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mercoledì 21 gennaio 2015

In aula l'oscenità del Senatore: "cita" Papa Francesco, poi l'insulto

Italicum, Vincenzo D'Anna (Gal) alla maggioranza: "Vi siete piegati così tanto che vi si vede il c...".





Dopo una feroce battaglia, dopo gli strappi che si sono consumati tanto nel Pd quanto in Forza Italia, l'aula del Senato ha dato il via libera all'emendamento Esposito, il cosiddetto "super-canguro" che di fatto taglia tutte le altre proposte di modifica all'Italicum. Il via libera è arrivato con 175 sì, 110 no e due astenuti. I senatori azzurri hanno votato sì, e senza il loro ok il governo di Matteo Renzi sarebbe andato sotto. Renzi salvato dal Cav, dunque. E che sarebbe andata a finire così lo si era capito già dopo l'incontro tra i due leader, durante il quale avrebbero sottoscritto un nuovo patto di governo.

Frase incriminata - Ma più che del voto, al Senato, ora si discute dell'intervento di Vincenzo D'Anna di Grandi Autonomie e Libertà (Gal). D'Anna è indicato da molti come il punto di riferimento di Raffaele Fitto in Campania, lo stesso Fitto che è a capo dei frondisti di Forza Italia che si oppongono all'accordo con Renzi e si opponevano al "sì" al maxi-emendamento (soltanto ieri, Fitto ha affermato che Berlusconi sta "suicidando Forza Italia"). Non è un caso, dunque, che D'Anna in aula si sia prodotto in una frase ai limiti dell'irriferibile. Si rivolge alla maggioranza, il senatore. Punta il dito e accusa: "Vi siete tanto inchinati che vi si vede il c...".

Le spiegazioni - Dopo la sparata, la vice-presidente del Senato Linda Lanzillotta lo prega di "usare un linguaggio più consono". Ma D'Anna non demorde, e ricorda che il "c..." è un termine anatomico. E la Lanzillotta: "Ci sono vari modi per indicare la stessa parte del corpo". Ma D'Anna non demorde: "L'ha usato il Papa, credo sia consono". Il senatore si riferisce alla frase del Papa, che disse - di fronte a un tentativo di corruzione - di dare un calcio "dove non batte il sole". Altre parole, insomma, ma D'Anna non demorde, e poi ricorda che in fin dei conti esiste anche la "forma idiomatica faccia da culo".

Le reazioni - Una frase - volgare - in cui si condensa tutta la contrarietà del senatore - e di ampie fette di Forza Italia e Pd - all'Italicum delineato dall'emendamento Esposito. Da par suo, Renzi risponde dal Forum di Davos, in Svizzera, dal quale manifesta la propria soddisfazione per la riforma elettorale in dirittura d'arrivo: "Con l'Italicum anche in Italia abbiamo la possibilità di scegliere un leader per cinque anni. Il mio governo ha di fronte tre anni. Penso ce dobbiamo creare le condizioni per guidare il Paese per il tempo previsto e che non ci siano continui cambiamenti di governo". Per Forza Italia ha parlato il capogruppo Paolo Romani, che si è detto soddisfatto per la (presunta) ritrovata unità del centrodestra.

Autogrill, la rivoluzione anti-crisi: come cambia la tua sosta in autostrada

Autogrill, la rivoluzione causa crisi: come cambia la pausa in autostrada





Autogrill, il business della ristorazione in autostrada, ha sempre rappresentato per anni un'occupazione stabile e tranquilla per moltissime persone, non solo in Italia ma anche all'estero. Il gruppo infatti è attivo in 30 paesi e conta 56mila dipendenti in tutto il mondo. Negli ultimi anni le cose sono iniziate a cambiare: in Italia a causa della grande crisi i gusti dei consumatori nei confronti di questi servizi hanno iniziato a mutare, e le spese nei momenti di sosta al volante hanno iniziato a diminuire. 

