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venerdì 20 febbraio 2015

Sui tumori arrivano due buone notizie: le scoperte che ci danno una speranza

Tumori, le ultime due scoperte della scienza





Due buone notizie sul cancro. Entrambe legate a scienziati italiani. Le speranze di sconfiggere o almeno provare ad arginare la temibile malattia, sono nelle mani (o meglio nella scienza) di Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’ospedale Humanitas di Rozzano (Milano) e la seconda da Antonio Iavarone docente di patologia e neurologia al Columbia Medical Center di New York. Il primo ha dimostrato, insieme alla sua équipe che il gene PTX3 individuato da Mantovani anni fa, agisce come un freno per le cellule maligne, tiene sotto controllo l’infiammazione che è terreno fertile per il cancro. Iavarone, invece, la scorsa estate ha scoperto che il glioblastoma (cancro al cervello) è causato dalla fusione di due geni e tale alterazione produce due proteine che rendono il tumore aggressivo. Iavarone - scrive Panorama - ha sperimentato su due pazienti una molecola che blocca l’attività di una delle due proteine con buoni risultati: il tumore si è ridotto.

Gino Paoli accusato di evasione fiscale Perquisite tutte le sue case: l'accusa

Genova, Gino Paoli accusato di evasione fiscale





Il cantautore genovese Gino Paoli è indagato in un’inchiesta per evasione fiscale. In queste ore sono in corso presso le sue abitazioni nel capoluogo ligure delle perquisizioni ordinate dalla procura di Genova ed effettuate dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Genova. Paoli, che è l’attuale presidente della Siae, non sarebbe presente perché a Roma per impegni professionali. Le indagini si concentrano su somme rilevanti si tratterebbe di diversi milioni di euro che l’autore di Sapore di sale avrebbe, secondo l'accusa, portato in Svizzera sottraendole così al fisco italiano. Tutto sarebbe partito da un’intercettazione telefonica nell'inchiesta sul Carige, in cui il commercialista di Paoli era stato messo sotto controllo. Paoli è solo l'ultimo dei cantanti finito nel mirino del Fisco per una storia di evasione. Qualche settimana fa Gianna Nannini era finita nel mirino della guardia di finanza di Milano con il sospetto di aver evaso circa 4 milioni di euro. Dalla musica allo sport: recentemente il nome di Valentino Rossi è spuntato nella lista Falciani tra quelle di centinaia di sospetti evasori fiscali. Prima ancora era toccato a Tiziano Ferro . 

Silvio "caccia" Fitto pure dalla Puglia Rivolta in Forza Italia: vanno via tutti...

Silvio Berlusconi manda un commissario per Forza Italia in Puglia: si dimettono tutti i dirigenti vicini a Raffaele Fitto





Silvio Berlusconi ha deciso di commissariare Forza Italia nel regno elettorale di Raffaele Fitto, la Puglia. Poche ore dopo sono i dirigenti commissariati a mollare ogni incarico provinciale e si fanno da parte. La guerriglia tutta interna a Forza Italia tra il Cavaliere e l'ex presidente pugliese aggiunge un nuovo strappo al già devastato rapporto tra i due e le rispettive componenti di partito.

Monocorrente - Luigi Vitali è stato chiamato a gestire la situazione pugliese, destituendo quindi Francesco Amoruso, fittiano di ferro seguito a cascata da tutti i coordinatori provinciali, tutti espressione della monocorrente che finora ha comandanto il partito forzista in Puglia. Una botta inaspettata dai fittiani pugliesi che già a fatica avevano trovato, pochi giorni fa, l'intesa sul candidato del centrodestra, l'ex presidente della Provincia di Bari Francesco Schittulli, da contrapporre a Michele Emiliano che da mesi è già in campagna elettorale.

Che fai mi cacci? - Quella sulla Puglia appare come l'anticamera dell'epurazione dell'intero gruppo vicino a Fitto di finiana memoria, meno brutale, ma altrettanto determinata. Da parte loro non c'è nessuna intenzione di allentare la presa sul braccio di ferro: "Vogliamo ricostruire Forza Italia - ha detto Fitto a Repubblica - proprio perché riteniamo gli atti di Berlusconi un atto di debolezza, ma non vogliamo contrapporci a nessuno". Se il loro futuro sarà fuori dal partito, quindi, a Berlusconi non rimarrà altro che metterli alla porta.

giovedì 19 febbraio 2015

I buchi della banca amata da Renzi Ecco il ritratto del signor Boschi

La politica, la banca, gli agricoltori: chi è Pier Luigi Boschi, papà di Maria Elena





All'attenzione delle cronache nazionali, Pier Luigi Boschi è balzato appena pochi giorni fa, quando Bankitalia ha deciso di commissariare la Banca Etruria in seguito allo "scandalo" sul decreto banche popolari varato dal governo Renzi di cui faa parte la figlia Maria Elena. Lui, infatti, dell'istituto di credito toscano che nel giorno dell'annuncio del decreto ha visto il suo valore aumentare del 57%. era il vicepresidente. Assurto a quella carica, da "semplice" membro del cda quale era dal 2009, nel maggio 2014, guarda caso tre mesi dopo che la figlia era finita a Palazzo Chigi.

