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domenica 20 luglio 2014

Ahi ahi Italia, nuova Ue e vecchio rigore: "Renzi, invece di parlare fai le riforme"

Ue, il commissario Katainen a Matteo Renzi: "L'Italia pensi alle riforme da fare, non alla flessibilità sul debito"



Invece di parlare di flessibilità, Renzi farebbe meglio a fare le riforme. Il messaggio all'Italia e al suo governo, fin troppo diretto, arriva dal neo-commissario agli Affari economici e monetari, il finlandese Jyrki Katainen, uno dei falchi del rigore dentro l'Unione europea. "Discutere di una maggiore flessibilità nell'interpretazione del Patto di Stabilità è pericoloso, è un dibattito sbagliato", ha commentato Katainen in riferimento anche al discorso del premier Matteo Renzi a Strasburgo della scorsa settimana, perché "per l'Italia è più importante varare finalmente le importanti riforme" promesse dagli ultimi governi. Se il premier sperava di ottenere qualche concessione in più dalla "nuova" Ue, anche appoggiando il popolare Juncker alla presidenza della Commissione, è evidente quanto abbia sbagliato i conti. 

"Più debito solo per chi se lo può permettere" - Intervistato dal giornale tedesco Die Welt, Katainen si pone in perfetta scia di Angela Merkel, spiegando di voler "evitare qualsiasi ipotesi sulla possibilità di trovare un modo creativo per eludere il Patto". E tanti saluti a Renzi e ai "ribelli" dell'area mediterranea. "Le medicine fanno bene solo se vengono assunte", è l'ironica conclusione del finlandese, che somiglia tremendamente al suo connazionale e predecessore Olli Rehn, mai tenero con l'Italia. Misure di crescita del debito, "le possono varare solo quei Paesi che possono permetterselo - sottolinea il neo-commissario -. E nell'Eurozona ci sono paesi vulnerabili che non possono farlo. La loro crescita debole non è solo un problema ciclico, ma è il risultato di una scarsa competitività. E contro questo dato non sono di nessun aiuto misure del genere".

Renzi: "Avanti tutta con Forza Italia" - A qualcuno, a Roma, saranno fischiate le orecchie, tanto è vero che non si è fatta attendere la reazione del democratico Sandro Gozi, sottosegretario con delega all'Ue: "Con tutto il rispetto per Katainen, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato in Europa non lo dice il commissario pro tempore finlandese, ma il Consiglio dell'Unione europea. E il Consiglio ha parlato chiaro su crescita e flessibilità, di solo rigore l'Europa non campa". Nel frattempo, dal suo viaggio diplomatico in Africa, il premier Renzi ha confermato che il governo viaggerà spedito sulla strada delle riforme: "Avanti tutta con Forza Italia e Nazareno". Per le riforme economiche, invece, si vedrà.

sabato 19 luglio 2014

Cruciani, la volgarissima bocca della verità: "Avete processato Silvio per le scopate e ora ve lo..."

Berlusconi assolto, Giuseppe Cruciani: "Hanno processato le sc... e se lo sono presi in quel posto"



Assolto. Silvio Berlusconi dal processo Ruby ne esce senza macchia: due capi di imputazione - concussione e prostituzione minorile - polverizzati dal giudizio di secondo grado. Per Giuliano Ferrara "la farsa" è terminata. Un pensiero che - e chi lo ascolta in radio lo sa - condivide anche La Zanzara Giuseppe Cruciani, da sempre - eufemisticamente - perplesso sul caso imbastito da Ilda Boccassini sulla vita privata del leader di Forza Italia. E lo stesso Cruciani, pochi minuti dopo la sentenza di Milano, ha affidato il suo sintetico - e in verità non elegantissimo - pensiero a Twitter. Un cinguettio piuttosto rude e volgare, e che però - ruvidità a parte - fotografa in toto quanto è successo negli ultimi anni. Così La Zanzara: "Hanno processato le scopate, se lo sono preso in quel posto". E, a "prenderselo in quel posto", sono le toghe, i pm, Ilda la rossa su tutti. Di seguito il tweet di Giuseppe Cruciani.

giuseppe cruciani @giucruciani

Hanno processato le scopate, se lo sono preso in quel posto
2:53 PM - 18 Lug 2014

"La magistratura fa pena". Poi le violente accuse a Re Giorgio e Renzi. Lucia Annunziata sbrocca dopo la vittoria di Berlusconi

