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martedì 8 dicembre 2015

Caivano (Na): Intervista al Consigliere comunale Arch. Francesco Emione (Liberi Cittadini)

Caivano (Na): Intervista al Consigliere comunale Arch. Francesco Emione (Liberi Cittadini)


Intervista a cura di Gaetano Daniele



Architetto Francesco Emione
Consigliere comunale (Liberi Cittadini)

Parla l'Architetto Francesco Emione, leader delle opposizioni in consiglio comunale. E' già da alcuni mesi che il consigliere Emione mostra insofferenza nei confronti dell'attuale maggioranza a guida Monopoli.

Consigliere Emione, perchè a differenza di tutti i suoi colleghi di opposizione, in consiglio comunale, su quesiti importanti come fasce sociali, bonus mensa etc. lei è sempre in prima fila a battersi per i diritti dei suoi concittadini, e altri meno? Per caso ci sono fibrillazioni interne anche nelle opposizioni?

“Credo che tutti stiano facendo la propria parte, tant’è che molte iniziative sono state presentate con l’unanimità delle firme. Ad ogni modo, noi siamo una coalizione vera di partiti e liste civiche, per questo ognuno, sempre cercando il massimo della condivisione, porta avanti iniziative secondo la linea del proprio gruppo politico. La differenza tra noi e la maggioranza è netta. Noi siamo una coalizione, loro hanno un padrone che comanda servendosi di una struttura familistico clientelare ed una linea politica dettata spesso dall’esterno delle istituzioni. Il sindaco ha sferzato il suo partito dichiarando pubblicamente che i suoi consiglieri sono solo interessati agli incarichi alle ditte e nessuno di Forza Italia ha avuto il coraggio, oserei dire la dignità, di aprire un confronto. Il sindaco non ha mai smentito quelle gravissime  parole”.

Consigliere Emione, come reputa l'andamento e l'operato dell'attuale amministrazione a guida Monopoli? 

“E’ un disastro assoluto in termini di democrazia, trasparenza, operatività. Il tasso di democrazia di questo Comune è diminuito notevolmente con la politica lottizzatoria del sindaco e della sua maggioranza che hanno – di fatto – occupato tutti i ruoli istituzionali anche quelli di garanzia e controllo. Il Consiglio Comunale non è più organo di confronto politico/ideale, ma assemblea di risulta di un sistema che assume le decisioni lontano dalle istituzioni. Infatti, in Consiglio, siamo sempre noi della minoranza a dettare tempi, modi e punti all’ordine del giorno, innanzi ad una maggioranza muta dove al massimo parla qualche consigliere leggendo interventi scritti dall’addetto stampa del sindaco. Sul piano della trasparenza è sintomatico il ricorso continuo alle somme urgenze, agli affidamenti di lavori senza gara europea, al meccanismo – ormai palese – di indire gare sotto soglia, alle proroghe degli appalti. Vorrei ricordare che sono stati gli stessi consiglieri comunali del partito del sindaco a protocollare una lettera in cui chiedevano il ripristino della legalità e della trasparenza, mentre il sindaco ha replicato scrivendo che i consiglieri vogliono solo incarichi. C’è stato un vero e proprio assalto alla diligenza, una spartizione vergognosa, senza alcun decoro i pure parenti stretti dei consiglieri hanno avuto la loro parte. Per non parlare della gara per la raccolta dei rifiuti. Per la prima volta nella storia, un appalto per 30 milioni di euro non è passato nel Consiglio per gli indirizzi politici. Il piano industriale è stato scritto fuori dalle istituzioni e senza prevedere una diminuzione dei costi. Sotto il profilo strettamente amministrativo non hanno fatto nulla. Solo fotografie su facebook. Il fallimento della giunta è conclamato infatti questi assessori a gennaio andranno a casa. Dopo sei mesi.  Manco le luci di Natale sono stati in grado di mettere. Abbiamo dei fili appesi...

Consigliere Emione, accorpamenti di settore, lei è stato favorevole a questa operazione di Monopoli, oppure era più propenso per una politica meritocratica, cioè, immaginando delle figure subordinate ai dirigenti di settore, che potevano appunto, aiutare i funzionari nel compito, risparmiando in tempo e soprattutto non caricandoli troppo di lavoro?

