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martedì 15 luglio 2014

Tensione in Nuovo Centrodestra Ecco chi sta con Renzi e chi vuole l'alleanza con Fi...

Il futuro di Ncd: ecco con chi stanno gli alfaniani




Alta tensione dalle parti di Ncd. La convivenza nel governo con il Pd e le voci di un probabile rimpasto alle porte spaccano il partito. Il Nuovo Centrodestra deve scegliere e in fretta in che direzione vuole andare. Nel caso in cui si tornasse al voto Ncd deve chiarire se sta dalla parte di una probabile coalizione di centrodestra con Forza Italia o se vuole dare vita ad una nuova area politica che strizza l'occhio al Pd renziano. Su queste binari corre il dibattito interno al partito. Come racconta Il Tempo, tra le mura di Ncd non esiste una linea unitaria. C'è chi vuole un ritorno nell'area moderata smarcandosi da Renzi e chi invece vuole stringere ancora di più i rapporti col premier. 

I moderati - E così, il quotidiano romano fa i nomi dei "colonnelli" delle due fazioni. Maurizio Lupi , Barbara Saltamartini , Nunzia De Girolamo guardano alla grande riorganizzazione del centrodestra e al dopo-Berlusconi: una vasta alleanza con una FI più moderata, ma anche con Lega e FdI. Sono coloro che hanno firmato la petizione di FdI per chiedere le primarie. 

I governativi - Gaetano Quagliariello - che è anche coordinatore nazionale del partito - Beatrice Lorenzin , Maurizio Sacconi , Maurizio Cicchitto invece guardano alla formazione di un soggetto nuovo di matrice popolare con i partiti che sostengono il governo. "Sono pronti a passare a sinistra", sussurra qualcuno a il Tempo. 

Le mosse di Alfano - Angelino Alfano per il momento non ha preso posizione sul dibattito interno. L’alfaniano Giuseppe Esposito , senatore, invita il leader a rompere gli indugi: "Lascia il ministero e guida il partito". Esposito auspica che tutta la compagine Ncd esca dall’esecutivo per garantire l’appoggio esterno e costruire il percorso politico del partito. Naturalmente a guida Alfano. Forse i tempi per un passo del genere non sono ancora maturi. Il partito nei sondaggi è stabile e dopo le europee ha uno zoccolo duro di elettori da cui far decollare la nuova avventura politica. Maurizo Lupi prova a capire il futuro di Ncd e ad Esposito risponde così: "Il Pd ha trovato Renzi, noi stiamo ancora cercando di capire come diventare protagonisti". 

lunedì 14 luglio 2014

Alessandro Sallusti contro Massimo D'Alema: "Ecco tutti i suoi scheletri nell'armadio"

Alessandro Sallusti contro Massimo D'Alema: "Ecco tutti i suoi scheletri nell'armadio"


Dopo la decisione di affidare Silvio Berlusconi ai servizi sociali, Massimo D'Alema ha mostrato tutto il suo disappunto, commentando così: "Normali cittadini vanno in prigione per reati minori". Baffino, insomma, sognava un Cavaliere in cella. Una frase che ha fatto discutere e infuriare Forza Italia. E una dura risposta a D'Alema è arrivata da il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, che in un editoriale si rivolge all'ex premier, ricordandogli in primis che "onestamente non conosco casi di normali cittadini che all'alba degli 80 anni scontano nove mesi di condanna chiusi in carcere".

Chi non paga - Poi Sallusti alza il tiro: "Ma, ignoranza a parte, chiedo a D'Alema: un 'normale cittadino' che incastrato dai magistrati ammette di aver incassato e girato al partito una tangente da 20 milioni di lire deve restare a piede libero?". Il riferimento è alla mazzetta presa nel 1985, un reato "più che provato" che finì in prescrizione. "Già - continua Sallusti -, perché D'Alema non ha pagato il conto, né giudiziario né politico (è addirittura diventato primo ministro). Il direttore continua nel suo attacco: "Lui stesso (D'Alema) da sempre non si tratta da 'normale cittadino', prova ne è il caso di Affittopoli: casa di lusso ad affitto ridicolo da ente pubblico, alla faccia dei poveri cristi 'normali cittadini'".