Lucia Annunziata dopo l'assoluzione di Berlusconi: "La magistratura fa pena"



"Tutti a casa, compagni. La guerra è finita e noi la abbiamo persa". Esordisce così Lucia Annunziata dalle colonne digitali dell'Huffington Post. Parla dell'assoluzione di Silvio Berlusconi e lei, anti-Cav militante (il suo scontro in tv con l'allora premier è nella storia dell'italico piccolo schermo), riconosce di aver perso. "L'uomo è in verità un politico integerrimo", scrive con parecchio sarcasmo. "Ci rassegniamo dunque. C'è chi vince e c'è chi perde, e tocca accettare le sconfitte", aggiunge dopo aver ospitato sull'Huffington, poco prima della sentenza, un articolo in cui spiegava perché 7 anni per Berlusconi nel processo Ruby erano troppi.

Attacco alle toghe - Dopo aver riconosciuto la sconfitta, l'Annunziata passa all'attacco, e spiega che questa sentenza le fa "pena". "La prima parte che mi fa più pena di questa sentenza (sì, ho detto pena)", spiega, è "l'assoluzione dal reato di concussione. Fatemi capire: un premier può telefonare in Questura e fare pressione sui dirigenti dallo Stato sui dipendenti da cui dipende il rispetto della legge, e questo gesto non è pressione, è una legittima iniziativa?". Una domanda retorica, quella di Lucia, che non vuole in verità alcuna risposta. Fa effetto, però, notare come nel giorno della sentenza favorevole a Berlusconi, chi come l'Annunziata è sempre ed incondizionatamente stato dalla parte della magistratura, passi ad attaccare la magistratura stessa. "Penosa", di fatto, poiché una sentenza che fa "pena" è tutta imputabile alle toghe. Una clamorosa piroetta, quella di Lucia, che dal Tribunale di Milano, evidentemente, si aspettava ben altra "punizione" per il leader di Forza Italia.

"Giù il cappello, ma..." - L'intemerata prosegue con "la seconda lezione da trarre da questa sentenza", che è "fare tanto di cappello al centrodestra italiano. Ha sempre detto che i giudici sono politicizzati. Che sia vero? Oppure i giudici sono molto attenti ai climi stagionali, come spiegarsi altrimenti oscillazioni così radicali tra il massimo di una sentenza e la assoluzione?". Alza il tiro, Lucia. Lo alza contro le toghe, ma anche contro Matteo Renzi e Giorgio Napolitano. Già, perché, scrive, "c'è da dire che un vantaggio c'è nell'attuale soluzione: c'è da #starsereni. Quando nel futuro rileggeremo la storia d'Italia il leader politico che ha firmato le riforme che cambieranno il sistema in vigore dal 1948 non sarà definito un condannato, bensì un politico integerrimo e, in più, perseguitato politico. C'è da#starsereni - scimmiotta l'hashtag preferito del premier -: abbiamo un padre della patria a fianco di Matteo Renzi".

Risveglio complottardo - E dopo le allusioni, neppur troppo velate, la direttrice dell'Huffington Post rende cristallino il suo pensiero. "Che poi questo era il punto, no? L'Italia aveva bisogno di riforme, e se serviva farlo con un condannato, è bastato togliere la condanna. Un classico caso di montagna che è andata da Maometto". Per Lucia, "l'assoluzione risolve così il maggior problema che aveva il Premier, e il maggiore che il presidente Napolitano voleva risolvere". Dunque l'accusa, diretta, neppure nascosta con la retorica, o almeno non troppo: "Si immagina che il Presidente (Napolitano, ndr) sia stato correttamente terzo mentre si giocavano i destini di tante persone. Ma forse i giudici sanno interpretare oltre che le parole anche i silenzi". Dopo l'assoluzione di Berlusconi, dunque, l'Annunziata si risveglia avvelenata con la magistratura. E complottarda: dietro questa sentenza, lascia intendere, ci sarebbero la "manina" del premier e i "silenzi" di Napolitano...

Berlusconi assolto, clamoroso al Tg3: sparisce la notizia e sparisce anche la zarina Berlinguer...

