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lunedì 27 ottobre 2014

Regge innovò la fisica ispirandosi al barbiere

Il genio che innovò la fisica ispirandosi al proprio barbiere


di Matteo Sacchi 



Vide la sua immagine riflettersi all'infinito nello specchio del negozio: ne dedusse una teoria che ritoccava Einstein. Storia di un illuminista che amava anche arte, musica e design. 

È morto il 24 ottobre il fisico Tullio Regge. Torinese, 83 anni, ha avuto un ruolo di primo piano nella meccanica quantistica ed ha giocato un ruolo altrettanto importante nella divulgazione scientifica. Al Politecnico di Torino Regge ha insegnato Teoria Quantistica della Materia, diventando poi professore Emerito.

Malato da tempo di sclerosi, negli ultimi tempi aveva avuto un peggioramento ed era stato ricoverato per una polmonite nell'ospedale San Luigi di Orbassano. Regge non era solo uno scienziato, si è interessato di arte e design, era tra i fondatori del Cicap (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze)ed è stato anche eletto al Parlamento Europeo (nel 1989). A lui è dedicato l'asteroide 3778 Regge

Tullio Regge è stato un grandissimo (della fisica). E il «della fisica» va messo tra parentesi perché, difficilmente, si può incontrare nel panorama della scienza moderna un intelletto così versatile, quasi leonardesco. Come diceva lui stesso, dote in qualche modo ereditarie.

Il padre Michele, che aveva quarant'anni quando nel 1931 nacque Tullio, era un geometra, «autodidatta professionista» e di origini contadine. Curioso in tutti i campi del sapere, tanto da scrivere un libro di fisica in cui dava torto a Newton. Come ha raccontato lo stesso Regge nella sua autobiografia L'infinito cercare (Einaudi, scritta con Stefano Sandrelli) «le sue teorie erano sbagliatissime, ma lo sforzo e l'applicazione del pensiero erano davvero encomiabili». E quello sforzo e applicazione hanno trovato nel figlio miglior base teorico scientifica. Già alle elementari le sue doti matematiche iniziarono a brillare. A casa sua c'erano un sacco di libri ed essere autodidatti era la norma. In terza aveva già letto i testi dell'astronomo Flammarion, giocava col telescopio, e aveva messo le mani su Matematica dilettevole e curiosa di Italo Ghersi. A otto anni finì per saltare dritto alle scuole medie. Una corsa in avanti rallentata dalle bombe che cadevano su Torino e poi dal fatto che i partigiani minacciarono il padre che era fascista convinto. Ma dopo la guerra il percorso verso il politecnico di Torino proseguì spedito. Con una «svolta» dovuta a Topolino. Un giorno a lezione di fisica mentre Ubaldo Richard (poi uno dei pilastri dell'università di Padova) stava spiegando, Regge leggeva i fumetti. Richard lo chiamò alla lavagna piazzandogli davanti un integrale molto complesso. Regge inventò un modo completamente nuovo di risolverlo. E Richard lo dirottò dal politecnico alla facoltà di fisica, dove fu allievo di Gleb Wathagin. Divenne in breve assistente all'istituto di fisica Teorica di via Giulia: «Regge scriveva con aria diabolica su un enorme registro da inventario poggiato su una vecchia scrivania nera...». Da lì passò all'università americana di Rochester. Ottimo ateneo ma pretendevano che Regge lavorasse in laboratorio, non era il suo, troppi esperimenti pratici. Ma l'America fu il passaggio fondamentale per conoscere John Wheeler, uno dei padri della bomba H. Nel 1957 il duo Wheeler-Regge pubblico uno dei primi studi matematicamente accurati riguardo ai buchi neri (Wheeler e Regge si divertivano anche a provocare esplosioni nei cortili delle università ma questo non è passato alla storia).

