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martedì 2 settembre 2014

SILVIO CHIAMA PUTIN In Ucraina venti di guerra mondiale: "Ci saranno migliaia di morti"

Ucraina, il ministro Gheletei: "Si va verso la guerra con la Russia, migliaia di morti". Silvio Berlusconi chiama Vladimir Putin




Il ministro della difesa di Kiev Valeri Gheletei parla di guerra mondiale in un agghiacciante post su Facebook: "In Ucraina è arrivata una grande guerra mai vista dall'Europa dai tempi della seconda guerra mondiale [...] Le perdite si conteranno non nell'ordine di centinaia ma di migliaia e persino di decine di migliaia". Anche il primo ministro polacco Donald Tusk, nominato presidente del Consiglio Ue sabato scorso, ha affermato che in Europa c'è il rischio di una guerra e il campo di battaglia potrebbe non limitarsi alla sola Ucraina. Le dichiarazioni del premier polacco arrivano dopo l'allarme lanciato dalla Lituania, secondo cui "la Russia è in guerra con l'Europa". In altre parole, a Est si va verso il disastro.

Berlusconi telefona a Putin - Come grande amico del presidente russo Vladimir Putin, sulla scena internazionale la figura più indicata per trattare pare allora quella di Silvio Berlusconi. E il Cavaliere si sarebbe già mosso: chi ad Arcore è di casa afferma infatti l'intensificarsi negli ultimi giorni di contatti telefonici con "l'amico Putin". Lui si proporrebbe al premier Matteo Renzi come grande mediatore, nella inscalfibile certezza che la missione si tradurrebbe in un successo. Berlusconi ha definito "drammatica" la situazione nello scacchiere russo, dopo averne parlato con parecchi leader europei. Sulla politica estera sono le sue critiche più severe a Renzi, mentre non sembra aver parlato di Russia con il premier. Il Cavaliere sceglie la parola "attesa" come chiave attorno alla quale far girare il suo ragionamento: ci vuole "calma, non è il momento di mettersi di traverso. Renzi dovrà fare scelte impopolari, lasciamolo fare".

Le mosse di Ue e Nato - La mossa di Berlusconi anticipa il vertice della Nato che si terrà questa settimana. Il summit dovrà essere l'occasione per i leader dell'alleanza per "riflettere assieme su una nuova politica che abbia come obiettivo principale la sicurezza e l'efficacia d'azione della nostra comunità occidentale di fronte alla minaccia d'una guerra, non solamente nell'est dell'Ucraina", ha affermato Tusk. I capi di stato e di governo della Nato dovrebbero adottare nel summit di giovedì e venerdì un piano di reazione (il Readiness action plan, Rap) in risposta alla minaccia russa nella crisi ucraina che sta turbando i paesi della regione, a partire da quelli che affacciano sul Baltico e dalla Polonia. Migliaia di soldati degli eserciti, delle marine e delle aeronatiche dei paesi membri, con l'appoggio delle forze speciali, dovranno avere la capacità di dispiegarsi "in pochi giorni" nella regione. La forza a rapido dispiegamento "necessiterà di installazioni sul territorio dei paesi Nato e di equipaggiamenti pre-posizionati, oltre che esperti in logistica e in comando e controllo. Si tratterà di una forza leggera, ma capace di colpire forte se si rivelerà necessario", ha spiegato il segretario generale della Nato. Rasmussen ha ricordato che i paesi Nato che hanno frontiere condivise con la Russia "sono assai inquieti e ne hanno buone ragioni", ma con l'adozione di questo piano, "saranno assolutamente soddisfatti". Il tutto mentre Tusk evocava il pericolo di un nuovo settembre 1939. "E' di nuovo il momento - ha detto il presidente Ue in pectore - di fermare coloro per i quali la violenza, la forza, l'aggressione sono una volta ancora l'arsenale dell'azione politica". La prospettiva di una "Farnesina azzurra" ad Arcore con a capo Berlusconi non sembrerebbe affatto avventata, se servisse a sventare la sciagura di un conflitto continentale.

