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sabato 19 dicembre 2015

Nei guai il vescovo pro-immigrati: "Ha sottratto 180mila euro", è indagato

Il vescovo Domenico Mogavero avrebbe rubato "180mila euro alla curia"


Il Vescovo Domenico Mogavero avrebbe rubato

Si sarebbe appropriato di 180mila euro appartenenti alla Curia. Domenico Mogavero, è stato interrogato ieri dalla Procura di Marsala, il vescovo della diocesi di Mazara del Vallo, ex sottosegretario della Conferenza episcopale italiana e commissario Cei per le migrazioni. Noto anche all'interno della Curia romana, come maggiori sostenitori delle politiche di solidarietà verso i profughi che sbarcano sulle coste siciliane, don Mogavero cura anche una rubrica sull'edizione domenicale del Fatto quotidiano.

Indagini - Coordinata dal procuratore Alberto di Pisa, l'inchiesta è stata condotta dalla Guardia di Finanza di Trapani, che punta a chiarire presunte anomalie gestionali avvenute all'interno della curia di Mazara. A Mogavero è stato contestato di essersi appropriato di 180mila euro della Curia che avrebbe fatto transitare sul proprio conto corrente attraverso bonifici e assegni tratti dai conti intestati alla sua diocesi. Sotto la lente dei magistrati c'è anche la posizione dell' ex economo, don Franco Caruso, a lui i pm contestano l' appropriazione indebita e anche la malversazione. Per l' accusa si sarebbe appropriato di 120 mila euro della diocesi. In quanto, delegato a operare sui conti correnti e avendo la disponibilità delle somme ricevute dalla Cei, invece di destinare il denaro a interventi caritatevoli, avrebbe speso, poi, oltre 250 mila euro con altre finalità. 

Intrighi - Gli inquirenti stanno verificando se parte del denaro sia stato dato a don Vito Caradonna, un prete marsalese che il vescovo Mogavero aveva sospeso a divinis dopo una condanna a due anni per violenza sessuale su un uomo. "La posizione del vescovo Mogavero è stata chiarita ieri durante l' interrogatorio -spiega il suo avvocato Stefano Pellegrino- in modo documentale per quanto riguarda i fatti oggetto dell' indagine che risalgono agli anni 2010-2011 e riguardano anomalie nella gestione dell' economato della curia, che però lo stesso prelato aveva rilevato e denunciate alla Procura". La storia è intricata. Il vescovo Mogavero avrebbe avuto grossi dubbi sui conti della Curia. Così aveva deciso di non rinnovare più l' incarico a don Caruso, inviato come parroco a Santa Ninfa, comune di cinquemila anime nel Trapanese. "Il vescovo -prosegue il legale- al primo sospetto di irregolarità gestionale ha nominato due consulenti per verificare e fare chiarezza e dopo aver ricevuto la relazione l'ha trasmessa alla Procura manifestando sia la propria volontà querelatoria sia chiedendo, allo stesso tempo, di essere sentito dal procuratore". Monsignor Mogavero era stato nominato vescovo di Mazara del Vallo, nel febbraio del 2007, da papa Benedetto XVI che, nel 2011, lo aveva anche inviato a Trapani come visitatore apostolico di quella diocesi dopo che era scoppiato uno scandalo a seguito di un'intricata inchiesta giudiziaria che puntava a verificare se erano state commesse truffe ai danni della Curia trapanese da parte di un sacerdote.

Il miracolo di Madre Teresa di Calcutta ha convinto Francesco a farla santa

Vaticano, Papa Francesco dà l'ok alla canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta


Vaticano, Papa Francesco dà l'ok alla canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta

Madre Teresa di Calcutta verso la santità. Papa Francesco ha approvato il miracolo attribuito alla "apostola degli ultimi" e ha disposto di promulgarne il decreto, come riferito dal sito di Avvenire. Si chiude così l'iter del processo super miro per Madre Teresa, al secolo la religiosa albanese Anjëzë Gonxhe Bojaxhiu, che sarà canonizzata con ogni probabilità il 4 settembre, nell'Anno Santo della Misericordia. "La data verrà resa pubblica nel prossimo Concistoro", si legge sul sito.