Tempi che cambiano- Una volta il concetto di pasto "on the road" rappresentava una sorta di prolungamento della propria casa: all'Autogrill, insomma, non c'era aletrnativa. Le generazioni più anziane raccontano che un pasto tipico era la morbidella, una sorta di polpettone ricavato da avanzi di salumeria. Oggi i tempi sono cambiati e i picchi di clienti si concentrano solo nelle prime ore della giornata, con i guidatori che si fermano al volo per la colazione o per il pranzo, il tutto accompagnato da una forte insofferenza per le code alle casse che potrebbero essere "modernizzate" con l'ausilio delle nuove tecnologie: card o app legate allo smartphone.

Un nuovo layout- Le difficoltà economiche delle famiglie italiane negli ultimi anni hanno causato una diminuzione del traffico, come detto la gente spende meno e si sposta meno. Questa tendenza  è in notevole aumento e per tenere dritta la barra ad Autogrill non resta che cambiare il suo modello di business. Oggi non basta vendere bibite e panini o un comunissimo caffè con la brioche alla mattina, bisogna fare di più.  Servono degli spazi meno standardizzati in grado di andare incontro alle diverse esigenze dei viaggiatori: postazioni lampo per accedere facilmente ad Internet tramite una rete WiFi, angoli dedicati a chi necessita di lavorare al computer o di scaricare semplicemente la posta elettronica. E' questa quindi la direzione in cui Autogrill si potrebbe muovere per evitare di essere l'ultima eccellente crisi della crisi economica.

Una nuova logica- In quest'ottica è fondamentale che l'approccio utilizzato vada incontro non solo alle singole esigenze dei clienti ma anche a quelle dei dipendenti dell'azienda stessa. Cosa si può fare in questo nuovo processo? Innanzitutto bisogna cercare di ottimizzare il dialogo col cliente, evitando una comunicazione frenetica e standardizzata ma offendo all'acquirente che vuole acquistare solo un caffè, un pacchetto completo creato ad hoc che potrebbe convincerlo ad aggiungere alla sua ordinazione particolari specialità culinarie previste per quel giorno. Inutile però esplicitare il fatto che questa nuova tecnica di marketing non è sempre perseguibile: in alcuni momenti della giornata le code sono troppo lunghe per dedicare ad ogni cliente troppe attenzioni e il dialogo ritorna inevitabilmente ad essere frenetico e limitato. Non è importante solo rivisitare il ruolo e l'approccio col cliente ma è utile ragionare anche in termini di welfare aziendale a vantaggio del dipendente. Autogrill, dunque, si sta già muovendo in questa direzione garantendo ai lavoratori una shopping bag costituita da 80 euro di spesa e una serie di convenzioni mediche legate a visite specialistiche. Questi propositi però sono in fase embrionale e l'azienda ci sta ancora lavorando.

Minzo-soffiata "So il nome di chi vincerà. E' già scritto, al Quirinale..."

Augusto Minzolini: "Il prossimo Capo dello Stato potrebbe essere Ugo De Siervo"






Sono giorni di alta tensione in Parlamento: i partiti giocano il match finale per trovare il nome per il prossimo Capo dello Stato. Una scelta che rischia di ribaltare anche gli equilibri interni di Forza Italia e Pd e che si presta anche al gioco delle fronde. Ma tra i senatori c'è chi ha le idee chiare sul nome che vincerà la sfida per il Quirnale. Tra questi c'è Augusto Minzolini che su Repubblica svela la sua profezia sul Colle: "Al momento il dilemma è tra Casini e Amato e voglio vedere cosa farà Renzi se alla prima o alla seconda votazione spunteranno quaranta o cinquanta schede con il nome di Prodi". E ancora: "Ci saranno ancora morti e feriti, prima che si cominci a votare. Io ho una mia idea, un altro nome. Un uomo che ha un profilo identico a quello di Mattarella, però non è un politico e non lo è mai stato". 