lunedì 1 settembre 2014

"Italia paese di m..., mi fate schifo. Pensate agli immigrati, non a papà" Lo sfogo di Giulia, la figlia di Latorre

Marò, ischemia per Massimiliano Latorre. La figlia: "Italia paese di merda"




Massimiliano Latorre, uno dei due marò trattenuti in India da più di due anni, ha avuto nella serata di domenica un malore per il quale è stato ricoverato in ospedale. Si è trattata di una leggera ischemia, ma ora sarebbe cosciente. Subito dopo la notizia del malore, il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, è volata in India per accertarsi delle condizioni del fucilieri. L'ultima mossa di una politica, quella nostrana, che sul caso si è mostrata sempre troppo debole: dopo 26 mesi, Latorre e Salvatore Girone sono ancora là. E contro la politica, a puntare il dito, è la figlia di Latorre, Giulia.

"Italia di m..." - Lo sfogo piove su Facebook, dove Giulia scrive: "Che bella notizia... Mio padre ha l'ischemia. Purtroppo le belle notizie non ci sono mai, solo notizie del c...". Quindi l'accusa: "Ora con questo problema deve restare molto là, mentre voi state a dire sempre le stesse cazzate?", ha aggiunto. Ma le parole più dure sono arrivate in un altro post, successivamente rimosso: "Ma voi Italia di merda fateli stare lì un altro po'. Vi preoccupate di portare qui gli immigrati che bucano le ruote perché vogliono soldi e non vi preoccupate dei vostri fratelli che combattono per voi, e alcuni perdono la vita. Complimenti Italia, ci state portando alla morte per tante cose!"". "E ancora, Italia mi fai schifo". Un durissimo sfogo di pancia, quello di una figlia che non può più riabbracciare il proprio padre.

Reagisce alle cure - Nel frattempo, da quello che si è appreso, Latorre ha reagito bene alle prime cure dei medici del reparto di neurologia dell'ospedale di New Delhi, dove è stato ricoverato. Sul caso si è espressa anche Federica Mogherini, la nuova Lady Pesc, Alto rappresentate per la politica estera della Ue: "Riportare i marò in Italia - ha spiegato - rimane una delle priorità del governo italiano". E ancora: "Appena informata del malore che ha colpito Massimiliano Latorre ho contattato la compagna, Paola Moschetti, per esprimerle la vicinanza sua e del governo".

Pansa contro le "scenette" di Renzi Con gli islamici alle nostre porte andiamo alla terza guerra mondiale sotto la guida del gelataio Matteo...

Giampaolo Pansa: Andiamo alla guerra guidati da un gelataio




Immaginate di essere un turista straniero capitato a Roma in un pomeriggio qualsiasi, per esempio quello di venerdì 29 agosto 2014. Non sapete nulla del nostro paese, anche se qualche italiano brontolone vi ha spiegato che siamo in crisi nera. Voi vi domandate: sarà vero o no? Poi arrivate sulla piazza davanti a Palazzo Chigi e che cosa vedete? Un premier che ha convocato il carrettino di un gelataio rinomato, ha ordinato un grande cono di crema e limone e se lo mangia con soddisfazione golosa. Al tempo stesso si rivolge a una troupe televisiva e mette in scena il suo solito show: risate, battute, piroette. Con la faccia di sempre: un ganassa paffuto con i dentoni da latte all’infuori.

Si è comportato così Matteo Renzi, nel pomeriggio di venerdì. Siamo davvero in un clima da Bestiario. L’Italia rischia la deflazione, un pericolo peggiore dell’inflazione. Il capo degli industriali, Giorgio Squinzi, ripete per l’ennesima volta che la situazione è drammatica. E lo sconsiderato ragazzone fiorentino brandisce il gelato per rimproverare a un settimanale inglese, l’Economist, di averlo sfottuto con una vignetta in copertina. Per di più, lo fa gloriandosi della trovata di entrare a Palazzo Chigi leccando il suo cono.

