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mercoledì 12 agosto 2015

Come ottenere un aumento di stipendio? Dieci consigli per "incastrare" il capo

Ecco le dieci dritte per ottenere il desiderato aumento di stipendio




Siete fermamente convinti di aver fatto un ottimo lavoro in azienda, siete certi di meritarvi un aumento ma non sapete di preciso in che termini chiederlo al temutissimo capo? Gli esperti di Hays Executive hanno redatto una lista di consigli (per la precisione dieci) che vi potranno essere utili per compiere con successo questo passo.

Prima - Prevenire è meglio che curare. Assicuratevi dunque, prima di chiedere una promozione o un aumento di stipendio al vostro boss, che l'azienda per cui lavorate non stia attraversando un momento di crisi che la costringa a licenziare dei dipendenti; perché, se così fosse, sarebbe di cattivo gusto oltre che inconcludente chiedere un aumento che si può già supporre di non riuscire a ottenere. Dopo questo accertamento, sarebbe utile informarsi se il proprio attuale stipendio sia in linea con la retribuzione media per lo stesso tipo di impiego in aziende dello stesso tipo. Più facile è ricevere un aumento se il proprio stipendio è più basso dei colleghi con lo stesso ruolo aziendale. È necessario poi mostrare i propri successi, i propri risultati per avallare la richiesta di aumento.

Durante - Bisogna cercare di parlare con il capo in un momento propizio alla richiesta, che non è mai facile discutere con il boss. Quindi cercare di carpire il momento giusto, in cui il capo non è troppo impegnato, stressato e nervoso. Al colloquio bisogna presentarsi in maniera curata e semplice: non bisogna strafare con abiti eleganti o esagerati che non si è soliti portare. Bisogna essere sicuri di sé, positivi e propositivi perché la propria richiesta abbia successo. Se tutto, durante il colloquio, va nella giusta direzione, dovete dimostrarvi pronti a sostenere una mola di lavoro maggiore a quella cui siete abituati, commisurata al livello di responsabilità cui ambite.

Dopo - È buona educazione, qualunque sia l'esito dell'incontro, ringraziare con una mail il capo per il tempo che vi ha dedicato. E se tutto è andato per il meglio, non vantatevi con i colleghi e fate di tutto per non deludere la fiducia accordatavi dai vostri superiori: dimostrate che quell'aumento di stipendio ve lo siete davvero meritato.

Comprare casa ora conviene Mappa prezzi, città per città

Case in vendita e in affitto: i pro e i contro per chi è in cerca





Nell'ultimo quinquennio il valore complessivo del patrimonio immobiliare italiano ha subito un crollo di duemila miliardi a causa, secondo Confediliza, sia della crisi economica e sia delle scure fiscali. Per la Cgia di Mestre invece la perdita registrata sarebbe intorno ai 1200 miliardi. Numeri a parte, rimane il fatto che con la perdita di valore del mattone, si è persa una cifra pari a quasi tutto il Pil dello Stivale. I prezzi alle stelle per la compravendita degli immobili stanno scendendo molto lentamente, adeguandosi all'evoluzione dello scenario economico internazionale. 

I mutui - Ci sono due fattori che influenzano l'evoluzione positiva delle vendite di case: la rimodulazione della tassazione immobiliare e l'allentamento della stretta sui mutui. Il problema legato alla tassazione non è tanto quello del suo importo, attualmente ai minimi storici, ma le garanzie da rilasciare al momento del finanziamento. La possibilità effettiva di ottenerlo sono pochissime per i 'nuovi italiani' ovvero i giovani e gli immigrati che sono in cerca della loro prima abitazione. Dieci anni fa questa 
fetta di acquirenti portava ben 850 mila vendite di case all'anno, il doppio di quelle di oggi.

Prezzi in calo nelle città - Nell'ultimo anno i valori medi nelle maggiori città italiane, secondo Nomisma- l'Osservatorio sul Mercato Immobiliare, sono diminuiti del 3%. A Milano si è registrato un - 2,3% su base annua mentre a Roma un -3% sempre durante l'arco di un anno. Le previsioni sono di un calo annuo medio dei prezzi nelle grandi città del 2,5% nel 2015 (Milano -1,7%, Roma -3%) e di un’inversione di tendenza, anche se su livelli non clamorosi, a partire dal 2016: +0,5%, che sarà seguito dall’1,7% del 2017.