E l'Ingegnere... - Scheletro dopo scheletro, Sallusti arriva fino a far saltare fuori dall'armadio Filippo Penati, l'ex presidente della Provincia di Milano: "Colpisce poi che il rigore morale di D'Alema non sia emerso con forza quando il compagno Penati (...) venne beccato a intascare mazzette". "Penati l'ha sfangata: niente cella, niente condanna. Altra prescrizione nel silenzio di D'Alema". Ultimo, ma non ultimo, il riferimento a Carlo De Benedetti. "Nel 1993 - ricorda Sallusti - ammise di aver pagato 10 miliardi di lire in tangenti a partiti e funzionari per ottenere dallo Stato un appalto per la sua azienda, la Olivetti. Roba da prigione - sottolinea il direttore de Il Giornale -, per chiunque. Finì con un'ora, dicasi un'ora, di fermo in carcere e una assoluzione per prescrizione". Dunque, la conclusione. "Ha ragione D'Alema. Non tutti i cittadini sono uguali. Soprattutto se si chiamano Silvio Berlusconi: 43 processi in 18 anni sono davvero un trattamento eccezionale".

Ufficio del Giudice di Pace ad Afragola: "Segnali positivi per la conservazione del presidio di legalità"

Ufficio del Giudice di Pace ad Afragola: "Segnali positivi per la conservazione del presidio di legalità"

di Mario Setola




Sono ore decisive quelle che si stanno succedendo. Il dictat del governo è chiaro: costi per il funzionamento sui bilanci dei comuni del mandamento (Caivano, Cardito e la stessa Afragola) che dovranno anche distaccare un dipendente a testa. Tutto questo entro e non oltre il 30 di giugno. Allora si è fuori termine? No, molto probabilmente no, perché la caparbia dell’associazione forense afragolese guidata dal Presidente Francesco Castaldo ed il grande impegno del Comune di Afragola hanno, forse, aperto uno spiraglio.

 A Roma è stato infatti comunicato che per ovvie ragioni non era stato ancora possibile incontrarsi con gli appena insediati commissari prefettizi di Cardito e Caivano (infatti, pochi giorni prima erano state sciolte entrambe le amministrazioni). Poiché esisteva già una delibera di indirizzo e di impegno, che manifestava la chiara volontà dei comuni di mantenere l’impegno, è stata chiesta una piccola proroga dei termini (eccezionalissima) onde rendere edotti i commissari e trovare le risorse. Dopo svariate riunioni ed incontri, spesso anche alla presenza degli avvocati, pare che la situazione sia ora sotto controllo. Siano stati individuati i dipendenti da distaccare e trovate le risorse economiche tra i vari comuni interessati. Manca solo l’ufficialità, ma a meno che non ci siano brutte sorprese dell’ultim’ora, Afragola, così come Frattamaggiore e forse Casoria. 

Lo perderà invece, con ogni probabilità Trentola che finirà nel calderone di Napoli Nord mentre Acerra, anch’essa non confermando l’ufficio finirà a Nola. Entusiasmo da parte del Comune di Afragola ed in particolare del sindaco e del suo vice Giglio, avvocato, che si è prodigato molto insieme all’avvocato Castaldo per fare breccia nelle, inizialmente arroccate amministrazioni le cui casse non possono certo definirsi solide. Se, come appare ormai assai verosimile, l’ufficio sarà mantenuto (si attende solo l’Ok dal ministero), la struttura in cui si svolgeranno le udienze, non sarà più quella di via Napoli, ma ci sarà il trasferimento in quelli che prima erano i locali del Tribunale di Napoli, sezione di staccata di Afragola, nel rione salicelle, una parte del quale tuttavia sarà occupato dal comando di polizia municipale. “Siamo ovviamente soddisfatti dell'accordo raggiunto tra i commissari prefettizi ed il Sindaco di Afragola per il mantenimento dell'ufficio, visto che è un risultato al quale l'associazione forense di Afragola, stava lavorando da 2 anni. Non è stato semplice raggiungere l'obiettivo considerate le difficoltà oggettive incontrate, ma grazie alla volontà del Sindaco Tuccillo nel voler mantenere l'ufficio ed all'impegno ed al lavoro svolto dal vicensindaco del Comune di Afragola Avv. Giovanni Giglio con il quale abbiamo lavorato incessantemente negli ultimi 4 - 5 mesi siamo riusciti ad ottenere questo  importante risultato. Speriamo che il Ministero accolga la nostra domanda e che tutti gli sforzi non siano vani”.  