Il nome di De Siervo - A questo punto Minzolini rompe gli indugi e spara: "Il nome è quello di go De Siervo. Voi dovete andare in Toscana. Dovete cercare le radici del renzismo. Dovete tornare a Matulli. Quello è il giro. De Siervo non solo è toscano come Renzi, ma è stato il suo professore. E poi, diciamoci la verità, bisogna vedere se Renzi cede o no. Se cede, si va su Amato. Se non cede, arriveremo a un nome del genere. È un nome che nessuno ci ha fatto. Quello lì è come Nerone. Sospetta di tutti. Quello no, quello neppure, quell’altro neanche. Alla fine chi rimane? Uno come De Siervo". Insomma Minzolini ha già in mente il nome del prossimo Capo dello Stato: "Sarà un giudice costituzionale". Andrà davvero così? L'ex prof di Renzi metterà tutti d'accordo?

Par condicio: dopo la salva-Silvio Matteo adesso lancia la salva-Renzi...

Par condicio: dopo la salva-Silvio Matteo lancia la salva-Renzi





E’ iniziata la nuova era dei supercondoni. Dopo la salva- Silvio Berlusconi tutt’ora inserita nel decreto fiscale approvato il 24 dicembre scorso, Matteo Renzi e il suo Pd ne hanno escogitata un’altra: la salva-Renzi. Questa volta la manina non è del premier (ci mancherebbe), ma di Giorgio Pagliari, senatore Pd che fa il relatore sul ddl delega di riforma della pubblica amministratore. Che ha inserito un un emendamento il principio per un bel condono che sottragga alla Corte dei conti che li aveva messi alla sbarra tutti i sindaci e gli amministratori locali. Compreso appunto lo stesso Renzi.Pagliari ha preparato un emendamento all’articolo 13 che infatti inserisce un comma g-quater con questo principio: “rafforzamento del principio di separazione fra indirizzo politico-amministrativo e gestione e del conseguente regime di responsabilità dei dirigenti, anche attraverso l’esclusiva imputabilità agli stessi della responsabilità amministrativo-contabile per l’attività gestionale”. Di fatto l’immunità di tutti i sindaci e amministratori locali come di tutti gli ex (in primis proprio Renzi che è ancora sotto processo della Corte dei Conti), per scaricare ogni colpa sui dirigenti. Anche quando eseguono solo ordini dei loro superiori. Bella idea, non dissimile da quella del condono su evasione fiscale e frode fiscale.

Marine Le Pen massacra D'Alema: "Comunista, stai ancora a fare politica?". Ecco cosa è successo da Floris

Marine Le Pen massacra D'Alema: "Comunista, stai ancora a fare politica?". Ecco cosa è successo da Floris





Battute e frecciatine al veleno tra Massimo D'Alema e Marine Le Pen, ieri sera, martedì 20 gennaio, a Di Martedì, su La 7. Dopo il discorso di Baffino la leader del Fronte Nationale francese commenta: "Un sermone da un comunista". E lui, polemicamente, chiede a "madame Le Pen" se sia "nostalgica" del periodo bellico. "Senza euro saremmo stati peggio", ricorda D'Alema a proposito della retorica anti moneta unica. Ma lei di nuovo attacca: "Queste cose ce le venivano a dire persone come lei quando è fallito il modello sovietico, per convincerci che il motivo era che ce n'è stato poco". "Non si possono rimettere indietro le lancette della storia", avverte D'Alema che accenna al melting pot americano per difendere la ricchezza delle diversità. A quel punto la Le Pen sbotta: "Ora i comunisti difendono gli Usa. Amen, perché quello che sto sentendo è un sermone non una riflessione politica".

Botta e risposta - "Vede, signora Le Pen", continua D'Alema, "io sono molto critico verso le politiche europee e lavoro per cambiarle ma so che quando passo la frontiera tra Francia e Germania milioni di ragazzi sono morti lì per la libertà. Lei forse ha nostalgia di quel periodo ma io no e io dico che poter passare liberamente quelle frontiere è una grande conquista di civiltà". Anche qui la leader dl Fn ironizza: "Sa qual è la differenza tra di noi? Quella tra chi difende chi ha possibilità di andare per il week end tra Francia e Germania e io che difendo chi, a causa della vostra politica, non può farlo". D'Alema conclude che "il problema in Francia con il mondo islamico non è causato da immigrati ma da cittadini francesi, di una Francia che fu potenza coloniale e occupò altri Paesi". "Ma perché fate politica voi che parlate così?", domanda la Le Pen. 