Tg3, Berlusconi assolto è la quarta notizia. E Bianca Berlinguer non c'è



Succede che Silvio Berlusconi, per una volta, è stato assolto. Giustizia per il Cavaliere nel secondo grado del processo Ruby. Una notizia. Anzi, una notizia clamorosa. Olgettine, prostituzione, fango, telefonate, pressioni sugli ufficiali in questura: tutto polverizzato dalla nuova sentenza. La concussione "non sussiste" mentre la prostituzione minorile "non costituisce reato". Ecco, qualcuno in Italia - giusto per usare un eufemismo - oggi se n'è accorto: su Twitter, sui siti, in radio e in tv non si parla d'altro. Altri, invece, se ne sono accorti un po' meno. Per esempio il Tg3, il notiziario di Telekabul, la testata televisiva più a sinistra dell'italico piccolo schermo, diretta dalla zarina Bianca Berlinguer.

Priorità - Succede che assolvono Berlusconi - una rinascita, per il leader di Forza Italia - e succede che al Tg3 la notizia venga relegata al quarto titolo nel rullo di apertura (quello in cui si presentano le notizie, per intendersi). Si parte dal boeing abbattuto in Ucraina e dalle accuse rivolte da Barack Obama a Vladimir Putin. Quindi si passa all'invasione di terra nella Striscia di Gaza, all'operazione militare intrapresa dall'esercito israeliano. Poi ecco l'assoluzione di Berlusconi. E la scaletta presentata nel rullo che precede il tg viene rispettata nel tg stesso. Il boeing, il serivzio sulla guerra a Gaza e poi anche un collegamento in diretta con Gerusalemme. E il Cavaliere? Il Cavaliere è stato assolto, e al Tg3 questa assoluzione la reputano una notizia meno importante, quasi una notizia marginale (o forse al Tg3 la notizia non piace affatto?). Ora di grazia: 19.12, il momento in cui viene lanciato il servizio sulla vittoria in tribunale del leader di Forza Italia. Quasi a metà del telegiornale. Fatto curioso, per un telegiornale che nella politica ha il suo core business.

Bianca sparita - Ma che al Tg3 si respirasse un clima di lutto lo si era capito anche da un altro particolare, che si era manifestato sin dai già citati titoli letti durante il rullo. No, la voce non era quella consueta e familiare della direttrice. Bianca Berlinguer non si sentiva. Lei, sempre in prima linea per l'edizione delle 19, putacaso nel giorno dell'assoluzione di Berlusconi era sparita. Puf, scomparsa. Eclissata. Meglio non farsi vedere nel giorno di una notizia - per loro - funerea? Ah, saperlo. Di sicuro - video canta - alla scrivania del notiziario di Telekabul c'era Tatiana Lisanti. Scura in volto, sia chiaro. Perché Berlusconi che vince, per il Tg3, è una clamorosa sconfitta (da relegare come quarto titolo, al 12esimo minuto, eccetera eccetera...).

Boccassini umiliata in tribunale Ecco che cosa accadrebbe a Ilda se l'Italia fosse un Paese normale

Processo Ruby, demolita Ilda Boccassini: se fossimo un paese normale si dovrebbe dimettere


di Claudio Brigliadori 



In un Paese democratico, o forse soltanto civile, Ilda Boccassini avrebbe rassegnato già le proprie dimissioni. Lo avrebbe fatto un minuto dopo aver ascoltato la sentenza con cui il giudice Enrico Tranfa ha demolito punto per punto in sede di Appello l'inchiesta su Ruby e Silvio Berlusconi, la più rumorosa e mediaticamente devastante degli ultimi 20 anni di politica italiana. Dal 2010, da quando cioè la Procura di Milano inizia a indagare su quanto accaduto alla Questura di Milano la notte del 27 maggio, quando la 17enne Karima al Mahroug fu "prelevata" dal consigliere regionale del Pdl in Lombardia Nicole Minetti, e soprattutto sulle frequentazioni dell'allora premier ad Arcore. Dal gennaio del 2011, quando cioè Berlusconi è finito ufficialmente sul registro degli indagati, non è passato giorno senza che dalla Procura milanese coordinata da Edmondo Bruti Liberati filtrassero indiscrezioni, intercettazioni, boatos: roba piccante, dai risvolti pruriginosi quando non pornografici, racconti di testimoni poi smentiti da altri testimoni, confessioni mai arrivate da parte dei protagonisti. Eppure, è bastato per imbastire un processo a uso e consumo dei voyeur, tra racconti di cene, telefonate velenose e intime, orge, olgettine travestite e pronte a tutto in cambio di soldi e favori vari. 