I tassi - Per coloro che intendono acquistare tramite la richiesta di un mutuo appare consigliabile in questo momento comprare un appartamento. La differenza la fa la possibilità di poter approfittare di una combinazione tra prezzi e tassi favorevoli. Lo stesso vale anche per quelli che sono in cerca di una casa da riqualificare. Dal 31 dicembre ci saranno delle sostanziose agevolazioni 
fiscali sulla ristrutturazione e sul risparmio energetico.

È il momento giusto? - In conclusione sarebbe meglio aspettare a lanciarsi nelle dinamiche del mercato immobiliare, soprattutto se non si ha bisogno di stipulare un mutuo. L'offerta di appartamenti in vendita è destinata ad aumentare specialmente se l’evoluzione della fiscalità porterà ad abolire le imposte sulla prima casa, inasprendo però i tributi sulle altre tipologie di immobili residenziali come quelli ereditati o a disposizione. Se si ha una necessità abitativa urgente comunque è bene sapere che il momento è buono sia per gli affitti e sia per le vendite.

Auto usate, ecco come vi fregano Cinque dritte per comprare bene

Auto usate, le 5 dritte per evitare di comprare una fregatura




ll mercato delle auto usate è sempre astioso. I bolidi promettenti spesso riservano delle sorprese per nulla positive. Infatti almeno metà delle automobili di seconda mano sono messe in vendita con il chilometraggio manomesso. È quello che sostiene in un intervista a Il Fatto Quotidiano Alfredo Bellucci, titolare di un'attività di vendita di auto usate, nel suo libro Non prendermi per il chilometro. Il fenomeno dello 'schilometraggio' produce un giro di affari illecito di due miliardi di euro all'anno. I modi per non farsi fregare dal primo lestofante che promette di venderti l'affarone comunque ci sono:

Scemare gli annunci online - Nell'era 2.0 la maggior parte degli annunci di auto usate si trovano nei siti di compravendita tra privati. Ma attenzione non sempre il prezzo più conveniente nasconde l'affare migliore. Per evitare trappole è bene verificare, oltre alla data di immatricolazione, anche gli annunci con le foto in cui appaiono targhe scoperte. I venditori che le nascondono di solito hanno interesse nell'ostacolare le indagini dei futuri proprietari del mezzo.

Non innamorarsi - Essere colpiti nel profondo dell'animo da un veicolo o dal suo venditore/venditrice non è per nulla un bene. Nello slancio emozionale infatti si rischia di diventare poi perfette prede. Il risultato poi ovviamente è il cuoricino spezzato e un sacco di soldi spesi per un catorcio.

Indagare sui precedenti proprietari - Per essere sicurissimi del prodotto sarebbe meglio impiegare un po' di tempo per indagare sulla macchina da acquistare. Tramite il Pra (pubblico registro automobilistico) e L'Aci si può facilmente risalire al numero del precedente proprietario e al valore delle singole transazioni.

Indagare sulla manutenzione - La cronologia della manutenzione in alcuni casi potrebbe aiutare a stabilire il chilometraggio effettivo dell'auto. Non fidatevi troppo del libretto elettronico perché potrebbe essere stato manomesso insieme al contachilometri. Preferite una cronologia scritta della manutenzione con eventuali riferimenti ai riparatori.

Fare tante domande - Chiedere è meglio. Documenti, curiosità e delucidazioni sul mezzo saranno apprezzatissime dai venditori onesti che saranno in grado di rispondere facilmente ai vostri quesiti. In caso contrario, se il venditore risponderà con difficoltà o inventerà scuse fantasiose per non mostrarvi le documentazioni, potrebbe avere qualcosina da nascondere.

