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sabato 11 aprile 2015

Grosso guaio a Masterchef I vincitori si fanno causa

Cinque concorrenti di Masterchef fanno causa a Sky





Il "grosso guaio di Masterchef" sembra non trovar fine. Nell'occhio del ciclone c'è sempre il vincitore della quarta edizione del talent culinario di SkyUno, Stefano Callegaro, coi suoi presunti trascorsi da chef per i quali (secondo i suoi accusatori) non avrebbe nemmeno dovuto partecipare al programma. A sollevare il caso era stato "Striscia la notizia" che ormai da oltre un mese ha incrociato le spade con Masterchef e non pare voler posare l'arma.

Il programma di Antonio Ricci aveva prima anticipato di un giorno il verdetto sul vincitore (Stefano Callegaro, appunto) e poi aveva sollevato dubbi sulla regolarità della sua vittoria, intervistando alcuni chef coi quali tempo addietro Callegaro avrebbe promosso i dadi Knorr nel ccorso di alcune dimostrazioni culinarie (che ne farebbero un "professionista" non idoneo a partecipare a Masterchef).

Ora l'ennesimo capitolo della saga, che Striscia racconta nella puntata di venerdì 10 aprile. In un Paese come l'Italia dove spadroneggiano Tar, Consiglio di Stato e compagnia bella, cinque concorrenti del talent (Carmine Giovinazzo, Serena De Maio, Arianna Contenti, Gabriele Costantino e Filippo Cassano) hanno deciso nientemeno che di fare causa al programma.

La cosa, già di per sè surreale, si arricchisce di grottesco per il fatto che a tutelare i cinque sarà l'avvocato Tiziana Stefanelli. La quale due anni fu nientemo che la vincitrice della seconda edizione di Masterchef e pure lei contestata per aver infranto il regolamento della competizione: la Stefanelli, infatti, aggiunse di nascosto olio al suo piatto a tempo scaduto in quello che passò alla storia della trasmissione come "Oil gate". Basta? No. La Stefanelli, infatti, dopo la vittoria a Masterchef, è stata protagonista di uno spot televisivo del dado Star. Già, proprio il dado da cucina che si spartisce dai tempi che furono il mercato dei brodi e delle minestre con il Knorr. Quello che a suo tempo promuoveva Stefano Callegaro. Il cerchio si chiude.

Stadi vuoti? "La serie A giochi all'estero" De Laurentis ci crede. Ecco in quali città

Serie A, l'idea di Aurelio De Laurentis: "Portiamo il campionato all'estero"






La serie A come l'Nba che sceglie di giocare alcune gare all'estero. L'idea non sarebbe stata partorita
dalla mente vulcanica del presidente del Napoli, Aurelio De Laurentis, ma è stato lui ad annunciarla ai microfoni di Radio Kiss kiss: "Portare la prima giornata di serie A della prossima stagione (23 agosto 2015) in dieci città del mondo diverse, Sky permettendo". Poco prima c'era stata un'assemblea rapidissima della Lega. Se la proposta sia stata fatta anche in quella sede - un po' più deputata della radio campana - non è dato saperlo. Però De Laurentis si dice fiducioso: "Stiamo verificando la fattibilità del progetto che punta a far uscire il calcio italiano dal periodo difficile che sta vivendo negli ultimi anni". Tra le prime città candidate ci sarebbero New York, Londra, Parigi, Giacarta, Pechino e Shanghai.

Il freno della Lega - All'uscita di De Laurentis segue la frenata di Maurizio Beretta, un po' più cauto sull'argomento: "L'ipotesi è molto complessa, anche la Premier la sta studiando da anni e la questione incrocia i regolamenti Fifa". Non ci sono ancora passi ufficiali da parte della Lega, ma Beretta non chiude del tutto la porta: "Si può giocare all'estero una partita di apertura o qualche partita di Coppa Italia", come succede ormai da anni per la partita di Supercoppa tra Cina e Dubai.

L'ultimo trucco dei ladri d'auto: così aprono gli antifurti elettronici

Il nuovo strumento dei ladri di automobili: ecco il jammer che apre gli antifurti elettronici





Gli antifurti elettronici per le automobili non sono più al sicuro. I ladri ora usano un nuovo strumento, uno jammer, che intercetta i meccanismi di chiusura elettronica, grazie al quale possono aprire l'auto e smontare il navigatore in soli 60 secondi. La dimostrazione di quanto sia efficace il nuovo dispositivo l'hanno messa in pratica le Iene su Italiauno che hanno prima aperto diverse auto nel parcheggio di un supermercato, fino a beccarne una molto lussuosa fuori da un Autogrill con denaro e documenti sul sedile posteriore lasciata proprio aperta. Un vero e proprio sistema per evitare che il jammer possa aprire gli sportelli non c'è, ma tra i consigli che lo stesso servizio delle Iene provano a dare c'è quello di controllare sempre che gli sportelli si siano chiusi davvero.