Viene inevitabile chiedersi: ma Renzi lo è o ci fa? L’unica risposta che riesco a darmi è la seguente: sono bastati appena sei mesi e mezzo di governo per obbligare anche gli analisti più imparziali a domandarsi se lui sia il premier giusto per un’Italia alle prese con una condizione mai sperimentata prima, salvo l’epoca terribile delle Brigate rosse. Purtroppo per Renzi, e soprattutto per noi, si consolida il sospetto che sia “unfit”, inadatto all’incarico, come i perfidi inglesi avevano sentenziato per Silvio Berlusconi.

Perché “unfit”? Perché è un parolaio e non uno statista o almeno un normale uomo di governo. Perché sparacchia a tutta forza una serie infinita di programmi che non riuscirebbe a realizzare neppure in dieci anni di Palazzo Chigi. Perché continua a fingere che le emergenze difficili da affrontare non esistano. Un caso esemplare è lo sbarco inarrestabile dei clandestini in arrivo dall’Africa del nord. Renzi ha chiuso gli occhi su quanto avveniva dapprima in Sicilia e adesso nel resto del Mezzogiorno. Oggi non sa più da che parte voltarsi. E spera in un aiuto dall’Europa che quasi di certo non arriverà nella misura necessaria.

Ma in questa fine dell’estate 2014, Renzi si trova alle prese con un’altra emergenza ben più drammatica. È quella della Terza Guerra mondiale, evocata da Papa Francesco e combattuta in più di un territorio. I fronti rischiosi per l’Italia sono tre. La Libia, il paese di fronte a noi, sull’altro lato del Mediterraneo, che le milizie islamiste stanno conquistando. L’Ucraina, con la Russia di Putin che è pronta ad annetterla e minaccia l’Occidente, noi compresi, di non fornirci più il gas. E infine la polveriera tra l’Iraq e la Siria, un’area diventata la testa di ponte del Califfato islamico, un impero di orrori consumati all’ombra della sua bandiera nera.

A proposito di questo cancro da estirpare (Obama dixit), continuiamo a parlare di terrorismo, usando una parola insufficiente a spiegare quanto stia accadendo. Ci avvisa dell’errore un politico che stimo da molti anni: Marco Minniti, con una lunga esperienza nei governi D’Alema, Amato e Prodi. Oggi è uno dei sottosegretari di Renzi, con la delega ai servizi di sicurezza. In un’intervista a Daniele Mastrogiacomo, un nostro collega rapito nel 2007 in Afghanistan dai talebani, ci ha spiegato con chiarezza che cosa sia già oggi il Califfato islamico.

Siamo di fronte, dice Minniti, a una minaccia senza precedenti, per due motivi. Il primo è che dobbiamo opporci a un vero esercito con armi tradizionali, impegnato in una guerra simmetrica contro altri Stati. Ma anche in grado di condurre una guerra asimmetrica, con azioni di terrorismo difficili da contrastare. «Dovremo fare i conti con questi combattenti almeno per dieci anni» è la raggelante previsione di Minniti.

Il perché è chiaro. L’Isis, ossia l’Organizzazione dello Stato Islamico, sta dimostrando di saper costruire uno Stato. Amministra un territorio molto vasto. Controlla una quindicina di pozzi petroliferi e i relativi impianti. Grazie al petrolio incassa ogni giorno due milioni di dollari. Ma il denaro non gli manca. Quando i soldati del Califfo sono entrati nella città irachena di Mosul hanno svuotato i caveau delle banche, dove c’erano cinquecento milioni di dollari in contanti.