“Le fandonie dell’ufficio propaganda non incantano proprio nessuno. Il sindaco non ha operato accorpamenti di settore, ma trasferito poche deleghe ad alcuni funzionari, costituendo di fatto centri di potere e secondo le indicazioni di alcuni consiglieri comunali. In pratica, sta ricostituendo lo stesso assetto dell’amministrazione Falco. Altro che discontinuità. Mi risulta che c’è stato qualche timido dissenso in maggioranza, subito spento dalla protervia del gruppo dominante. Da questo cambio di deleghe, i cittadini non avranno alcun vantaggio, anzi c’è il pericolo di accrescere solo il potere della burocrazia. C’è da dire che alcuni funzionari intoccabili hanno preteso di restare la proprio posto. Dunque non c’è stata né meritocrazia, né risparmio. Quanto alla pianta organica, la maggioranza ha assunto uno staffista per farsi scrivere post e pubblicare foto su Facebook, ha deliberato l’assunzione di un altro staffista, ma ha annullato il concorso pubblico indetto dal commissario”.

Consigliere Emione, siamo a due settimane dal Natale, cosa si sente di dire ai cittadini caivanesi?

“Capisco il dramma di tanti padri di famiglia e giovani che cercano lavoro e che vedono scavalcarsi da quanti hanno legami con i politici, li invito a non demordere, a trovare a forza di andare avanti. Augurare un felice Natale è d’obbligo, ma rischia di essere retorico. Ad ogni modo, auguro un Natale sereno a tutti i caivanesi e a tutti i lettori de il Notiziario sul web, con la speranza che si possa ridare dignità a questa città umiliata dai fatti di cronaca, e da una certa politica che non risponde mai alle esigenze della comunità. Bisogna trovare il modo di far emergere le forze sane di questa città e metterle insieme per un progetto di rinascita sociale, civile, democratica, ancorata ai valori della legalità. Dobbiamo partire già dal 2016 perché ho l’impressione che quest’amministrazione lasci presto solo macerie.

Napolitano sta con Putin contro Erdogan (e si toglie un sassolino...)

Napolitano con Putin contro Erdogan (e si toglie un sassolino…)


di Franco Bechis



Prima sorpresa mentre tutto il governo e ogni esponente di maggioranza, a cominciare dal ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, evita accuratamente la parola “islamico” parlando di Al Baghdadi e dei suoi terroristi, Giorgio Napolitano tira a tutti le orecchie e cita “gli agenti spietati del terrorismo guidati dal sedicente Stato islamico”, aggiungendo: “Non vorrei peraltro che definendolo sedicente, pensassimo di risolvere un problema complesso, che è precisamente quello del tentativo del fondamentalismo islamico di darsi dimensioni di Stato (ISIS o IS, Islamic State)”. Toni sorprendenti quelli sulla politica estera usati in Senato dall’ex presidente della Repubblica…La seconda sorpresa è che senza mezzi termini Napolitano si schiera con Vladimir Putin contro Recep Tayyip Erdogan, usando parole durissime sulla Turchia: “Nel vertice NATO ritengo si debba fare molta attenzione, perché non è possibile che qualche Paese ritenga di poter chiedere solidarietà alla NATO, dopo aver creato dei problemi alla NATO, perché questo è il caso del nostro partner nell’Alleanza atlantica, il Governo turco. Dopo aver creato sicuramente un problema molto serio, in questa fase, non soltanto alla NATO, ma alla comunità internazionale c’è un appello alla solidarietà, che mi pare francamente un po’ impudente e troppo comodo: penso dunque che su questo versante si debba essere molto attenti”.

Napolitano dice di più: con la Turchia sarebbe meglio ora non trattare nemmeno sui profughi allungando 3 miliardi di euro a un paese di cui è difficile fidarsi: “Allo stesso modo credo si debba essere piuttosto ponderati nel negoziare con la Turchia un suo rinnovato e accresciuto impegno per quello che riguarda l’emergenza profughi e questo per vari motivi”. Secondo l’ex presidente della Repubblica oggi non ci sono più condizioni esistenti anni fa, quando si discusse l’ingresso della Turchia nella Ue: “Tale negoziato venne aperto in una fase in cui le tendenze autocratiche, che oggi vediamo in pieno sviluppo, erano assai meno pronunciate e in cui c’era una distinzione tra i ruoli di Capo del Governo e di Capo dello Stato, il che garantiva un ruolo equilibratore”

Napolitano si toglie anche qualche sassolino sulla guerra in Libia che sia Pd che Forza Italia attribuiscono a lui all’epoca del governo di Silvio Berlusconi che non oppose rifiuto. “vedo che c’è in giro la tentazione di dare giudizi sommari sulla missione del marzo 2011 e sulla partecipazione dell’Italia a quella missione sulla base della risoluzione n. 1973 del Consiglio di sicurezza, preceduta dalla risoluzione n. 1970, che possiamo definire ultimativa. Questi sono documenti di cui forse qualcuno ha perso la memoria. La partecipazione italiana venne convalidata da un voto del Parlamento, comprendente maggioranza e minoranza. Anche su questo mi pare che sia necessaria da parte di chiunque molta cautela”.

