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mercoledì 17 dicembre 2014

Il "balletto" di Napolitano è (quasi) finito: il presidente annuncia la data delle dimissioni

Giorgio Napolitano e il quasi-annuncio: ora c'è la data del passo indietro




Per Giorgio Napolitano, con tutta probabilità, si è trattato dell'ultimo saluto alle alte cariche dello Stato da presidente della Repubblica. Nel suo discorso l'inquilino (uscente) del Colle ha poi fornito quello che pare essere il definitivo indizio sulla data delle sue dimissioni. Un indizio che sta in una frase: "Si concluderà il 13 gennaio il semestre italiano di presidenza europea, e io mi ero impegnato fino al termine del semestre europeo". Se ne deduce, dunque, che il giorno del passo indietro sia da fissare per quello successivo, mercoledì 15 gennaio.

Sostegno al premier - Nel suo intervento il Capo dello Stato si è speso in favore di Matteo Renzi, con veri e propri endorsement a sostegno del premier in quello che, forse, è il suo momento più difficile. "Il governo italiano - ha spiegato -, partendo dall'accurato lavoro preparatorio del governo precedente, ha potuto operare validamente e con maggior sicurezza per un nuovo corso delle politiche finanziarie e di bilancio dei 28, oltre i limiti divenuti soffocanti e controproducenti dell'austerità".

Appello ai sindacati - Nel suo intervento di 26 minuti, Napolitano ha sottolineato come "tutto richiede continuità istituzionale, quella che mi sono personalmente impegnato a garantire ancora una volta per tutto lo speciale periodo del semestre di presidenza europea". E dunque, ancora in soccorso di Renzi, Napolitano ha bollato come "improvvidi" i contrasti sull'articolo 18 e ha invitato i sindacati a "rispettare le prerogative del governo". Re Giorgio, comunque, ha avvertito: "Serve più dialogo".

Frustata ai dissidenti - In tema di riforme, l'inquilino del Colle ha spiegato che "superare il bicameralismo non è un tic da rottamatori. Non si dica che c'è precipitazione, che si procede troppo in fretta, si è indugiato per mesi, con audizioni e approfondimenti, su questioni di cui si è dibattuto per decenni". Infine anche un appello al Pd a rischio spaccatura: "Parlare di voto e scissioni porta all'instabilità". E ancora, rivolto ai dissidenti democratici, ha aggiunto: "Chi dissente dalle riforme non deve farlo con spregiudicate tattiche emendative".

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