Tassa rifiuti, via libera allo sconto Ecco chi ha diritto a pagare meno

Sconto sulla Tares per chi ha i cassonetti a più di 300 metri

di Matteo Mion 



La prima sezione della Commissione tributaria di Perugia con sentenza 235/2014 pubblicata in questi giorni ha stabilito un importante principio, o meglio agevolazione, di tipo fiscale: "Il contribuente con l’immobile distante dal servizio di raccolta rifiuti oltre 300 metri lineari versa una tassa ridotta". In particolare, la Corte ha accolto il ricorso di un’azienda umbra che si era vista accertare l’imposta di asporto rifiuti in misura intera. La difesa dell’azienda invece, invocando il regolamento comunale che prevedeva la tassa agevolata per chi non avesse il punto di raccolta comodo, chiedeva una riduzione del 70% della Tares.

I giudici tributari hanno accolto e sancito nella loro decisione tale principio, estendendolo così all’intera giurisprudenza nazionale. La Corte ha chiarito quali siano i confini da cui calcolare la distanza per applicare la tassazione agevolata. "La tassa è dovuta in misura ridotta per tutti gli immobili rispetto ai quali il servizio è di fatto svolto, ma che distano dal più vicino punto di raccolta oltre 300 metri che si calcolano dall’imbocco della strada privata… pertanto nel caso di un servizio inadeguato o carente la tassa è dovuta, ma in misura ridotta».

Qualche tempo fa potevamo permetterci di fare spallucce a simili argomenti, ma oggi le pretese dei Comuni in punto Tares sono diventate esagerate: in particolare “il commerciale” e cioè uffici, negozi e aziende sono vessati come in nessun altro paese europeo. Un’agevolazione di origine giurisprudenziale che mitiga una gabella sproporzionata rispetto al servizio reso. L’importante, però, è che ora la sentenza perugina venga applicata uniformemente su tutto il territorio nazionale e non si verifichino le solite disparità di trattamento fiscale tipicamente italiane.

venerdì 10 aprile 2015

Confermate le condanne per il crac Cirio Un'altra mazzata per Cragnotti e Geronzi

Crac Cirio, condannati in appello Sergio Cragnotti e Cesare Geronzi





La Corte d'Appello di Roma ha confermato le condanne che furono inflitte il 4 luglio del 2011 a Sergio Cragnotti e a Cesare Geronzi per il dissesto della società Cirio. In particolare i giudici hanno confermato la condanna a Cragnotti per bancarotta distrattiva riducendo comunque a 8 anni e 4 mesi la pena a 9 anni che gli era stata inflitta in primo grado. Confermata invece per Cesare Geronzi la condanna a 4 anni. Ridotte poi per altri le pene, in particolare il figlio di Cragnotti Andrea ha avuto 2 anni e 4 mesi. Il genero dell’imprenditore Filippo Fucile a 3 anni 10 mesi mentre sono state dichiarate prescritte le accuse per altri due figli di Cragnotti Massimo ed Elisabetta che in primo grado avevano avuto 3 anni ciascuno. Altre condanne inflitte oggi anche se minori rispetto a quelle di primo grado quelle a Ettore Quadrani, a Piero Locati e Antonio Nottola. Locati e Nottola hanno avuto 2 anni ciascuno mentre Quadrani 3 anni e 4 mesi. Molte delle accuse sono state eliminate per prescrizione. Confermate poi le assoluzioni decise in primo grado per altri 13 imputati. 

Addizionali, guai per 5 milioni di italiani: gli aumenti Irpef regione per regione

Addizionali Irpef, ecco gli aumenti regione per regione





La probabile stretta del governo sugli enti locali si trasformerà, come prevedibile, in una ulteriore stangata sui contribuenti. Secondo le prime indiscrezioni, crescerà l'addizionale Irpef regionale, già aumentata del 7,5% medio negli due anni (il picco si è registrato nel Lazio, dove l'addizionale dal 2013 è salita addirittura del 48%). Nello specifico, come sottolinea il Corriere della Sera, saranno sei le Regioni che hanno rimodulato l'aliquota: Piemonte, Liguria, ancora Lazio ed Abruzzo, oltre all'Emilia Romagna (che ha tagliato il prelievo per i risparmi fino a 40mila euro e aumentando le fasce superiori) e alla Lombardia (aliquota più salata sopra i 75mila euro). A rischio rincaro, però, sono tutte quelle regioni che stanno discutendo con il Ministero dell'Economia un piano di rientro dai forti debiti e dunque bisognose di fare cassa: oltre a Piemonte, Lazio ed Abruzzo, dunque, anche Molise, Campania, Umbria, Calabria e Sicilia. In questi casi, l'aliquota può salire di un ulteriore 0,30 rispetto al tetto massimo del 3,33. 

