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mercoledì 12 aprile 2017

L'ultimo giorno di Giletti e Vespa in Rai? Il retroscena: terremoto, tra poche ore

Rai, arriva il Cda sul tetto agli stipendi: rischio partenza per Massimo Giletti e Bruno Vespa



Da settimane in Rai si decide di non decidere sull'applicazione del tetto agli stipendi. Da tempo ormai il Parlamento ha deciso che dagli artisti, passando per i giornalisti, fino all'ultimo dei consulenti in Rai non deve guadagnare più di 240mila euro all'anno. Alla sola notizia, sono spuntati come funghi i retroscena che volevano nomi come Carlo Conti e Fabio Fazio già con il trolley fuori gli studi Rai a chiamare un taxi, direzione Cologno Monzese.

Finora nessuno si è mosso, vertici Rai compresi. Ma da domani qualcosa potrebbe rischiare di rompersi, visto che è in programma il Cda e la prevedibile approvazione del tetto per tutti, ma davvero tutti. I consiglieri Rai non avrebbero nessuna intenzione di opporsi alla legge approvata in Parlamento, nè intendono esporsi al pubblico ludibrio per salvare lo stipendio milionario di questo o quell'altro nome noto della tv.

Non ci sono solo gli artisti sul piede di guerra. Eh già perché oltre al direttore del Tg1, Mario Orfeo, ci sono giornalisti come Bruno Vespa e Massimo Giletti che non avrebbero nessuna intenzione di farsi mettere le mani nel portafogli. Finora l'unica dichiaratasi disponibile alla riduzione è stata Lucia Annunziata. I due giornalisti-conduttori, invece, potrebbero essere messi nelle condizioni di andare via, portando con sé un pacchetto di telespettatori non da poco. In più ci sarebbe una grana legale pronta a scoppiare che riguarda L'Arena di Giletti. Mentre la redazione di Porta a porta è composta da giornalisti inquadrati come tali, al programma di Giletti lavorano programmisti e collaboratori con contratti particolari. In periodo di par condicio, l'Arena passa sotto l'egida del Tg1, un fatto che esporrebbe la Rai a una raffica di cause da parte dei lavoratori. Le prossime 24 ore in viale Mazzini potrebbero essere più che incandescenti.

"Un animale". L'insulto finale di Donald Trump La furia cieca di Putin: "Sul piano militare..."

Donald Trump: "Assad un animale". Vladimir Putin: "I rapporti con gli Usa sul piano militare sono peggiorati"



Dopo l'attacco degli Stati Uniti in Siria, la tensione sale in modo esponenziale. Ci si mette Donald Trump, il quale ha definito Bashar Al-Assad "un animale". Così in un'intervista a Fox Business Network. E ancora, il presidente ha aggiunto che "Vladimir Putin sta dando il suo sostegno a una persona diabolica, molto negativa per il genere umano". Parole piovute mentre, a Mosca, arrivava il segretario di Stato Usa, Tillerson, per un incontro con il ministro degli Esteri Lavrov.

E proprio Lavrov lo ha accolto a brutto muso, avvertendo che i raid dell'aviazione statunitense sono "una violazione della legge e non devono più ripetersi". Dunque, ha affermato: "È importante per noi conoscere le vostra posizione, la posizione degli Stati Uniti e le intenzioni reali dell’amministrazione" di Donald Trump.

Ma non è tutto. Perché poche ore prima dell'incontro sono arrivate le parole proprio di Putin, in un'intervista rilasciata nella notte al canale Mir. Un'intervista di "benvenuto" per Tillerson, nella quale ha affermato che "i rapporti tra Russia e Usa sono peggiorati" da che è stato eletto Trump. "Possiamo dire - ha affermato lo zar - che il livello di fiducia, soprattutto sul piano militare, non è migliorato e anzi con ogni probabilità è peggiorato". Frase pesanti, che inquadrano perfettamente la tensione crescente. Parole con cui, forse, Putin mira ad allontanare i sospetti di un intervento russo sulle ultime elezioni presidenziali americane.