Ma, sconosciuto al grande pubblico, Pier Luigi Boschi è da decenni una sorta di "latifondista" dell'aretino, con incarichi negli anni in decine di consigli di amministrazione della zona tra aziende agricole, associazioni, cooperative. Fino alla banca. Sessantasette anni, da sempre democristiano (tanto che quando nasce la Margherita all'inizio non aderisce e resta nel Ccd per poi approdare tra i Democratici solo con Quarta fase) in una zona a fortissima connotazione rossa, ha saputo "sfruttare" questa peculiarità per ritagliarsi nicchie di potere che l'hanno portato a essere presidente della Confcooperative Arezzo dal 2004 al 2010 e poi anche dirigente alla Coldiretti di Arezzo. E' anche titolare di una importante azienda agricola, "Il Palagio". Ha condiviso anno dopo anno la passione politica della moglie Stefania Agresti, vicesindaco di Laterina con un passato nella Democrazia Cristiana. Nel 2000 era candidata nel Partito Popolare Italiano di Mino Martinazzoli, Franco Marini e Pierluigi Castagnetti, prima che si sciogliesse nella Margherita a sua volta disciolta nel Partito Democratico di Walter Veltroni.

I rom prendono l'auto della polizia: sgommate, risate (e bimbi a bordo) Video

Follia a Roma, i rom alla guida di una volante della polizia




Una volante della polizia. In mano ai nomadi. L'auto sfreccia vicino al campo della Massimina, a Roma, almeno stando a quanto dice la giovane che si vede nel video. Al volante uno degli uomini del campo rom, al suo fianco una donna e sui sedili posteriori tre bambini. Ad un certo punto l'auto si ferma e il rom, fingendosi un poliziotto, urla agli amici: "Ao che c... fate?". Dunque si presta all'imitazione di un'azione di polizia condita dal commento in accento romanesco. Il video è finito su Facebook, postato dalla figlia del nomade.

Stupore generale - Immagini che lasciano perplessi, quelle dell'Alfa Romeo della volante che sgomma nello stupore generale, passando poi accanto a due operatori con indosso una divisa fluorescente. A pochi passi si scorge poi una bisarca con un'altra auto della polizia caricata sul pianale. Resta da comprendere cosa sia successo al campo rom della Massimina: hanno preso possesso di una volante? La hanno presa da un'autorimessa? Oppure da un deposito? Una domanda per la quale si attende una risposta.

Il primo commento - Nel frattempo ci sono le immagini che potete vedere. Immagini che proeccupano: alla guida di una volante, magari travestiti da poliziotti, i nomadi o chi per loro potrebbero agevolmente mettere in scena una rapina, o peggio un attentato. Nel frattempo è arrivato un primo commento dalla questura capitolina: "Stiamo cercando di risalire al veicolo e ai protagonisti del video. Non escludiamo che possa trattarsi di un'auto di scena o di un veicolo di un autoreparto. E in questo caso - concludono - qualcuno dovrà risponderne".




"Se vedete zingari sparate a vista": dove è apparso il (folle) cartello...

Vicenza, il cartello nel condominio: "Se vedete uno zingaro sparate a vista"





"Abbiamo visto zingari girare per le strade e guardare dentro le finestre per rubare in casa. Sparate a vista che poi arriviamo". Così un (folle) cartello apparso nella mattinata di mercoledì 18 febbraio in un condominio di Vicenza. Chiarissimo lo sconcertante appello: se vedete uno "zingaro", sparate a vista. La notizia è stata riferita da vicenzatoday.it dopo la segnalazione di un lettore. Il foglio, stampato al computer e attaccato con del nastro adesivo nero a un muro, è apparso in una palazzina in via Saudino, in zona Santa Bertilla. Non si può escludere che si trattasse di uno scherzo, di sicuro di pessimo gusto. Il punto è che a Vicenza e nei dintorni, negli ultimi tempi, le tensioni tra i residenti e la comunità rom sono alle stelle: soltanto pochi giorni fa, infatti, è avvenuta la sparatoria a Nanto tra il benzinaio Stacchio e un rapinatore sinti.

"Due terroristi islamici liberi a Roma": l'identikit dei sospetti pronti a uccidere

Roma, caccia a due terroristi islamici: ecco i loro identikit





Due presunti terroristi islamici, di nazionalità libica, si nascondono nel centro di Roma. Lo sostiene L'Espresso in edicola, spiegando che la caccia all'uomo dura da qualche giorno. Si tratta, prosegue il settimanale, di soggetti islamici pericolosi, sospettatati di terrorismo: è quanto si può leggere nella nota che l’Arma ha girato ai suoi uomini sul territorio. Poco tempo fa i due hanno tentato di comprare armi da fuoco sul mercato nero della Capitale. Così facendo si sono traditi, insomma sono stati scoperti: qualcuno ha capito le loro intenzioni, ha sentito puzza di bruciato e ha subito informato i servizi antiterrorismo, che ora stanno setacciando Roma per arrestarli. Si sospetta che i due siano ancora in città: nel dettaglio le ricerche si stanno concentrando nel quartiere dell'Esquilino e del Pigneto, le zone multietniche della Capitale con due moschee molto frequentate. Il livello di guardia per possibili attentati interni si è alzato ancor di più due giorni fa. Dopo che alcuni ministri hanno ipotizzato una partecipazione militare dell'Italia alle operazioni militari contro le milizie jihadiste del califfato islamico. "È possibile che i due presunti terroristi libici siano arrivati in Italia tempo fa, e che ora abbiano deciso di agire. Ma è presto per dirlo"- conclude la fonte. "Intanto stiamo tentando di fermarli".