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domenica 25 gennaio 2015

Immigrati padroni in casa nostra Ai clandestini ora paghiamo Sky

Padroni in casa nostra: agli immigrati paghiamo Sky

di Alessandro Gonzato 



Ora mettiamo a disposizione dei profughi anche la pay tv per vedere la Coppa d’Africa: se Sky (più probabile) o Mediaset Premium, la scelta spetta a loro. Nel frattempo al centro Ceis di Vittorio Veneto, nel Trevigiano, gli antennisti sono al lavoro per far arrivare il segnale. Hanno già installato la parabola, ma la copertura è scarsa. La struttura si trova a Serravalle, in una zona d’ombra. E la tv continua a non funzionare. I tecnici, però, non disperano. Prima o poi, ne sono certi, gli immigrati - un centinaio, molti giovanissimi - potranno ammirare le gesta di Gervinho e compagni. In che modo, dicevamo - la rassegna viene trasmessa da Eurosport, canale visibile esclusivamente con un abbonamento alla pay tv - è una decisione degli ospiti. «Devono discuterne tra loro» dice a Libero don Gigetto De Bortoli, responsabile della struttura. «È in atto una contrattazione. Solo così potranno crescere. Le dico» prosegue «che comunque l’abbonamento lo pagheranno di tasca propria. Questa è la mia posizione educativa». Don Gigetto specifica pure come gli immigrati riusciranno, secondo lui, a far fronte alle spese: «Non soltanto coi 2 euro e 50 che hanno a disposizione ogni giorno. Alcuni hanno dei soldi propri messi da parte». Anche se è difficile pensare che questi risparmi esistano davvero o siano comunque sufficienti a far fronte alla spesa. Per non dire, poi, che quei 2 euro e 50, sono comunque soldi passati agli immigrati dallo Stato italiano. Ma torniamo indietro di qualche giorno.

Nella struttura di Serravalle, sabato scorso, era successo il finimondo. Non erano bastate le proteste delle settimane precedenti per la scarsa varietà del cibo e la richiesta di piatti tipici del continente nero. Gli ospiti del centro trevigiano, una volta capito che non avrebbero potuto seguire la giornata inaugurale della manifestazione, avevano dato in escandescenze. Non volevano perdere nemmeno un minuto delle sfide tra Guinea Equatoriale e Congo (terminata 1 a 1) e tra Gabon e Burkina Faso (2-0). Ma non c’era niente da fare: il televisore non prendeva. Allora erano partite imprecazioni e si erano levati cori di dissenso. Gli immigrati avevano fatto talmente tanto casino che per riportare la calma era stato necessario l’intervento dei carabinieri. Ai profughi, una volta ritrovata un po’ di tranquillità, non era rimasto che andare a dormire col dubbio di come fossero andate le due partite. L’indomani il segretario generale del sindacato di polizia Coisp, Franco Maccari, oltre a esprimere tutta la propria indignazione per l’impiego di forze dell'ordine in una simile circostanza, era stato profetico: «Adesso chi di dovere si attiverà per dotare le strutture di abbonamenti alle tivù a pagamento». Il leader leghista, Matteo Salvini, si era invece sfogato su Facebook. Dove un utente, apprezzato da molti, aveva invitato la Boldrini ad accogliere a casa propria questi rifugiati: «Gli faccia vedere la partita e gli dia pizza, birra, pop corn e li lasci ruttare liberamente». In stile Fantozzi, insomma. 

«Gli spalanchiamo le porte» tuona oggi il presidente della Provincia di Treviso, Leonardo Muraro (Lega) «e poi li ritroviamo in giro con le scarpe firmate e il cellulare. Adesso vogliono pure la pay tv. È una presa in giro senza fine. Evidentemente, per qualcuno, sono questi i veri problemi dell'Italia». Di fronte al centro d’accoglienza gli attivisti di Casapound hanno affisso uno striscione: «A loro vitto, alloggio e Sky e ai disoccupati chi ci pensa mai?». Durissimo l’ex sindaco di Vittorio Veneto, Gianantonio Da Re: «Il primo cittadino, renziano convinto, non dice nulla. Ma a che punto siamo arrivati? Pagheranno i profughi, dicono dalla struttura? Ma mi facciano il piacere! I profughi non pagheranno un c… . Pagheremo noi, come per ogni cosa».