Feltri scrive al Papa: "Caro Francesco, ecco perché sono orgoglioso di essere un coniglio"

Feltri: "Caro Papa sono orgoglioso di essere un coniglio"





E' orgoglioso di aver fatto quattro figli e di essere stato un papà coniglio, Vittorio Feltri. Che sul Giornale, ha scritto una lettera aperta a Papa Francesco dopo l'invito a una genitorialità responsabile. Feltri, che sottolinea di essere "non credente", si chiede perché per decenni la Chiesa ha tuonato per la procreazione illimitata mentre ora invita al controllo delle nascite. "L'insegnamento è stato valido per lustri. Ora, invece, è stato abrogato da Bergoglio, quantomeno corretto", "Marito e moglie non sono conigli, si limitino a dare alla luce tre figli (al massimo) in modo che essi siano all'altezza di mantenerli ed educarli come Dio comanda. Si vede che Dio ha cambiato idea".

Poi Feltri parla della sua esperienza di padre e di nonno: "Quattro figli, pur con l'attenuante di due gemelle, è un bel numero. Non è stato facile crescerli ma neppure troppo difficile. Ce l'abbiamo fatta e non ho un brutto ricordo" di quando "erano monelli". Continua: "E' vero, meno bebè, meno grane, in linea di massima. Ma è anche vero che una prole numerosa si autogestisce. I ragazzini si aiutano tra loro, formano una sorta di clan, e la famiglia va avanti". E a Papa Francesco, conclude Feltri, "che non ha avuto marmocchi, dico con stima: non sa cosa si è perso".

Le cifre da record delle pensioni dei giudici che ci levano la pensione

Corte Costituzionale, quanto prendono di pensione i giudici che ci tolgono la pensione





No al referendum. Un deciso "niet", quello dei Giudici della Corte Costituzionale, che hanno bocciato l'iniziativa promossa dalla Lega Nord per eliminare la riforma Fornero e restituire agli italiani quegli anni di pensione che hanno perso da un giorno all'altro (senza neppure citare il dramma degli esodati). La Consulta, insomma, conferma il furto ai pensionati. E' curioso allora andare a vedere quanto prendono loro, i giudici della Consulta, una volta raggiunta la pensione.

Cifre-monstre - A disposizione ci sono i dati del 2013. Dati che parlano da soli. Per quell'anno la Corte Costituzionale aveva previsto di pagare ai suoi ex giudici e loro superstiti 5,8 milioni di pensione. A quell'epoca c'erano 20 giudici precettori di pensione e 9 superstiti. Impressionante la cifra media, pari a 200mila euro all'anno per ogni singolo pensionato. Cifre che spiegano perché la consulta bocciò il (minimo) taglio alle loro pensioni d'oro proposto dal governo Monti. C'erano poi, ovvio, le spese totali per le pensioni di ex dipendenti e superstiti, pari a 13,5 milioni. In totale, vi erano 120 ex dipendenti e 78 superstiti precettori di pensioni, che avevano diritto ad uno stipendio medio di 68mila euro.

Gli stipendi - Un accenno, infine, anche alle retribuzioni delle toghe della Consulta. La retribuzione lorda del presidente è pari a 549.407 euro annui, mentre quella di un "semplice" giudice è pari a 457.839 euro. Come ricordava lavoce.info, un confronto con ciò che accade negli altri paesi è doveroso: in Gran Bretagna la retribuzione media è pari a 217mila euro, in Canada a 234mila euro, negli Usa, invece, siamo a 173mila euro per il presidente contro i 166mila euro dei giudici.