Nuovo allarme dei Servizi Segreti: "In Italia alto il rischio di terrorismo" Attenzione a islamici e antagonisti"

Nuovo allarme dei Servizi Segreti: "E' rischio terrorismo. Attenzione a islamici e antagonisti, "




Jihadisti, anarco-insurrezionalisti e cyberattivisti. Da questi ambienti, secondo i nostri Servizi Segreti, potrebbero arrivare degli attacchi terroristici. Lo rivela Marco Minniti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti, in un suo intervento sulla rivista ’Italianieuropei' diretta da Massimo D’Alema, in edicola da mercoledì prossimo.

No Tav - «Il terrorismo di matrice jihadista continua a rappresentare una temibile minaccia. Molta attenzione è, al momento, rivolta al fenomeno dei cosiddetti foreign fighters per il correlato rischio di reducismo», dice Minniti che, parlando parlando del fronte interno, osserva come «la situazione di disagio sociale non sembra in grado di attribuire nuova linfa a progetti eversivi di stampo brigatista, tuttora perseguiti da ristretti circuiti dell’estremismo marxista-leninista. Attenzione particolare deve, invece, essere rivolta ai tentativi dell’estremismo antagonista di strumentalizzare le rivendicazioni sulle tematiche ambientaliste, sul diritto al lavoro e sul diritto alla casa, provando a connotarle per il ricorso alla violenza. In questo senso, non sono da sottovalutare le potenzialità dell’eversione di matrice anarco-insurrezionalista, intenzionata a infiltrare manifestazioni di dissenso, come la mobilitazione No Tav».

Hacker - C’è poi il capitolo cybersecurity che, rileva Minniti, «costituisce una sfida di straordinaria importanza con cui deve confrontarsi il nostro sistema paese e, più in generale, tutto il mondo globalizzato. La rete rappresenta una grande opportunità di conoscenza, di ricerca, di sviluppo tecnologico, ma - come sempre avviene in questi casi - costituisce altresì un’incombente minaccia. Più, infatti, il mondo si sviluppa, più abbiamo a che fare con nuove tecnologie; più sono di fronte a noi grandi opportunità, più dobbiamo confrontarci con grandi pericoli. Tutte le società molto veloci - soprattutto quelle complesse come la nostra - sono anche società molto fragili». Di fronte ad un quadro tanto complesso e articolato, «l’Italia in questa partita non può farcela da sola. Mare Nostrum - considera Minniti - deve diventare una missione europea e le Nazioni Unite devono impegnarsi per creare in Libia una cornice di sicurezza adeguata, che consenta di garantire la prima accoglienza direttamente nel paese, affidandola ad esempio a una grande organizzazione delle Nazioni Unite quale l’UNHCR».

Scalfari, altra figuraccia col Papa Viene ancora smentita l'intervista

Scalfari, nuova figuraccia col Papa



Eugenio Scalfari ci ricasca: ha di nuovo spacciato per frasi di Papa Francesco cose che il Pontefice non gli ha mai detto. Era già successo: a novembre scorso il Vaticano aveva rimosso dal suo sito internet l’intervista fatta dal fondatore del quotidiano Repubblica al Papa trovandola non esattamente corrispondente alle parole di Bergoglio. Scalfari si era difeso sostenendo che le discrepanze tra ciò che aveva scritto e il pensiero del Papa dipendevano dal fatto che lui non aver registrato la conversazione, né aveva preso appunti. Quindi i virgolettati attribuiti al Papa sono stati ricostruiti a memoria.