Quirinale, il "vaffa" dei grillini a Renzi "Fuori i nomi, non veniamo al Nazareno"

Quirinale, M5s: "Non andremo alle consultazioni di Renzi"





"Che cosa e' il Nazareno? Perche' io non so cosa sia il Nazareno...". Beppe Grillo, ieri, durante una breve apparizione in piazza del Popolo a Roma, dove si è svolta la 'Notte dell'onesta'', risponde cosi' ai cronisti e sembra quindi chiudere alla possibilita' di accettare l'invito di Renzi alle consultazioni con le altre forze politiche, martedi', in vista dell'elezione del prossimo Capo dello Stato. "Ci inventiamo delle parole... Non ci fidiamo piu' di nessuno...", dice ancora il leader M5s.

La risposta di Di Battista - E da piazza del Popolo arrivano anche le parole di Alessandro Di Battista che condivide la posizione di Beppe e sottolinea: "Il Movimento cinque stelle non parteciperà alle consultazioni del Pd. Non andremo al Nazareno. Aspettiamo i nomi da parte di Renzi per sottoporli al giudizio della Rete. Non possiamo accettare che un presidente venga eletto al 4 scrutinio, quando basterà la maggioranza più uno dei voti. Il presidente deve essere eletto nei primi tre scrutini con una scelta condivisa da tutti". 

sabato 24 gennaio 2015

"Restare nel Pd? Sarebbe da deficienti" D'Alema e i suoi sfidano i renziani

D'Alema, i fedelissimi pronti a mollare il Pd: "Restare nel partito sarebbe da deficienti"






I fedelissimi di Massimo D'Alema aspettano solo il segnale di Baffino: dopodiché del Pd che conosciamo ora non resterà traccia. La scissione è dietro l'angolo, ma l'ex presidente del Consiglio aspetta l'elezione del Presidente della Repubblica prima di muoversi e nel frattempo ovviamente tace. Ma parlano i suoi, anche se nascosti dall'anonimato. "Se davvero si arrivasse a un capo dello Stato frutto di un accordo tra Renzi e Berlusconi con l'esclusione della minoranza Pd sarebbe davvero la fine di tutto", dice un ex ministro a Francesco Ghidetti del Giorno. "Come potrebbe mai tollerare una cosa del genere?". "Stiamo pensando a qualcosa che guardi al futuro", ammette uno del suo entourage. "Magari potremmo fondare il Pci", ironizza. Ma neanche tanto alla luce delle lodi che pubblicamente ha tessuto per Alexis Tsipras e alla sua lista che ai tempi delle Europee definiva "sfasciacarrozze".

Rottura evidente - Con sé D'Alema porterebbe via dal Pd parecchi sostenitori, dentro e fuori il Palazzo. "Se si muove lui li muoviamo tutti", puntualizza un fedelissimo che fa notare come Baffino, al di là delle apparenze, la sua leadership gode ancora di buona stampa tra militanti e simpatizzanti. Certo, Matteo Renzi, non sembra far nulla per recuperare consensi tra i dissidenti. "Quanto ci ha detto 'fate un po' come vi pare' a proposito del Quirinale", si lamenta un antirenziano, "ha davvero raggiunto il limite". "E poi, diciamo la verità", gli fa eco un altro ribelle, "restare in un partito dove già contiamo poco sarebbe da deficienti".

In Borsa si sente l'effetto Draghi: quali azioni sono da acquistare

Quantitative easing, le conseguenze sulle borse: ecco quali azioni sono da acquistare

di Nino Sunseri 


Piazza Affari si gode la pioggia di liquidità partita dal quartier generale della Bce a Francoforte. Ma se la gode in forma compassata, senza esagerare. Giovedì aveva dato l’idea di spassarsela meglio con un rialzo largamente bsuperiore al 2%. Sullo sfondo restano un po' di preoccupazioni: per esempio le elezioni politiche in Grecia che potrebbero mettere al brutto stabile il barometro dell'euro. Ma soprattutto la battaglia Assopopolari contro la riforma. Una partita che si annuncia lunga perché si svolgerà nei corridoi di Montecitorio e di Palazzo Madama. La partita torglie smalto alle banche. Per un listino come il nostro fortemente condizionato dai titoli del credito è un segnale di stop. Così l'indice chiude in rialzo dello 0,24% dopo aver danzato per tutta la giornata. L'ottovolante fa paura ed entusiamo: il disturbo bipolare dei mercati nei giorni incerti. Niente di paragonabile a quanto accaduto nel resto d'Europa. Atene scommette su Draghi salendo del 6,14%. In quattro anni il listino ha perso l'85%: i rischi sono ormai ridotti. Anche se si punta una fiche sul voto di domenica. Francoforte guadagna il 2,05%, Parigi l'1,93%, Londra lo 0,53% e Madrid lo 0,67%. Poteva andare ancora meglio se non fossero arrivate un po' di docce d'acqua gelata dagli Usa. Alla fine l'entusiasmo si coglie meglio su altri mercati.. Più forza, più convinzione di quella che si registra in Borsa. Il cambio dell'euro con il dollaro tocca un minimo a 1,11, mai così in basso da settembre 2003, salvo poi rimbalzare a 1,1249. Tuttavia la tregua appare lontana.