Iniziò la notorietà internazionale, e poco dopo, nel 1959 arrivò uno degli altri lavori fondamentali di Regge, lo studio del momento angolare complesso e alla scoperta dei cosiddetti «Poli di Regge». Questa teoria ha consentito di dare una prima interpretazione a quegli oggetti (detti risonanze), che appaiono solo nelle fasi intermedie dei processi di alta energia e con tempi di vita brevissimi (dell'ordine di 10-23 secondi). La teoria di Regge, sviluppata negli anni, stabilisce una correlazione tra lo spin e l'energia, permettendo l'introduzione delle cosiddette traiettorie di Regge. Cosa sono in soldoni i concetti astrusi che abbiamo elencato sin qua? Regge ha fissato le regole matematiche che servono a capire il funzionamento e i meccanismi dell'interazione forte, quella che tiene insieme i nuclei atomici di tutta la materia. Un colpaccio portato a termine da un ragazzino di ventotto anni. A cui seguì nel 1961 General Relativity Without Coordinates uno studio in cui Regge presentava un modo affatto nuovo per risolvere i problemi della relatività generale. La teoria di Einstein ci parla infatti di uno spazio-tempo curvo la cui comprensione richiede equazioni complesse, che spesso si risolvono per approssimazione. Regge «piastrellò» quello spazio-tempo curvo con dei poliedri, calcolandone angoli e spigoli in modo di ottenere l'approssimazione migliore. Negli anni seguenti il suo sistema di calcolo fu una delle cose più utilizzate e discusse della scienza. In molti hanno chiesto al fisico come gli fosse venuta l'intuizione. Ecco la risposta: «Ero dal barbiere di fronte allo specchio. Anche dietro c'era uno specchio. Vedevo una lunga fila di riflessioni alternate il cui mondo rappresentato era sempre lo stesso... fu la sequenza di piani a suggerirmi l'idea». Quelle riflessioni allo specchio avrebbero fatto nascere la teoria delle stringhe.

Ma questo è solo un pezzetto della vita di Regge. Il suo eclettismo lo ha portato a cimentarsi con l'arte digitale, nella fantascienza (è rimasto celebre un suo scambio con Borges) e persino nel design: la poltrona detecma, coloratissima e modellata secondo una curva ciclide, che ha progettato negli anni '70, è oggi esposta in importanti musei di arte moderna. Amava infinitamente la musica e la sua amicizia con Berio ne è stata testimonianza. Il suo dialogo con Primo Levi pubblicato da Einaudi è un testo affascinante, e del resto aveva capacità divulgative rare per un fisico del suo livello. E poi ha fatto una scelta impegnativa, conteso da molte università nel mondo è tornato in Italia subito dopo aver ottenuto il Premio Einstein (nel 1979).

Per usare le parole di Stefano Sandrelli, tecnologo e divulgatore, e coautore della biografia di Regge: «Aveva un'ironia straordinaria, una perenne voglia di scherzare, di giocare, di conoscere e di capire. E una grandissima umiltà: una persona che porta le proprie doti con naturalezza, impegnandosi in quel che gli interessa con quella stessa cura e accanimento con il quale un bambino fa un disegno o colora una figura».

Calcio: Balotelli sempre più giù I tifosi fanno la fila per restituire la sua maglia

Liverpool, tifosi in coda per restituire la maglia di Balotelli

di Ivan Francese



I supporter del Liverpool sono esasperati da quelli che giudicano comportamenti sopra le righe e prestazioni calcistiche deludenti. Quello di oggi è forse l'affronto più grande per Mario Balotelli: i tifosi del Liverpool, esasperati dall'ennesima prestazione ritenuta deludente da parte dell'attaccante italiano, si sono letteralmente messi in fila per restituire le maglie dell'ex campione di Inter e Milan.

In occasione dello 0-0 contro l'Hull City ai supporter dei Reds è stata offerta la possibilità, su iniziativa della società di scommesse Paddy Power, di riconsegnare le maglie di Balotelli in cambio di quelle di un grande attaccante degli ultimi anni, come Owen o Fowler.

Il banchetto dove riconsegnare le maglie è stato preso d'assalto dai tifosi, che con Balotelli hanno ormai "rotto" da qualche settimana, spazientiti dai comportamenti sopra le righe e dalle prestazioni calcistiche al di sotto delle aspettative che hanno contraddistinto sin qui l'avventura di Supermario a Liverpool.

Nei giorni scorsi Balotelli era finito nella bufera dopo che al termine di una partita aveva scambiato la propria maglia con quella del giocatore del Real Madrid Pepe. Questo ed altri comportamenti, uniti al fatto che l'attaccante ha finora segnato un solo gol in stagione, hanno scatenato le ire dei tifosi.

Tappezziere, sarto, idraulico: ecco i mestieri "wanted" regione per regione

Tappezziere, sarto, idraulico: ecco i mestieri "wanted" regione per regione


di Cristina Bassi 



Ai tempi della disoccupazione alle stelle, la mappa dei lavori che nessuno vuole o è in grado di fare. I problemi legati al lavoro e all'occupazione sono attualissimi, la disoccupazione giovanile italiana ha raggiunto il 44,2 per cento, ma ci sono anche decine di mestieri che nessuno vuole o è in grado di fare. 

Lavori che richiedono una laurea oppure abilità manuali, che hanno un'antica tradizione o sono all'avanguardia. La classifica, suddivisa regione per regione, l'ha stilata la Camera di commercio di Monza e Brianza. 