Tensione alle stelle, dunque, alla quale ha anche contribuito il documento fatto circolare dall'intelligence Usa in mattinata, nel quale sia accusa il governo di Mosca di aver aiutato Damasco ad orchestrare gli attacchi chimici della scorsa settimana.

Sì alla manovra, "no a nuove tasse". Ma c'è il trucco: come ci frega Gentiloni

Def 2017, via alla manovra: niente aumenti di tasse col trucco del rialzo del Pil



Via libera alla manovra finanziaria dal Consiglio dei ministri e al rialzo delle stime sul Pil per il 2017. Il governo è riuscito ad approvare il Documento di economia e finanza con il Programma nazionale delle riforme, oltre che la manovrina da 3,4 miliardi come richiesto da Bruxelles. Nella nuova stima di crescita, l'esecutivo prevede che il Pil cresca dell'1,1% contro l'1% stimato finora.

Per i dipendenti statali il governo ha stanziato 2,8 miliardi ai contratti con un aumento in busta paga di 85 euro. Cifra da considerarsi al lordo e che andrà poi a ridursi a 35,9. Per centrare l'obiettivo degli 85 euro e dunque attivare risorse per 2,8 miliardi si calcola che 1,6 miliardi verranno per l'impiego pubblico del settore "Stato", mentre altri 1,2 miliardi invece sarebbero diretti al settore "Non Stato" ovvero per utti i bilanci locali e degli enti.

Ottimista il ministro dell'E Padoan sul Def afferma: "L'Italia si trova in una fase di transizione verso una crescita più solida, sostenibile e inclusiva, la stiamo inseguendo: è necessario rafforzare questa fase, capitalizzare la strategia di benefici delle riforme recenti che sta continuando e in cui il governo è pienamente impegnato". "Assieme al Def - ha detto il premier Paolo Gentiloni - il Cdm ha approvato anche un altro provvedimento, che si suddivide sostanzialmente in 4 capitoli: la correzione dei conti dello 0,2%, le misure per gli enti locali, le misure per il terremoto e altre misure per la crescita. Contestualmente abbiamo condiviso il piano di investimenti pari a 47,5 miliardi da qua al 2032: l’insieme delle decisioni" assunte oggi dal governo "è la migliore risposta a chi voleva presentare questa operazione come ’depressivà, invece prosegue un percorso di risanamento e rilancio".

Padoan ha poi provato a prevenire le polemiche sulle stime del 2018 e 2019 con una revisione per la crescita del Pil. Nel 2018 secondo Padoan la crescita scenderà dall'1,3% all'1% e nel 2019 dall'1,2% all'1%. La prossima vera impennata secondo il ministro ci sarà solo nel 2020.

Dortmund, trovato il "messaggio dell'orrore" Attacco al pullman, l'incubo diventa realtà?

Attacco al pullman del Borussia Dortmund, la polizia: "Esaminiamo un messaggio trovato sul posto". Una rivendicazione?



Terrore a Dortmund prima del match di ottavi di Champions League tra il Borussia e il Monaco: a meno di due ore dal calcio d'inizio, tre ordigni sono esplosi in prossimità del pullman della squadra tedesca, diretta verso lo stadio. Forse bombe carta, forse ordigni contenuti in tubi di metallo. "Un attacco mirato", per la polizia. Un attacco che solo per miracolo non ha avuto conseguenze peggiori: un ferito, il difensore spagnolo Marc Bartra, operato al polso nella notte. Non è grave. Partita rimandata a oggi, mercoledì 12 aprile, alle 18.30.

