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mercoledì 6 maggio 2015

Sulle pensioni non è finita qui: "Occhio, perché a settembre..."

Alberto Brambilla: "Alla Fornero avevamo detto che sbagliava"


di Giuliano Zulin 


"Gli effetti della sentenza della Corte Costituzionale sulle pensioni? L’errore compiuto dalla Fornero, come quello sugli esodati, è il classico errore da professori, di chi ha in tasca la verità e di chi non ha voluto ascoltare le voci che le dicevano che era una manovra sbagliata". Alberto Brambilla, già sottosegretario al ministero del Welfare con delega alla previdenza sociale e docente all’Università Cattolica di Milano, non usa tanti giri di parole: "E non finisce qui, perché a settembre andrà al vaglio della Consulta il ricorso contro il contributo di solidarietà deciso dal governo Letta".

Brambilla si era dimesso dalla presidenza del Nucleo di valutazione della spesa pensionistica - la task force poi chiusa nel 2012 - proprio perché, fra le altre cose, "avevamo avvertito il ministro, di non fare questa scelta di bloccare l’indicizzazione solo a una parte di pensionati perché la cosa non sarebbe passata. Ma lei ci ha messo solo nelle condizioni di presentare le dimissioni".

Adesso per rimediare al buco nei conti pubblici non basterà il solito decreto-pezza. Brambilla lancia così una proposta in un colloquio con Labitalia, la stessa che presenterà presto a Poletti. "Attualmente - ricorda - siamo in un sistema previdenziale a ripartizione (se le entrate contributive non sono sufficienti, la spesa pensionistica è coperta con altri trasferimenti dalla fiscalità generale, ndr). Nel 2013 l’Inps ha evidenziato un buco da 25 miliardi, nel 2014 le cose sono andate peggio perché abbiamo perso circa un milione di posizioni attive. Occorre, dunque, mettere in sicurezza il sistema pensionistico e per farlo, devo per forza incentivare l’occupazione, aumentando così i lavoratori attivi". Come fare? "È dimostrato che funziona una leva fiscale, un abbassamento del costo del lavoro che in Italia è molto alto. Ma questo vantaggio fiscale - precisa - deve essere permanente e non sporadico. E per avere le risorse necessarie posso scegliere tra due strade: o una deindicizzazione delle pensioni, ma di tutte le pensioni - sottolinea - o un contributo di solidarietà su tutte le pensioni. Ciò detto, poi gli incentivi all’occupazione - dice - potrebbero essere mirati sostanzialmente a due fasce: gli under 29 e gli over 50. Così facendo si va anche a un naturale esaurimento della richiesta di agevolazioni, perché nel giro di qualche anno si stabilizza l'occupazione giovanile e si accompagna con il lavoro attivo il cinquantacinquenne alla pensione». Senza contare che, sottolinea il professore, «così facendo, si risparmia circa un miliardo l'anno di cig o Naspi come la si voglia chiamare. È una questione di volontà politica...".

Insomma, dice Brambilla, "il governo dei tecnici non ne ha voluto sapere di fare scelte impopolari", e ora "paghiamo tutti quelle non scelte". Anche perché, ricorda, "in Italia ci sono molti milioni di pensionati che percepiscono un assegno pensionistico avendo lavorato 10 anni e ci sono 5 milioni di pensionati a cui lo Stato paga l’integrazione al minimo, vale a dire che percepiscono un assegno per il quale non hanno pagato i contributi sufficienti".

Scelta impopolare è anche quella di tassare i fondi pensione e di non educare chi lavora a investire, anche poche decine di euro, per una pensione integrativa. Dal 1993, anno di nascita dei fondi complementari, ha aderito - conclude Brambilla - solo il 27% dei lavoratori, spendendo "meno di 7 miliardi l’anno". Mentre "per il gioco non si bada a spese: 27 miliardi l’anno". Il 12-13-14 maggio a Napoli si parlerà anche di questo alla quinta Giornata nazionale della previdenza. Anche perchè - come dice l’ex sottosegretario - ormai bisogna informarsi da soli visto che "la politica fa disinformazione e fa spesso scelte sbagliate".

