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giovedì 5 febbraio 2015

Quella gola profonda del Pd che sbugiarda Renzi Il colpo gobbo, si va subito al voto: lo scenario

Matteo Renzi, la mossa per andare a votare: colpo gobbo sull'Italicum

di Franco Bechis 



Era da poco passato il mezzogiorno, e mentre Matteo Renzi e Sergio Mattarella terminavano il giro nel centro di Roma a bordo della Flaminia presidenziale senza capote con grande soddisfazione del nuovo capo dello Stato (lui è molto freddoloso), nel cortile di Montecitorio è iniziata una lunga discussione fra due senatori. Uno dei due è ben noto a chi frequenta il palazzo: Donato Bruno, avvocato di Forza Italia ed esperto di riforme istituzionali. Negli ultimi mesi insieme ad Anna Finocchiaro a palazzo Madama ha officiato il patto del Nazareno guidando l’approvazione sia della riforma costituzionale che della legge elettorale, l’Italicum.

L’altro senatore è meno noto alle cronache: si chiama Mauro Del Barba, è un bancario della provincia di Sondrio, oggi è segretario della commissione Bilancio di palazzo Madama ed è anche tesoriere del gruppo parlamentare del Pd guidato da Luigi Zanda. Del Barba è un renziano della prima ora, che nonostante la giovane età ha condiviso lo stesso cursus politico dell’attuale premier: animatore dei gruppi per l’Ulivo, dirigente locale del partito popolare e della Margherità, poi il Pd. Ha appoggiato Renzi alle primarie del 2012, che ha stravinto nel suo territorio, e per questo si è conquistato un posto in Senato. Proprio Del Barba ha acceso la miccia di quella discussione: «Se si dovesse andare a votare», ha spiegato a Bruno, «possiamo subito utilizzare l’Italicum, che ormai è quasi approvata. Basta inserire quel testo in un decreto legge che estenda il meccanismo maggioritario con ballotaggio anche all’elezione per il Senato».

SENZA PRECEDENTI
Tralasciamo qui le lunghe, animate e dotte risposte di Bruno, che invano ha tentato di spiegare al suo interlocutore come quella idea fosse tecnicamente irrealizzabile: non ci sono precedenti di una legge elettorale introdotta per decreto legge. E in ogni caso l’Italicum non potrebbe essere la soluzione per il Senato, dove servirebbe un premio di maggioranza su base regionale, come più volte hanno sottolineato i presidenti della Repubblica (perfino il Porcellum fu modificato così, causando tutti i pasticci ben conosciuti, dall’intervento dell’allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi). Non sbagliava il senatore Bruno a profetizzare che mai il nuovo Capo dello Stato avrebbe messo la sua firma sotto un decreto legge di questa natura. Quel che conta è proprio l’idea stessa lanciata da Del Barba, e il suo cocciuto insistere sulla fattibilità. Perché è un segnale politico, non proprio secondario. Viene da un renziano doc, e segnala quel che si sussurra a palazzo da qualche giorno: chiusa con successo l'elezione del nuovo presidente della Repubblica, Renzi sta nuovamente pensando ad elezioni che gli consentano di risolvere una volta per tutte la sua personale partita con la minoranza del Pd (solo addormentata dalla battaglia per il Quirinale in cui si sono serrate le fila) e allo stesso modo pure il potere di interdizione degli alleati minori della maggioranza, Ncd in testa.

MAGGIORANZA FRAGILE
Per altro proprio le ferite che nel partito di Angelino Alfano si sono aperte in questi giorni riportano fra i temi di attualità la possibilità di una fine anticipata del governo e di conseguenza anche della legislatura. Il tema politico indubbiamente c’è, e il fatto che nelle fila dei fedelissimi del capo del governo ci si ponga con urgenza il tema di una legge elettorale in grado di offrire una maggioranza certa alle urne, indica come il quadro istituzionale sia davvero a rischio frana. Anche se non tutti ne sono convinti.

«A me sembra che il tema politico di una rottura della maggioranza di governo in questo momento non sia attuale. Anche i malumori passeranno», sostiene Emanuele Fiano, altro renziano del Pd che alla Camera ha seguito come relatore i percorsi delle riforme istituzionali. Della stessa opinione è anche la figura più rappresentativa della minoranza Pd, Pierluigi Bersani, che sminuisce i rischi che possano venire da Ncd sulla stabilità di governo: «Sono arrabbiati? Sì, ma alla fine anche la rabbia sbollirà», dice lui. Qualche segnale in questo senso è sembrato arrivare ieri da sguardi e sorrisi a favore di telecamere di Renzi e Alfano durante il discorso di insediamento di Mattarella.

