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mercoledì 2 dicembre 2015

Bruzzone nei guai: l'accusa della polizia lei si difende (che c'entra pure Vespa)

La Bruzzone nei guai: l'accusa della polizia, lei smentisce e si difende e Vespa s'infuria




Un gruppo di dirigenti che si raccoglie dietro la sigla Polizia Nuova Forza Democratica ha presentato un esposto contro la criminologa Roberta Bruzzone. Secondo le accuse, che la Bruzzone smentisce categoricamente, l'esperta di crimini avrebbe fatto "pubblicità occulta, forniture di materiale per la polizia scientifica. E convegni organizzati presso la Questura di Roma da società private". Nessun comportamento illecito, ma la lettera sta facendo discutere molto anche perché la Bruzzone è un volto noto della tv, spesso ospite del salotto di Bruno Vespa. Il sindacato - secondo quanto scrive il Fatto - "punta il dito sui costi del materiale in uso alla polizia scientifica come la polvere per il rilievo delle impronte digitali. Sarebbe possibile - si sostiene - acquistare prodotti della medesima qualità evitando i dazi doganali sui prodotti americani con un risparmio dal 20 al 30%". Il Fatto ha verificato che la Bruzzone non risulta socia dell'impresa importatrice.

La difesa - Il quotidiano ha intervistato Filippo Bertolami, segretario Pnfd, che aggiunge: "Dai siti internet della società di Bruzzone emerge che l'importatore ha una partnership con la sua fondazione. Così come, peraltro, con lo stesso programma della tv pubblica Porta a Porta anche con magliette e sottopancia nel corso delle trasmissioni". I sindacati accusano di fare pubblicità occulta nel salotto di Porta a Porta ma Vespa smentisce categoricamente: "Mi pare impossibile. Sto molto attento. Se qualcuno l'ha fatto, non accadrà più. Stiamo attentissimi". Bruzzone aggiunge: "Quella lettera riferisce un mucchio di falsità. Ho già consegnato personalmente una lettera al capo della polizia per chiarire le cose"

Sicignano ha sparato dentro casa: "Non si tratta di omicidio volontario"

"Francesco Sicignano ha sparato in casa": verso la derubricazione del reato




Gli accertamenti parlano chiaro: Francesco Sicignano ha sparato in casa. Il ladro albanese, espulso due volte dall'Italia ma regolarmente libero per le vie del Paese, che si era introdotto nell'abitazione del pensionato di Vaprio D'Adda lo scorso 20 ottobre avrebbe raggiunto l'esterno della casa solo dopo essere stato ferito dai colpi di pistola del pensionato. Il 65enne, accusato di omicidio volontario, lo aveva dichiarato da sempre e adesso dopo un mese dall'accaduto e dopo le necessarie verifiche si va verso la derubricazione dell'accusa di omicidio volontario, ovvero verso la qualificare un fatto come reato di minore gravità rispetto a una precedente configurazione giuridica.

Spie in casa di Renzi e Della Valle La mossa "diabolica" di Berlusconi

Silvio mette le spie a casa Renzi e Della Valle


di Paolo Emilio Russo



Piano piano il centrodestra risale, ma non è la velocità che conta. «Perché questo delle Amministrative è il girone di andata, quello che conta è la finale, le Politiche, nel 2018». Silvio Berlusconi ha trascorso il suo lunedì come quasi tutti i precedenti, cioè a pranzo coi figli e poi in riunione con gli avvocati e a studiare sondaggi e dossier preparati dai suoi ghost writer. Ci sono le Amministrative, certo, ma anche per quelle non c' è poi tutta questa fretta, come spiega utilizzando la metafora calcistica qui sopra: «Il Pd non sa chi candidare, sono nel caos. Noi non dobbiamo dare loro un vantaggio, teniamo le carte coperte...».

Poche le telefonate arrivate ad Arcore, ma già nel fine settimana, prima al convegno del Ppe di Mogliano Veneto, poi in collegamento con una iniziativa di Gianfranco Miccichè a Bagheria, il leader di Fi aveva spiegato il suo piano. «Dobbiamo riportare a noi quei voti che ne se sono andati, i delusi. Il programma che prepariamo è molto ampio e convincente perchè siamo partiti dalle persone che non vanno più a votare e il 78% dei cittadini ha dichiarato nei sondaggi che tornerebbe a votare se si costruisse una squadra preparata e capace», aveva detto il Cavaliere.

L' ex premier non guarda solo al suo partito, ma chiede «una coalizione ampia», in grado di arrivare al ballottaggio: «Alle prossime elezioni il Pd non potrà arrivare al 40% e allora dovrà esserci un ballottaggio, a cui potrebbe andare il M5s. Se loro dovessero vincere sarebbe un disastro. Occorre che Fi cresca e per questo ho deciso di scendere nuovamente in campo», ha aggiunto domenica. Rivelano un trend positivo, ma che resta molto lavoro da fare, anche le ultime rilevazioni di Alessandra Ghisleri.

