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lunedì 15 maggio 2017

Al Colle "strana" mossa di Mattarella, Boschi in un mare di guai: cosa può accadere

Boschi, si muove Mattarella: i timori per il governo Gentiloni e per le prossime...



Il caso-Boschi innescato da Ferruccio De Bortoli arriva fino al Quirinale. Già, perché Sergio Mattarella "vuole vederci chiaro". Il Capo dello Stato avrebbe chiesto di "accendere un faro" su una vicenda che non gli piace affatto e che lo ha spinto a muoversi, certo non in pubblico. E il fatto che un presidente "poco interventista" come Mattarella sia turbato da ciò che sta accadendo la dice lunga sul mare di guai in cui si trova Maria Elena Boschi.

Dei movimenti dell'inquilino del Colle ne dà conto un retroscena de Il Giornale: Mattarella segue "con attenzione" e con una certa preoccupazione gli sviluppi della vicenda Unicredit-Etruria. Il punto è che quella di De Bortoli è soltanto l'ultima bomba che rischia di minare il futuro di Paolo Gentiloni. Non tanto perché verrà accolta la mozione di sfiducia nei confronti della Boschi - quasi impossibile -, e neppure per una possibile crisi di governo (possibile, ma meno probabile). Il punto, secondo Mattarella, è che l'esecutivo si trova alle prese con una lunga serie di problemi che ne ostacolano l'azione, minando ulteriormente la credibilità dei partiti tradizionali.

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Si pensi, per esempio, alle tensioni con l'Europa sul deficit, le polemiche su Ong e vaccini, le dichiarazioni di Debora Serracchiani. Ogni giorno, insomma, c'è un incidente. E quello "Boschi-Etruria" è soltanto l'ultimo di una lunga serie di incidenti "Boschi-Etruria". Certo nessuno cerca la crisi, ma in un contesto come questo anche una piccola grana può avere conseguenze serie. E Banca Etruria non è certo un caso di poco conto. Un caso che, dalla Boschi, a cascata può travolgere anche Renzi. E il timore di Mattarella è che alle prossime elezioni si trovi a dover conferire l'incarico di formare il governo a chi proprio non avrebbe mai voluto darlo.

Nanny Italy. Italia uno stato sempre più paternalista in materia di salute (di Francesco Pellegrino)

Nanny Italy. Italia uno stato sempre più paternalista in materia di salute


di Francesco Pellegrino


Dott. Francesco Pellegrino

La recente ricerca dell’Institute of Economic Affairs in collaborazione con Epicenter esamina, oramai, da anni l’interventismo di stato sugli stili di vita del cittadino e del prendersi cura di sé, rendendoci una situazione italiana promiscua di mezza classifica dove mediamo la situazione del liberismo estremo di stati quali la repubblica Ceca, la Germania e l’Olanda, contrapposte all’estremo paternalismo di stati quali la Finlandia, la GranBretagna e la Francia.

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In pratica la ricerca valuta una serie di beni di consumo quali il tabacco, le bibite gassate, il cibo, gli alcolici e le sigarette elettroniche, analizzandone i comportamenti regolatori e fiscali correlati. La ricerca intende valutare l’interventismo contrapposto al presunto libero arbitrio del cittadino in mercati in cui il correlato diretto è il costo della salute indotto da stili di vita.

La questione valutata è estremamente intrigante culturalmente ed allo stesso tempo valuta quanto il cittadino condizioni più o meno indipendentemente con le sue scelte i costi comunitari della salute.

Questo genere di questione condiziona e condizionerà sempre più nel futuro la sostenibilità della Comunità e del welfare, infatti è di questi giorni la discussione animata sulle vaccinazioni e la scelta comunitaria di vaccinazione di massa affinchè abbia un valore di salute reale e di prospettiva di salute di massa.

La scelta odierna di partecipare ad uno stato che scelga per l’alto spirito di Comunità, animato da interessi comuni viene continuamente minata dal susseguirsi di eventi, inchieste, condanne e soprattutto dal vivere continuamente una Sanità che si mostra poco avvezza all’ascolto del cittadino, che continua a mostrare pratiche di clientele verificate nelle liste di attesa, nella Sanità privata che continua a speculare invece di assumere il ruolo dignitoso e dinamico di compartecipante alle sfide di un futuro sanitario, di professionalità che spesso mancano visibilmente di caratura ed adeguatezza professionale prima ancora di ignoti aspetti etico deontologici.

L’ideale ruolo dello Stato dovrebbe probabilmente proporre un paternalismo a progetto, rendendo il divieto degli happy hour finlandesi una opportunità accompagnata a processi di educazione sulla tutela della propria salute dall’uso della bevanda che crea maggiore dipendenza al mondo, l’alcol, generado danni organici che vanno dai presunti banali postumi della sbronza o dell’obnubilamento mentale alla certa dipendenza da alcolici. Questi processi andrebbero accompagnati ad interventi finanziari su aziende commercializzanti i suddetti prodotti in quanto fornitori di sostanze che nuociono gravemente alla salute.

