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martedì 11 aprile 2017

Alatri, terzo fermato: "È pericolosissimo" Chi è finito in manette, dove era nascosto

Fermato dai carabinieri Michel Fortuna: "Su di lui gravi indizi di colpevolezza"




Terzo fermo per l’omicidio di Emanuele Morganti, il giovane deceduto per le conseguenze di a un feroce pestaggio di cui è stato vittima davanti a una discoteca di Alatri, nel frusinate, il 26 marzo scorso. In manette, è finito Michel Fortuna, 24 anni. A eseguire il decreto di fermo emesso nei suoi confronti dalla procura, i carabinieri, che hanno bloccato il giovane a Frosinone, a casa di un parente.
A carico di Fortuna, "al pari di quanto già evidenziato nei confronti degli altri due soggetti sottoposti a fermo nei giorni scorsi - si sottolinea in una nota -, sono emersi, nel corso di articolata e complessa attività investigativa espletata dai militari del Comando Provinciale Carabinieri di Frosinone e diretta dai Pubblici Ministeri assegnatari dell’inchiesta, gravi indizi di colpevolezza circa il suo attivo coinvolgimento nel violento delitto".

Gli investigatori sottolineano inoltre che il decreto di fermo si è reso necessario "alla luce della rilevantissima pericolosità desumibile dal comportamento gravissimo posto in essere, in ragione del concreto pericolo che il fermato potesse darsi alla fuga nonché per prevenire il concreto rischio di inquinamento di prove dichiarative, riferibile sia al materiale probatorio già raccolto che all'evoluzione delle investigazioni, che proseguono ancora con il massimo impegno".

Interrogatorio per l'indagato Fini Ore davanti ai pm, cosa non gli ha detto

Riciclaggio, Gianfranco Fini interrogato dai pm di Roma



Un lungo interrogatorio, corroborato da una corposa memoria preparata dagli avvocati Francesco Caroleo Grimaldi e Michele Sarno. L’ex presidente della Camera Gianfranco Fini, sotto inchiesta per concorso in riciclaggio con la famiglia Tulliani, ha negato ogni coinvolgimento. Ai magistrati della Procura di Roma che lo hanno sentito in una sede diversa dal palazzo di giustizia, l’ex leader di An ha detto di respingere tutte le accuse e spiegato di non aver avuto alcun ruolo nella vicenda che ha portato il 14 febbraio scorso al sequestro di beni per cinque milioni di euro riconducibili a Sergio Tulliani e ai figli Giancarlo ed Elisabetta, a sua volta compagna dell’esponente politico. Intanto oggi i difensori di Giancarlo, dichiarato latitante dopo la mancata esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere in quanto residente a Dubai, hanno rinunciato a discutere il ricorso
davanti al tribunale del riesame contro la misura restrittiva.

lunedì 10 aprile 2017

Cardito (Na): Articolo 21 della Costituzione Italiana Libertà di informare e di essere informati

"Articolo 21 della Costituzione Italiana Libertà di informare e di essere informati"





Domani 11 Aprile, ore 18.00, presso la Sala consiliare del Comune di Cardito (Palazzo Mastrilli), l'Associazione "Libera", terrà una Manifestazione denominata: "Articolo 21 della Costituzione Italiana - Libertà di Informare e di essere informati". Presenti all'incontro: Prof. Maria Saccardo; dott. Sandro Ruotolo; dott. Giovanni Corona; dott. Fabio Giuliani; dott. Claudio Silvestri. Modera: Desireè Klein. 

TERREMOTO CONSIP Babbo Renzi, viene giù tutto "Le intercettazioni? False"

Consip, carabiniere accusato di aver falsificato gli atti contro Tiziano Renzi



Un capitano del Noe è inquisito - riporta il Corriere della sera - dalla Procura di Roma perché avrebbe manipolato gli atti dell’inchiesta Consip. Gianpaolo Scarfato è indagato per falso e ieri è stato convocato in procura. Il carabiniere si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Secondo quanto si legge, avrebbe attribuito a Alfredo Romeo (in carcere per corruzione di un funzionario della Consip) la frase: "Renzi, l’ultima volta che l’ho incontrato", riferita a Tiziano Renzi. Il procuratore Giuseppe Pignatone e il sostituto Mario Palazzi hanno disposto l’analisi di tutti i nastri e hanno scoperto che in realtà quella frase era stata pronunciata dall’ex parlamentare Italo Bocchino.

L'iscrizione al registro degli indagati dell'uomo ribalta non poco la situazione. Dimostrerebbe l'assenza di prove sul fatto che Romeo e Renzi si siano incontrati. Gli atti sarebbero stati falsificati, secondo l’accusa. "In realtà gli stessi carabinieri", scrive Fiorenza Sarzanini, "avevano accertato che la persona notata mentre venivano recuperati i 'pizzini' nella spazzatura adiacente gli uffici della 'Romeo Gestioni' era un cittadino residente nella stessa strada".