La moneta unica potrebbe andare in affanno dopo le elezioni politiche in Grecia in programma domani. In base agli ultimi sondaggi è aumentato il vantaggio del partito di opposizione Syriza nei confronti dei conservatori di Nuova Democrazia. Il leader, Alexis Tsipras, si aggiudicherebbe tra il 29,6% e il 32,5% dei consensi, anche se non dovrebbe ottenere la maggioranza assoluta in Parlamento. Il mancato trionfo potrebbe provocare parecchia turbolenza e qualche terremoto. 

Fra i terminali delle sim però non c'è spazio per i cattivi pensieri. Lo spread cala a 111 punti . Solo in serata c'è un rimbalzino a 114. Il tasso del Btp a 10 anni tocca un nuovo minimo storico scivolando sotto l'1,5%, all'1,492%. A spingere verso il basso in la prospettiva che Francoforte indirizzi gran parte dello shopping a verso i titoli di Stato italiani. Soprattutto se cade Atene bisogna fortificare Roma. Terna coglie l'occasione al volo: emette un bond a sette anni al tasso record di 0,87%. A memoria d'uomo è la prima volta che un'obbligazione con emittente italiano sta sotto l'1%. Ma soprattutto una ventina di punti sotto il Btp. Una società privata che ha un merito di credito migliore dello Stato d'appartenenza: na prima assoluta.

Di fronte a rendimenti così modesti sul fronte delle obbligazioni parte la caccia alle azioni. Non solo cercandodi guadagnare al rialzo. Proprio la ricerca di rendimento diventa una delle direzioni preferite dagli investitori. Secondo gli esperti di Equita «bisogna privilegiare società non finanziarie con buona visibilità degli utili, distribuzione dei profitti non eccessiva e dividendi in crescita». Significa guardare Enel, Intesa risparmio, Telecom Italia risparmio e Atlantia, che rendono tra il 3 e il 5% contro l'1,5% del Btp. Volendo includere i titoli finanziari, spiccano Unipolsai e Intesa Sanpaolo risparmio. Gli esperti della Sim milanese sottolineano, inoltre, che, storicamente, i programmi di acquisto titoli hanno favorito performance importanti per i titoli ciclici e suggeriscono pertanto di puntare su Fiat Chrysler (Fca), Ferragamo, Finmeccanica, Mediaset, Moncler e Pirelli.

Goldman Sachs indica Intesa Sanpaolo, le due società di gestione del risparmio Azimut e Anima Holding, il gruppo delle autostrade Atlantia, la società della famiglia Berlusconi Mediaset, quella del lusso Salvatore Ferragamo, quella della moda Yoox, quella immobiliare Beni Stabili e la utility Hera. Tra le straniere, invece, spiccano i nomi dei gruppi del lusso Burberry e Christian Dior, oltre che la banca spagnola Bbva e la società dell'auto Daimler. Secondo Kepler Cheuvreux tra le top c’è anche Stm. «Un fattore molto importante per la redditività di StM è la sua consistente esposizione al dollaro. La società incassa in dollari circa l'80% del fatturato, ma solo il 40% dei costi è espresso nella valuta americana»

Per un giorno Milano torna a essere la città da bere. Gli investitori stranieri sembrano convinti che solo a Piazza Affari sia possibile concludere buone operazioni. Habor spunta nel libro soci di Pirelli con una quota superiore al 5%. Ing prende il 2% di Astaldi. Rowe Associates sale dal 5,8 al 6,7% di Moncler. La spiegazione è fornita da Equita. Gradisce i titoli legati all’ esportazione, oltre che i titoli finanziari. Questo perché l'allentamento monetario lanciato da Francoforte porterà a una più alta crescita del pil nominale dell'Eurozona, a un'ulteriore debolezza dell'euro e a più alti prezzi degli asset.

