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sabato 24 gennaio 2015

Boom di 20 e 50 euro "tarocchi": come riconoscere le banconote false

Allarme Bce: aumentate le banconote false da 20 e 50 euro. Le dritte: ecco come riconoscerle





Si parla di Bce ma non di Draghi, si parla di contraffazione. La Banca centrale europea ha lanciato l'allarme, sono infatti in aumento la diffusione di banconote false specie da 20 e 50 euro che rappresentano l'86% delle imitazioni. Le contromisure sono già state avviate e solo nel secondo semestre del 2014 ne sono state ritirate dal mercato oltre 507.000. La quasi totalità dei falsi il 97,5% è stata trovata nei paesi dell'eurozona, il 2% negli stati europei che utilizzano altra valuta e lo 0,5% nel resto del mondo. Se non si ha a disposizione una di quelle macchinette che verificano il codice stampato sul retro della banconota con quelli presente nell'Archivio delle Banconote Contraffatte della Guardia di Finanza e della Zecca di Stato, per riconoscere una banconota falsa dovrete ricorrere a metodi tradizionali basati sui vostri sensi: vista e tatto

Le dritte Banconote - Innanzitutto bisognerebbe conoscere, come sono fatte le diverse banconote. In generale sul fronte della banconota, trovate in latino e in greco la scritta euro, la bandiera dell'Unione Europea e la firma del Presidente della Banca Centrale Europea. Sempre sul fronte, presenta una fascia o quadrato argento-riflettente a destra che, se esposta alla luce, riflette i colori dell'iride. Leggermente in alto a destra, si trovano una serie di minuscole linee verticali che se grattate con l'unghia si riveleranno in rilievo. Sempre in leggero rilievo saranno anche le lettere in alto: BCE, ECB, EZT, EKT, EKP. Sul retro, è raffigurato un'immagine, caratterizzante ciascun biglietto. Porre la banconota in controluce può aiutarvi parecchio, infatti così, verrà fuori un' immagine di una finestrella con alla base la cifra dell'importo della banconota; il filo centrale presenterà alternativamente il simbolo dell'euro e il valore della banconota; inoltre in questa posizione, grazie alla stampa simmetrica posta sul lato di dietro potrete scorgere in alto a sinistra il numero completo del taglio. Anche la carta ha una sua peculiarità che vi converrebbe constatare con altre banconote vere e che mai dovrebbe assomigliare alla carta comune tipo A4.

Le dritte Monete - Per quanto riguarda le monete, l'operazione è nettamente più semplice. Innanzitutto potete confrontare la fattura con quella di una moneta originale. Da notare soprattutto: l'intaglio dello spessore, la durezza (quelle vere sono molto resistenti e non si danneggia tra i denti) il colore ed il rumore. Facendo tintinnare un falso il suono sarà nettamente diverso da quello di una moneta originale. Infine da considerare il magnetismo infatti, le monete originali sono leggermente magnetiche nel loro centro.

Autovelox nell'aiuola? No alla multa Perché si può far ricorso (e vincere)

La Cassazione: "Autovelox fisso va ben segnalato, ma rispettando l'ambiente"





Un'ordinanza della Cassazione può dare il via a migliaia di ricorsi per le multe con l'autovelox. Infatti secondo la suprema corte i cartelli che annunciano la presenza di una postazione fissa di autovelox sulla strada non solo devono essere facilmente avvistabili e riconoscibili dall'automobilista ma devono anche rispettare l'ambiente circostante. Se non soddisfano entrambe queste condizioni la multa è nulla. Lo stabilisce appunto una recente ordinanza della Cassazione. 

Tutelare l'ambiente - Insomma l'amministrazione proprietaria della strada, secondo il pronunciamento della Suprema Corte, deve contemperare i due interessi: da un lato quello dell'utenza stradale ad essere correttamente informata, dall'altro quello della tutela del paesaggio circostante. Dunque se ad esempio un autovelox è posizionato in un'aiuola o magari vicino a delle siepi e deturpa l'ambiente circostanze, la sanzione potrebbe non essere valida. Infatti l'automobilista multato per eccesso di velocità tramite autovelox fisso che ritenga tali prescrizioni non rispettate, per chiederne l'annullamento dovrà procurarsi prima delle prove fotografiche di quanto afferma e poi presentarle al giudice, eventualmente avvalorate da testimoni.