Missili russi puntati su Istanbul La missione della nave di Putin

Nave da guerra russa nel Bosforo punta missili contro Istanbul




Non accenna ad abbassarsi la tensione tra Russia e Turchia, dopo l'abbattimento qualche settimana fa di un Sukhoi russo da parte di due F-16 di Ankara. Qualche giorno fa, la portaerei russa Kunikov ha attraversato il Bosforo, il tratto di mare che separa la parte europea della Turchia da quella asiatica e sul quale si affaccia Istanbul. E proprio mentre la nave da guerra transitava davanti alla città, un militare armato di un lanciarazzi ha puntato l'arma in direzione della città. Le immagini del gesto provocatorio sono poi state trasmesse dalla televisione privata russa Ntv, mandando su tutte le furie il governo di Ankara, il cui ministero degli Esteri ha convocato l'ambasciatore russo per chiedere spiegazioni e avere assicurazioni che gesti del genere non si ripetano mai più.

BOMBA AL CUORE RUSSO Esplosione in centro a Mosca

Bomba a Mosca. Esplosione alla fermata del bus: tre persone ferite




Tre persone sono state ferite a Mosca dopo l'esplosione di una bomba artigianale a una fermata dell'autobus nel centro della capitale russa. La notizia è stata diffusa dall'agenzia Tass che ha citato fonti delle forze dell'ordine. L'ordigno è esploso all'altezza del numero 19 di via Pokrovka e diverse ambulanze e personale di soccorso sono accorse sul posto: "La polizia sta determinando circostanze e cause dell'esplosione alla fermata del bus su via Pokrovka" ha detto il portavoce della polizia di Mosca, Andrei Galiakberov che avrebbe comunque chiarito l'orientamento delle indagini tra i gruppi criminali locali. Secondo fonti citate dalla Ria Novosti, una bomba artigianale sarebbe stata lanciata contro un gruppo di persone in attesa alla fermata. L’agenzia Tass fa sapere che "due donne hanno riportato ferite da frammenti di proiettili e sono state portate in ospedale, mentre una terza persona è stata medicata sul posto". 

La Panarello fuori dal carcere Decisione del giudice: perché

La Panarello fuori dal carcere. La decisione del giudice: perché




Veronica Panarello, la donna accusata di aver ucciso il figlio Loris, il 29 novembre del 2014 a Santa Croce Camerina, nel ragusano, ieri ha lasciato il carcere di Agrigento. La donna è stata trasferita in un ex ospedale psichiatrico a Barcellona Pozzo di Gotto, nel messinese, in una sezione femminile specializzata nell'osservazione delle detenute con disagi. L'amministrazione penitenziaria agrigentina, infatti, ha infatti riscontrato "problemi depressivi" che la Panarello avrebbe accusato in carcere. Il prossimo 14 dicembre saranno nominati gli esperti per la perizia psichiatrica. È stato il gip di Ragusa, Andrea Reale, a stabilire il trasferimento di Veronica Panarello alla struttura di Barcellona Pozzo di Gotto: "Lo aveva richiesto la casa circondariale di Agrigento il 20 novembre - ha spiegato l'avvocato della donna, Francesco Villardita - che aveva notato lo stato depressivo della signora Panarello. Ieri il trasferimento èstato attuato. Mi sono recato anche io a Barcellona. Ci tornerò nei prossimi giorni. La signora è sottoposta ad osservazione psichiatrica".

Alla prima della Scala fanno Verdi La Santanchè ci va così / Guarda

Daniela Santanchè alla prima della Scala: in verde per Verdi




Chissà se è perchè facevano Verdi o per il semplice gusto di esagerare che ogni tanto non riesce a tenere a freno. Comunque sia, l'arrivo di Daniela Santanchè alla Scala di Milano per la Prima non è certo passato inosservato. In una Milano grigia che più grigia non si può, la Pitonessa è apparsa come una visione color smeraldo. Un po' gran dama tirolese, con gonna verde, camicetta bianca da signorina Rottenmaier e papillon in tinta. Ma con un tocco, appunto, da pitonessa: un "boa" verde smeraldo di finta pelliccia che le avvolgeva collo e spalle. Accanto, un emozionato (per la prima e per il look della signora?) Alessandro Sallusti.