Centomila potenziali terroristi in arrivo in Italia Allarme dalla Libia: i jihadisti controllano gli sbarchi

Allarme della Libia: "Gli sbarchi dei migranti in Italia gestiti dai terroristi dell'Isis"





Gli sbarchi sulle nostre coste dei migranti provenienti dalla Libia sono gestiti dai terroristi dell'Isis. Lo dà per certo il presidente dell'Assemblea costituente della Libia, Ali Tarhouni. All'inviato del Corriere, Giuseppe Sarcina, spiega che lo Stato islamico di Iraq e Siria, continua a guadagnare posizioni lungo la costa del Paese. Le milizie del Califfo Abu Bakr al Baghdadi avevano già conquistato Derna, cittadina di 80 mila abitanti. Ma ora, dice Ali Tarhouni "i guerriglieri dell' Isis si sono insediati nella regione di Bengasi".

I porti - Poi, continuando la marcia verso ovest, nella zona di Sirte e quindi di Misurata, quella che fino a poco tempo fa era un vitale centro di commerci e di affari anche per gli stranieri. Infine, scavalcata, almeno per ora, la capitale Tripoli, truppe di jihadisti hanno occupato Sabrata e, infine, il porto di Harat az Zawiyah, ai tempi di Gheddafi scalo di una certa importanza per le rotte petrolifere verso la Turchia e l'Asia. Oggi dallo specchio di mare che va da Sabrata fino a Zawiyah e di lì fino a Zuara, piccolo porticciolo di pescatori, partono quasi tutte le imbarcazioni di migranti diretti a Lampedusa, verso la Sicilia o verso Malta.

Rischio sottovalutato - "L'Europa, soprattutto l'Europa, sottovaluta i rischi della situazione libica. I pericoli crescono drammaticamente", ha detto Ali Tarhouni a Davos. "Il Paese è polverizzato, con le città, persino i villaggi che non rispondono più a nessuno. L'assemblea costituente è forse l'ultima possibilità per salvare la Libia". E dunque anche l'Europa.

Permesso di soggiorno - Il governo, proprio a questo proposito, avrebbe preparato legge che dovrebbe essere inserita nel pacchetto predisposto da Marco Minniti che il Consiglio dei Ministri dovrebbe approvare il 28 gennaio, che prevede di concedere il permesso di soggiorno agli stranieri in grado di fornire informazioni utili all'antiterrorismo.

Renzi, carta segreta per il Colle: ecco chi è il candidato a sorpresa

Quirinale, il candidato a sorpresa di Renzi: Francesco Rutelli

di Claudio Brigliadori 



Renzi ha già detto che il nome del Pd per il Quirinale lo farà il 29 gennaio. Forse. Oppure uscirà a sorpresa, letto da Laura Boldrini sui foglietti della prima votazione. Per qualche commentatore (per esempio su Formiche.net) però, il candidato "segreto", non ancora spuntato nei vari, estenuanti toto-Colle di queste settimane, il premier Matteo Renzi ce l'ha già in tasca. E sarebbe una scelta clamorosa: Francesco Rutelli. Il celebre Cicciobello, sindaco di Roma non particolarmente rimpianto (per usare un eufemismo, visto che i suoi concittadini lo chiamavano Er Cicoria), ha navigato negli ultimi trent'anni di politica italiana senza fare danni a nessuno. Sempre in prima fila, sempre innocuo e benvoluto. Insomma, perfetto per il Quirinale. Soprattutto per chi, come Renzi, preferirebbe un presidente della Repubblica poco invadente.