Cosa diceva Ilda - "Un sistema prostitutivo organizzato per il soddisfacimento sessuale di Silvio Berlusconi", un sistema "provato ogni oltre ragionevole dubbio", arringava in Aula la Boccassini un anno fa, nell'ultima requisitoria prima della sentenza di primo grado. Allora aveva vinto lei e le era andata addirittura grassa: l'accusa chiedeva 6 anni per concussione e prostituzione minorile, le tre giudici Carmen D'Elia, Orsola De Cristofaro e Giulia Turri a Berlusconi ne diedero addirittura sette, con interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Tre anni di via Crucis - Quella inchiesta pesantissima, ancora prima della condanna, ha generato una slavina politica inimmaginabile. Nel 2011 un Berlusconi già indebolito dallo scandalo di Noemi Letizia, con tanto di divorzio da Veronica Lario e, quasi contestuale, la separazione da Gianfranco Fini, affronta la lunga crisi del governo di centrodestra, culminata a novembre con le dimissioni in seguito al "colpo di stato" dello spread. Nel frattempo, la popolarità del premier è continuata a calare anche sotto i colpi delle campagne (moraleggianti e spesso strumentali) in stile Se non ora quando. La sinistra ha usato la clava dei "costumi scandalosi" del Cavaliere per disarcionarlo, riuscendoci solo in parte. Dal 2011 a oggi, di fatto, Berlusconi è stato leader politico a mezzo servizio, tra una deposizione, un legittimo impedimento, una nuova indiscrezione a mezzo stampa. Una via crucis culminata, appunto, con la condanna in primo grado. 

Teorema smontato da Coppi - Ora, però, il ribaltone in Appello, anche grazie alla linea difensiva di Franco Coppi, che ha avuto gioco facile nello smontare il teorema della Procura: "Se mai Berlusconi avesse avuto rapporti con Ruby, almeno per un certo periodo di tempo, non ne conosceva l'età", è la spiegazione avanzata da Coppi: "Quando si usa la formula il fatto non costituisce reato - ha spiegato l'avvocato ai cronisti del Tribunale di Milano - di solito c'è la mancanza dell'elemento soggettivo". Un caso di scuola di "non colpevolezza", ha concluso il principe del Foro, magistrale nel giocare tutto sulle contraddizioni dell'accusa già fatte emergere dalla deposizioni della stessa Ruby Rubacuori. Il cerchio si chiude: l'avvocato Coppi è stato perfetto nel dimostrare gli errori, clamorosi di un magistrato. Ma quegli errori non sono solo "di scuola", formali. Sono sostanziali, e hanno di fatto rovinato non solo la carriera ma la vita di molti personaggi, sbattuti in prima pagina, sputtanati, infamati. Al magistrato che li ha commessi non si chiede di pagare il contrappasso, ma semplicemente di prenderne atto e di lasciare la toga. Perché le questioni sono due: o è in malafede o non è in grado di svolgere quel mestiere. Ma siamo in Italia, e al massimo si può dimettere il ct della Nazionale.

venerdì 18 luglio 2014

"Merde", "Il Cav resta un condannato" Dalla Guzzanti a Lerner: i rosiconi

Ruby, Berlusconi assolto: le reazione degli anti-Cav



Silvio Berlusconi assolto da entrambi i capi di imputazione nel secondo grado del processo Ruby. Il reato di concussione "non sussiste", mentre quello di prostituzione minorile "non costituisce reato". Una gioia per l'ex premier, uno schiaffo e una tremenda delusione per gli anti-Cav militanti e tutti i manettari che avrebbero voluto vedere inferta a Berlusconi la mazzata finale, quella condanna a sette anni e all'interdizione a vita che, oltre a tagliarlo fuori definitivamente e - forse - da tutto, gli sarebbe costata la revoca dell'affidamento dei servizi sociali e, dunque, gli arresti domiciliari. Ma così non è andata. Silvio è ancora vivo. A barcollare sono i suoi oppositori, e qui andiamo a passare in rassegna le loro reazioni.