Ecco un esempio di capitalismo arcaico e feroce. Fondato su una fanatismo religioso che lo rende ancora più brutale. Le altre religioni e i civili che le praticano sono da distruggere. Non c’è pietà per i prigionieri catturati in combattimento. La loro sorte è la decapitazione o la crocifissione. Le donne vengono rapite e poi vendute ai bordelli del Medio Oriente.

L’Occidente non sa decidere quale strategia usare per opporsi all’avanzata del Califfato. Si discute se sia conveniente un’alleanza militare temporanea con il dittatore siriano Bashar Assad, che guida un regime sanguinario, responsabile di un’infinità di nefandezze. Il Bestiario non è in grado di affrontare problemi strategici di questa portata. Tuttavia vuole ricordare un precedente storico.

Quando si trattò di fermare e sconfiggere le armate di Hitler che voleva estendere all’intera Europa il dominio del nazismo, che cosa fecero due grandi democrazie come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti? Si allearono con Stalin, un tiranno comunista che aveva creato una dittatura bestiale, con milioni di fucilati o di uccisi nei gulag sovietici, responsabile di carestie e di orrori politici con un’infinità di morti. Ma senza l’Unione sovietica di Stalin, forse Hitler non sarebbe stato battuto e la storia dell’Europa, non avrebbe cambiato verso, per usare uno dei motti sbandierati da Renzi a proposito della nostra repubblica.

In questo scenario apocalittico, che rischia di irrompere nelle nostre vite con qualche sanguinosa operazione terroristica, un nuovo 11 settembre, l’Italia conta come il due di picche. Sotto questo aspetto il premier Renzi è davvero un personaggio patetico, che la questione del gelato sta mutando in una macchietta. Il presidente del Consiglio ha un solo interesse: allargare di continuo il proprio cerchio magico e collocare nei posti più delicati i suoi amici. 

Volete una previsione? Prima o poi si sbarazzerà del ministro dell’Economia, il tecnico Pier Carlo Padoan, che mostra già una faccia stravolta dalla fatica di rincorrere tutte le spese progettate da Renzi senza curarsi delle coperture adeguate. Poi farà a meno di Graziano Delrio, un flemmatico privo del fisico da velocista che Matteo ama. E ora che ha collocato in Europa, in un incarico da nulla, la sua Federica Mogherini, dovrà decidere a chi affidare il ministero degli Esteri, una posizione molto delicata in quest’epoca connotata da un groviglio di guerre.

Il male minore sarebbe Lapo Pistelli, il vice ministro di oggi. Un amico di Renzi, poi suo avversario nelle primarie per il sindaco di Firenze, vinte da Matteo. Ma non è escluso che il premier si tenga l’interim degli Esteri. L’appetito vien mangiando. E infatti Renzi ingrassa a vista d’occhio. Stia attento ai gelati e alla voglia di potere personale. Prima o poi lo fregheranno.

domenica 31 agosto 2014

Scalfari al veleno, Renzi demolito: "Sei solo un pifferaio, sulla Mogherini hai sbagliato tutto. Ti dico io chi è il solo che ci può salvare..."

Eugenio Scalfari al veleno contro Matteo Renzi: "Pifferaio, ci salva solo Draghi. E sulla Mogherini hai sbagliato tutto"




La bilancia dell'odio e dell'amore di Eugenio Scalfari per Matteo Renzi pende sempre di più verso il primo piatto. Basta dare un'occhiata al classico editorialone domenicale del fondatore di Repubblica, che non risparmia alcuna critica al premier, massacrandolo punto per punto. Il motivo è chiaro: le tante riforme annunciate, sbandierate come già realizzate e puntualmente o rinviate, o dimenticate, o dimezzate, o già fallite. "Il venerdì del 29 agosto - scrive Barbapapà -, che avrebbe dovuto essere per il governo una marcia trionfale, è stato invece un venerdì nero". Meglio, una via Crucis: prima l'Istat che certifica lo stato comatoso dell'Italia, schiacciata da Pil, consumi a picco, dissesto delle aziende, debito pubblico alle stelle e deflazione selvaggia. Poi, nel pomeriggio, le attese riforme della giustizia e il pacchetto Sblocca Italia rivelatisi un buco nell'acqua. 

