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domenica 6 dicembre 2015

Caricabatterie nelle prese elettriche: quanto ci costano (e li stacchi subito)

Quanto ci costano i caricabatterie dimenticati nelle prese elettriche




Tutti  la fanno ma pochi sanno che quel gesto fatto per distrazione o per abitudine ha un costo: lasciare il caricabatterie nella presa della corrente. E’ una pratica molto comune che però incide sulle nostre tasche. I caricatori che restano connessi alla rete energetica continuano a consumare energia visto che il trasformatore che si trova al loro interno richiede piccole quantità di elettricità che consuma anche se i dispositivi non sono connessi.  Il consumo non raggiunge cifre altissime, tuttavia bisogna considerare che non lasciamo solo il caricabatterie del cellulare nella presa.

Danno e beffa - Ormai ci sono caricabatterie ovunque. Per i tablet, per gli spazzolini da denti, per i pc. Sommandoli tutti la cifra diventa più importante.  Se li togliete tutti dalla presa risparmierete circa 40 euro annui. Ma c’è anche un altro effetto collaterale: i caricabatterie insieriti nelle spine si surriscaldano e si consumano più facilmente. Così oltre il danno la beffa: non solo spendete denaro che potreste risparmiare ma poi vi tocca comprare anche un caricabatterie nuovo.

Le aziende a cui mandare il curriculum Sorpresona: molte sono italiane

Le 10 aziende a cui mandare il tuo CV: tra 50 nomi di Linkedin




Scegliere l'azienda "giusta" a cui mandare il nostro curriculum diventa sempre più difficile. Ma Skuola.net consiglia le 10 aziende a cui dare priorità. Sono state selezionate da una cerchia di 50 nomi indicati da Likedin. Eccole:

1 - La mela del peccato, più desiderata al mondo: Apple. Una realtà lavorativa dove chiunque vorrebbe andare a lavorare per diventare un piccolo genio e innovatore come Steve Jobs.

2- Il browser più visitato mondo: Google. Al secondo posto e non stupisce. La creatura sviluppata da Larry Page e Sergey Brin nel 1997 è la seconda azienda più desiderata dai talenti italiani e sono tanti quelli che già ci lavorano.

3 - Procter & Gamble. Al terzo posto delle aziende più desiderate figura l'americana Procter & Gamble, un vero gigante nel campo dei beni di consumo. Infatti la multinazionale di Cincinnati è stata eletta nel 2012 e 2013 dalla rivista "Chief Executive Magazine" come la migliore azienda al mondo nella formazione dei futuri leader nel campo aziendale. Solo l'1% delle persone che affrontano il percorso di selezione riceve successivamente una proposta d'assunzione, tra oltre mezzo milione di richieste l'anno.

4 - Ai piedi del podio ecco un'altra eccellenza made in Italy: Gucci. Divisa a metà con la società francese Kering, opera nei settori di alta moda e articoli di lusso, ed è fra le firme più diffuse ed eleganti al mondo con circa 300 negozi ufficiali aperti.

5 - Barilla: Leader nel settore alimentare italiano. Opera in tutto il mondo e nel mercato della pastasciutta, dei sughi già pronti, dei prodotti da forno e del pane. Della stessa società fanno parte anche Mulino bianco e Pavesi.

6- Ferrari: il cavallino rampante che ancora oggi non smette di galoppare. Oltre ad essere la più famosa casa produttrice di automobili sportive, quella della Ferrari è la scuderia più titolata nel Campionato del Mondo di Formula Uno. Nel 2013 e 2014 il suo marchio è stato riconosciuto come il più influente al mondo.

7 - Al settimo posto ancora un'altra azienda italiana: Eni. È il sesto gruppo petrolifero mondiale per giro d'affari. Presente in circa 90 paesi e con più di 78.000 dipendenti nel 2013 la multinazionale del Cane a sei zampe è attiva nei settori del petrolio, del gas naturale, della petrolchimica, della produzione di energia elettrica, dell'ingegneria e costruzioni.  

8 - Seppure nata in un piccolo bar di Novara, nel 1860, Campari si piazza all'ottavo posto della classifica. Il suo prodotto più famoso, distribuito in 190 paesi del mondo, è un bitter alcolico ottenuto dall'infusione di erbe, piante aromatiche e frutta in una miscela di alcool e acqua, dal colore rosso rubino.

9 - Fondata nel 1872, Pirelli è il quinto operatore mondiale nel settore degli pneumatici in termini di fatturato e conta 19 stabilimenti in 13 paesi. È presente fin dal 1907 nelle competizioni sportive ed è attualmente fornitore esclusivo del Campionato di Formula 1.