Giallo in fonderia a Marcheno, la svolta: quattro indagati, due sono i nipoti

Giallo di Marcheno, indagati due operai e i due nipoti dell'imprenditore


Giallo di Marcheno, indagato un operaio. In caserma anche il nipote dell'imprenditore

Svolta nel giallo di Marcheno: a due mesi di distanza dalla scomparsa dell'imprenditore Mario Bozzoli, visto l'ultima volta nella sua fonderia nel Bresciano, ci sono quattro persone iscritte nel registro degli indagati: si tratta di due operai della stessa fonderia e dei due nipoti dell'imprenditore. Come riporta il Corriere della Sera, in mattinata è stato portato in caserma anche Giacomo Bozzoli, il nipote di Mario con cui c'erano stati screzi sulla gestione dell'impresa famigliare. La sera dell'8 ottobre scorso, giorno della scomparsa dell'imprenditore, Giacomo (30 anni) era stato immortalato dalle telecamere a bordo della sua Porsche Cayenne nei dintorni della fabbrica, mentre suo fratello Alex (36 anni) stava stracciando alcuni documenti in ufficio. Adelio Bozzoli, fratello di Mario e padre di Alex e Giacomo, ha sempre smentito ogni possibile coinvolgimento della famiglia in quella che quasi subito si è trasformata in una complicatissima indagine per omicidio. Un altro operaio, Giuseppe Ghirardini, addetto al forno nella sera della scomparsa dell'imprenditore bresciano, è stato trovato morto a Ponte di Legno con segni di avvelenamento pochi giorni dopo. Mistero anche in questo caso, con il sospetto di omicidio. 

Tsunami a Mediaset: furia Gerry Scotti contro i capi del Biscione... Il retroscena

Tsunami a Mediaset: Gerry Scotti furioso, ce l'ha coi vertici del Biscione




Pare che si stia consumando un mezzo "dramma" in casa Mediaset. Uno dei conduttori di punta dell'azienda di Cologno Monzese, Gerry Scotti, sarebbe furioso con vertici. I motivi li spiega Milano Spia, rubrica di Dagospia. Pare che Scotti sia arrabbiato "perché il suo reality su maghi e magia che sarebbe dovuto andare in onda a gennaio è stato rimandato a data da definirsi".

Ignoti i motivi dello slittamento. Intanto sembra che una collega di Scotti, sempre in casa Mediaset, sia al settimo cielo. Si tratta della "giornalista più amata da Confalonieri Safiria Leccese": sarebbe stata allungato "di 8 puntate il suo programma su santi e preti La Strada dei Miracoli in onda su Rete 4"

L'ultimatum di Salvini al Cavaliere "Siamo incazz..., qui salta tutto"

L'ultimatum di Salvini a Berlusconi: "O voti la sfiducia al governo o salta la coalizione"



Lo scontro interno a Forza Italia - con accuse al vetriolo tra i due capigruppo Romani e Brunetta - si allarga a macchia d’olio, e il clima di tensione arriva a coinvolgere anche gli alleati del centrodestra. È da giorni che la Lega non lesina critiche agli azzurri, soprattutto a palazzo Madama, per la linea troppo morbida e «inciucista» nei confronti del governo. E oggi a scendere in campo è direttamente il leader, Matteo Salvini che, da Mosca, manda un chiaro avvertimento a Silvio Berlusconi: "Se Forza Italia non voterà la sfiducia al governo, ci incazziamo e ci sarà da rivedere tutto, anche la coalizione Lega-FI-Fdi per le amministrative".