I dieci sindaci che rifiutano i clandestini e adesso rischiano la denuncia / Le storie

I dieci sindaci che rifiutano i clandestini e vengono denunciati



di Giuseppe Spatola



Il timore che le denunce partano è più che concreto, con almeno dieci sindaci "no-profughi" della provincia di Brescia che rischiano di finire presto nel mirino della giustizia per «aver dichiarato il falso» attestando alla Prefettura (anche con documenti scritti) la mancanza di spazi idonei e disponibili da riservare all' ospitalità diffusa dei profughi. Questo basterebbe per far scattare d' ufficio, una volta smentiti dai sopralluoghi, la segnalazione di reato per falso ideologico, abuso di ufficio e omissione d' atti d' ufficio.

Accuse pesanti che, però, non sono ancora state formalizzate in Procura. Mentre la Prefettura ha prontamente messo avanti le mani, precisando in una nota diffusa nel tardo pomeriggio di ieri che gli uffici non «hanno assunto alcuna iniziativa volta all' accertamento» del comportamento dei sindaci, nel bresciano il caso è scoppiato arrivando fino al Parlamento, dove nei prossimi giorni si chiederà conto della questione direttamente al ministro Angelino Alfano.

I sindaci sono, infatti, ufficiali di governo, e avrebbero l' obbligo costituzionale di «adoperarsi per risolvere un problema se interpellati dal Prefetto». Come dire che gli amministratori locali possono farsi portavoce del malessere dei cittadini, a patto che non dichiarino il falso. Chiaro quanto l' intervento di Matteo Salvini che su Facebook non ha perso tempo nell' affondare il colpo: «Pare che a Brescia si stia indagando su 10 sindaci che rifiutano i clandestini - ha scritto il leader della Lega Nord -. Ma andate a cercare spacciatori e delinquenti vari, invece di rompere le balle a chi fa il suo lavoro!».

Sul fronte opposto, a fine luglio, era stato il segretario provinciale del Pd bresciano, Michele Orlando, a lanciare un appello alla Prefettura perché usasse il pugno duro, imponendo l' accoglienza diffusa a tutti i Comuni (anche a quelli riluttanti). E dieci giorni più tardi le minacce di denuncia si sono fatte concrete. «La politica dell' accoglienza non possono pianificarla gli albergatori - ha sottolineato il segretario Dem Orlando -. Ma non possono farla neppure i sindaci in autonomia. Soprattutto i sindaci responsabili non possono permettersi di essere presi in giro da quelli che fanno gli sceriffi. Qui c' è un problema e il modo migliore per risolverlo è l' accoglienza diffusa perché evita tensioni e preoccupazioni. Ma perché l' accoglienza sia realisticamente diffusa serve che qualcuno, il Governo attraverso le prefetture, concordi in maniera decisa. E dove non c' è accordo imponga a tutti i sindaci di accogliere un numero minimo di profughi».

Intanto Brescia si sta organizzando per accogliere altri 280 immigrati, che si andranno a sommare ai 1036 già presenti in provincia. Nuovi arrivi che andranno ad alleggerire il carico dell' hub di Bresso (Milano), dove entro Ferragosto dovranno trovare ospitalità altre centinaia di profughi smistati dal Governo e congelati sulle coste per la mancanza di posti. La minaccia delle denunce, quindi, potrebbe essere la "leva" utile per disinnescare la ribellione del fronte no-profughi, costringendo i primi cittadini a mettere da parte le proprie ideologie e agevolare il piano di accoglienza diffusa proposto e sostenuto da Alfano.

E proprio sul metodo utilizzato il Coordinamento Provinciale di Forza Italia di Brescia ha espresso le sue perplessità. «È un attacco intimidatorio - hanno sottolineato a Forza Italia- che va stigmatizzata in quanto evidente espressione di un potere autoritario e calato dall' alto che non tiene in conto la volontà delle comunità locali». Ancora più diretto il vice capogruppo leghista in regione Lombardia. «Si tratta di un' ipotesi da stato sudamericano, una cosa inaccettabile, una minaccia di stampo centralista - afferma il consigliere Fabio Rolfi - volta a rimarcare l' autorità dello Stato sui rappresentanti delle comunità locale. Denunciare i sindaci significa scatenare una guerra istituzionale». Forza Nuova invece ha subito messo a disposizione i propri legali gratuitamente a tutti i Sindaci che non si «faranno intimidire da questo inaccettabile atteggiamento». «Tutto - hanno rimarcato i forzanovisti - ci fa pensare a uno "stato di polizia" che se la prende con chi si espone in prima persona per aiutare e tutelare i propri connazionali».