10 - Unilever, la multinazionale anglo-olandese è proprietaria di molti tra i marchi più diffusi nel campo dell'alimentazione, delle bevande, e dei prodotti per l'igiene e per la casa, (Algida, il tè Lipton, gli ammorbidenti Coccolino, Mentadent). È presente in 90 paesi e si presenta come il gruppo più importante nel settore dei beni di largo consumo.

Scoperto un galeone spagnolo affondato Quel che ritrovano dentro è impensabile

La scoperta enorme sul galeone spagnolo. Lo ritrovano e dentro c'è l'impensabile




Ha colto di sorpresa anche il governo colombiano la ricchissima scoperta fatta in fondo all'oceano a largo di Cartagena. Sul fondo del mare è stato trovato un galeone del Settecento stracolmo di oro e gioielli per un valore stimato di almeno cinque milioni di dollari. La nave si chiamava San Josè, è di origine spagnola era affondata nel 1708 vicino alle isole Rosario, nel mar dei Caraibi. Era un pezzo della flotta di re Filippo Vi di Spagna, nel periodo in cui combattè contro gli inglesi. La nave, scrive il Messaggero, aveva il compito di riportare in Spagna da Panama un carico inestimabile tra monete, smeraldi, lingotti d'oro e d'argento.

La scoperta - L'annuncio del ritrovamento è stato dato su Twitter dal presidente colombiano Juan Manuel Santos: "Grande notizia - ha scritto - abbiamo ritrovato il galeone San Josè". L'esultanza del presidente arriva alla fine di una battaglia legale vinta dal governo contro la società americana Sea Search che dai primi anni Ottanta aveva individuato la San José seguendo i documenti inglesi dell'epoca. Bogotà però ha avuto la meglio in tribunale, mettendo così il cappello anche su altri 1200 galeoni affondati.

Perché OGGI in Francia può cambiare tutta l'Europa

Francia, oggi le regionali: il giorno di Marine Le Pen e della Destra al 30%




Oggi, 6 dicembre, potrebbe essere il giorno decisivo per l'Europa. La Francia chiamata al voto delle elezioni regionali a meno di un mese dai tragici attacchi terroristici dello Stato Islamico. E nei sondaggi il Front Naional di Marine Le Pen e la nipote Marion, nonostante la crescita dei sarkozysti, risultano in vetta alle rilevazioni demoscopiche. La svolta a destra della Francia potrebbe dunque portare l'ago della bilancia dell'Europa tutto a destra. Marco Tarchi, studioso di populismo, a Linkiesta ha confermato: "Operai, disoccupati, piccoli comemrcianti , artigiani e altri gruppi sociali dipinti come "perdenti della globalizzazione" sono stati attratti dalla ottime doti comunicative di Marine Le Pen. Costoro sono molto più numerosi e sono fortemente attratti dal discorso di un partito che, unico, si oppone da sempre ai flussi migratori di massa dai paesi extraeuropei e contesta le politiche dell'Unione Europea, succube della volontà dei circoli finanzieri e tecnocratici".

Gli attacchi del 13 novembre - Per Tanchi inoltre gli attentati che hanno sconvolto Parigi favoriranno "una forza politica che da sempre si è distinta per i suoi accenti allarmistici sui temi dell'insicurezza e del pericolo costituito dalla crescita dell'estremismo islamico all'interno delle comunità di immigrati". Tutto questo "basterà al partito di Marine Le Pen per aggiudicarsi il governo di un paio di regioni e di fare da ago della bilancia in un altro paio, costringendo i sarkozysti e i socialisti ad alleanze, desistenze incrociate o addirittura fusioni di lista fra il primo e il secondo turno nelle regioni in cui si troveranno dietro le liste frontiste".

La Francia di destra - Qualcuno potrebbe puntare dunque il dito contro la politica di Hollande,che ha raggiunto delle quote di impopolarità mai toccate da un presidente, poco attenta al post-attentati: "Non credo che la differenza dei voti tra Front National con i socialisti e comunisti, sia cambiati dagli anni ottanta. Il rapporto sarebbe stato comunque da 60 a 40 come minimo. Anzi i guadagni del FN oggi sono più ascrivibili alla netta virata a sinistra del suo programma e del suo discorso pubblico sui temi economico-sociali (ma anche di politica estera e internazionali) che a una diretta concorrenza ai Republicains sui temi tipicamente conservatori".

Le preferenze - Il Front National comunque, come ricorda Tarchi, pur riscuotendo a livello nazionale una percentuale di voti attorno al 15% non è quasi mai riuscito ad inviare in Parlamento i propri deputati e attualmente ne ha solo due (e una è Marion). "Se diventasse il primo partito di Francia salirebbe al 30% e la stessa Marine acquisterebbe una maggior caratura di presidenziabile", continua il professore. Quanto a Marion "che ha 21 anni in meno della zia, ha le qualità personali, sia di comunicazione che di preparazione, che giocano dalla sua parte. È considerata più a destra di Marine e non disdegna di vezzeggiare l'elettorato cattolico-conservatore. Per questo potrebbe riuscire a diventare presidente della regione Provenza-Alpi- Costa Azzurra".