La missione: "Nascondete i senzatetto" Retroscena sulla visita del Papa a Manila

Filippine, il governo nasconde i "senzatetto" durante la visita di Papa Francesco





È polemica nelle Filippine dopo che il governo ha ammesso di avere spostato momentaneamente dei senzatetto durante la visita di Papa Francesco. Circa 500 persone, ha affermato Corazon Soliman, segretaria per il Social welfare, sono state trasferite dalle strada di Manila in un resort di lusso in periferia. Non si sono fatte attendere le polemiche e Terry Ridon, membro della Camera dei Rappresentanti, ha chiesto che venga aperta un’inchiesta, definendo quanto avvenuto "un’operazione di pulizia". Il piano del governo, ha aggiunto Ridon, è stato "veramente orrendo, visto che Papa Francesco ha visitato il nostro Paese, in primo luogo, per vedere e parlare con i poveri". Secondo il ’Philippine Star’, Ridon intende convocare Soliman affinché spieghi le sue motivazioni davanti ai parlamentari.

La visita - Il Pontefice era arrivato nelle Filippine la scorsa settimana, per ripartire lunedì, ed in alcune recenti interviste Soliman ha affermato che famiglie senzatetto sono state ’nascoste' poco prima del suo arrivo. Molte di loro vivevano sul lungomare della baia di Manila, proprio nella zona dove si è tenuta la messa di domenica. Il 14 gennaio, le famiglie, che adesso risiedono momentaneamente in strutture governative, sono state portate al resort Chateau Royale per poi tornare nella capitale dopo la partenza del Papa. Soliman ha difeso questa decisione, sostenendo che è stata presa per proteggere le persone da folla e organizzazioni criminali e che rientrava in un piano per poi spostarle in un alloggio temporaneo non a pagamento.

Islam, rivolta nel carcere di Padova "Viva l'Isis": due poliziotti feriti

Islam, rivolta nel carcere di Padova inneggiando ad Allah e all'Isis. Feriti due poliziotti





Poliziotti aggrediti, invocazioni ad Allah, manifestazioni di solidarietà e sostegno all'Isis: dal carcere Due Palazzi di Padova arrivano segnali preoccupanti sul fronte del terrorismo islamico. Cosa è successo l'ha denunciato oggi il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, per voce del leader Donato Capece. "Nella sezione detentiva regolamentata dalla vigilanza dinamica, che permette ai detenuti di girare liberi buona parte del giorno e che per questo presenta livelli minimi di sicurezza, si respirava alta tensione, con atteggiamenti palesemente provocatori da parte di buona parte dei detenuti verso i poliziotti", spiega Capece.

Un attacco organizzato - "Qualcosa 'bolliva in pentola'", puntualizza il segretario del Sappe, "tanto che all’atto dell’ingresso nel Reparto detentivo di due poliziotti penitenziari questi sono stati aggrediti e feriti senza alcuna giustificazione e le cose sono drammaticamente degenerate con urla e grida, evidentemente sintomo dell’avvio di una protesta dei ristretti. Molti di questi, di origine araba, inneggiavano ad Allah e all’Isis, il gruppo islamista tristemente noto, ed è un particolare, questo, assai preoccupante". "Solo il massiccio intervento di altri poliziotti penitenziari in servizio in carcere ma anche liberi dal servizio e presenti nella caserma del penitenziario", ha continuato Capece, "ha permesso di garantire l’ordine e la sicurezza ed ha impedito più gravi conseguenze. Era comunque qualcosa di organizzato, visto che sono stati rinvenuti bastoni e coltelli artigianali. Ai due colleghi feriti, ricorsi alle cure del Pronto soccorso, va la nostra piena solidarietà, ma il protrarsi di eventi critici nella Casa di reclusione di Padova sono un grave segnale di tensione. E le manifestazioni di solidarietà e sostegno al gruppo islamista dell’Isis da parte dei detenuti arabi sono inquietanti e preoccupanti".