Chi pagherà di più - La media nazionale dell'addizionale passa dai 377 euro del 2014 ai 389 euro del 2015, mentre nel 2013 erano 362 euro, quindi il rincaro è stato del 7,5 per cento. L'aumento più sostanzioso sarà sulle spalle dei cittadini della Regione Lazio: 687 euro di media, 223 in più del 2013 salvo correttivi dell'ultima ora). In Piemonte si pagheranno 509 euro (120 euro in più rispetto al 2013), 442 euro in Campania, 421 in Molise, 419 in Liguria, 405 in Calabria, 404 in Emilia Romagna, 399 in Abruzzo e 383 in Lombardia.

L'addizionale comunale - C'è poi l'allarme sulle aliquote per l'addizionale comunale Irpef. Su 168 Comuni, secondo i calcoli Uil, 33 hanno aumentato l'aliquota (tra cui Bologna, Livorno e Forlì), salite rispettivamente allo 0,8% le prime due e allo 0,49% per i redditi fino a 15mila euro e poi 0,6 e 0,8 per cento. Lo scettro però va a Roma, con aliquota allo 0,9%: lo 0,5 va al bilancio ordinario e il restante nel "fondo" per ripianare i debiti pregressi. 

Caivano (Na): Riceviamo e Pubblichiamo la risposta dell'Ingegnere Iuri Bervicato alla domanda-proposta dell'Avv. Domenico Acerra

Caivano (Na): Riceviamo e Pubblichiamo la risposta dell'Ingegnere Iuri Bervicato alla domanda-proposta dell'Avv. Domenico Acerra 




Ingegnere Iuri Bervicato

Egregio Direttore, 
Nella sterile polemica che Lei giustamente ha riportato, ho purtroppo constatato quello che molti mi avevano già preannunciato sull'avvocato Acerra Domenico: non è persona degna di considerazione, in quanto, non ha né contenuti e né spessore politico. Come è infatti successo in questo pseudo confronto su facebook fra me e lui, nato per sua puerile quanto inutile provocazione (e come è successo in altri confronti politici fra lui ed altri interlocutori sempre sulle pagine di facebook), quando l’avvocato Acerra si vede alle strette di contenuti politici degenera il confronto in volgarità e sconcezze di ordine personale. Poiché questo non è il modo di fare politica che mi appartiene, poiché ritengo che i confronti politici, duri e aspri quanto si vuole, devono però essere sempre e solamente su temi di interesse pubblico da tenersi lungo i binari del rispetto reciproco e della buona educazione, e poiché ritengo che un confronto politico non deve tenersi solo per dare sfogo ad un personaggio che non trova pace politica con se stesso, visto che è passato dall’estrema sinistra dei DS (allora da vicesegretario dei Democratici di Sinistra gridava che lui e non altri rappresentava la vera sinistra nel partito), alla destra estrema di una coalizione dove il suo leader dott. Simone Monopoli non nasconde, come è noto, la sua fede fascista; mi vedo costretto a declinare il suo invito. 

Per tutto quanto sopra, come già da me comunicato anche direttamente all’interessato, con la presente Le chiedo inoltre di non coinvolgermi più in questa ed altre eventuali vicende future che potrebbero derivare o provenire dall’avvocato Acerra Domenico poiché non di mio interesse. Ciò nonostante caro Direttore, spero per lui, che il tempo gli possa fare acquisire una maggiore maturità tale da cancellare l'immagine deprimente che lui oggi sta, purtroppo dando, di se stesso. Nel ringraziarLa per l’attenzione concessami, l’occasione mi è gradita per porgeLe i miei più cordiali saluti. Iuri Bervicato

Questa la proposta dell'Avv. Domenico Acerra a Iuri Bervicato: Ti sfido a un pubblico dibattito per spiegare le ragioni del nostro stare in politica. Davanti ai cittadini spiegheremo le nostre ragioni. Se ti sottrai, politicamente sei un vigliacco.