Il togato Gad - Si parte da Gad Lerner, che sul suo blog scrive: "La sentenza emessa dalla Corte d'Appello di Milano mi lascia decisamente perplesso ma non può che essere rispettata (...). Gli italiani sono ormai in grado di esprimere un giudizio morale sulle “cene eleganti” e sul comportamento dell’allora capo del governo". E continua: "La sentenza giunge come una bomba sugli equilibri politici del paese. La Procura di Milano subisce una sconfitta bruciante, anche se conferma come l'autonomia della magistratura sia un bene prezioso in uno Stato democratico". Lerner non risparmia Niccolò Ghedini: "Se Berlusconi si fosse rivolto per tempo a avvocati di valore come Franco Coppi, anziché a personaggi come Ghedini...". Lerner conclude: "La resurrezione politica dell'ex Cavaliere ha dell'incredibile ma è un fatto compiuto. Ora avrà più titolo nel presentarsi come l'interlocutore principale di Renzi, rafforzando il patto del Nazareno." Infine un riferimento a Renzi stessi: "Da questo punto di vista, credo che la sentenza non dispiaccia affatto al presidente del consiglio in carica".

Barba-Fatto - La rassegna prosegue poi con Gianni Barbacetto, anti-Cav della prima ora e firma manettara del Fatto Quotidiano, che affida il suo pensiero a Twitter. Dispiaciuto per la non-condanna di oggi, ricorda quella di un anno fa...

gianni barbacetto @gbarbacetto

Ora si dimenticheranno tutti che e' comunque #condannato definitivo per frode fiscale. #bazzecole
1:18 PM - 18 Lug 2014

La "Savonarola" - Quindi la grillina Roberta Lombardi, deputata ed capogruppo alla Camera del Movimento 5 Stelle. Lei, ai toni da Savonarola, ci ha ormai abituato. Contro Berlusconi, certo, e anche contro tutto l'universo mondo. Oggi, però, si concentra su Silvio, e vomita tutta al sua delusione su Facebook: "Non è vero che le sentenze non si commentano. A volte si commentano da sole".

Zuccate - Poi è il turno Vittorio Zucconi, firma di Repubblica e direttore del sito del quotidiano, che quotidianamente bombarda Berlusconi. Un assoluto tic, quello di Zucconi contro il Cav. Lo sfogo viaggia su Twitter. Non avendo la possibilità di esultare per una condanna la butta sulla provocazione. Così:

Vittorio Zucconi @vittoriozucconi

Se  le sentenze di assoluzione sono "politiche", lo sono anche quelle di condanna?
1:28 PM - 18 Lug 2014

Vomitino - Una nota di merito per il grillino Giuseppe Brescia, che a onor del vero, a differenza della sgangherata pattuglia pentastellata, fino ad oggi non si era fatto granché notare per castronerie, complotti, scie chimiche o bestialità diffuse. Ma al Brescia, oggi, viene un conato di vomito. E, insomma, #cambiaverso e comincia a scrivere fesserie: 

Giuseppe Brescia @g_brescia

Berlusconi assolto. Alla fine il processo #Ruby #cambiaverso. Dove si può vomitare!?
1:47 PM - 18 Lug 2014

Deiezioni - Come sempre, Sabina Guzzanti ci va giù con "eleganza". Tempo fa si esercitò nella retorica della morte, augurata a Berlusconi. E oggi che Berlusconi non lo hanno demolito, la comica col vizietto dell'insulto infamante, si lancia - su Twitter - in una volgare intemerata dal sapore complottista che, forse, tira in ballo un po' tutti (giudici, Berlusconi, Renzi, etc...). Da buona grillina, vomita la seguente perla:

SabinaGuzzanti @SabinaGuzzanti

Un paese in cui ai posti di comando ci sono solo subdoli pezzi di merda #ruby
3:22 PM - 18 Lug 2014

Incassi - Spiritoso il direttore de Il Post, Luca Sofri, che da buon giornalista pensa al futuro del settore, che vive - come è noto - una profonda crisi:

Luca Sofri        ✔ @lucasofri

Berlusconi assolto, una boccata d'ossigeno per l'editoria.
1:43 PM - 18 Lug 2014

Fanghiglie - Non ci si può mica dimenticare di Roberto Saviano, che però non reagisce e piomba in un catatonico e assordante silenzio. E allora lo ricordiamo con quanto aveva scritto su Facebook all'indomani della condanna in primo grado, quando su Facebook pontificava: "Il mio pensiero va a Ilda Boccassini che ha lavorato con disciplina e prudenza, nonostante il fango e le pressioni. Ha vinto il diritto anche grazie a lei e al suo lavoro non condizionato, non forzato, basato su prove rigorose e riscontri". Il fango? Le pressioni? Di fango, qui, ne è stato - copiosamente - gettato solo contro al signor Berlusconi. E Saviano, ora, che dice?