"La Mogherini? Un fallimento del Pifferaio" - Qualche ora dopo la scenetta del gelato a Palazzo Chigi, Renzi è volato a Bruxelles per assistere all'incoronazione della "sua" Federica Mogherini ad Alto rappresentante della Politica estera dell'Unione europea. Un successo? Nemmeno per sogno, secondo Scalfari, anzi l'esatto opposto. "Caro Pifferaio, questa nomina non ha alcun contenuto di sostanza - è la stroncatura del direttore -. Lo avrebbe solo se ci fosse preliminarmente una cessione di sovranità degli Stati nazionali dell'Ue". Peccato che ogni Stato vada per i fatti propri, con i più potenti (Germania e Inghilterra su tutti) che fanno un po' il bello e il cattivo tempo dell'Unione. "Mi domando perché, sapendo perfettamente tutto questo Renzi abbia puntato su quella carica e non ben altre più consistenti: gli affari economici, la concorrenza, l'Eurozona, la gestione del bilancio comunitario, l'assistenza dell'Unione alle zone economicamente depresse e tante altre mansioni che la Commissione esercita". 

"La panna montata" di Renzi - Insomma, la Mogherini conta quanto il due di picche ma "il nostro Pifferaio la sbandiererà come una bandiera di successo mentre è soltanto un segno di debolezza". Dalla crisi non ci salverà l'Unione europea, conclude Scalfari, ma la Bce di Mario Draghi. E i gelati, in quadro così infausto, fanno solo arrabbiare: "Il cavallo ha sete - è la chiosa velenossissima di Barbapapà, versione Padellaro del Fatto - e non beve panna montata". 

sabato 30 agosto 2014

Il documento segreto del jihadista: "Peste bubbonica contro l'Occidente"

Stato islamico, il progetto dei jihadisti: "Armi batteriologiche alla peste bubbonica"




Una bomba alla pesta bubbonica. Sarebbe questo uno dei progetti di armi batteriologiche allo studio dei guerriglieri dello Stato Islamico. Un deciso passo avanti nella guerra del terrore rispetto a decapitazioni e fucilazioni da trasmettere via web o possibili attentati suicidi in Occidente. A rivelare l'ipotetico piano d'attacco dei fondamentalisti sunniti salafiti è Foreign Policy, rivista di politica internazionale americana di proprietà del Washington Post. Fonte autorevole, dunque, anche se la notizia  è da prendere con le molle.

Il pc del jihadista - E' stato il comandante di un gruppo ribelle moderato siriano, Abu Ali, a fornire al giornale statunitense le prove di questo disegno criminale. Dopo giorni di scontri in Siria con milizie jihadiste del Califfato di Al Baghdadi, Ali e i suoi uomini hanno messo le mani sulle loro armi, munizioni e un pc Dell con cavo di alimentazione, dimenticato dai jihadisti nella concitazione della fuga. "L'ho subito preso e l'ho aperto - racconta il militare siriano -. Pensavo che fosse rotto o guasto. In realtà era perfettamente funzionante. Ho cercato tra le risorse ma erano vuote. L'ho comunque conservato e portato via. Con alcuni compagni più esperti di informatica abbiamo iniziato a navigare sull'hard disk e senza neanche ricorrere ad una password siamo riusciti ad entrare e scovare una montagna di file: ce n'erano 35.347 suddivisi in 2.367 cartelle". Secondo i giornalisti di Foreign Policy il proprietario del pc sarebbe un tunisino, Muhammed S., con alle spalle studi di chimica e fisica in patria di cui due università non hanno più notizie dalla fine del 2011.