L’INCOGNITA NCD
Non è molto, anche perché nel partito i maldipancia non sono pochi, e il clima sembra aggressivo nei confronti del premier. Non è sfuggita l’assenza di Maurizio Lupi nei banchi dell’esecutivo. Sono state ribadite le dimissioni della portavoce del partito, Barbara Saltamartini che in una intervista a Libero tv (questa mattina su www.liberoquotidiano.it) ha spiegato: «mi è ormai impossibile portare una voce che non condivido».

Si è dimesso da capogruppo in Senato Maurizio Sacconi. E traballa la sua collega alla Camera, Nunzia De Girolamo. Il cronista di Libero ieri le ha rivolto una domanda iniziando con un «voi del Ncd...», e lei con ampio sorriso ha replicato : «Noi? Vorrai dire loro...».

Anche Fabrizio Cicchitto fa presagire aria di tempesta: «da quel che mi risulta il premier non ha ancora sciolto e annullato il Parlamento. Che quindi ha ancora la sua libertà di decidere. E anche di votare contro a provvedimenti che non condivide...». Il clima dunque è questo. E la forzatura sulla legge elettorale è davvero gran tentazione di Renzi e del suo gruppo. Più che appellarsi a San arbitro Sergio Mattarella non si può...

mercoledì 4 febbraio 2015

MALPENSA, COMI: No a ipotesi Malpensa solo come aeroporto cargo

MALPENSA, COMI: No a ipotesi Malpensa solo come  aeroporto cargo 


di Gaetano Daniele



On. Lara Comi
Europarlamentare Forza Italia (Vicepresidente Gruppo Ppe)

"Sono lieta che a Malpensa si inauguri il nuovo Hub internazionale DHL Express. Non vorrei però che ci si rassegnasse a considerare lo scalo varesino come dedicato perlopiù al settore cargo. Sarebbe un danno enorme per l'occupazione e per lo sviluppo dell'economia lombarda e di tutto il Nord. DHL Express rafforzerà pure il suo business, ed è una buona notizia. L'importante però è che si rilanci Malpensa non solo nel traffico merci, ma come hub internazionale e intercontinentale, in linea con la sua vocazione originaria poi tradita prima con il dehubbing che ha privilegiato Roma e adesso con il piano Alitalia Etihad del ministro Lupi. Così l'On. Lara Comi al nostro blog, il Notiziario sul web, e nota: L'entusiasmo di Raffaele Cattaneo, che cantando le lodi dello sviluppo di DHL Express afferma di essere in prima linea nel sostenere l'hub, dovrebbe accompagnarsi ad azioni concrete in questo senso. Ripeto: è ottimo che una grande azienda investa su Malpensa considerandola strategica e con enormi potenzialità di sviluppo. Lo stesso Presidente di Sea, Pietro Modiano, - conclude Comi - ha spiegato come l'aeroporto nel 2014 abbia registrato la più rapida crescita in Europa con un aumento del traffico merci del 9,1% rispetto all'anno precedente. Non dimentichiamoci però che non può essere questo l'unico sbocco possibile per Malpensa."

TERREMOTO IN FORZA ITALIA Raffica di dimissioni, Silvio dice no

Forza Italia, Renato Brunetta si dimette: Silvio Berlusconi respinge il passo indietro





Terremoto totale. Guerra atomica. Conflitto nucleare. Resa dei conti. Fate voi, scegliete la definizione che più vi aggrada per definire ciò che sta accadendo in Forza Italia, il partito "terremotato" dall'elezione di Sergio Mattarella al Colle. L'indiscrezione dell'ultimissima ora, non ancora confermata dal diretto interessato ma rilanciata da fonti azzurre, è relativa alle dimissioni di Renato Brunetta. L'Adnkronos, citando fonti presenti all'ufficio di presidenza a Palazzo Grazioli, dà notizia del passo indietro del capogruppo dalla sua carica: Brunetta avrebbe messo le dimissioni sul piatto. Inoltre avrebbe chiesto la possibilità di votare di nuovo a scrutinio segreto le cariche di capogruppo alla Camera e al Senato, "perché così funziona un sistema democratico". Le dimissioni, però, sarebbero state respinte da Silvio Berlusconi, che avrebbe confermato la piena fiducia ai vertici del partito. La notizia del passo indietro di Brunetta arriva poco dopo l'affondo di Raffale Fitto, che in una contro-conferenza stampa alla Camera ha affermato di "non riconoscere il valore politico" dell'ufficio di presidenza ristertto a Palazzo Grazioli, dove Silvio Berlusconi si confronta con i suoi fedelissimi (tra i quali, appunto, Brunetta). Al pari di Brunetta, anche l'omologo al Senato, Paolo Romani, avrebbe messo sul piatto la sua poltrona: anche queste dimissioni sarebbero state respinte.