Ruby, Berlusconi assolto, crolla il teorema Boccassini Tutte le frasi e gli errori di Ilda la moralizzatrice rossa

Ruby, Berlusconi assolto: crolla il teorema di Ilda Boccassini



Nel giorno della lettura della sentenza di primo grado, la grande accusatrice, la nemica giurata, la toga rossa, in aula non c'era. Non se l'era goduto quel "trionfo", Ilda Boccassini, la pm che più di tutti ha architettato il teorema-Ruby. Teorema che ha retto solo in primo grado: nella sentenza d'appello Silvio Berlusconi ne esce senza macchia. Assolto dal reato di concussione e da quello di prostituzione minorile. Ilda la rossa non era in aula nemmeno alla lettura del secondo grado. Buon per lei, perché forse, nel momento dell'assoluzione, tutti gli obiettivi dei fotografi, piuttosto che l'ex premier, sarebbero andati a cercare il suo volto. Già, perché ogni storia, ogni battaglia, ha dei vincitori e degli sconfitti. E se tra chi vince, ora, c'è Berlusconi insieme al suo avvocato, Franco Coppi, tra chi perde c'è soprattutto lei, la Boccassini. Il suo teorema crolla. Il suo sogno sfuma. A condannare Berlusconi, lei non ci riesce. L'impresa, semmai, è riuscita all'ormai mitologico Antonio Esposito, il presidente della sezione feriale di Cassazione che condannò l'allora leader Pdl nella sentenza Mediaset. Oppure è riuscita

La violenta requisitoria - Della Boccassini restano impresse nella memoria le roboanti frasi nell'ultima requisitoria prima della sentenza di primo grado: chiese sei anni di reclusione - cinque per prostituzione minorile, uno per concussione - e l'interdizione a vita per il Cavaliere (richiesta accolta e anzi aumentata di un anno). Parlò senza dubbio alcuno di "un sistema prostitutivo organizzato per il soddisfacimento sessuale di Silvio Berlusconi". Un sistema che, a detta sua, era "provato oltre ogni ragionevole dubbio". La sentenza di oggi, però, riscrive la storia. Su Ruby affermava che "si prostituiva" e che "ha fatto sesso con Berlusconi ricevendone dei benefici". Per non farsi mancare nulla, su Karima aggiunse anche che il Cavaliere "sapeva che la ragazza era minorenne". Ilda credeva di sapere tutto, si spingeva ad affermare che "Ruby aveva da Silvio Berlusconi direttamente quello che le serviva per vivere in cambio delle serate ad Arcore". Poi le ironie sul "doppio lavoro" di Nicole Minetti, "pagata dal contribuente" ed "addetta alla gestione" delle cosiddette Olgettine.

Quale concussione? - La violenta arringa di Ilda la rossa, in quel giugno del 2013, dopo la presunta prostituzione minorile si spostava sul reato di concussione, che secondo il teorema togato si sarebbe concretato con la telefonata di Berlusconi al capo di gabinetto della Questura di Milano, Piero Ostuni. La celeberrima telefonata della "nipote di Mubarak", la chiamata dopo la quale la marocchina fu affidata alla Minetti. La Boccassini, anche in questo caso, era sicura: "Ho potuto dimostrare al di là di ogni ragionevole dubbio che quella notte i vertici e funzionari della Questura a seguito di una interferenza del presidente del Consiglio rilasciarono la minore e la affidarono a una prostituta, tramite la Minetti". Peccato però che la verità processuale, oggi, stabilisce che la concussione "non sussiste". Infine, della Boccassini, si ricorda la conclusione della requisitoria, in cui chiese di negare a Berlusconi anche le attenuanti generiche. Tra i motivi, "i testimoni a libro paga" e "l'invasione del palazzo di giustizia da parte di persone delle istituzioni". Si riferiva alla manifestazione dei parlamentari del Pdl. Un mare-magnum di accuse, di infamità. Un teorema crollato, svanito con una doppia, totale, assoluzione. Ma in Italia, le toghe, per i loro errori ancora non pagano.