"Piccole granate nelle metropolitane" - Nel laptop cerano documenti in francese, inglese e arabo. Non solo discorsi religiosi, ma anche "guide" per il perfetto guerrigliero: come costruire bombe, rubare automobili, suggerimenti per travestirsi e sfuggire ai controlli dei posti di blocco. Quindi quel file, con la ricetta per costruire ordigni batteriologici "caricati" a peste bubbonica ricavata da animali infatti, dagli imprevedibili, terrificanti effetti su scala mondiale. "Il vantaggio delle armi biologiche - si legge in quelle pagine - è che non richiedono grossi investimenti, mentre le perdite umane possono essere enormi". "Quando il microbo viene iniettato nei topi - è un altro passaggio dei documenti contenuti nel pc -, i sintomi dovrebbero iniziare a comparire nel giro di 24 ore". Quindi il vademecum per il perfetto terrorista: "Riempire piccole granate con il virus e poi gettarle in ambienti chiusi. Come metropolitane, stadi, discoteche. Meglio usarle accanto alle prese dell'aria condizionata. Il batterio di espande in pochi minuti e colpisce migliaia di persone". Impossibile sapere, al momento, se le milizie del Califfato hanno già tra le mani armi di tipo batteriologico. Di sicuro, però, tra le loro fila compaiono diverse centinaia di ex soldati e ufficiali dell'esercito iracheno di Saddam Hussein, e al nuovo regime di Al Baghdadi non mancano né risorse economiche né logistiche, potendo contare sui laboratori e i tecnici già attivissimi ai tempi del Rais. 

Oggi spara in testa agli ostaggi, prima andava in tv da Gad Lerner

Haisam Sakhanh, il jihadista che andava in tv all'Infedele di Gad Lerner




L'orrore dei tagliagole, giorno dopo giorno, ora dopo ora, sconvolge l'Occidente. Solo poche ore fa, il video delle quattro sospette spie decapitate dai fanatici dell'Islam. Immagini strazianti, terrificanti, e che fanno ancor più paura perché è sempre più chiaro che i seguaci della jihad ce li abbiamo in casa. Sono molti, alcuni noti, altri no. C'è un Imam che giura: "Ci prenderemo il Vaticano". E c'è anche chi invece, in passato, andò in televisione. Due anni fa, per la precisione.

Le esecuzioni - Stiamo parlando di Haisam Sakhanh, nome di battaglia Abu Omar, che un tempo viveva nel milanese e che, una volta, si fece vedere negli studi de L'Infedele, la trasmissione di Gad Lerner su La7. Da mercoledì la procura di Milano ha fatto sapere di star indagando su di lui: la sua foto, ora, appare su tutti i giornali. Eppure era chiaro da tempo chi fosse, questo Abu Omar. Come ricorda Il Giornale, già nell'aprile del 2013 fu girato un video in cui il siriano-milanese si rese protagonista dell'orrore: assieme ad altri militanti prese parte all'esecuzione di 7 soldati filo-governativi, un colpo e testa e via, gli uomini in ginocchio vengono ammazzati.

L'arresto - Nel 2012, inoltre, le autorità italiane non ritennero necessario svolgere qualche approfondimento su mister Haisam, ex elettricista a Cologno Monzese, e la sua rete: fu arrestato al termine di un assalto all'ambasciata di Roma. Haisam e i suoi vengono interrogati, indagati per danneggiamento, violazione di domicilio e violenza privata aggravata e rinviati a giudizio per direttissima. Ma non accadde nulla: tornò libero e riprese a fare proselitismi, nel nostro Paese, a Milano e hinterland.

Lerner: "Infiltrato tra gli spettatori" - La replica di Lerner, via blog, arriva nel pomeriggio ed è velenosa. "Fra gli altri siriani che parteciparono alla trasmissione come pubblico, senza intervenire, scopriamo ora da una fotografia pubblicata su Facebook che si infiltrò un elettricista di Cologno Monzese, tale Haisam Sakhanh, che nel frattempo è entrato nella milizia Isis col nome di battaglia Abu Omar". "Naturalmente - spiega Lerner - io non ho invitato proprio nessun jihadista in trasmissione, né tre anni fa né mai. Tanto meno costui ha mai preso la parola all'Infedele. Ma per certe testate ogni occasione è buona per insultare".