Angelino Alfano, il diktat dei frondisti di Ncd: "O ministro, o leader"

Angelino Alfano, il diktat dei frondisti di Ncd: "O ministro, o leader"





"Deve decidere cosa fare da grande", continuano a ripetere i dissidenti di Ncd riferendosi ad Angelino Alfano. "Se vuole fare il leader del partito deve mollare la poltrona da ministro", ragionavano nella riunione semicarbonara organizzata l'altra notte dalla fronda malpancista. "Se vuole continuare a fare il ministro, lasci la guida di Ncd ad altri". Per ora nessuno è uscito allo scoperto, ma i malumori crescono. Barbara Saltamartini se ne è andata con la Lega di Matteo Salvini e Maurizio Sacconi si è dimesso da capogruppo.

Le rassicurazioni di Lupi - Per sapere cosa ne sarà di Ncd bisognerà attendere che i congiurati si rivedino e che Alfano incontri Matteo Renzi. Nel frattempo il ministro Lupi cerca di smorzare le polemiche: "Ncd rilancerà la propria azione e non si sfascerà". E ancora: "Alfano non rischia assolutamente e non c'è alcun impeachement in corso da parte di altri". "Angelino", puntualizza il ministro per le infrastrutture, "è il leader che ci ha permesso di costruire quest'area". 

Ma come rosica Giuliano Amato: la frase (al vetriolo) su Mattarella

Giuliano Amato su Sergio Mattarella: "Era il mio candidato preferito. Dopo di me"





"Ho lavorato con Mattarella per molti anni, da ultimo alla Corte costituzionale. Ha qualità adattissime per questo incarico che gli italiani gli hanno affidato". Giuliano Amato, a margine della cerimonia di insediamento di Sergio Mattarella al Quirinale, commenta così la figura del nuovo presidente della Repubblica. Belle parole, poi come è nello stile del dottor Sottile è partita la frecciatina: "Era il mio candidato preferito. Dopo di me".

L'oscuro presagio di un Mattarella Il fratello: "Sergio, fai attenzione..."

Antonino Mattarella: "Un consiglio a mio fratello Sergio? Si guardi dai politici"





Del fratello di "Sergiuzzo", come lo chiamavano da bambino, negli ultimi giorni, se n'è parlato molto. Tutta colpa di una vecchia storia, di una vicenda relativa ai suoi rapporti con alcuni criminali della banda della Magliana. Lui è Antonino Mattarella, fratello del neopresidente della Repubblica, Sergio. "Sono io Antonino Mattarella, ho 78 anni, quattro più di Sergio, ho fatto il docente universitario - spiega in un'intervista a Repubblica - e quando non sto a Roma sono sempre qui a Santa Venerina con i miei cani di razza che allevo e mando ai concorsi". Per la precisione si tratta di 47 cani, con i quali vive in un rifugio che si trova sotto all'Etna, circondato da nove ettari di vigna.

Le ombre - Antonino Mattarella parla subito di quelle ombre nel suo passato, senza però voler entrare nel dettaglio. "Sono amareggiato - premette -, io non c'entro con l'attività politica di mio fratello, non ho mai interferito con certe cose, né con Sergio e prima neanche con Piersanti. Non avevano bisogno di me". Sulla vicinanza con i criminali della Magliana aggiunge: "E' una vicenda assurda, di 25 anni fa. Lo stesso pm che l'aveva aperta ha chiesto poi l'archiviazione che il giudice ha controfirmato. Cosa dovrei aggiungere su una storia che non esiste da un punto di vista giudiziario?". E ancora: "Non ha senso che veniate qui a tirare fuori una cosa come questa quando non la si conosce". Insomma, "non ne voglio più parlare". L'argomento, dunque, è assai sgradito.