"Per la Siria", e gli taglia la gola: è terrore nella metro a Londra

Londra, taglia la gola a un uomo in metropolitana: "Questo è per la Siria"




Un uomo ha tentato di tagliare la gola a una persona e ha attaccato altre tre persone nella stazione di Leytonstone della metropolitana di Londra urlando "Questo è per la Siria". Lo riportano i media britannici spiegando che l'aggressore è stato "neutralizzato" dai taser della polizia ed è stato arrestato. L'attacco è avvenuto intorno alle 19 (ora locale). L'uomo, secondo quanto riporta il Daily Mail, avrebbe minacciato alcune persone con un coltello dopo aver ferito gravemente un uomo. Alcuni testimoni oculari hanno raccontato che l'uomo, durante l'attacco, gridava "Questo è per la Siria" e "Tutto il vostro sangue sarà sparso". 

sabato 5 dicembre 2015

La rivolta degli studenti islamici: cos'è successo in una scuola italiana

Milano, si parla di Islam a scuola e i musulmani se ne vanno: "È già tutto scritto nel Corano"




Si fa presto a parlare di integrazione. I guai arrivano se c'è chi non è disposto ad ascoltare. Quanto andato in scena nell'aula magna dell'Istituto tecnico commerciale Schiapparelli di Milano fornisce un esempio inquietante: circa 300 studenti delle ultime due classi, di età compresa tra i 17 e i 19 anni, sono riuniti a parlare di Isis e Islam. Sul palco siedono due giornalisti del Corriere della Sera e i rappresentanti degli studenti. In platea c'è anche una quarantina di giovani musulmani: sono loro a far scattare le proteste. 

"Il Corano dice tutto" - Si sta parlando di guerra per la successione tra sunniti e sciiti, tema più storico che religioso. Amina, di religione islamica, si alza e prende la parola: "Chi l'ha detto che sciiti e sunniti si scontrano sulla successione? Per l'Islam non ci può essere successore di Maometto. E comunque è tutto spiegato nel Corano. Non servono altri libri, il Corano spiega tutto, dice tutto". I relatori cercano di spiegare che il Corano è stato scritto prima dello scisma, e dunque difficilmente potrebbe fornire una spiegazione "laica" di quanto accaduto nella storia. Ed è questo il problema: di "laico", i giovani musulmani presenti nell'Aula magna, sembrano avere poco o nulla. "Sono una quarantina di studenti musulmani che la appoggiano sempre quando parla. Per noi è davvero difficile replicare. In genere gli studenti italiani restano zitti, non sanno bene cosa dire, non hanno argomenti", spiega Andrea, uno dei due rappresentanti di istituto. 

Fuori dall'aula - I giornalisti del Corriere sottolineano come il mondo occidentale sia impregnato di cultura rinascimentale e illuministica, da Voltaire a Rousseau, e che per il nostro mondo sia scontato farsi domande e avere dubbi su tutto, religione in testa. Amina e i ragazzi musulmani, però, escono dall'aula. La loro visione della religione non ammette contestazioni

La furbata-Renzi sulle pensioni Si inventa una nuova tassa

Arriva una nuova tassa con la scusa delle pensioni




Sì, bella l'idea di mandare in pensione prima circa 36mila lavoratrici: si chiama "Opzione donna" e il governo Renzi, con l'ennesimo spottone, l'ha lanciata qualche settimane fa. Prevede un anticipo dell'entrata in pensione di qualche mese, in cambio di un ricalcolo contributivo dell'assegno. Ma le belle idee costano. E abbiamo già avuto modo di vedere quanto costino quelle di Renzi. Servono soldi, per "Opzione donna", e quindi serve una tassa. Tassa nuova o tassa in più? Tassa in più. Nella legge di stabilità che si sta discutendo in parlamento è incluso un emendamento, che è già stato approvato dalla commissione Lavoro della Camera e dovrà ora andare al vaglio della commissione Bilancio, che prevede il raddoppio della famigerata "Tobin Tax", il prelievo dello 0,2% sulle operazioni finanziarie che è stato introdotto con la Finanziaria del 2013. Alla voce copertura di "opzione donna", si stabilisce che "l'aliquota dello 0,2% sul valore della transazione prevista dalla vecchia legge sia sostituita con l'aliquota dello 0,4%". Con buona pace del fatto che gli studi comparativi mettano l'Italia in fondo alle classifiche dei Paesi dove conviene investire".