In Lombardia ad esempio non piacciono i mestieri antichi ed è molto difficile trovare tappezzieri e stagnini: non rispondono all'appello nel 77,8 per cento dei casi richiesti. Nella regione della moda inoltre si fa fatica a reperire sarti e modellisti (44,4%, significa che per un fabbisogno di 180 nuovi addetti 80 posti restano scoperti). In Lazio, terra di turismo, mancano ben 270 accompagnatori turistici, mentre in Veneto scarseggiano gli idraulici. In Puglia e Toscana non è facile trovare gli elettricisti e in Campania ci sono pochi professionisti dell'informatica. 

In Liguria scarseggiano i gelatai e i pasticcieri, oltre ai falegnami. In Piemonte le imprese hanno difficoltà a reperire esperti di pubbliche relazioni e pony express. In Trentino Alto Adige non è facile assumere agronomi, mentre gli ingegneri elettrotecnici, i tecnici della sicurezza e gli idraulici sono i "most wanted" del Veneto. E in Friuli Venezia Giulia, Abruzzo e Sardegna mancano i cuochi.

Toscana e Puglia cercano disperatamente elettricisti, l'Emilia Romagna invece contabili addetti alle buste paga. In Umbria e nelle Marche si fatica a trovare rispettivamente i vasai e i carpentieri, oltre agli esperti di marketing. Le aziende campane non hanno abbastanza professionisti dell'informatica, come tecnici programmatori e analisti di software. La Sicilia cerca fisioterapisti, la Calabria camerieri e la Basilicata esperti di Beni culturali. Infine Sicilia, Molise e Valle d'Aosta: hanno bisogno di conduttori di carrelli elevatori, carpentieri e astronomi.

Renzi "caccia" i dissidenti dal Pd: "Il partito è mio, non lo riavrete mai"

Pd, Matteo Renzi alla Leopolda: "La minoranza dem non si riprenderà mai il partito"




"Il Pd non tornerà mai più al 25 per cento e scordatevi di riprendervi il partito". Matteo Renzi, intervenuto alla chiusura dei lavori della Leopolda, avvisa la minoranza dem che ha scelto di partecipare alla manifestazione della Cgil di ieri, sabato 25 ottobre, rifiutando l'invito alla kermesse renziana. “Rispettiamo coloro che in Parlamento non la pensano come noi. Rispettiamo i messaggi anche i piu' offensivi, ma non consentiremo a quella classe dirigente di riprendersi il Pd". E ancora: "Le manifestazioni io le rispetto. Non ho paura che si crei a sinistra qualcosa di diverso". "Vedremo se e' piu' di sinistra aggrapparsi alla nostalgia o innovare e prevedere il futuro. Continuare a parlare di Art.18 e' come cercare di mettere un gettone nello smartphone". 

Job Act - Poi, dopo aver sistemato Bindi&Co., il premier punta il dito contro la Camusso e annuncia di non voler fare nessun passo indietro con il Job Act: "La riforma del lavoro con le modifiche all'articolo 18 ma anche con gli aiuti ai disoccupati e il centro per l'occupazione sono necessari proprio ora che nel mondo del lavoro "il posto fisso non c'è più. Un grande partito di sinistra che fa? Un dibattito ideologico o comincia a pensare a una legge?". “Sbloccare l'incantesimo sul lavoro e' la grande battaglia culturale degli ultimi 30 anni dentro la sinistra. Noi pensiamo che si possa combattere il precariato cambiando le regole gioco", ha aggiunto Renzi. Infine un messaggio all'Europa dei burocrati: “Io sono andato in Europa e ho chiesto rispetto per il mio paese e il mio partito. Anche ad Angela Merkel ho ricordato: 'hai preso 10 milioni e 6. Noi 11 e 2. Sono cose che capitano'". 

La Bce boccia i conti di Monte Paschi: dove sono i soldi dell'Imu per salvarla?

Stress test: la Bce boccia Monte dei Paschi e Carige




Ricordate i 3,9 miliardi di Monti-bond con cui nel dicembre 2012 il governo Monti salvo la banca Monte dei Paschi dalla chiusura. Ecco, dimenticateli. Perchè a distanza di meno di due anni da quella operazione, oggi l'istituto di credito senese, nota cassaforte del Pd e "braccio bancario£ del maggior partito della sinistra italiana, è stato bocciato dalla banca centrale europea. Una delle 25 che non hanno superato gli stress test della Bce sulla base dei bilanci 2013. Di queste, nove sono italiane: oltre a Montepaschi, Carige, Creval, Banco Popolare, Popolare di Milano, Popolare di Sondrio, Popolare di Vicenza, Veneto Banca. Cinque tuttavia hanno già realizzato operazioni di rafforzamento patrimoniale nel corso del 2014, e la Bce lo segnala. Restano carenti di patrimonio, per gli elenchi Bce, dunque Montepaschi, Carige Bpm e Pop. Vicenza: queste ultime due, a loro volta, hanno realizzato sempre nel 2014 altre operazioni computate dalla Banca d’Italia come rafforzamento patrimoniale. Di conseguenza, alla fine sono solo due le banche italiane con deficit patrimoniale: Montepaschi per 2,111 miliardi (che scende a 1,35 al netto dei Monti bond) e Carige per 814 milioni.