Fin qui i fatti, noti. Poi, però, fioriscono sospetti e considerazioni. In primis il fatto che si è trattato di un attacco mirato, opera di professionisti: gli ordigni erano già piazzati lungo il percorso e sono stati fatti esplodere in coincidenza del passaggio del bus. Forse sono stati azionati con un cellulare. Circostanza che fa pensare a gente molto preparata. Forse, al terrorismo. E il timore di attacchi terroristici, ora attanaglia la Germania. Ma non solo. Nella notte la polizia ha affermato di tendere ad escludere la responsabilità dei tifosi del Monaco, noti per non essere violenti. Inoltre si tratterebbe di un attacco ultrà senza precedenti.

Ma non solo. Sempre la polizia tedesca, molto riservata, ha affermato di stare "esaminando un messaggio scritto" lasciato sul luogo della deflagrazione. Forse, la rivendicazione di quello che sempre più assomiglia sinistramente a un attentato. Un attacco che, se confermato, non avrebbe precedenti.

Caivano (Na): BOOM Salta il Consiglio comunale Qui viene giù tutto

BOOM Monopoli rischia di andare a casa nonostante la stampa amica 


di Giuseppe Falco



Salta il consiglio comunale per mancanza di numero legale che rischia anche lo scioglimento se entro pochissimi giorni non viene approvato il documento di risposta delle richieste avanzate dal ministero sul Bilancio. Ad apertura dei lavori erano assenti tutti i consiglieri di Forza Italia (Frezza, Mellone, Ponticelli e Buonfiglio), tranne Teresa Fusco, da indiscrezioni molto vicina all'ex addetto stampa del Sindaco Monopoli. Alla base del forfait le forti tensioni appunto tra il Sindaco, accusato di essere troppo accentratore, ed il suo partito di riferimento, Forza Italia. Da chiarire anche l'aspetto di alcuni consiglieri comunali che nonostante partecipano a riunioni di maggioranza si dichiarano all'opposizione. Forse per non assumersi la responsabilità di votare un bilancio poco chiaro?. E a proposito di stampa amica, dove sono finiti quei web leader che fino a 2 mesi fa urlavano a squarciagola contro l'amministrazione Monopoli? Non una sola parola sul mancato numero legale?, non una sola parola su chi fino a poco tempo fa definivano il loro avversario politico. Craig Brown diceva: "il giornalismo può essere descritto come la possibilità di trasformare il proprio nemico in guadagno".

martedì 11 aprile 2017

"Siamo islamici, vi ammazziamo tutti"  La letterina al Papa: roba terrificante

L'Isis smentisce il Papa: "Vi vogliamo tutti morti in nome di Allah"



Secondo i saccenti nostrani in materia, cioè i progressisti, solitamente atei, quando un musulmano si mette ad ammazzare civili occidentali gridando «Allah Akbar» questo non è «terrorismo islamico». Non c'entra «la religione della pace» - ci spiegano - con comportamenti di questo genere e dire il contrario è islamofobia, causata da ignoranza e razzismo. Ovviamente, tante gente normalmente «infedele» all'islam - come me ad esempio, come la maggioranza, scommetto - non è per niente d'accordo. Ma non lo sono neppure i terroristi islamici stessi.

Anzi. Sono arrabbiatissimi con la macchina del fango occidentale che vuole spiegare il loro terrorismo in tanti modi (pazzia, povertà, perversione, ecc.) ma evitando a tutti costi un nesso con la religione islamica. E ce l' hanno anche col Papa che sta per visitare l'Egitto fra poco per lo stesso motivo. A febbraio ha detto: «Non esiste il terrorismo islamico». Nella rivista online dell' Isis - Dabiq - c'è un editoriale lunghissimo scritto in inglese ed intitolato «Break the Cross» (Spaccate la Croce) sul tema dell'ignoranza occidentale del terrorismo jihadista praticato in nome di Allah.