La questione posta dai peroratori dei sedicenti stati liberali è che in tal modo violeremmo il libero arbitrio del cittadino. 

Corretto l’impianto critico se gli attori concorrenti fossero unicamente lo Stato/Comunità ed il cittadino, quando invece consideriamo l’attore agressivo del soggetto commercializzante l’alimento o la bevenda in questione lo stato dovrebbe porre la scelta al cittadino che pretendesse di esercitare un libero arbitrio assoluto la conseguenza di privarsi al contempo delle tutele comunitarie di salute non gravando più nel presente o nel futuro di conseguenze salutistiche, assumendo in proprio il costo delle conseguenze, oppure in alternativa gravare il prodotto scelto liberamente di costi aggiuntivi che possano garantire e tutelare la Comunità da conseguenze salutistiche, indipendenti da scelte comuni ma generate da condizionamenti pubblicitari o liberi arbitri.

L’esempio più immediato ed attuale è la tassa sulle bevande ad alto contenuto zuccherino che certamente stanno concorrendo da tempo a generare e continuamente alimentare la pandemia mondiale del diabete, della sindrome metabolica e dell’incidenza di problematiche cardio, nefro e cerebrovascolari.

Quale responsabilità grava sugli stakeholders istituzionali? 

Scelgono sotto la spinta di lobbies economiche mancando al mandato politico di tutelare gli interessi dei cittadini generando di conseguenza problematiche che genereranno costi insostenibili da qualsiasi sistema sociosanitario moderno.

Quis custodiet ipsos custodes?

Dott. Francesco Pellegrino
Via G.A. Acquaviva, 39, 81100 Caserta.
E_mail: frankpiglrim@gmail.com
Cell: 348.8910362

Si intascavano i soldi pubblici per gli immigrati Arrestato pure il prete-horror: "Ecco il suo ruolo"

ISOLA DI CAPO RIZZUTO Ndrangheta e immigrati, 68 arresti a Isola di Capo Rizzuto: smantellato il clan Arena. In manette pure il prete


'Ndrangheta e immigrati, 68 arresti a Isola di Capo Rizzuto: smantellato il clan Arena. In manette pure il prete

Affari, sporchi, con gli immigrati. Affari in cui si mischiano 'ndrangheta e anche la Chiesa: in manette, tra le 68 persone finite in stato di fermo, c'è anche un prete, don Edoardo Scordio, parroco dell'Isola di Capo Rizzuto e tra i fondatori delle Misericordie.

Secondo i pm, il Centro di accoglienza richiedenti asilo di Sant'Anna di Isola Capo Rizzuto è "infiltrato dai clan della 'ndrangheta". Un'accusa pesantissima. Tra i fermati anche Leonardo Sacco, governatore della “Fraternita di Misericordia”, l’Ente che gestisce il Centro di Isola. Si tratta dell'operazione chiamata "Johnny", scattata all'alba di lunedì 15 maggio, che ricostruisce - secondo i magistrati di Catanzaro guidati dal procuratore Nicola Gratteri - quello che accadeva dentro il Cara di Isola Capo Rizzuto, come si muoveva la cosca e chi era il "colletto bianco" degli Arena che gestiva per conto della famiglia di ‘ndrangheta i contratti di appalto e forniture con la Prefettura per i 1.500 migranti ospiti di quella che è considerata la più grande struttura d’accoglienza d’Europa, con cinque ettari di superficie. Secondo l’accusa degli oltre 100 milioni di euro assegnati alla struttura, almeno 30 sarebbero stati dirottati verso i clan. Oltre ai fermi, sono scattai i sequestri di appartamenti e macchine di lusso.

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Secondo gli inquirenti, Leonardo Sacco - che è stato anche vice-presidente nazionale delle Misericordie - sarebbe il "volto pulito" al quale si erano affidati gli arena per garantirsi la gestione del Cara: un affare da 12 milioni di euro. E proprio Sacco avrebbe stretto accordi con il prete fermato, don Edoardo Scordio, parroco di Isola di Capo Rizzuto e, come detto, tra i fondatori delle Misericordie. Sfruttando il ruolo di Leonardo Sacco, la cosca Arena aveva messo le mani anche sui centri di Lampedusa, 4 milioni di euro di appalti che venivano affidati a imprese appositamente costituite dagli Arena e da altre organizzazioni criminali del comprensorio, che si dividevano così i fondi comunitari riservati ai profughi.