L'ultimo episodio di una serie - Quello che è successo ieri è pero solo l'ultimo di una serie di episodi allarmanti. Altri agenti sono stati aggrediti nelle scorse settimane nel carcere di Padova dove sono stati ritrovati più telefoni cellulari nelle celle della Casa, ma soprattutto scattano continuamente delle risse. E' per questo che il Sappe, chiede al Ministro della Giustizia Andrea Orlando e al Capo dell’Amministrazione Penitenziaria Santi Consolo "urgenti provvedimenti a tutela dei poliziotti penitenziari che lavorano nella Casa di Reclusione di Padova e della stessa vivibilità nella struttura detentiva", puntando il dito contro la solidarietà dei detenuti arabi verso l’Isis e ricordando che "indagini condotte negli istituti penitenziari di alcuni paesi europei tra cui Italia, Francia e Regno Unito hanno rivelato l’esistenza di allarmanti fenomeni legati al radicalismo islamico.

Luce, telefono, assicurazione: come risparmiare 500 euro l'anno

Consumi, cambiando gestore di luce, telefono, assicurazione si risparmiano 500 euro l'anno. Ecco come si fa





Con la switching economy si può risparmiare fino a 500 euro l'anno tra luce, gas, Adsl e pay-Tv. Altri 290 euro l'anno si possono recuperare dall'assicurazione. Cosa significa switching economy? L'espressione è stata coniata dalla società di consulenza Accenture per indicare il cambio di operatore in un determinato servizio e in Italia, nel 2013, ha interessato il 60% dei consumatori. "La telefonia, ma anche i mercati di luce e gas", spiega Letizia Venturini, amministratore delegato di mybest.it al Venerdì di Repubblica, "sono i settori più dinamici".

I conti - Il rispamio che si può ottenere comparando le tariffe più adatte al proprio stile di consumo è, sottolinea Venturini, "circa 9 al mese di luce, 7 euro di gas, 15 di Adsl e 10 per la pay-tv" che in un anno fanno appunto circa 500 euro. Se a questi si aggiungono i 290 euro l'anno quantificati da Emanuele Anzaghi, vicepresidente di segugio.it, è evidente come la switch economy sia un valido strumento che le famiglie possono usare in periodi di crisi come questi. Certo, non è sempre facile districarsi tra le minuzie dei contratti di fornitura, che per altro spesso impongono ai sottoscrittori dei periodi obbligati di fedeltà, pena il pagamento di penali. Ma tentare, o affidarsi a degli esperti, ne vale la pena.

Pd, è già tutto pronto per la scissione: ecco il nome del partito dei bersaniani

Pd, Bersani e i suoi hanno già depositato i simboli della scissione: "Italia bene comune"

di Elisa Calessi 



L’idea è tutta sua. E giura che no, non c’è dietro lo zampino di Pier Luigi Bersani. Il quale, però, quando lo ha saputo, ha fatto uno di quei suoi sorrisi che servono a nascondere (ma non troppo) quello che pensa. L’idea è di depositare il marchio “Un altro centrosinistra, Italia Bene Comune”. E ad averla, concretizzandola con un atto formale, è stato Giacomo Portas, deputato eletto nelle liste del Pd, molto amico di Bersani,segretario dei Moderati, partito creato nel 2005 e presente in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Sicilia. Di lui si è parlato poco tempo fa per un’intervista in cui, a prova di come la misura degli 80 euro è pensata male, rivelava che sono stati dati anche a sua moglie. Il nome che Portas ha depositato, “Un altro centrosinistra, Italia Bene Comune”, richiama la sigla della coalizione con cui Bersani si presentò alle elezioni politiche del 2013, formata da Pd, Sel, Centro democratico e, appunto, i Moderati. Per tutelarlo si è rivolto alla Jacobacci&Partners, la più grande società italiana specializzata in proprietà intellettuale. 

Non che sia in vista una scissione nel Pd. Tutti,almeno, la smentiscono, a cominciare da Bersani. Lo stesso Portas si affretta a spiegare che non c’è alcun progetto, niente di niente. Però non si sa mai. Poniamo si vada a votare prima della fine della legislatura con il Consultellum, che è un proprozionale puro. Poniamo che la frattura interna al Pd si approfondisca, che le remore degli azionisti della “ditta” vengano meno. Chi lo sa. «Intanto il marchio è lì ed è tutelato», dice Portas, con un’espressione furbesca che lascia intendere più di quanto non si dice. Racconta poi che, incontrando Renato Brunetta in un corridoio di Montecitorio, gli ha detto, facendolo ridere: «Ho saputo che volete candidare un moderato. Io, comunque, non sono disponibile». Facendosi serio, spiega a Libero, lui che si definisce un grande amico dell’ex segretario, come vede la situazione: «Bersani e Renzi dovrebbero chiudersi dentro una stanza e darsele finché non trovano una sintesi. Oppure dividersi». Perché questo tirare la corda senza mai spezzarla, ma abbastanza per paralizzare la situazione, non porta a niente. Bersani, ieri, gettava acqua sul fuoco: «La situazione è molto meglio rispetto al 2013. Io non la vedo difficile, non capisco chi la vede male». E le tensioni sull’Italicum non pregiudicano nulla. «Il Quirinale è un’altra partita».