Lo stesso errore - Anche oggi è successa la stessa cosa. Padre Lombardi con una nota ufficiale molto dura ha smentito l’attribuzione al Papa di diversi passaggi contestando a Repubblica l’uso di diversi virgolettati. Anche questa volta per il Vaticano ciò che è stato pubblicato in grande evidenza su Repubblica è solo una ricostruzione “frutto della memoria” di Scalfari. In particolare la Santa Sede osserva che il fondatore di "Repubblica" attribuisce al Pontefice frasi mai pronunciate su “cardinali pedofili” e sul tema del celibato dei preti.

La nota del Vaticano - Eccola nota firmata da Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa del Vaticano e curatore delle comunicazioni che riguardano Papa e Vaticano: "Su la Repubblica di questa domenica mattina viene pubblicato con grande evidenza il resoconto, firmato da Eugenio Scalfari, di un suo nuovo colloquio con il Santo Padre Francesco. Il colloquio è cordiale e molto interessante e tocca principalmente i temi della piaga degli abusi sessuali su minori e dell’atteggiamento della Chiesa verso la mafia. Tuttavia, come già in precedenza in una circostanza analoga, bisogna far notare che ciò che Scalfari attribuisce al Papa, riferendo 'fra virgolette' le sue parole, è frutto della sua memoria di esperto giornalista, ma non di trascrizione precisa di una registrazione e tantomeno di revisione da parte dell’interessato, a cui le affermazioni vengono attribuite. Non si può e non si deve quindi parlare in alcun modo di un’intervista nel senso abituale del termine, come se si riportasse una serie di domande e di risposte che rispecchiano con fedeltà e certezza il pensiero preciso dell’interlocutore".

Le frasi incriminate - Continua Padre Lombardi: "Se quindi si può ritenere che nell’insieme l’articolo riporti il senso e lo spirito del colloquio fra il Santo Padre e Scalfari, occorre ribadire con forza quanto già si era detto in occasione di una precedente “intervista” apparsa su Repubblica, cioè che le singole espressioni riferite, nella formulazione riportata, non possono essere attribuite con sicurezza al Papa. Ad esempio e in particolare, ciò vale per due affermazioni che hanno attirato molta attenzione e che invece non sono attribuibili al Papa. Cioè che fra i pedofili vi siano dei “cardinali”, e che il Papa abbia affermato con sicurezza, a proposito del celibato, “le soluzioni le troverò”.  Nell’articolo pubblicato su Repubblica queste due affermazioni vengono chiaramente attribuite al Papa, ma – curiosamente - le virgolette vengono aperte prima, ma poi non vengono chiuse. Semplicemente mancano le virgolette di chiusura…Dimenticanza o esplicito riconoscimento che si sta facendo una manipolazione per i lettori ingenui?"

domenica 13 luglio 2014

Il Brasile completa la figuraccia mondiale: l'Olanda vince 3-0 e si prende il terzo posto

Mondiali, finale per il terzo posto: Brasile-Olanda 0-3



La figuraccia è completa. Allo stadio Nacional di Brasilia va in scena la partita che entrambe le nazionali avrebbero preferito evitare. Il Brasile in questo mondiale giocato in casa aveva una grande pressione addosso ed è chiaro che la squadra del CT Felipe Scolari non è stata in grado di gestirla nel migliore dei modi. Il gioco non è mai stato convincente, mettendo in evidenza quanto questa nazionale dipenda da Neymar in fase di costruzione del gioco e da Thiago Silva in fase difensiva. Così anche stasera il Brasile è finito sotto i colpi dell'avversario.

La partita - All'Olanda bastano tre gol per piegare i verdeoro. Al primo minuto Thiago Silva stende Robben che scappava in velocità: calcio di rigore. Van Persie batte Julio Cesar e porta in vantaggio l'Olanda. Olanda sul 2 a 0 già al 16'. Altro errore di David Luiz che rinvia male di testa, palla che arriva a Blind che sorprende tutti calciando di destro. Palla in rete e Brasile in ginocchio. La partita del Brasile finisce qui. Nella ripresa al 50’ rischia ancora il Brasile: se ne va sulla sinistra Robben, cross deviato su cui Wijnaldum non riesce a deviare di testa. Al '73 Scolari schiera Hulk, ma il bomber del Brasile non riesce a portare sul binario giusto la partita. Così l'Olanda cala il tris. Al 92' Wijnaldum mette la palla alle spalle di Julio Cesar con una conclusione da dentro l'area su assist di Janmaat. Per il Brasile finisce così un mondiale da dimenticare in fretta...