Matteo Renzi, il tuo futuro è tutto nero: La profezia: "Ha 3 strade, tutte sbagliate"

La Stampa contro Matteo Renzi: "Ha davanti tre strade, tutte sbagliate"





Renzi è un premier debolissimo. Nonostante la vittoria di ieri che gli ha permesso di portare a casa la nuova legge elettorale, resta un premier debole soprattutto perché non è stato eletto dal popolo e perché ha ormai alle spalle un partito spaccato. Nel suo commento oggi su La Stampa, Giovanni Orsina, spiega come Renzi abbia davanti tre strade e tutte ugualmente pericolose per lui e per il suo governo. Quella delle riforme etiche, (come ha fatto Zapatero in Spagna) una strada che il presidente del Consiglio ha aperto con l'approvazione del divorzio breve, è una strada abbastanza facile perché non sarebbe difficile raccogliere una maggioranza. "Ma questa ipotesi presenta delle controindicazioni: accenderebbe lo scontro ideologico su un terreno che finora il Presidente del consiglio ha mostrato di non voler radicalizzare; allontanerebbe Renzi dall'elettorato moderato al quale Renzi ha dato mostra di essere molto interessato". Inoltre, seguire la via delle riforme etiche comprometterebbe i rapporti con i centristi che pure il premier corteggia tenacemente. 

Economia e riforme - Un'altra possibilità che molti suggeriscono a Renzi  è quella dell'economia, sull'onda dei dati che stanno diventando più incoraggianti. Ma, osserva Orsina, è una strada pressoché impraticabile. "Pesa la debolezza del governo che è lecito dubitare sia in grado di raccogliere una maggioranza parlamentare attorno a provvedimenti politici incisivi". La terza strada è quella della riforma del Senato. Dopo le regionali Renzi potrà percorrerla o cercando di riavvicinarsi a Berlusconi ridando vita a una sorta di Nazareno 2.0  o "ripristinando la sintonia con la sinistra del suo partito". Ma questa potrebbe essere per lui la mossa fatale che, Orsina definisce "autolesionista". "Non è affatto detto che proprio su questo punto #lasvoltabuona non porti diritto in un burrone. 

martedì 5 maggio 2015

Frattamaggiore (Na): Intervista all'Avv. Antonio Silvestre

Frattamaggiore (Na): Intervista all'Avv. Antonio Silvestre di POPOLARI per Frattamaggiore 


a cura di Mario Setola 



Avv. Antonio Silvestre
Candidato al Consiglio Comunale di Frattamaggiore
con POPOLARI per Frattamaggiore 

Salve Avvocato. Prima candidatura al Consiglio Comunale Frattese. Come motiva tale decisione?

Grazie innanzitutto per l’intervista. Iniziamo col dire che tale scelta è maturata dopo aver attenzionato la politica frattese degli ultimi anni, che in termini di vivibilità sociale non ci ha lasciato alcuna eredità. Devo affermare, purtroppo, che anche a Frattamaggiore è valso il ben noto concetto secondo cui la politica forse è l’unica professione per la quale non si ritiene necessaria alcuna preparazione. Ed è proprio per invertire tale tendenza negativa che scendo in campo; metterò al servizio dei concittadini la mia competenza e professionalità, considerato che oramai è da circa 10 anni che mi occupo di Diritto Amministrativo.

A quale simbolo sará legato il suo nome? 

Supporterò la candidatura a Sindaco del Dott. Marco Del Prete nella lista civica “Popolari per Frattamaggiore”. Ne condivido i progetti.

Qual'è il suo programma elettorale? 

Non ho mai fatto promesse irrealizzabili e di certo non inizierò adesso. Vede, la politica è come la professione libera, si basa sulla cultura; ergo, ciò che si presenterà nel corso degli anni sará valutato in termini di fattibilità e benessere per il territorio, in particolar modo per quel che concerne la crescita economica e sociale. Ovviamente, bisognerà programmare, soprattutto in favore delle future generazioni. Bisogna seminare per raccogliere i frutti. La mia idea di base è l’internazionalizzazione della Città al fine di renderla vivibile e civile guardando agli standards delle città nordeuropee. Un punto di partenza potrebbe essere il restyling infrastrutturale delle arre urbane dismesse da destinare a fini produttivi, anche alternativi, col mero scopo di introitare risorse economiche da reinvestire sul territorio. Ripeto, le idee e le opportunità sono tante, ma bisogna fare un passo alla volta e saper scegliere per ottenere il miglior risultato. L’unica certezza sarà il rispetto assoluto dell’ambiente che, a mio giudizio, è la base della Società civile moderna, parimenti al rispetto della legalità.