Rapporto fraterno - Si parla poi di Sergio, il fratello ora inquilino del Colle più alto. "Che rapporto ho con lui? Fraterno, bellissimo. Non ci vediamo spessissimo ma ci sentiamo sempre. Quando andavo a Palermo dormivo sempre a casa sua". Antonino riprende: "Lo ho sentito subito dopo l'elezione, prima ci siamo scambiati il solito sms e poi abbiamo parlato al telefono. Ma aveva fretta, stava preparando il discorso". Ma se lo aspettava, Antonino, che suo fratello sarebbe diventato presidente della Repubblica? "Ero convinto che Presidente sarebbe dovuto diventare la volta precedente perché Sergio è l'uomo giusto al momento giusto"".

Il profetico consiglio - L'intervista prosegue: "Come definisco Sergio in due parole? Una persona equilibrata. Renzi ha detto che è di grande rigore morale. Equilibrio e rigore morale, le doti di un Presidente della Repubblica". E dunque si arriva al "consiglio" di Antonino a "Sergiuzzo", un consiglio sibilino, quasi profetico: "Cosa gli consiglio? Di guardarsi dai politici". Sergiuzzo, insomma, deve guardarsi da quegli stessi politici a cui, fino a qualche anno fa, apparteneva in maniera attiva (prima dell'elezione, era "uscito di scena" da nove anni). E ancora: "Sergio è un uomo di profondissima cultura, cosa non comune tra gli uomini politici italiani. Non mi permetterei di dargli consigli tranne che uno: continui a fare quello che ha fatto sino ad ora". Ossia, s'intende, "guardarsi dai politici".

Si fa fregare 40 miliardi e ringrazia: Renzi incontra Tsipras e fa il comunista

Matteo Renzi incontra Alexis Tsipras: "Le elezioni in Grecia un messaggio di speranza"





Rosso spinto e rosso stinto. Da un lato Alexis Tsipras, dall'altro Matteo Renzi. Il premier greco è stato ricevuto con picchetto d'onore nel cortile di Palazzo Chigi: l'Italia, infatti, era la seconda tappa del suo tour europeo iniziato a Malta. Il premier nostrano, per l'omologo ellenico, ha speso parole d'encomio, soffiando (pur blandamente) sul fuoco dell'antieuropeismo incarnato da Tsipras, il premier più sexy del globo: "Sono convinto che abbiamo tutti bisogno di leggere nel risultato delle elezioni greche il messaggio di speranza che viene da un'intera generazione di persone che chiedono di avere più attenzione riguardo all'interesse verso chi sta subendo la crisi", ha spiegato Renzi.

"Una svolta vera" - Il toscano Matteo ha poi aggiunto: "Abbiamo la stessa età ma veniamo da esperienze diverse e apparteniamo a famiglie politiche differenti, ma abbiamo in comune l'idea di restituire alla politica la possibilità di cambiare le cose". Da par suo, Alexis il rosso, ha ribadito che "è necessario un cambio in Europa, bisogna portare la coesione sociale e crescita al posto delle politiche di paura e incertezza". E ancora: "Non è affatto formale dire che è stato un incontro costruttivo. Non ho parlato italiano ma con Renzi parliamo la stessa lingua. Se vogliamo parlare la lingua della verità occorre una svolta per la crescita che porti, attraverso riforme, a Stati più funzionali".

Siparietti e dimenticanze - Al termine dell'incontro anche un siparietto: Renzi ha ricordato a Tsipras di aver detto che non avrebbe indossato la cravatta fino a che non uscirà dalla crisi. E così, porgendo un pacchettino ad Alexis, Renzi ha affermato: "Noi vogliamo dare una mano vera alla Grecia, che non vuol dire dare sempre ragione, ma siammo sicuri che ne uscirà e quando accadrà ci piacerebbe che il premier indossasse una cravatta italiana". Sorrisi e battute, dunque, ma nessun accenno alla frecciata scoccata alla vigilia dallo stesso Tsipras, quando aveva puntato il dito contro il debito italiano, chiedendo all'Europa di non accanirsi con la Grecia. Renzi ha preferito tacere. E incassare. Come non ha detto una parola sul fatto che la Grecia, orientata a non ripagare i debiti contratti per il salvataggio, finirebbe col non restituire all'Italia 40 miliardi di euro. Mica bruscolini, insomma...