In pochi, però, sono così ottimisti. Al Senato anche ieri sono volati gli stracci tra maggioranza e minoranza. I renziani parlano di «situazione balcanizzata». Soprattutto, come si è visto dalla riunione dell’altro giorno, nella minoranza, divisa in almeno cinque anime con cinque strategie diverse. Il che è un elemento di forza per gli uomini del premier, ma anche di debolezza perché rende più difficile trovare un candidato che tenga unito tutto il Pd. Restano alte le quotazioni di Anna Finocchiaro, per quanto il bersaniano Nico Stumpo, con qualche malizia, ieri notava: «Io la voterei, bisogna vedere se farebbero altrettanto quelli che l’hanno attaccata sull’Ikea», riferendosi ai renziani e alla polemica sulla scorta che accompagnò Finocchiaro a fare spesa. L’ex magistrato, capo dei senatori Pd, non è la prima scelta di Renzi, ma potrebbe farsela andare bene se è il nome capace di raccogliere più voti. E sulla carta così pare. Potrebbe ridurre il dissenso del Pd (è dalemian-bersaniana, è gradita a Napolitano), prendere voti in Fi (da sempre non dispiace a Berlusconi) e persino nella Lega (ha un buon rapporto con Calderoli). Nell’universo renziano ha come sponsor il ministro Boschi, con cui ha un ottimo rapporto. Renzi potrebbe passare sopra i propri dubbi, fregiandosi di essere il primo a mandare sul Colle una donna. 

Giovedì, però, un altro nome è ritornato in campo. Quello del sottosegretario Graziano Delrio. Nel pomeriggio Renzi ha fatto il punto a Palazzo Chigi con la delegazione del Pd che si occupa del Quirinale (Debora Serracchiani, Lorenzo Guerini, Matteo Orfini, Luigi Zanda e Roberto Speranza). Ufficialmente si è solo confermato il metodo deciso. Sta di fatto che ieri ai più stretti collaboratori il premier ha chiesto di «vagliare seriamente» le chance di Delrio. Di «sondare», dentro e fuori il Pd, quanti voti avrebbe. Un’operazione, questa, che viene fatta ogni giorno per ciascun nome con contatti informali condotti da Guerini e Lotti. E alla fine Renzi deciderà su chi puntare. Resta il fatto che più ci si avvicina al D-Day, più è rilevante la scelta del nome su cui sondare. Delrio, che ha l’handicap di essere considerato troppo vicino al premier, potrebbe essere quello che gli uomini di Renzi chiamano «il candidato della quinta votazione». Cioè la carta di riserva se quella giocata in prima battuta venisse impallinata. Un’ipotesi che rivela la difficoltà della situazione. Non a caso è possibile che l’assemblea dei grandi elettori sia rinviata di 24 ore e convocata la mattina del 29 (le votazioni iniziano alle 15).

venerdì 23 gennaio 2015

"Miracolo" in convento: suora di clausura in ospedale col mal di pancia, partorisce

Suora di clausura va in ospedale col mal di pancia, partorisce un bambino





Un intero convento è sotto choc. Una suora di clausura delle Marche, va in ospedale per forti mal di pancia. E qui, al reparto di ostetricia e ginecologia del "Bartolomeo Eustachio" di San Severino Marche, partorisce un bebé- E' stata ta un'ecografia che ha svelato immediatamente il mistero: la suora di clausura è stata mandata in fretta e furia al reparto di ostetricia, con un po' di naturale imbarazzo. A accompagnarla in ospedale le consorelle che pensavano a un semplice ma di pancia.  La suora è una sudamericana molto giovane arrivata in monastero nel giugno scorso. Il parto è avvenuto tra martedì e mercoledì.