MPS, -97% per Unicredit, sono numeri che pesano più di un Sì o di un No, sono numeri che misurano le grandezze delle perdite subite dalla nostra finanza e dalla nostra economia. Sono numeri che fanno capire il perché di tanta ingerenza da parte della stampa internazionale nei confronti del nostro paese.

La pulce me l'ha messa l'ultimo articolo del Financial Times, quello in cui si definiva l'esito del referendum come possibile causa di fallimento per il nostro sistema bancario. Una scusa, quell'articolo, che ha scatenato ulteriori vendite. Vendite che si sono arrestate il giorno successivo, senza nessuna apparente motivazione, tanto da farmi pensare che l'articolo del FT fosse strumentale ad ottenere uno scopo. La mia idea: chiusura totale delle posizioni al ribasso, con lauti guadagni (targati USA e UK), e apertura di posizioni al rialzo, sia sulle banche che sull'Italia intera pronti a sfruttare una possibile euforia.

Anche se dovesse vincere il NO? A me sembra che un esito negativo per il governo sia ormai scontato dalle borse, è invece il miraggio del Sì un'ipotesi per nulla considerata e che quindi potrebbe far scattare un rialzo prodigioso.

Ma più dell'esito elettorale, è un altro l'evento che attendono i mercati e che casualmente si verifica in coincidenza, ed è quello relativo all'aumento MPS. Aumento che ha come preambolo la conversione dei Bond, procedura che ha avuto inizio lunedì, proprio il giorno della pubblicazione da parte del FT dell'articolo allarmante sulle nostre banche. Guarda che coincidenza!

Una spallata per spaventare e far scappare il parco buoi? Guarda caso il giorno successivo MPS vola, senza apparente motivo. La banca da questa conversione si aspetta di raccogliere 1,5 mld, e ha già in tasca i 400 ml di Generali. Ogni euro in più sarà fieno per il Toro.

Mps sarà l'ago della bilancia per un fine d'anno da urlo, resta solo da decidere se sarà un urlo di gioia o di dolore.

PIAZZA AFFARI: il giorno del "giudizio universale" (4/12) sembra spalancare i cancelli del Paradiso. Per la prima volta vedo stagliarsi nitidamente una prateria per il toro (rialzo), in fondo un bell'albero di Natale. Sarà rally? E' rischioso, lo so, ma è il momento di andare long.

PETROLIO: l'ostinata caccia dei cigni neri, mi sembra un esercizio inutile quanto deleterio. L'ha dimostrato l'ultimo OPEC, dove molti dal "nulla di fatto" si attendevano la scusa per vendere tutto, salvo poi disattendere il pessimismo. Questo è l'anno dei "Trumpolini" e non dei trabocchetti.

GOLDMAN: qui è tutta un'altra musica, siamo quasi ai massimi della grande bolla 2008. I "dominatori dell'universo" sono tornati, e ora sono ufficialmente anche padroni nel governo. La festa continua!

ALERION: non sono Babbo Natale, non faccio regali. Niente Opa, io tengo.

FIAT: sempre più strong buy!

Oakland, il rave party finisce in tragedia Almeno 9 vittime, si temono 40 morti

Oakland, incendio al rave party: almeno 9 morti e 25 feriti



Almeno nove persone sono morte nell'incendio che si è scatenato ad un rave party in una sorta di locale notturno improvvisato a Oakland, vicino San Francisco, in California, dove si contano anche 25 dispersi. Questo il bilancio ancora provvisorio fornito dalla polizia. Nel locale era in corso il concerto di un gruppo elettronico, i Golden Donna, a cui stavano assistendo una cinquantina di persone. Le fiamme si sono sviluppate alle 23,30 locali (le 9,30 in Italia) e sono state domate solo dopo tutta la notte. Il bilancio, però, potrebbe essere ben peggiore. In conferenza stampa, il portavoce dello sceriffo della contea di Alameda ha affermato che "si temono 40 morti".

Il capo dei vigili del fuoco, Teresa Deloach Reed, ha spiegato che la maggioranza delle vittime è stata trovata al secondo piano della struttura, un deposito usato come studio musicale. Le cause dell’incendio non sono state ancora accertate: "Stiamo ancora conducendo una ricerca approfondita nei resti dell’edificio perché non conosciamo ancora il potenziale numero complessivo delle vittime", ha chiarito Reed. La donna poi ha aggiunto che il locale - in realtà uno studio musicale privo di autorizzazioni - non aveva uscite di sicurezza, ulteriore elemento che ha aggravato il bilancio, ancora provvisorio.