Per far risalire il partito, non c' è solo il prosieguo della "rottamazione" dei suoi dirigenti - in realtà soltanto da completare, visto che i più "vecchi" tra i parlamentari se ne sono andati di loro iniziativa - , ma anche una riorganizzazione della sua vecchia creatura. Dopo l' avvicendamento dei tre coordinatori regionali nominati dieci giorni fa, questa sarebbe la settimana della nomina di altrettanti coordinatori delle macroaree: un "capo" del partito per il Nord, uno per il Centro ed un altro per il Sud. «Ci sono problemi molto diversi», ha spiegato il presidente di Fi ai coordinatori regionali, citando ad esempio «l' allarme furti» di cui gli hanno parlato in tanti, nelle ultime settimane, registrato in Lombardia. Si era vociferato dei nomi di Andrea Mandelli per il Nord, di Salvatore Cicu per il Centro, Vincenzo Gibiino per il Sud, ma la coincidenza degli ultimi due nel collegio per le Europee "Sud e Isole" lo ha convinto a studiare soluzioni diverse.

In ogni caso, il Cavaliere ha domandato ai coordinatori regionali che gli chiedevano lumi su come muoversi in vista delle elezioni di Primavera, dello stato delle trattative con Matteo Salvini e Giorgia Meloni di stare «alla larga» dal tema, di non parlarne in pubblico se non proprio «costretti». Di più: «Avvisatemi se vedete strane manovre, movimenti poco chiari», ha chiesto ad un gruppo di dirigenti del suo partito attivi sui territori.

Tra i soggetti da "attenzionare" per mezzo dei suoi emissari sul territorio l' ex premier ha citato l' imprenditore Diego Della Valle e l' ex banchiere Corrado Passera, che da ieri è presente in Parlamento per mezzo dell' ex ministro Ncd Gaetano Quagliariello, che ha stretto con lui un accordo politico.

Istanbul, bomba esplode in metropolitana, Video: La ricostruzione

Istanbul, una bomba in metropolitana: La ricostruzione




Momenti di terrore a Istanbul: una forte esplosione, quella che potete vedere nel video, è avvenuta in una stazione della metropolitana. I media locali riferiscono di almeno sei feriti e di una vittima. La municipalità ha immediatamente sospeso la circolazione dei treni nella stazione di Bayrampsa. Haberturk Tv, inizialmente, aveva attribuito l'origine dell'esplosione a un trasformatore, che avrebbe fatto da innesco. Anche Ntv, sulla base delle testimonianze, aveva affermato altrettanto. Dopo pochi minuti, però, indiscrezioni hanno riferito di un ordigno. E il fatto che si sia trattato di un attentato lo ha confermato il sindaco della municipalità locale, che ha confermato che si è trattato di una bomba. Secondo l'agenzia di Stato Anadolu, inoltre, l'esplosione non è avvenuto all'interno della stazione della metropolitana, ma in prossimità di un cavalcavia. L'allerta, a Istanbul e in Turchia, è ai massimi livelli sia per l'allarme terrorismo, sia per la possibile vendetta del Pkk, dopo la recente uccisione del leader degli avvocati curdi.


"Servono truppe di terra in Siria" Isis, la guerra diventa globale

"Truppe di terra per schiacciare l'Isis". Guerra globale: il piano definitivo




L'impegno degli Stati Uniti nel conflitto in Siria potrebbe prevedere anche il coinvolgimento di truppe di terra oltre che il già annunciato uso dei raid aerei. In particolare sarà necessaria: "una coalizione internazionale più efficace come solo gli Stati Uniti sono in grado di mobilitare". A dirlo è stata l'ex Segretario di Stato Hillary Clinton, in corsa per le primarie del Partito democratico americano alla Casa Bianca, durante un intervento al Council on Foreign Relations a New York. Secondo la Clinton l’obiettivo "non è quello di contenere e respingere l’Isis ma di sconfiggerlo e distruggerlo - non solo in Siria ma anche in Iraq e in tutto il Medio Oriente - annientando le loro infrastrutture». Per la Clinton, dopo gli attentati di Parigi, si è entrati in "un nuova fase" che richiede un maggior lavoro di intelligence e il coinvolgimento, indispensabile, dei paesi arabi.

In Siria - Per risolvere la crisi siriana, uno degli ostacoli principali è rappresentato proprio dalla difficoltà di coinvolgere più truppe di terra, ha insistito la Clinton. Mentre "i siriani curdi sono già fortemente impegnati nella lotta", i gruppi sunniti di opposizione "sono comprensibilmente reticenti a combattere contro Assad che - ha osservato l’ex first lady - ha ucciso più siriani del terrorismo, anche se sono sempre più minacciati dell’Isis". La strategia indicata dalla Clinton è qualla di "muoversi contemporaneamente verso una soluzione politica della guerra civile, che spiani la strada ad un nuovo governo con una nuova leadership, e incoraggiando più siriani a combattere l’Isis".