Cosa si sente di dire ai suoi elettori?

Mi auspico di vedere dei governanti che non facciano chissà quali grandi cose ma siano più onesti, seri e competenti. Chi affiancherà il mio nome alla sua preferenza significa che avrà votato con serenità e coscienza. Sarò il loro referente. Infine mi sento di aggiungere: “Non pensiamo alle prossime elezioni, pensiamo alle prossime generazioni”. 

Caivano (Na), Politica: E' targato il Notiziario il 1° Incontro-Confronto tra i candidati Sindaco che si terrà venerdì 15 Maggio 2015

Caivano (Na), Politica: E' targato il Notiziario il 1° Incontro-Confronto tra i candidati Sindaco che si terrà venerdì 15 Maggio 2015

di Luisa Crispino 




Anche stavolta, come ormai consuetudine ad ogni tornata elettorale per scegliere il nuovo Sindaco di Caivano, il Notiziario sul web, organizza un incontro e confronto fra tutti i candidati alla carica di sindaco. Il dibattito avverrà in una delle nostre sedi de il Notiziario sul web, venerdì 15 maggio ore 19.00. Il dibattito sarà moderato dall'Amministratore del blog, il Notiziario, Gaetano Daniele, garantendo condizioni di assoluta par condicio a tutti i candidati, sia per i tempi, sia per i contenuti dei temi che saranno argomentati. Invitati appunto, il dott. Giuseppe Papaccioli di "Con Papaccioli per Caivano e Noi con Salvini" che ha già confermato l'invito. Invitato l'Arch. Luigi Sirico, candidato sindaco (centro sinistra) che ha già confermato l'invito. Invitato Giuseppe Ziello del Movimento 5 Stelle che ha già confermato l'invito. Invitato il dott. Raffaele Del Gaudio, candidato sindaco "i Socialisti" che ha confermato l'invito. Invitato il rag. Carlo Ciccarelli, candidato sindaco con la Lista Civica "Votate per Voi", ancora in attesa di conferma. Invitato il dott. Simone Monopoli, candidato sindaco (centro destra), ancora in attesa di conferma. 

La confessione di Fassina in diretta tv: "Lascio il Pd torno al mio lavoro"

Scuola, Fassina in piazza contro la riforma Giannini: "Lascio il Pd. Torno al mio lavoro"





E' deluso Stefano Fassina. Del suo partito e della politica. Tanto da pensare seriamente di dire basta a tutto. Ospite di Agorà su Rai Tre, l’esponente della sinistra Dem, con lo sguardo amareggiato dichiara: "Questo non è il Pd per il quale abbiamo lavorato in questi anni, però potremmo riuscire a cambiarlo. Oggi però se dovessi rispondere a chi mi chiede se alle prossime elezioni mi ricandiderò con il Pd risponderei no". Del resto, puntualizza, "si può fare politica in tanti modi, non bisogna stare in Parlamento. Potrei tornare a fare il mio lavoro".

In piazza - La distanza con il Pd di Matteo Renzi è evidente. "Andrò alla manifestazione sulla scuola", annuncia il dem ad Agorà. "Vado ad ascoltare", precisa. "Credo ci siano domande da raccogliere". Poi un nuovo affondo al premier segretario "Il modello di democrazia che Renzi ha imposto attraverso legge elettorale e revisione del Senato è lo stesso che si introduce nella scuola: dove c’è un capo, ossia il dirigente scolastico, che marginalizza gli insegnanti e trasforma la scuola in qualcosa che non può funzionare. E poi c’è il drammatico problema di decine e decine di migliaia di insegnanti precari abilitati che vengono sbattuti fuori, e questo è inaccettabile". Alla domanda se questa riforma è peggiore di quella Gelmini, Fassina risponde: "Peggio è difficile, ma da un governo presieduto dal segretario del Pd mi aspetto una riforma molto positiva e questa, purtroppo, oggi non lo è. La commissione Cultura della Camera sta facendo un ottimo lavoro di riscrittura profonda, ma senza una grande mobilitazione non riusciamo a convincere il governo che vanno fatti cambiamenti radicali di impostazione. È l’impianto che va rivisto, perché la scuola è una comunità, dove devono essere protagonisti tutti i soggetti".