Nel dettaglio, i fermati hanno collezionato le accuse di: associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni, malversazione ai danni dello Stato, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e altri reati di natura fiscale. Un'inchiesta - quella coordinata dal procuratore Nicola Gratteri e dall'aggiunto Vincenzo Luberto - che ha smantellato la potentissima cosca degli Arena la cui presenza ha monopolizzato ogni attività nel crotonese così come nel catanzarese.

venerdì 12 maggio 2017

RIVELAZIONI Il dettaglio censurato dalla Chiesa sulla Madonna Dopo 100 anni, la verità sulle apparizioni di Fatima

Fatima, ecco come era davvero la Madonna. Spunta il dettaglio inedito



Il 14 giugno del 1917 i tre pastorelli di Fatima avvistarono la Madonna e la descrissero dettagliatamente. Questo è noto. Quello che ancora non molti sapevano, e che il settimanale Giallo porta allo scoperto,  è che le loro descrizioni crearono un certo imbarazzo per come dipingevano la Vergine Maria. In particolare il parroco del paese, Manuel Marques Ferreira, si trovò di fronte a un bel guaio.

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Raccontò Lucia, la più grande. La Madonna "aveva un mantello bianco che dalla testa arrivava fino al fondo della gonna, era dorato dalla vita in giù, da catenine che l’attraversavano. La gonna era tutta bianca e dorata da catene dall’alto al basso e oblique, ma arrivava solo al ginocchio; aveva una giacca bianca non dorata, e tra le mani solo due o tre collane. Non aveva scarpe, aveva calze bianche. Al collo aveva una catena d’oro con una medaglia sul petto. Aveva le mani giunte, portava alle orecchie dei bottoni molto piccoli. Aveva gli occhi neri, era di altezza media".

Il dettaglio della gonna corta fu preso con un certo choc. La cuginetta Giacinta confermò: "Era vestita con calze bianche e un abito tutto dorato, non aveva scarpe, la gonna era bianca e tutta dorata e le arrivava al ginocchio: il dorato era nelle collane che la ricoprivano. Aveva una giacca bianca, anch’essa dorata, e un mantello bianco". Uguali le parole di Francisco: "Era molto bellina". 

Sia don Manuel che altri religiosi corsi nella cittadina portoghese furono perplessi: una donna con la gonna sopra il ginocchio nel 1917 non si era mai vista. Tutti questi particolari si leggono sui documenti delle apparizioni, conservati presso il Santuario di Fatima. In particolare, il dottor Manuel Nunes Formigão, membro della Commissione Canonica per lo studio degli avvenimenti di Fatima, dichiarò: "Nostra Signora non può apparire vestita in un modo che non sia il più decente e modesto possibile. Il vestito dovrebbe scenderle fino ai piedi. Il contrario costituisce la difficoltà più grave da opporre alla soprannaturalità dell’apparizione, e fa sorgere nell’animo il timore che si tratti di una mistificazione, ordita dallo spirito delle tenebre".

Suor Angela Coelho, postulatrice della causa di santificazione di Giacinta e Francisco, disse: "Don Manuel spiegò ai bambini che la Madonna non poteva essere vestita in un modo da suscitare scandalo e così si decise di rappresentare la Vergine secondo l’iconografia ufficiale".

ITALICUM BIS Rissa sulla legge elettorale La sberla clamorosa al Pd: il documento che frega i renziani

Legge elettorale, arriva il testo in commissione: il Pd minaccia di non votarlo



Una soluzione minimale di modifica della legge elettorale, basata fondamentalmente sull’estensione anche al Senato dell’impianto dell’Italicum, come modificato dalla decisione della Consulta. Così Andrea Mazziotti ha sintetizzato l’impianto del testo base depositato stasera in commissione Affari costituzionali.

Un Italicum bis, insomma, che interviene nei punti dichiarati incostituzionali dalla Corte. Queste sinteticamente le proposte di modifica: l’introduzione del premio di maggioranza al senato, per la lista che ottenga almeno il 40%; 50 collegi al Senato, plurinominali con delega al governo, e in caso di mancata approvazione costituiti mediante accorpamento dei collegi Italicum attuali.

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E poi, soglie di sbarramento uniformi al 3% sia alla Camera che al Senato, su base regionale; un sistema di liste identico a quello dell’Italicum anche al Senato, con capilista bloccati e preferenze; l’estensione della disciplina dell’equilibrio di genere prevista dall’Italicum anche al Senato; la sostituzione del criterio del sorteggio in caso di elezione in più collegi, con la regola per la quale il candidato risulta eletto nel collegio in cui la lista ha ottenuto la percentuale più bassa.