Che i rapporti tra alleati siano tesi, lo confermano anche le parole di Giorgia Meloni: "La scelta di Forza Italia di non votare oggi la sfiducia al ministro Boschi è una scelta francamente incomprensibile". Quindi, Meloni mette in guardia gli azzurri: "Sarebbe una scelta tragica se non si volesse presentare analoga mozione di sfiducia al Governo Renzi, che il centrodestra ha presentato compattamente qui alla Camera, anche al Senato. Quello sì minerebbe ogni forma di collaborazione".

Insomma, i problemi interni al partito rischiano di diventare solo la punta dell’iceberg per Berlusconi, che non ha gradito - viene spiegato - l’aut aut lanciato da Salvini. Ma per il momento nessuna reazione ufficiale. Il Cavaliere, esattamente come per il partito, preferisce non intervenire ora per evitare di gettare altra benzina sul fuoco, e attendere invece la fase decisiva sulle candidature alle comunali, cioè dopo le feste natalizie, per mettere i puntini sulle ’Ì e tentare di raddrizzare il timone. Ma la linea di Salvini è chiara: "la Lega fa accordi solo con chi è all’opposizione di Renzi". 

venerdì 18 dicembre 2015

Le banche fanno a pezzi il Pd Sondaggio: c'è il super-sorpasso

Le Banche fanno a pezzi Renzi. Sondaggio: c'è un supersorpasso


Le Banche fanno a pezzi RenziSondaggio: c'è un supersorpassoMentana, i dati dopo la truffa

Già la tensione per Matteo Renzi deve essere altissima in attesa che arrivino i consueti sondaggi del fine settimana, i primi di fatto che diranno l'entità del danno sul governo dopo la botta dello scandalo Banca Etruria. E non ha contribuito a rilassare gli animi quel segnale di allarme che già lo scorso martedì sera era arrivato durante Ballarò, su Raitre. Secondo i dati raccolti da Alessandra Ghisleri con Euromedia Research la batosta per Renzi sarà una delle peggiori finora rilevate: la fiducia nel presidente del Consiglio è calata di due punti in sette giorni, il Pd ha perso mezzo punto percentuale attestandosi sul 30,5%. Intanto c'è il Movimento Cinquestelle in crescita arrivando al 27,2% e soprattuto c'è la risalita del centrodestra nella sua possibile lista unica che sorpassa tutti registrando il 32,8% dei consensi. Non se la passa benissimo neanche il ministro Boschi, che secondo il 58% degli intervistati si dovrebbe dimettere per lo scandalo familiare di Banca Etruria.

BELPIETRO SMONTA LA BOSCHI Le domande a cui non ha risposto

Belpietro smonta la Boschi. Le domande a cui non ha risposto



L'autodifesa alla Camera del ministro Boschi contro la mozione di sfiducia del Movimento Cinquestelle non ha convinto per niente il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, intervenuto in diretta a Skytg24. L'intervento della Boschi, secondo Belpietro, è stato in più parti reticente: "Ha omesso il nodo del problema. Ha parlato del papà eletto nel maggio 2014 nel Cda di Banca Etruria, ma non ha ricordato che lo era stato anche nel 2011". Il cuore del problema, secondo il direttore di Libero, va cercato nei decreti del governo, sui quali nulla è stato detto in Aula: "Il più importante - ha detto Belpietro - è quello del 16 novembre, dove si recepiscono le norme europee in ambito bancario. È in quel frangente che viene inserita la clausola che impedisce agli azionisti di rivalersi sui membri del Cda. È evidente - ha aggiunto - che si è posto uno scudo anche sul vecchio Cda, del quale faceva parte anche il padre della Boschi. Di questo lei non ha parlato e quella norma non era prevista nelle norme europee, sono state messe lì improvvisamente e nessuno ci spiega perché. Quel decreto poi è stato mandato in Parlamento a firma della stessa Boschi e nessuno ha ancora chiarito uno solo di questi aspetti.