Scuola, prof e studenti contro la riforma L'insegnante Agnese Renzi in aula

Scuola, prof e studenti in piazza contro la Riforma. La moglie di Renzi entra in classe





Manifestazioni in sette città italiane per lo sciopero nazionale contro la riforma della scuola del governo Renzi. A scendere in piazza non sono solo gli insegnanti e i lavoratori della scuola ma anche gli studenti medi e gli universitari che si sono dati appuntamento in diverse città. A Roma sono tre le manifestazioni in corso: due cortei e un sit in. Il corteo è quello promosso dalla Cgil, che da piazza della Repubblica alle 9 raggiungerà piazza del Popolo, dove ci saranno gli interventi dal palco.

Di prima mattina è andato in scena il blitz degli studenti al Pincio dove hanno apposto uno striscione. "Con lo striscione calato dal Pincio abbiamo voluto lanciare la mobilitazione odierna in cui Renzi ci vedrà tutti uniti contro il ddl Buona Scuola. Non solo studenti, genitori, insegnati, personale ata, ma tutta la cittadinanza. Il corteo verrà accolto da questo striscione che descriverà la voglia di protagonismo che attraverserà tutta la giornata, riassunta dallo slogan ’nelle nostre manì», dichiara Danilo Lampis, coordinatore nazionale Unione degli studenti.

Agnese Landini, insegnante part time dell'istituto superiore Ernesto Balducci di Pontassieve (Firenze) aveva annunciato ieri che sarebbe entrata a scuola. La first lady è docente part time di italiano e di latino in una classe del biennio del liceo scientifico. Insegna per quattro ore la settimana spezzate su due giorni, il martedì (domani appunto) e il venerdì. Nel settembre scorso, Agnese Landini, mentre era in fila tra i docenti precari per l'assegnazione delle supplenze, a un giornalista che le chiedeva se fosse l'ispiratrice della riforma, rispose: "Come in tutte le coppie ci confrontiamo. Matteo conosce la realtà della scuola italiana. Sa quali sono i punti di forza e di debolezza del mondo dell'istruzione anche attraverso la mia esperienza". "La moglie del premier, probabilmente, come ha dichiarato, sarà regolarmente in classe", ha denunciato su Facebook la senatrice M5S Barbara Lezzi, oggi in piazza con i docenti e gli studenti. "Ma la buona scuola, insegnanti e alunni, è qui a Roma a manifestare democraticamente per essere ascoltati. Hanno proposte ragionevoli e sono animati dalla  passione. Questa è l’Italia che ha orgoglio".

Pensioni, ecco il piano dello Stato per non ridare i soldi agli anziani

Pensioni, lo Stato non vuole restituire i soldi. Ecco come





Il governo Renzi deve trovare fra gli 11 e i 13 miliardi per riparare alla bocciatura della Corte costituzionale del decreto sulle pensioni di dicembre 2011 che congelò gli scatti su tutte le pensioni dai 1450 euro in su in modo da ridurre il deficit, rendere il debito più sostenibile, garantire la continuità degli impegni dello Stato con l'Europa. E proprio dall'Europa, secondo quanto si legge su Repubblica, potrebbe venire la soluzione che Matteo Renzi sta cercando per non restituire quei soldi ai pensionati: chiedere un rinvio del caso alla Corte di giustizia europea, per chiarire se la sentenza della Consulta italiana sia coerente con gli impegni di bilancio firmati a Bruxelles. Il nuovo Patto di stabilità, il "Six Pack" e il "Two Pack", spiega Federico Fubini, sono inclusi nel Trattato, dunque hanno rango costituzionale e il diritto europeo fa premio su quello nazionale. Il governo italiano potrebbe chiedere alla Corte di Lussemburgo se la sentenza dei giudici di Roma sia compatibile con essi. Se Renzi decidesse di prendere questa strada sarebbe la prima volta: non è mai successo infatti, spiega Repubblica, che un premier si rivolga alla giustizia europea contro la sua stessa Corte costituzionale. Altra strada sarebbe quella di attenuare e circoscrivere, per ora, l'impatto dei rimborsi richiesti. In passato la Corte aveva indicato che un blocco temporaneo degli adeguamenti all'inflazione delle pensioni almeno otto volte sopra il minimo (da circa 4.000 euro in avanti) non viola Costituzione. Per gli assegni più alti è verosimile che per ora non scatti alcun pagamento, ma i risparmi sarebbero poca cosa rispetto all'ammanco di bilancio aperto dalla sentenza.