Belpietro: "Cosa penso della Le Pen" In Francia la sconfitta dei codardi

Belpietro: "Vi dico cosa penso della Le Pen". In Francia la sconfitta dei codardi


di Maurizio Belpietro



Era previsto. Ma come tutte le cose previste, quando arrivano suscitano grande stupore. Nel caso del successo del Front national in Francia, sono anni che il partito fondato da Jean Marie Le Pen ed ereditato dalla figlia Marine (non senza qualche conflitto famigliare) avanza alle elezioni.

Una delle ultime volte addirittura andò al ballottaggio e solo per un soffio non riuscì a imporre il suo candidato. La verità è che la Francia ne ha le tasche piene di Liberté, Egalité e Fraternité. Da un pezzo vuole Liberté, Egalité e Lepené, nel senso di ordine e sicurezza, due parole che né la presidenza di Nicolas Sarkozy né tanto meno quella di Francois Hollande hanno saputo garantire. Anzi. Se si passa in rassegna il comportamento delle passate gestioni si capisce che sia Sarkozy sia Hollande hanno combinato pasticci. Sul fronte interno e su quello internazionale.

Per quanto riguarda l' economia, né gollisti né socialisti sono riusciti a fare qualche cosa di significativo, ma anzi, se possibile, i secondi, con le tasse sulle sostanze immobiliari e sui redditi sono riusciti a impaurire ancor più un ceto medio disorientato. Per ciò che riguarda la strategia europea sia gli uni che gli altri hanno dato prova di non avere un' idea concreta di Unione, ma di inseguire al momento la convenienza, senza dettare una linea ma al massimo assoggettandosi a quella dell' alleato tedesco. Risultato, oggi se si mette da parte la grandeur restano solo i problemi, ossia il deficit di bilancio, gli sforamenti, i parametri di Maastricht. Fossimo ad Atene invece che a Parigi sarebbero già scattate le sanzioni, ma siamo in Francia e quello che non è accettabile per i paesi satellite lo è per il Re sole. Ciò nonostante, anche senza multe, l' economia resta debole, esattamente come il suo presidente.

E a questo proposito non si può tacere che nelle vicende che riguardano il terrorismo e i modi per fermarlo Francois Hollande non ha dato grande prova. Non già ora, con la strage del Bataclan, ma prima, quando due fratelli armati fino ai denti fecero irruzione nella redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo. Già a gennaio di quest' anno si era capito che il terrorismo islamico aveva preso di mira l' Europa. Gli episodi che si erano succeduti negli ultimi tempi non lasciavano spazio ad equivoci. A Tolosa, in Belgio, in Danimarca, tutto lasciava presagire che la strategia del microterrorismo, del jihadismo diffuso, del terrore senza rete alle spalle, fosse ormai una realtà anche in Francia. E pur tuttavia il giro di vite nelle moschee e nei centri islamici ha tardato per evitare di turbare le coscienze e soprattutto per scongiurare la reazione del cosiddetto islam moderato. Risultato, un gruppo di terroristi franco-belgi ha attaccato di nuovo Parigi e i suoi abitanti.

Solo allora Hollande si è svegliato, reclamando poteri speciali e sospendendo la convenzione dei diritti dell' uomo. Troppo tardi. Soprattutto troppe chiacchiere in ritardo. La gente vuole fatti. La paura e la voglia di reagire richiedono fatti. Perché non basta dire che nulla è cambiato. Dopo gli attentati qualche cosa è scattato nel nostro modo di vivere e si chiama diffidenza. Non è giusto diffidare di chi ti sta a fianco, di chi si veste in maniera diversa dalla tua o di chi professa un' altra religione rispetto alla tua. Ma è giusto che uno Stato - se esiste lo Stato - ti protegga da chi ha idee diverse dalle tue e intende farle valere con le armi e con il sangue. Marine Le Pen non vince perché cavalca la paura.

Vince perché l' elettore non si fida più delle promesse di Hollande e di Sarkozy e vuole cambiare. Non sappiamo se l' astro nascente della politica francese sarà in grado di affrontare la sfida che ha davanti a sé. Sappiamo che chi prima di lei ha affrontato quella sfida, l' ha persa e oggi di fronte a loro non c' è il futuro ma il passato. Hollande resterà ancora all' Eliseo e Sarkozy proverà a ritornarvi, ma entrambi sono destinati alla sconfitta perché non capiscono che dopo il 13 novembre in Francia qualche cosa è cambiato.