Equitalia, il mostro va in pensione Rivoluzione Fisco, ecco cosa cambia La promessa: mai più cartelle pazze

Equitalia va in pensione: cosa cambia per il contribuente



Equitalia, cambia tutto. Il "mostro" nato nel 2005 dalle ceneri degli esattori privati va in pensione. Il riscossore unico affidato all'Agenzia delle Entrate, in tempi brevissimi, potrebbe chiudere la sua poco gloriosa parentesi. Già in agosto, infatti, potrebbe arrivare la tanto attesa riforma dell'esattore pubblico più odiato dallo Stivale. Come spiega Repubblica, in parallelo, il governo lavora anche al piano contro l'evasione fiscale: obiettivo principale, la tracciabilità dei pagamenti. Nel mirino, i grandi evasori.

Le cartelle - Al punto primo della riforma di Equitalia - previsto dalla legge delega sulla riforma fiscale - le cartelle (e le vessazioni) che riceveranno i contribuenti: l'istituto della riscossione coattiva delle somme iscritte a ruolo (ossia il meccanismo che permette allo Stato di incassare un credito e che, in passato, ha dato vita a veri e propri drammi tra ganasce e pignoramenti), dovrebbe essere rivoluzionario. Nel dettaglio, si punta su un "mini ruolo", destinato alle piccole somme fino a 1.000-2.000 euro, con un approccio più soft. La cartella arriverà con modalità differenti: lo Stato opererà un po' come i gestori telefonici con i clienti morosi, con un call center che solleciterà il pagamento, per poi passare ad inviti bonari e, solo in caso di necessità, partirà la cartella e scatteranno le procedure esecutive della riscossione. Insomma si avrà più tempo per pagare.

Governance - Altra questione centrale da riformare è la trasformazione della governance della nuova Equitalia, o "Agenzia per la riscossione". Oggi è una Spa controllata al 51% dalle Entrate e al 49% dall'Inps. Un assetto che crea dei problemi, come una sorta di conflitto di interessi tra enti (uno, le Entrate, deve stanare l'evasore; l'altro, Equitalia, che deve riscuotere il credito). Un assetto che, in caso di errori, crea altri problemi: l'Agenzia per non scontentare l'esattore, ossia Equitalia, potrebbe anche non riconoscere l'eventuale errore subito dal contribuente. Accorpare le due entità, paradossalmente, potrebbe accentuare questo fenomeno (e proprio su questo sono piovute le critiche del Movimento 5 Stelle).

Conflitti - E' in questo contesto, dunque, che il governo sta meditando sullo scorporo di Equitalia dal controllo dell'Agenzia. Così il Nuovo Esattore verrebbe trasformato in una agenzia autonoma e indipendente, senza conflitti d'interesse. La partita, però, non è da poco: ad oggi i ruoli - ossia i crediti - in carico di Equitalia ammontano alla cifra-monstre di 615 miliardi (molti dei quli però sono inesigibili). Inoltre, abbandonare la forma societaria cambierebbe la filosofia aziendale della nuova Equitalia: non più privatistica e tentata dai risultati, ma più adatta a svolgere un servizio pubblico.

Enti locali - Terzo e ultimo punto base della riforma dell'esattore pubblico è quella relativa alla riscossione degli enti locali, uno dei punti più deboli del già poco digeribile sistema Equitalia. Le somme iscritte a ruolo dai Comuni sono piccole - in media 33o euro -, e spesso è difficile incrociare le banche dati e compiere le normali verifiche. L'idea, dunque, sarebbe quella di scorporare dalla nuova Agenzia per la Riscossione una divisione enti locali specializzata proprio nel recupero crediti sul territorio.