Il Vietnam di Renzi si chiama Pd: in 80 lo mollano per un altro Ulivo

Pd, gli 80 anti-Renzi che fanno le valigie per fondare un altro Ulivo


di Tommaso Montesano 



Adesso iniziano a uscire i primi numeri. A saltare il fosso, abbandonando il Pd renziano che ha chiuso ogni canale di comunicazione sulla riforma del Senato («il modello è questo, fondato sulle Regioni e sui sindaci, e non si torna indietro»), potrebbero essere in ottanta. Una trentina a Palazzo Madama, dove a settembre sulla riforma del Senato si consumerà lo scontro finale tra le due anime democratiche; una cinquantina a Montecitorio. 

«Attenzione, però», avvertono dalla minoranza del Pd, «ottanta è il numero di coloro che hanno avuto il coraggio di esporsi. Molti hanno preferito rimanere in silenzio. Se il conflitto arrivasse alle estreme conseguenze, quelli che uscirebbero allo scoperto sarebbero molti di più». La rottura tra le due anime del Pd avverrebbe in due fasi. La prima in Parlamento: in Aula, al momento del voto sulla riforma costituzionale. La seconda in una sorta di congresso fondativo di un nuovo soggetto politico, le cui basi sarebbero gettate, a settembre, dalla fusione delle due componenti della minoranza democratica: quella dell’ex capogruppo Roberto Speranza e quella riconducibile a Gianni Cuperlo, lo sfidante di Matteo Renzi alle primarie. Padre nobile, naturalmente, Pier Luigi Bersani. Obiettivo: dare vita ad una «Sinistra riformista» fulcro di un Ulivo 2.0 che punti alla riunificazione a sinistra, recuperando il dialogo con Sel e con le forze sociali - Cgil in testa - entrate in conflitto con il Pd renziano. 

Prima, però, la minoranza dem venderà cara la pelle a Palazzo Madama sulla riforma del bicameralismo. Tutto si giocherà sui 513.450 emendamenti, tra cui i 17 dei dissidenti pd che puntano a conservare l’elettività del Senato, che saranno stampati dal 24 agosto. Intanto si moltiplicano i tentativi di mediazione. Maurizio Martina, il ministro delle Politiche agricole portavoce dell’offerta lanciata da Luigi Zanda, capogruppo al Senato, per l’elezione semidiretta dei senatori, non si arrende. «Fuori dalla porta ci sono salti nel buio o passi indietro di cui non possiamo essere corresponsabili. Discutiamo quindi per unirci, non per dividerci», è la supplica del ministro.

Poi c’è il «lodo Onida», dal nome del presidente emerito della Corte costituzionale, Valerio Onida. Ovvero «una Camera delle autonomie limpidamente ispirata al modello Bundesrat (la Camera alta tedesca, ndr). Come nel programma originario dell’Ulivo», ricorda il prodiano Franco Monaco, per il quale la proposta, «senza chiedere la capitolazione dei due fronti opposti, potrebbe superare i limiti di entrambi» gli schieramenti. Un lodo che finora, però, al pari della mediazione targata Martina-Luigi Pizzetti (vice di Maria Elena Boschi ai Rapporti con il Parlamento), pare destinato all’insuccesso, visto che i senatori della minoranza non si schiodano dalla richiesta di ripristinare l’elettività degli inquilini di Palazzo Madama. 