Ci si può chiedere, dunque, che fine hanno fatto quei 3,9 miliardi di euro che appena due anni fa il governo travasò nella banca che fu di Mussari. Anche perchè, allora, le polemiche furono asprissime. Proprio nello stesso periodo del salvataggio di Mps il governo Monti rimise l'Imu, la tassa sulla casa, con cui portò via dalle tasche degli italiani circa 4 miliardi di euro. E furono in molti a vedere nelle due operazioni più che un legame, coi soldi degli italiani pagati per l'Imu finiti nella banda del Pd.

"Dissi a Moratti di cacciare quel... di Thohir". Il presidente della Sampdoria perde la testa in diretta tv: ecco cosa ha detto

Sampdoria, Massimo Ferrero: "Avevo detto a Moratti di cacciare quel filippino di Thohir"




"È ingiusto che Moratti sia stato trattato così, sono molto dispiaciuto per lui. Io glielo avevo detto: caccia quel filippino...". Con queste parole il presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero, intervistato da Stadio Sprint su Raidue, ha commentato le polemiche dimissioni anche dal ruolo onorario dell’ex presidente dell’Inter e del nuovo numero uno, l’indonesiano Erick Thohir.

La polemica - Ferrero sempre in diretta tv ha rincarato la dose: "È venuto dall’Indonesia per insultare un emblema del calcio. A Thohir voglio bene, ma non mi deve toccare Moratti. Doveva difenderlo, al posto di Moratti gli avrei dato due pizzicotti. Credo Moratti sia un grande uomo, ho avuto modo di conoscerlo al telefono. Lo sento ogni tanto al telefono, mi sembra ingiusto che sia stato trattato così. Ha dato tanto al calcio italiano".

Più tardi, per evitare polemiche per la battuta sul “filippino”, Ferrero ha voluto diffondere attraverso il sito ufficiale della Sampdoria una nota nella quale afferma: “Non volevo mancare di rispetto al signor Thohir, ai dirigenti dell’Inter e alla gente delle Filippine alla quale da sempre mi legano rapporti bellissimi”.

RIVOLUZIONE ALLO SPORTELLO BANCOMAT Novità sui controlli del fisco: cosa cambia per chi preleva

Bancomat per autonomi e professionisti, il fisco chiude ai controlli



I professionisti fanno pace col Fisco grazie al bancomat. Migliaia di lavoratori autonomi, come racconta il Sole 24 Ore, finalmente non dovranno più dimostrare che i prelievi effettuati dal bancomat e non documentati non corrispondono “a pagamenti in nero”. A stabilirlo è la sentenza n. 228 della Corte Costituzionale che decreta la fine di tale presunzione con cui il fisco finora ha condotto i suoi accertamenti sui redditi dei professionisti. La Corte ha infatti dichiarato incostituzionale la norma di legge che parla di “compensi” stabilendo come sia inapplicabile ai professionisti la conclusione secondo cui i prelevamenti di contanti non documentabili equivalgano a ricavi non dichiarati.

Il caso - A tale presunzione l’Agenzia delle entrate era pervenuta a seguito di una serie di provvedimenti legislativi in materia di accertamento delle imposte sui redditi. Di fatto secondo il fisco ai professionisti andava applicata la stessa “doppia presunzione” di legge valida per gli imprenditori: i prelievi non documentati per le imprese infatti erano solitamente considerati come finalizzati a sostenere dei costi “in nero” non dichiarati.

La sentenza - In questo modo i prelievi di contanti effettuati col bancomat venivano automaticamente considerati compensi in nero, salvo che il professionista non fosse in grado di produrre tutti i documenti relativi alle spese effettuate con tali contanti. Questo vincolo ora è decaduto. Insomma la presunzione nei confronti dei professionisti secondo la Cassazione è lesiva del principio di ragionevolezza e capacità contributiva ed è arbitrario per il Fisco ipotizzare che i prelievi ingiustificati da parte di un lavoratore autonomo siano destinati ad investimenti nell'attività professionale.