Curriculum per ogni gusto - Ex radicale, ex Margherita, ex Pd. Ultra-libertario transitato poi in posizioni cattoliche. Candidato premier nel 2001 per il centrosinistra e battuto in scioltezza da Silvio Berlusconi (chi non ricorda la macchietta velenosa che gli regalò Corrado Guzzanti? "A Berlusco', ricordati degli amici..."), Rutelli è il profilo perfetto perché di lui dicono bene un po' tutti, nel panorama politico italiano. Fu Prodi a chiamarlo "Cicciobello" per la bonomia. Bersani e D'Alema gli sono rimasti amici, anche se nel 2011 passò con Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini al fianco di Mario Monti. L'avventura con Api fu assai deludente, ma è servito a sdoganarlo presso i centristi, anche se gli elettori lo hanno sempre snobbato. Meglio: nessuno nutre verso di lui grandi rancori. E anche presso Renzi ha i suoi sostenitori, visto che il suo braccio destro Paolo Gentiloni è diventato (anche lui a sorpresa) ministro degli Esteri. Sarebbe poi una sorta di "rivincita" per i radicali italiani, che ancora una volta si sono visti precludere le porte del Quirinale. Doveva toccare a Emma Bonino, bloccata dai guai di salute. Potrebbe toccare all'ex delfino di Marco Pannella. E Silvio Berlusconi? Accetterebbe di votare (e far votare) un suo ex avversario? Probabilmente sì, perché Rutelli non è Prodi. E perché sua moglie, Barbara Palombelli, è uno dei volti più noti di Mediaset, dove conduce Forum. E non sarebbe carino fare uno sgambetto al marito. Unico problema: l'inglese, tragicomico, di Francesco. Problema peraltro condiviso con molti leader nostrani da esportazione, dal Cav a Renzi stesso.

La Ghisleri, i sondaggi e la missione rimonta del Cav: ecco quanti voti vale un Berlusconi di nuovo in campo

Euromedia, il sondaggio della Ghisleri su Silvio Berlusconi: 
"Con lui in campo Forza Italia seconda al 30%"





Berlusconi "libero" vale il 30%, almeno. Ne è convinta Alessandra Ghisleri, sondaggista di Euromedia Research e analista di fiducia di Ballarò nonché dello stesso Silvio Berlusconi. A colloquio con Tommaso Labate sul Corriere della Sera, la Ghisleri non vorrebbe fare numeri, "anche perché, in termini percentuali, un conto di questo tipo è impossibile farlo adesso". Poi, però, qualche indizio su quanto può guadagnare Forza Italia con il suo leader pienamente recuperato alla causa lo concede, eccome. "Se Berlusconi riuscisse a trovare la sua agibilità politica, potrebbe iniziare la sua risalita e puntare al secondo posto", spiega al Corriere. Il secondo posto, secondo tutti i sondaggi, al momento spetta al Movimento 5 Stelle, oscillante tra il 20 e il 22 per cento. Forza Italia, invece, è staccata: tra il 14 e il 16%, e secondo alcune rilevazioni è dietro addirittura alla Lega Nord di Matteo Salvini. 

Quanto può crescere Berlusconi - "Dietro il 14-15 per cento che i sondaggisti attribuiscono al momento a Forza Italia, ci sono altrettanti italiani che ancora ripongono la propria fiducia in Berlusconi e basta - sottolinea però la Ghisleri -. Se l'ex premier avesse un'agibilità politica basilare, che gli consentirebbe di spostarsi dalla Lombardia e da Roma per fare campagna elettorale, già quella avrebbe degli effetti sui sondaggi. Figuriamoci se riuscisse a ricevere anche la possibilità di candidarsi". Berlusconi lo sa e per questo starebbe cercando di fare pressioni su Matteo Renzi sulla legge elettorale, perché il premio di maggioranza alla lista (e non alla coalizione) gli potrebbe consentire di andare al ballottaggio (a meno che, naturalmente, il Pd non superi il 40%). Ci sono poi due incognite. La prima è su Renzi: "Gli interrogativi riguarderanno l'eventuale arretramento della crisi economica" e l'ipotesi che il Pd "lasci ulteriore spazio a sinistra". Dentro Forza Italia, invece, la Ghisleri non vede alternative all'ex premier: tolto Berlusconi, "il partito viene percepito come in preda alle liti continue. Se non hai delle persone-chiave in grado di portare in giro il tuo messaggio, in politica non cresci".

Agibilità e candidabilità - La condizione basilare per la rimonta, come sottolinea la Ghisleri, è però la riconquista della agibilità politica (che arriverà a fine febbraio, quando Berlusconi finirà i servizi sociali a Cesano Boscone con l'obbligo di restare a Milano nei weekend) ma soprattutto la candidabilità. Se non andrà in porto il decreto fiscale già ribattezzato "salva-Cav" e congelato da Renzi un paio di settimane fa, Berlusconi e i suoi legali confidano in una sentenza favorevole a marzo da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo, che deciderà sulla legittimità o meno dell'applicabilità della Legge Severino al Cavaliere.