Per Vannino Chiti l’elezione semidiretta dei senatori è «una presa in giro dei cittadini e un obbrobrio». «Renzi non ascolti i cattivi consiglieri e apra al Senato elettivo: ne uscirebbe vincitore», aggiunge il senatore Federico Fornaro, che invita il premier a evitare «inutili e sterili chiusure a riccio». Così il clima resta teso e gli avvertimenti ai possibili scissionisti si susseguono. «Non mandare avanti le riforme costituzionali significa mettere termine a questa legislatura,lo sanno tutti», ribadisce Matteo Ricci, vicepresidente del Pd. Ricci si rivolge direttamente ai colleghi di partito: la vostra, attacca, «è una battaglia assurda». Per tornare all’elettività dei senatori, infatti, bisognerebbe rivedere l’articolo due del disegno di legge, «ma non si può stravolgere il testo e giustamente Renzi su questo punto non arretra perché sarebbe una riforma monca. Vedremo a settembre, al Senato, chi vuole davvero cambiare il Paese e chi, invece, no...». «Non possiamo cambiare l’articolo 2: fare l’elezione diretta dei senatori significa cambiare la riforma», ribadisce Debora Serracchiani, vicesegretario del Pd. Lorenzo Guerini, il vice operativo di Renzi nel partito, ovviamente concorda: «È possibile apportare ulteriori miglioramenti, purché non si ritorni al punto zero».

Un muro contro muro destinato a sfociare, senza un compromesso, nella conta nell’aula di Palazzo Madama. «Ci sarannno i numeri anche stavolta», scommette Serracchiani. La minoranza ribatte ricordando che il fronte ostile al disegno di legge Boschi può contare su circa 170 senatori. Numeri che i renziani contano di ridimensionare recuperando alla causa governativa gli esponenti della minoranza più dialoganti. «Almeno 12/13 dovrebbero rientrare nei ranghi», assicurano da Palazzo Chigi, dove si preparano alla campagna d’agosto per mettere all’angolo una minoranza di «gufi e frenatori».

martedì 11 agosto 2015

Cilento, muore in discoteca a 27 anni Cadevano rocce da sessanta metri

Cilento, si staccano pietre dalla parete rocciosa, morto un 27enne nella discoteca il Ciclope




Un ragazzo di 27 anni è morto in una discoteca di Marina di Camerota nel Cilento, il Ciclope. Dalle pareti rocciose del locale all'aperto si sono infatti staccate delle pietre, a causa del violento nubifragio che ieri ha travolto la provincia di Salerno. I sassi si sono staccati da un'altezza di 60 metri, e il giovane ventisettenne originario della provincia di Napoli è stato colpito in testa, morendo sul colpo. Qualche minuto prima i gestori stavano per interrompere la serata, appunto per il rischio che il maltempo avesse reso fragili le pareti rocciose. I soccorsi e i carabinieri sono giunti immediatamente sul posto, ma il giovane era già morto. Il locale è stato posto sotto sequestro dalla procura di Vallo della Lucania.

BOLLETTE, MULTE E TASSE C'è una brutta sorpresa alle Poste

Poste italiane, aumentano le commissioni su bollettini ma solo se paghi allo sportello




Pagare il bollettino postale allo sportello costerà 20 centesimi in più. Da 1,30 si arriva quindi a un euro e cinquanta centesimi. Le commissioni per Rav e F35  arrivano a 1,63 e le multe e 1,99. Nessun cambiamento sulle commissioni per bollettini pagati sui canali digitali, cioè web, Mobile e ATM (1 euro); per gli over 70 e possessori di social card (0,70 centesimi); e per Rav e F35 (0,13) e multe (0,45) pagati online. Il prezzo del bollettino, secondo l'agenzia Ansa che cita fonti interne a Poste Italiane, era fermo dal 2012 e l'aumento è giustificato dall’aumento dei costi operativi e industriali, dall’accettazione da parte di Poste Italiane di carte di pagamento emesse da terzi senza caricare il cittadino di ulteriori costi anche nel caso di carte di credito e degli investimenti in tecnologia che Poste Italiane ha già realizzato e continuerà a fare per assicurare a tutti il passaggio alle opportunità di pagamento offerte dalle piattaforme digitali.

Il confronto - L'associazione dei consumatori Codici ha però spiegato che, nonostante questi ultimi aumenti, sarà ancora conveniente per i consumatori farei pagamenti in Posta. Da un confronto con i costi applicati dagli istituti di credito, emerge infatti che a fronte di  1,50 euro pagati allo sportello delle Poste, il costo presso Intesa San Paolo è 4 euro; presso Unicredit 2,58 euro + la commissione postale; Monte dei Paschi di Siena 1,55 euro; Bnl 5 euro.