Il relatore Mazziotti ha ricordato durante la seduta in commissione che sono state esaminate, presentate e approfondite numerose proposte provenienti da tutti i gruppi, con impostazioni maggioritarie, proporzionali e miste di varia natura e che avrebbe preferito si arrivasse a un testo base che portasse a un sistema elettorale nuovo e largamente condiviso. Tuttavia, la scarsa disponibilità dei partiti a modificare le posizioni inizialmente proposte e a convergere su modelli diversi, ha portato alla decisione di presentare come testo base l’Italicum corretto da estendere al Senato.

"Caro De Bortoli, questo come lo spiega?" Feltri, quello strano sospetto sul caso-Boschi

Feltri, il siluro di De Bortoli alla Boschi: "Il silenzio sulla faccenda alimenta..."


di Vittorio Feltri



Ferruccio de Bortoli ha lanciato il siluro a Maria Elena Boschi come abbiamo riferito l'altro ieri su Libero. L'ex direttore del Corriere della Sera nel suo libro, presentato a Milano, ha accusato la gentile signora di aver tentato di aiutare papà a sbolognare Etruria a Unicredit. Vero o no? Lei, la bella ex ministra, ha subito smentito annunciando querele per diffamazione a mezzo stampa. Iniziativa scontata. Ferruccio ovviamente ha confermato di aver scritto il giusto. Chi ha ragione e chi torto? Ah, saperlo.

Ci si aspettava che la banca tirata in ballo dal giornalista quale interlocutrice della presunta supplicante Maria Elena intervenisse per dare la propria versione dei fatti, invece se ne è guardata bene. O meglio si è limitata a dichiarare, attraverso una fonte interna e anonima, di non essere stata pressata da alcuno. Che è faccenda diversa dal non aver ricevuto richieste dalla attuale sottosegretaria alla presidenza del Consiglio. Attendiamo più chiare affermazioni. Nel frattempo restiamo a bocca aperta.

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Ma il fatto che nessuno intervenga in modo deciso per spiegare l'accaduto, anziché chiudere la faccenda, alimenta i sospetti e i dubbi. Il saggio di de Bortoli è in libreria e immaginiamo venda molte copie, diffondendo la notiziaccia a cani e porci; Unicredit non si sbilancia; il governo tace, alcuni partiti si sono affrettati, prima ancora di sapere con esattezza che sia successo, a sollecitare le dimissioni della Boschi. Cosicché, tanto per cambiare, siamo tutti nella incertezza.

L'autore del volume è persona stimabile pertanto non osiamo pensare che si sia inventato tutto per il gusto di rendere piccante la propria fatica letteraria. L'istituto di credito tirato in ballo offre ampie garanzie di serietà. E noi non siamo in grado nemmeno di considerare una mentitrice la Boschi. E allora quale può essere la conclusione dello scandalo incompleto? Una volta i cronisti di nera avrebbero scritto che si brancola nel buio. Oggi questo linguaggio è superato però la sostanza non è cambiata: o qualcuno dei protagonisti si decide a parlare oppure tra qualche giorno dimenticheremo anche questa storia, che sarà sepolta sotto una coltre di indifferenza.

Siamo abituati agli schiaffi e non reagiamo più. Ci difendiamo dalle schifezze mettendo la testa sotto la sabbia. Chi vivrà non vedrà un tubo.

giovedì 11 maggio 2017

BOOM La rivoluzione dei vaccini "A scuola obbligatori per tutti" Sfida ai grillini della Lorenzin

Lorenzin: Vaccini obbligatori per i bambini che vanno a scuola, pronto il decreto



Vaccini obbligatori per i bambini che vanno a scuola. Beatrice Lorenzin lo ha annunciato a Night Tabloid: "Ho pronto un testo di legge che prevede l'obbligatorietà delle vaccinazioni per l'accesso alla scuola dell'obbligo, con un ampliamento delle vaccinazioni obbligatorie indicate dal nostro ministero. L'ho mandato al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e lo porterò domani 12 maggio in Consiglio dei ministri". Ovviamente non potrà essere approvato subito perché, precisa il ministro della Salute, "necessiterà di approfondimenti e di una discussione anche da parte del ministero dell'Istruzione, per valutare se i tempi sono veramente maturi per fare una legge che ci riporti in sicurezza".

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E' così che la Lorenzin sfida il Movimento 5 stelle spaccato tra chi sostiene che facciano male e Beppe Grillo che invece ha ribadito di essere favorevole. Con questo decreto il Pd, in sostanza, si vuole estendere a tutte le regioni italiane ciò che in Emilia si fa già per l'asilo nido. Anche a Trieste è stata approvata una misura simile mentre ci sono altre Regioni, come Toscana e Lazio, che stanno scrivendo testi nei quali si prevede l'obbligo per i bambini di aver fatto tutte le vaccinazioni, non solo quelle obbligatorie, per entrare sia al nido che alla materna.