Il governo fa flop, Renzi fa ridere: col gelato

Governo, Matteo Renzi "sfotte" l'Economist: a Palazzo Chigi con un carretto di gelati artigianali

di Claudio Brigliadori


Se l'Italia andrà a picco, potrà farlo sorridendo. "Merito", consoliamoci, di Matteo Renzi. Il premier è finito su una poco lusinghiera copertina dell'Economist, insieme a Angela Merkel e François Hollande su una barca europea che affonda. Un po' come il nostro Paese, visto che il tanto atteso giorno del CdM da "tanta carne al fuoco", tra ddl "Sblocca Italia", scuola e riforma della giustizia si è risolto in un bottino un po' più magro. Per non "ingolfare" l'attività di esecutivo e Parlamento, anche su "consiglio" del Quirinale, Renzi ha tolto dal menù giornaliero la scuola, soprattutto per evitare sgambetti e autogol. Cosa resta, di quel menù? Un gelato, appunto. Al pianoforte del Titanic, Matteo ha sostituito appunto un bel cono "made in Italy". Da showman consumato, il premier si è presentato davanti a fotografi e telecamere nel cortile di Palazzo Chigi con un carretto di gelati artigianali. "Accomodatevi, assaggiate - ha sorriso sornione -. Vi offro volentieri gelati. Ai nostri amici dell'Economist dico che il vero gelato è quello artigianale". Peccato che per ora, visti i risultati del governo, agli italiani resti più che altro l'amaro in bocca, quando invece occorrerebbe un bel tiramisù.

 "Dieci miliardi per i cantieri" - In conferenza stampa, Renzi si ricompone e inizia a snocciolare i vari punti affrontati in Consiglio dei ministri. Fin dall'esordio, però, si capisce che il tema del giorno è la "frenata". Non è un caso che il premier arrivato al potere di corsa ora lanci il nuovo slogan dei suoi annunciati "mille giorni", un emblematico "passodopopasso". Il cuore dello "Sblocca Italia" sarà lo sblocco di 3,8 milioni di cantieri: "Nei prossimi 12 mesi 10 miliardi saranno destinati a sbloccare le opere". Basterà per rilanciare il paese? A giudicare dai dati Istat diffusi oggi, no. "I consumi hanno un segno più, minimo ma più - commenta cercando di seminare un po' di ottimismo il premier -. Il punto drammatico sono gli investimenti, in particolare nel settore dell'edilizia. Confermiamo l'ecobonus".

Giustizia civile e responsabilità dei magistrati - Dopo lo Sblocca Italia si passa al pacchetto giustizia, dimezzato visto che i ministri non hanno affrontato la questione della riforma penale, vera e propria bomba pronta ad esplodere sotto le poltrone della maggioranza. Nel ddl "ci sono le norme su autoriciclaggio, falso in bilancio e prescrizione. E c'è la responsabilità civile dei magistrati, così che chi sbaglia paga, una regola di buonsenso non punitiva". L'obiettivo, come annunciato già su Twitter alla vigilia, è quello di "dimezzare i tempi del contenzioso civile e dell'arretrato", puntando anche a dimezzare la pausa estiva dei tribunali e i tempi per le separazioni. C'è poi una delega al governo sul tema delle intercettazioni, tanto caro a Ncd. "E' un tema di buonsenso - spiega il premier -. Non vogliamo mettere bavagli a nessuno ma pensiamo che non si può ledere sfera personale". Infine, il tema scuola: "Nessuno scontro col ministro Giannini - glissa Renzi -. La riforma è pronta, parte nel 2015. Non c'è alcun problema di copertura: lo presenteremo mercoledì".