L'oggettivo dell'editoriale è di «correggere la falsa narrazione» sull'islam e spiegare chiaro e tondo «perché noi odiamo voi e perché noi combattiamo contro di voi». L'Isis, cioè Islamic State in Iraq and Syria, elenca in bianco e nero le motivazioni del suo terrorismo. Innanzitutto, noi occidentali dobbiamo morire perché non ci siamo convertiti all'islam e il Cristianesimo è blasfemia e offesa ad Allah punibile con la morte. Si legge: «Noi vi odiamo, prima e principalmente perché siete miscredenti; rifiutate l'unicità di Allah - anche se non ve ne rendete conto - voi siete colpevoli della blasfemia contro di Lui, pretendendo che Lui ha un figlio, voi fabbricate delle bugie contro i Suoi profeti e messaggeri, e commettete delle pratiche diaboliche di ogni tipo.

Non solo: la vostra miscredenza è la prima ragione per cui noi vi combattiamo; è la nostra fede che ci ordina di combattere i miscredenti finché non si sottomettono all'autorità dell' islam. Le penne dell'Isis si sentono in particolare offese da Papa Francesco perché ha detto più di una volta (più recentemente a febbraio) che non esiste «terrorismo musulmano» e che i jihadisti non sono motivati dalla religione e che i musulmani vogliono la pace e che il terrorismo commesso da musulmano è motivato dalla povertà. La loro unica motivazione invece, scrivono, è la religione come richede Allah nel Corano.

«Questa è una guerra divinamente giustificata fra le nazioni musulmane e le nazioni della miscredenza».Ce l'hanno col Papa forse ancora più che con i progressisti probabilmente perché ha più peso spirituale.

Non è vero, dicono, che l'islam autentico secondo il Corano è contro la guerra e la violenza come sostiene il Papa che si nasconde dietro «un velo di buona volontà». Il messaggio dell'editoriale è chiarissimo: il dovere di ogni musulmano è di prender in mano la spada in nome del «più grande obbligo» di ogni musulmano genuino, cioè, la Guerra santa.

Nel frattempo gli attentati contro i cristiani in quelle chiese in Egitto domenica delle Palme vengono definiti - dal governo egiziano per esempio - assalti «contro gli egiziani» - cioè tutti - e dunque non contro solo cristiani. Mi dispiace: ma per capire il terrorismo islamico - ed islamico lo è - mi fido più dei terroristi stessi piuttosto che la sinistra progressista ed atea e persino del Papa.

Siamo sull'orlo dell'Apocalisse atomica Trump contro Kim: basta questa mossa

Corea del Nord: "Se Usa attaccano, catastrofiche conseguenze"



"Adotteremo le più dure reazioni contro i provocatori, per difenderci da potenti forze armate e mantenere il percorso da noi stessi scelto". E' questa la reazione di Pyongyang alla decisione degli Stati Uniti di inviare la portaerei nucleare Carl Vinson e altre unità navali nei pressi della penisola nordcoreana. Le navi, partite l'altroieri da Singapore, arriveranno nella zona nei prossimi giorni. Ma la tensione tra Stati Uniti e Nord Corea è già altissima. Già dopo l'attacco missilistico lanciato contro la Siria dagli Usa, Pyongyang aveva detto che "l'aggressione, da sola, meriterebbe una azione con l'impiego di ordigni nucleari".

Uno scenario da incubo, soprattutto per la Corea del Sud. I test missilistici realizzati in questi anni dal regime comunista di Kim Jong Un hanno dimostrato che Pyongyang può colpire bersagli a centinaia di chilometri di dustanza anche con testate nucleari. E la capitale del Sud, Seul, potrebbe essere colpita in pochi minuti. C'è poi il timore che lo scontro possa coinvolgere altri attori, in primis la Cina che è storico alleato del Nord. Il segretario di Stato americano Tillerson è stato chiaro: "L'opzione militare è sul tavolo, la politica della pazienza strategica è finita: se Pyongyang continuerà ad elevare òa sua minaccia militare non esiteremo ad attaccare".