Secondo la Procura sarebbe stato messo in atto un depistaggio prima della decisione, presa dagli stessi magistrati romani, di ritirare la delega al Noe e affidarla ai carabinieri del Comando Provinciale di Roma.

Come se la gode tra un crimine e l'altro l'assassino più ricercato d'Italia / Foto

Igor, la sua vera identità: le foto e il nome su Facebook, doveva essere espulso



Russo anzi no, serbo. Ex soldato dell'Armata rossa anzi no: solo un killer efferato, abilissimo con le armi. Di Igor Vaclavic si è detto di tutto. La verità è che dell'assassino in fuga tra Budrio e Ferrara, dove ha seminato morti (due) e paura, si conosce solo il nome. Anzi, i nomi: come riporta Il Giorno, il quarantenne serbo è noto alle autorità anche come Ezechiele Norberto Feher, nato a Subotica, nel sud della Serbia. Era un ladro di campagna, un piccolo delinquente ritenuto relativamente pericoloso anche se violento. Aveva addirittura un profilo Facebook, a nome Ezechiele. E le sue foto sono beffarde: selfie sorridente, in giacca e camicia, in occhiali scuri. Un camaleonte dalle mille identità, che non esitava a mostrarsi sui social anche mentre era già latitante, ricercato per tre rapine e con i complici della sua banda in carcere. Il 29 dicembre 2015 augurava addirittura buon anno, l'agosto precedente si fa una foto al castello di Ferrara con il commento "alla grande". Aveva appena messo a segno un colpo.

La belva, tra l'altro, era già stata arrestata. È stato per 15 giorni "parcheggiato" nel Cie di Bari con "decreto di allontanamento dal territorio nazionale", come ricorda il Giornale. Una espulsione mai avvenuta, perché è stato rilasciato sulla fiducia.

MASSIMA ALLERTA La foto che condanna a morte il Papa L'allarme dei servizi segreti / Guarda

Visita di Papa Francesco in Egitto: l'allarme dei servizi segreti



La visita di Papa Francesco in Egitto è molto pericolosa, gli attentati di domenica 9 aprile sono solo l'ultimo segnale perché gli 007 da tempo hanno lanciato l'allarme. Addirittura il 7 marzo scorso Rumiyah, il giornale ufficiale dello Stato islamico aveva pubblicato in rete un numero monografico sui personaggi che frenano la guerra santa con le immagini dell'incontro tra Bergoglio e Ahmad Al Tayyib.

E adesso, a due settimane dalla partenza, questi attentati sono un chiarissimo messaggio. Il viaggio del Papa, scrive il Messaggero, è anche contrassegnato da un un'allerta dovuta a indicazioni precise rilevate dagli 007. La visita prevede infatti un incontro tra il pontefice e il patriarca copto, Tawadros II, sfuggito per miracolo a una delle due esplosioni e, soprattutto, un colloquio con il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al Tayyib, leader spirituale dell'Islam sunnita, nemico dell'Isis

Il romeno premiato da Renzi: brutale Così insulta Salvini e Grillo / Guarda

Primarie Pd, Renzi premia il militante italo-romeno. Lui: "Fai vedere chi è il capo", e insulta Matteo Salvini e Beppe Grillo


Chiama Beppe Grillo "dittatore", Matteo Salvini "sciacallo" e a Matteo Renzi dice: "Fai vedere chi è il capo". Lui è Nicolae Galea, giovanissimo attivista Pd italo-romeno del Lazio che Renzi, alla convenzione nazionale democratica, ha voluto premiare come il militante più attivo. L'ex segretario ha fatto partire ufficialmente all'Hotel Ergife la sua campagna elettorale e ha puntato tutto sulla sua nuova App (che Galea su Facebook esalta, ovviamente) per mobilitare le truppe. I renziani esultano, e a giudicare dalle reazioni di Galea l'esercito di Matteo sembra ben armato e molto agguerrito, soprattutto con gli sfidanti Andrea Orlando e Michele Emiliano. Quel "fai vedere chi è il capo", all'orecchio dei non renziani, potrebbe suonare un po' minaccioso. L'ordine dell'ex premier al suo staff è chiaro: via al bombardamento social e mediatico, anche via mail. E niente sconti a nessuno. Nemmeno all'infortunato Emiliano, che alla vigilia aveva abbozzato la richiesta di rinviare il voto nei gazebo per permettergli di girare l'Italia. "La macchina è già in moto", ha tagliato corto Guerini. Al governatore della Puglia non resta che la carrozzina, alla faccia di chi chiede un Pd "più umano".