Le truppe - La Clinton ha dunque idicato l’esigenza di "dispiegare immediatamente le forze speciali già autorizzate da Obama, preparandosi a dispiegarne ancora di più se un maggior numero di siriani si unisce alla lotta". E il rafforzato supporto degli Usa dovrebbe andare "mano nella mano con un aumentato supporto da parte dei partner arabi ed europei - ha proseguito -contemplando l’impiego di forze speciali che possano contribuire alla lotta via terra". L’ex Segretario di stato ha poi ribadito la necessità di una «no-fly zone» per impedire ad Assad di continuare ad uccidere civili con i raid aerei. Infine "le forze di opposzione a terra, con il supporto materiale della coalzione, potrebbero contribuire a creare una zona sicura per consentire ai siriani di rimanere nel loro Paese - ha concluso - anzichè fuggire in Europa. Quanto al coinvolgimento della Russia in Siria, sebbene possa "giocare un ruolo importante e siamo disponibili a lavorare con loro. Penso che in questo momento - ha avvertito - il presidente Putin stia in realtà peggiorando la situazione".

L'URLO DI PUTIN: "TU NON SEI DIO" La furia dello zar al super-vertice

Vladimir Putin: "Tu non sei Dio". La rabbia contro Tony Blair nel vecchio vertice




Capire chi oggi va considerato amico o nemico non è un esercizio facile, come conferma l'ex presidente della Commissione europea Romano Prodi che ripercorre alcuni momenti salienti dei primi anni 2000 per lo scenario internazionale. La grave crisi di oggi, tra il ritorno del terrorismo islamico in Occidente e l'avanzata dello Stato Islamico fino alle porte dell'Europa, affonda le sue radici nei tanti e madornali errori fatti nei decenni scorsi dai governi delle principali potenze mondiali.

In un'intervista al Fatto quotidiano, Prodi dice: "Quando si sbaglia la prima volta, penso alla guerra tra l'Iraq e l'Iran, si continua a sbagliare, errore dopo errore, fino alle guerre a Saddam e Gheddafi. Tutti contro tutti". In particolare il conflitto in Iraq del 2003 fece schizzare i toni tra le diplomazie degli otto paesi più industrializzati, fino all'episodio al quale lo stesso ex premier ha assistito.

Da un mese era cominciata la guerra in Iraq promossa soprattutto dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna. Ai primi di giugno c'è stata la riunione del G8 in Francia e nel corso di una cena, Prodi ricorda che alla fine di una discussione: "Putin si alzò dal tavolo e grido a Blair: 'You are not God' (tu non sei dio). Vede - aggiunge Prodi - la guerra in Iraq spaccò l'Europa, frantumò tutte le alleanze. io dovetti rinunciare al secondo mandato alla presidenza della Commissione europea. Ascoltare oggi Blair scusarsi perché quelle maledette armi di distruzione di massa non esistevano lascia un peso enorme".

martedì 1 dicembre 2015

Ricordate Charamsa, il monsignore gay? Beccato con un vip (famosissimo) / Foto

Charamsa a sorpresa: il prete gay con Miguel Bosè...




Sul numero di Chi in edicola  le immagini esclusive della trasformazione di Krzysztof Charamsa, 43 anni, teologo e presbitero, ex segretario aggiunto della Congregazione della Fede dopo il coming out, avvenuto prima del sinodo sulla famiglia, quando ha presentato al mondo il suo compagno. Notiamo la sua svolta estetica, da “grigio” prelato a elegante viveur: leggermente abbronzato, abito e camicia blu con occhiali e pochette arancioni in pendant. Ma il suo cambiamento non si nota soltanto dal look: il suo sorriso parla da solo. È con il compagno Eduard Planas, 44, professore molto impegnato per l’indipendenza della Catalogna, e Miguel Bosè alla serata di beneficenza per la 6ª edizione del Gala contro l’Aids. Oggi Charamsa vive a Barcellona ed è molto attivo sui social. Abita con il compagno nel quartiere gay di tendenza della capitale catalana (Gayxample), partecipa alla kermesse contro la violenza sulle donne e milita per la difesa dei diritti degli omosessuali, va ai vernissage e posta su Twitter le sue scelte musicali con le foto del weekend trascorso nei borghi di Besalù o a Banyoles, a pochi chilometri dalla città. 

«Facendo coming out ho perso tutto: il lavoro, lo stipendio, le risorse per la vita, l’abitazione, l’insegnamento all’università, la pensione, la sicurezza sociale e medica. La Chiesa in un istante mi ha privato di tutto, come se io non esistessi più. Ma ho recuperato la libertà umana e cristiana, la libertà di coscienza, la felicità e la dignità personale. In questo ambito umano tutto è migliorato», ha spiegato l’ex prelato. «Dell’Italia mi mancano le mamme, i giovani italiani, la loro tolleranza. Gli italiani sono un popolo accogliente, anche se sotto l’influsso della Chiesa, a volte, ci si svuota della curiosità nei confronti dell’altro», ammette con amarezza. «I catalani mi hanno accolto splendidamente, ho ritrovato lo spirito del cristianesimo libero da ipocrisia e dalla cattiveria umana, che è la caratteristica del Vaticano e di molte Chiese, a iniziare da buona parte della mia Chiesa polacca», sostiene.